“Le buone relazioni” – Lobby e comunicazione ambientale

L’attività di lobbying è quella volta a far si che l’azienda raggiunga interessi particolari per poter svolgere al meglio il proprio lavoro. Spesso viene vista in un’ottica negativa, come pressione che agisce “non alla luce del sole”. Forse per questo in Italia, al contrario che in Inghilterra ad esempio, non è ufficialmente riconosciuta. Anche se guardiamo all’etimologia del termine, che rimanda a un “passaggio adiacente ad un monastero”, ci da l’idea di qualcosa che agisce non direttamente, ai margini.
Nel seminario, al quale intervengono Fabio Bistoncini, Ketty Tabakov, Alberto Mancinelli, questa attività ci viene presentata nei suoi aspetti più positivi, diretta al raggiungimento degli obiettivi grazie ad un processo di dialogo continuo con le istituzioni, fondato sulla trasparenza e sulla negoziazione.
Vi sono tre tipi di lobby: legislativa, amministrativa e commerciale.
La prima fa riferimento all’attività propria del legislatore; in questo caso chi fa lobbying, si può opporre ad un provvedimento che vada contro gli interessi dell’azienda che  rappresenta, o,ancora, può pensare di proporre dei provvedimenti che, se approvati, permettono all’azienda di raggiungere determinati obiettivi.
Di lobby amministrativa si parla quando ci si imbatte in leggi e provvedimenti di carattere amministrativo, per i quali si cerca di ottenere un’approvazione in tempi brevi.
La lobby commerciale non è una vera e propria lobby.
L’attività di lobbying si può inoltre distinguere a seconda del suo raggio d’azione; infatti, si può fare lobbying a livello comunitario, a livello nazionale, regionale e locale.
Naturalmente, da questo dipendono poi le relazioni che, in ognuno di questi contesti, chi fa lobbying intrattiene con organismi diversi: a livello comunitario e nazionale agiscono organismi quali parlamento, governo, autorità di settore, antitrust,ecc., di cui si deve tener conto nel momento in cui si fanno determinate proposte e si richiede l’accettazione di particolari richieste; se questo lavoro riguarda una particolare regione e se tratta materie per le quali la regione ha una competenza specifica, il lobbista deve agire, appunto, in relazione alle autorità  che rappresentano la regione interessata.
Agire a livello locale permette di essere più vicini alla realtà sulla quale si andrà poi ad operare con vari interventi o con la realizzazione di opere. A questo proposito oggi hanno sempre più importanza i vari comitati che, localmente, sono molto attivi, soprattutto nel campo delle grandi opere che hanno di conseguenza un grosso impatto sull’ ambiente. Anche se si tratta di organismi locali, la loro influenza è fondamentale e, un intervento di lobby, non può non prenderla in considerazione.
Nel corso del seminario si è concentrata l’attenzione proprio su questo tipo di lavoro, cioè quello che ha a che fare con la realizzazione di opere che vanno ad agire sull’ambiente e che, di conseguenza sono più aperte a possibili proteste da parte dei comitati, appunto, creati apposta. Proprio a tal proposito si parla molto oggi della cosiddetta “sindrome NIMBY(not in my back yard)” che, a livello popolare, porta a contestare la realizzazione di un’opera in quel determinato territorio (“non nel mio giardino”, appunto). L’ultimo esempio di questo genere è il comitato nato contro la realizzazione della TAV in Valle d’Aosta.
Come ci tiene a sottolineare la signora Ketty Tabakov, che si occupa delle relazioni con il territorio per il gruppo Edison Spa e che è intervenuta al dibattito, questo tipo di manifestazioni non sempre sono negative; sono il segno infatti di una grande consapevolezza ambientale e quindi di un avvicinamento della gente a quelli che sono i problemi del proprio territorio.
Dal punto di vista di chi si occupa in particolare del rapporto con l’ambiente, spesso sono più i contro di questa situazione. Ad esempio i rischi di una strumentalizzazione della situazione. Non si possono poi sottovalutare le influenze che queste proteste hanno sulle istituzioni, locali e non; su queste ultime ha grande ascendente il “rumore” creato dalle varie manifestazioni organizzate dai comitati contro la realizzazione di una particolare opera, incrementato, oggi sempre più spesso, dai mezzi di comunicazione.
In relazione a questa situazione, la signora Ketty Tabakov sottolinea che il modo migliore per cercare di placare queste proteste è quello, prima di tutto, di dialogare e essere quanto più chiari e comprensibili possibile sui modi e tempi della realizzazione dell’opera in questione. A questo va aggiunta una continua presenza sul territorio, che possa dimostrare l’effettivo interesse per i problemi che lo riguardano.
Un buon punto di partenza potrebbe essere quello di intrattenere inizialmente dei rapporti con il comune, e quindi con le varie autorità territoriali, presentando informalmente il progetto prima della presentazione ufficiale; si può pensare anche, in questa fase, ad una preliminare negoziazione.
Mettere a conoscenza la popolazione locale è, ancora, un passo importante per un lavoro futuro che prosegua al meglio. Le iniziative in proposito possono riguardare diverse fasce di utenti: specialisti in  materia, residenti, bambini, ecc.
A questo proposito si possono organizzare dei convegni, per permettere così l’incontro di diversi esperti del settore/i interessati per avere quante più idee possibili per lo svolgimento del lavoro; o, ancora, delle assemblee pubbliche rivolte ai cittadini, che diano delucidazioni sul lavoro,  sulle conseguenze positive e sugli eventuali rischi che ne potrebbero derivare, proprio in nome della trasparenza. In ultimo, ma non per importanza, si possono coinvolgere le scuole, quindi gli studenti, con concorsi che permettano poi di partecipare, a vario titolo, nei progetti.
Per misurare i risultati di questa attività, si può tenere conto della:
•    realizzazione dell’impianto
•    inaugurazione
•    rielezione del sindaco
Naturalmente, primo dato evidente da tenere in considerazione è proprio la messa in opera dell’impianto. Successivamente, a livello strettamente comunicativo, si può fare leva su una grande inaugurazione, che sia sentita dalla popolazione locale e abbia un riscontro anche a livello nazionale. Ultimo dato, forse meno direttamente collegato all’attività esercitata dal lobbista e alla successiva realizzazione dell’opera, è la rielezione del sindaco: questo starebbe ad indicare che il suo lavoro, tra cui rientrano anche le varie attività relative alla costruzione dell’impianto in questione, è stato giudicato positivamente dai cittadini, che, di conseguenza, gli hanno ridato fiducia.
 Oggi è molto sentito il problema dell’impatto ambientale che la realizzazione delle varie opere, in qualsiasi campo, può portarsi dietro.
Questa nuova consapevolezza, unita alla sempre crescente sfiducia nei confronti delle istituzioni, ha favorito il proliferare, come ho già ricordato, di tanti comitati che si prefiggono come scopo quello di difendere il proprio territorio.
Questi “intoppi” possono essere superati, come sopra ricordato, da una buona comunicazione più vicina possibile ai cittadini.
Ma oggi si parla non soltanto di manifestazioni che hanno lo scopo di creare solo tanto rumore intorno alla questione della realizzazione o meno dell’opera; oggi è cambiato totalmente il quadro delle decisioni che portano, alla fine, a pronunciarsi in modo favorevole o sfavorevole in merito alla sua concretizzazione.
Mentre prima l’attività della lobby passava direttamente dal gruppo d’interesse al decisore pubblico, oggi si deve tenere conto dell’influenza dell’opinione pubblica e dei media.
Ci sono poi casi in cui il lobbista viene totalmente escluso dalla decisione finale in merito alla realizzazione dell’opera per cui lui stesso ha lavorato. Questa situazione andrebbe forse evitata, anche solo per il fatto che chi fa lobbying conosce i pro e i contro di quel lavoro, e, una sua consulenza continua nella messa in opera sarebbe fondamentale.
Dall’altra parte, con la consapevolezza di questa situazione, il lobbista di oggi, non può svolgere il proprio lavoro senza tener conto delle dinamiche che intercorrono tra media e opinione pubblica, soprattutto per quelle opere che coinvolgono direttamente i cittadini, anche quando si tratta di territori circoscritti ad una regione o  ad una provincia.

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