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Koi no mon

Aoki Mon è un giovane giapponese particolare: è vergine, vive con i suoi genitori ed è creatore di Manga. Le sue tavole però non sono realizzate su semplice carta ma i suoi personaggi prendono vita su normali sassi di varie dimensioni. Una scelta artistica che non porta al ragazzo la fama sperata ne tantomeno i soldi necessari. Aoki dunque cerca di sbancare il lunario con altre attività non propriamente artistiche trovandosi in situazioni paradossali in cui le stesse pietre animate sono protagoniste. Un giorno incontra per caso una sua collega disegnatrice, Koino, e con lei inizia un unione lavorativa e sentimentale condita con esilaranti imbarazzi, scontate difficoltà e fughe inaspettate.

 

Il tutto in un contesto, quello del fumetto Giapponese e dei suoi appassionati. che fa da sfondo partecipante alle vicissitudini dei due amanti. In queste situazioni si innestano figure emblematiche, come gli stessi genitori di Koino, anziani cosplayer professionisti che partecipano nella trama in maniera singolare e divertente. Punto di svolta della trama è un concorso per autori emergenti al quale i due ragazzi decidono di partecipare per testare la loro professionalità ma anche il loro rapporto. Concorso al quale partecipa il noto fumettista Marimoda, interpretato dallo stesso regista, infatuato dalla giovane Koino e gestore di un importante locale per autori di Manga…
 

Koi no mon è stato il film rivelazione della Settimana Internazionale della Critica 2004. Una pellicola giapponese innovativa, diverte e satirica che ha come sfondo la cultura Otaku ovvero degli appassionati nipponici del fumetto e dell’Animazione. Una mondo particolare che non prevede una netta distinzione tra realtà ed immaginazione. Costruito come un Manga utilizzando cromatismi esasperati, con accelerazioni della visuale tipiche del fumetto e soprattutto con numerosi variazioni dal tracciato narrativo principale. Un film ambientato in un universo per alcuni versi folle, multicolore vicino, se possibile al film “Tano da morire” di Roberta Torre più che ai maestri del cinema drammatico nipponico.

 

 

I registi Tsukamoto Shinya e Miike Takeshi sono parte integrante del filo narrativo interpretando essi stessi alcuni personaggi di svolta e non semplici cammeo cercando di realizzare una critica profonda ma priva di pregiudizi del popolo degli Otaku prendendosi gioco di tutti i codici espressivi e semiotici che gli stessi fruitori utilizzano per socializzare. Una malinconia mal celata di una generazione di post adolescenti Giapponesi che trova la sua realtà sociale in un mondo artefatto in cui aliena se stessa.

 

 

 

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