Ikono: la mostra immersiva a Roma che strizza l’occhio al Sol Levante

Ikono è l’eccezionale esperienza immersiva, interattiva e artistica che sta conquistando le città di Madrid, Barcellona, Roma e Budapest. Un’opportunità unica per uscire dalla propria zona di comfort e immergersi in un mondo incantevole e indimenticabile. Ikono è la nuova frontiera delle esperienze immersiva, situata a pochi passi dal maestoso Pantheon. Un percorso mozzafiato attraverso una serie di atmosfere coinvolgenti che stimoleranno la vostra creatività interiore, creando memorie uniche. Durante la vostra visita, avrete l’opportunità di interagire con diverse installazioni artistiche e interattive che combinano tecnologia e sensorialità, offrendovi emozioni straordinarie.

A differenza delle tradizionali gallerie d’arte, in Ikono il protagonista principale siete voi! Un’avventura straordinaria adatta a tutte le età, l’unica regola è fare vostro ogni spazio!

Ho avuto l’opportunità di visitare il museo immersivo a Roma, e devo dire che è stata un’esperienza indimenticabile che mi ha ispirato profondamente. Situato in Via del Seminario, 111, ho raggiunto il museo facilmente e sono rimasto subito colpito dall’atmosfera vibrante che lo circonda.

Il museo, gestito da uno staff competente e appassionato, è diventato un punto di riferimento per gli amanti dell’arte e dei viaggi. Con oltre 90.000 visitatori all’anno, il successo di IKONO è evidente fin dal suo primo lancio a Madrid. Questo museo sta rivoluzionando l’industria del tempo libero, offrendo spazi artistici unici ed esperienze immersiva senza precedenti.

La storia di Ikono nasce da un viaggio in Giappone, dove i fondatori hanno sperimentato la bellezza della foresta di bambù ad Arashiyama, Kyoto. Le immagini e le sensazioni di quei luoghi si sono imprimate nella loro mente e hanno ispirato la creazione di un luogo che permettesse di viaggiare e di ricreare la spensieratezza e la leggerezza che si provano durante i viaggi.

Durante la mia visita a Ikono Roma, ho avuto l’opportunità di sperimentare dodici esperienze immersive, catturando istantanee straordinarie che porteranno i miei ricordi a un livello superiore. Vorrei condividere alcune delle mie esperienze preferite.

La prima installazione che ho sperimentato è chiamata “Terme Romane“, un’emozionante sfida con una vasca piena di palline colorate in cui mi sono letteralmente tuffato. La contrapposizione tra il soffitto affrescato del palazzo storico e la vasca piena di palline ha creato un effetto visuale affascinante. La “stanza delle palline” mi ha fatto letteralmente immergere in una cascata di palline colorate, e la “sala dei coriandoli”, in cui pannelli disegnati a mano rappresentavano carpe koi, simboli di perseveranza, fedeltà e fortuna nella cultura orientale. Strisce di carta sparate da un “cannone di vento” creavano un’atmosfera festosa.

Una delle istallazioni più suggestive è stata la “stanza delle infinite lanterne”, in cui mi sono trovato immerso in un ambiente buio circondato da numerose lanterne sospese, creando un’atmosfera magica.Ma la parte che più mi ha affascinato è stata l’istallazione della “stradina giapponese”, ispirata all’atmosfera del Sol Levante. Ho potuto passeggiare per una piccola strada di Tokyo, con ristoranti tipici, lanterne e ombrelli di carta tradizionali. Ho incontrato anche un giovane viaggiatore belga che ha improvvisato dei movimenti di break-dance, come se fosse in una strada reale. Inoltre, sono rimasto colpito dalla sala con i soli specchi che riflettevano all’infinito la mia immagine, creando un’illusione visiva affascinante.

In conclusione, la mia visita a Ikono è stata un’esperienza stimolante per chi ama il Giappone e per gli amanti della fotografia. Uscendo dal museo, ho potuto ammirare il maestoso colonnato del Pantheon a pochi passi di distanza, creando un contrasto notevole. Sono rimasto incantato dalle atmosfere suggestive e dai dettagli curati di ogni installazione.

Non posso che condividere le parole del fondatore Fernando Pastor:

Fin dal lancio del primo museo a Madrid – che dal 2020 accoglie più di 90 mila visitatori ogni anno – IKONO sta rivoluzionando il settore del tempo libero attraverso la creazione di spazi artistici ed esperienze immersive unici. Siamo entusiasti nonchè onorati di poter condividere questa prima apertura in Italia con il pubblico di Roma“.

In poche parole, direi… Sayonara!

  • Indirizzo: IKONO – Via del Seminario, 111
  • Telefono: 06 557 1424.
  • Orari: – Dal Lunedì al venerdì 10 – 21 Sabato e Domenica dalle 10:00 alle 22:00 (ultimo ingresso ore 21:00).
  • Biglietti: Intero adulti (14+ anni): €18,00; Ridotto bambini (4-13 anni): €12,50; Infanti fino a 3 anni: ingresso gratuito
  • Biglietti acquistabili online su ikono.global/it/roma o direttamente in loco. Instagram: instagram.com/ikono.roma

 

Chi sono le Geishe?

Come tutti gli Otaku sanno benissimo, per molti versi il Giappone preserva le sue antiche tradizioni. Mentre il resto del mondo si evolve, i giapponesi sono allo stesso tempo “alieni” abituati ad una vita estremamente hi-tech che “antichi samurai” bloccati nel tempo nel periodo Edo.

Nell’ambito di queste grandi tradizioni non possiamo non parlare dell’iconica figura delle Geishe, eccezionali artiste che si dedicano a diverse forme d’arte, come la musica, il canto e la danza. Questa professione era molto diffusa tra il XVIII e il XIX secolo, ma anche nel XXI secolo ci sono ancora geishe, anche se il loro numero sta progressivamente diminuendo.

Un tempo, era consuetudine nelle grandi città costruire dei quartieri del divertimento, dove le persone andavano per passare serate piacevoli tra case da tè, teatri kabuki e, naturalmente, bordelli. Sì, hai capito bene, la prostituzione era legale ma solo in determinate zone, come le famose Shimabara a Kyoto, Yoshiwara a Tokyo e Shinmachi a Osaka. Non dovete immaginarli però come luoghi squallidi di perdizioni ma si trattava di veri e propri santuari dell’arte, e le donne che lavoravano lì, le Geishe, erano delle vere e proprie performer conoscitrici di numerosi arti! Queste donne non solo sapevano come sedurre gli uomini, ma erano anche persone molto colte che conoscevano varie arti, come la musica, l’uso del ventaglio e persino il saper fare quattro chiacchiere.

La storia delle Geishe

Le prime figure che possono essere paragonate alle geisha nella storia del Giappone sono le saburuko. Queste cortigiane specializzate nell’intrattenimento delle classi nobili ebbero il loro periodo di massimo splendore attorno al VII secolo, ma scomparvero pochi secoli dopo, sostituite dalle juuyo, prostitute di alto bordo, che ottennero maggior successo tra gli aristocratici.

Tuttavia, dobbiamo aspettare fino al 1600 per parlare di una figura simile alle geisha moderne. Durante le feste importanti, chiamate juuyo, le prime geisha cominciarono a partecipare. Inizialmente, erano uomini. Queste figure maschili intrattenevano gli ospiti e le juuyo con danze, balli e battute di spirito, come giullari e buffoni medievali. Ma intorno alla metà del secolo successivo, cominciarono a comparire anche le prime donne geisha, che ottennero rapidamente popolarità grazie alla grazia dei loro movimenti femminili. Le donne geisha furono tanto richieste che in poco tempo sostituirono completamente le figure maschili, diventando le uniche ad esercitare questa professione.

Durante il periodo Edo, nel 1617, Tokugawa Hidetada, il secondo shōgun dello shogunato Tokugawa, legalizzò la prostituzione in tutto il Giappone. Di conseguenza, i bordelli e le case di piacere proliferarono nelle città in modo eccessivo. All’inizio, il loro compito principale era intrattenere gli uomini con arte e seduzione.

Nel periodo tra il 1866 e il 1869, il Giappone mise fine al suo isolamento politico, aprendosi al mondo occidentale e esportando molte stampe ukiyo-e, che divennero molto famose. Queste stampe influenzarono profondamente artisti come Manet, Van Gogh, Klimt e tutto il movimento impressionista. Le stampe erano eseguite in uno stile semplice e colorato, senza chiaroscuri, che piacque all’epoca per la loro decoratività. Artisti europei cominciarono a rappresentare soggetti nipponici, come Monet dipingendo la moglie con un kimono e Van Gogh nel ritratto di una donna con vesti giapponesi. La cultura giapponese iniziò a influenzare molti aspetti della vita europea, anche se spesso veniva travisata, soprattutto la figura della geisha, che veniva erroneamente raffigurata come una donna sensuale e provocante. Durante la seconda guerra mondiale, l’immagine distorta delle geisha persistette, con i soldati americani che si aspettavano prostitute di classe. Nonostante ciò, le geisha rappresentavano in realtà donne emancipate e libere nella società giapponese. Le alte forze armate americane assunsero prostitute chiamate geisha girls, che contribuirono ad alimentare ulteriormente il mito della geisha come prostituta servile. Anche dopo il conflitto, Hollywood contribuì a rafforzare questa immagine distorta delle geisha, presentandole come un’arma anti-femminista.

Come si diventa una Geisha?

Prima di poter diventare una vera Geisha, le ragazze dovevano passare attraverso un lungo periodo di apprendistato chiamato Maiko, che sembrava più una tortura che altro. Le insegnavano cose come suonare uno strumento tradizionale chiamato shamisen, ballare, cantare e addirittura maneggiare il ventaglio con eleganza. Ma non finisce qui, l’aspetto fisico era anche molto importante: le Geishe dovevano essere bellissime, e si dedicavano con cura maniacale ai loro capelli. Il trucco era così importante che realizzarlo era un vero e proprio rito. E immagina come doveva essere difficile scegliere cosa mettersi! Le Geishe avevano vestiti, scarpe e acconciature diverse in base all’età e all’esperienza. Non tutte le aspiranti riuscivano a diventare Geishe, perché era necessario seguire regole ferree e studiare come pazzi. Un tempo, iniziavano a sei anni, ma da allora l’età di inizio è salita a 16-17 anni.

Dopo anni di duro lavoro e studio, la giovane maiko affrontava il suo debutto ufficiale, un evento super importante per essere ben considerata dalla società e dagli uomini, perché nel mondo delle Geishe gli uomini giocavano un ruolo fondamentale. Infatti, potevano diventare i loro protettori, noti come “danna”, che offrivano loro sostegno economico regolare, un futuro stabile e anche dei suntuosi doni. La scelta del protettore avveniva durante una cerimonia chiamata mizuage, durante la quale la verginità della donna veniva praticamente messa all’asta. Tutto era organizzato dalla proprietaria della casa in cui si viveva, chiamate okiya, dove si compiva anche l’apprendistato. Il tutto si svolgeva in una zona detta “hanamachi”, che includeva anche i teatri frequentati dalle maiko, dove la gente si poteva divertire con le loro performance.

Ora, ti starai chiedendo: ma una Geisha è uguale a una prostituta?

Ebbene no, caro amico, sono due mestieri molto diversi! Entrambi cercano di soddisfare gli uomini (se capisci cosa intendo), ma le Geishe sono come delle vere e proprie artiste del piacere e dell’arte rispetto alle comuni prostitute. La professione delle geisha viene spesso fraintesa, specialmente al di fuori del Giappone, dove vengono spesso scambiate per prostitute di lusso. Questo equivoco è iniziato durante l’occupazione americana del Giappone e, nella cultura cinese, è ancora più diffuso, poiché la parola “geisha” è tradotta con il termine che significa “prostituta”. Le geisha sono spesso confuse con le cortigiane di lusso chiamate oiran, ma vi sono delle differenze tra di loro, come l’ubicazione dell’obi, la cintura a fiocco nel kimono.

Esistono anche le onsen geisha, che lavorano negli stabilimenti termali o in luoghi turistici. Sono poco apprezzate dai giapponesi, che le considerano simili alle prostitute poiché si esibiscono per un vasto pubblico invece che per una ristretta cerchia di intenditori. Le relazioni interpersonali delle geisha sono diverse e possono includere incontri amorosi, ma non sono parte del loro lavoro. Una vera geisha non viene pagata per rapporti sessuali, anche se può scegliere di avere relazioni al di fuori della sua professione.

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