Neoclassicismo: lo stile neoattico tra ‘700 e ‘800

Il neoclassicismo è una tendenza artistico-letteraria che, secondo una corretta visione storico-critica, si riferisce al periodo compreso tra la metà del sec. XVIII e i primi decenni dell’Ottocento e, più in particolare, agli anni tra lo scoppio della Rivoluzione francese (1789) e la caduta di Napoleone, con la conseguente affermazione della Restaurazione. Lo stile neoclassico promulgava le regole compositive ed classiche, con particolare attenzione alla forma. Per questo motivo il termine viene spesso applicato anche a quei momenti artistici in cui fosse esplicato il riferimento ai modelli della classicità, con la differenza che mentre il classicismo rinascimentale, ad esempio, ha un senso dinamico e costruttivo quello di età napoleonica è pervaso da un senso di  nostalgia dovuto alla  convinzione che gli ideali del mondo classico di serenità, equilibrio, decoro e l’armoria interiore siano ormai irrimediabilmente perduti.

Arte

La fase di maggior espansione del neoclassicismo a livello europeo è quella legata alle fortune na-poleoniche, dagli inizi dell’Ottocento alla fine dell’impero, e perciò chiamata anche stile Impero. Ciò che distingue nettamente il neoclassicismo da altri precedenti riferimenti al grande patrimonio della classicità, succedutisi nel mondo occidentale, è che esso si pose esplicitamente, per la prima volta, il problema di una teorizzazione dell’arte: non a caso intorno alla metà del sec. XVIII si formò un’autonoma scienza dell’arte, cioè l’estetica, e vennero così affermati l’autonomia del fare artistico e il suo riferirsi a ideali specifici del suo campo, cioè estetici.
Sulla base del profondo rinnovamento apportato nella cultura europea dall’illuminismo, la teorizzazione neoclassica prese vita a Roma negli scritti di A. R. Mengs e di J. J. Winckelmann (Storia dell’arte nell’antichità, 1764): la razionalità illuminista è alla base di scelte che non si riferiscono più alla natura come fonte di ispirazione, ma a un modello di bellezza ideale, rintracciato nell’arte greca, caratterizzata, secondo Winckelmann, da «una nobile semplicità e una quieta grandezza». Al costituirsi di tale modello contribuirono notevolmente le scoperte e gli scavi archeologici (a Pompei ed Ercolano furono condotti tra il 1738 e il 1765), la formazione dell’archeologia come scienza e la diffusione di pubblicazioni sulle antichità greche (si ricorda l’opera di Leroy, Le rovine dei più bei monumenti della Grecia, 1758).
Il neoclassicismo arrivò a sostanziare in Francia non solo la cultura figurativa e il costume, ma le idealità della Rivoluzione e dell’impero napoleonico, attraverso il riferimento ai grandi modelli etici della democrazia ateniese e della Repubblica romana, calandosi profondamente nella storia e assumendo quindi «quel compito di educazione civile che l’estetica illuminista assegna[va] all’arte in luogo dell’antica funzione religiosa e didascalica» (Argan).

Architettura

I caratteri che la critica moderna ha messo in luce nella complessità del fenomeno del neoclassicismo sono particolarmente evidenti nel campo dell’architettura: il repertorio classicista (dagli ordini allo schema-tipo del tempio) forniva un materiale razionalmente funzionale alla progettazione, che gli architetti misero al servizio di mutate condizioni sociali e politiche nel momento in cui la nuova classe in ascesa, la borghesia, subentrava alle vecchie caste privilegiate.
La città, come luogo deputato della vita civile, divenne il tema principale: si costruirono non solo palazzi e chiese come templi classici, ma anche teatri, caserme, ospedali, mercati, prigioni; si agì sul tessuto urbano, creando strade, piazze, giardini: nacque allora il concetto stesso di urbanistica in senso moderno, dal mo-mento che gli architetti si adeguarono a condizioni politiche e sociali assai diverse. In Francia furono strettamente funzionali all’ideologia illuminista e rivoluzionaria l’utopia urbanistica di E.-L. Boullée e di C.-N. Ledoux, i loro progetti rigorosamente razionali si servirono della funzionalità delle più semplici forme geometriche (cubi, sfere, cilindri).
Condizioni strutturali e tradizioni culturali particolari distinguono l’adozione dei modelli neoclassici in Inghilterra, favorita dalla radicata tradizione del palladianesimo, rispetto alla quale il neoclassico si pose come fenomeno di continuità. Va però ricordato che in Inghilterra il neoclassicismo non ebbe il carattere di prevalenza di altri Paesi, trovandosi a coesistere con interessi tipicamente preromantici, come è evidente nella singolare fusione di spunti diversi nell’architettura di parchi e giardini. I modelli del gusto neoclassico inglese ebbero larga diffusione negli Stati Uniti, specialmente attraverso l’attività di architetto di T. Jefferson, che contribuì in modo determinante a fare del neoclassicismo lo stile ufficiale del giovane Stato. Nell’opera degli architetti tedeschi, il riferimento ai modelli classici, puntiglioso fino alla vera e propria copia, assume aspetti quasi revivalistici, tanto che si parla in proposito di movimento “neogreco”.
Queste formule standardizzate ebbero comunque ampia fortuna nei Paesi nordici, in Danimarca, Svezia, Polonia, mentre aspetti particolari si ebbero in Russia, dove Pietroburgo divenne una delle più belle città neoclassiche europee, con apporti determinanti da parte di architetti italiani.

Scultura

Nella teorizzazione del neoclassicismo la scultura occupa un ruolo primario, poiché in essa venne individuata la forma principe in cui si era realizzato l’ideale di bellezza dei Greci: fu quindi in questo campo che la proposizione del “modello” si fece sentire pesantemente, specialmente nell’inse-gnamento accademico la cui base era proprio costituita dalla copia dei gessi tratti da sculture anti-che, in genere copie di epoca romana.
La conoscenza degli originali della scultura greca fu frammentaria e piuttosto tarda (solo nel 1816 i marmi del Partenone, portati a Londra da lord Elgin, furono esposti al British Museum) ed essi furono spesso fraintesi e sottoposti a operazioni antistori-che. Tuttavia le caratteristiche sottolineate come negative secondo l’ottica romantica, cioè l’imper-sonalità, la freddezza (per cui nella scultura neoclassica si finivano per salvare solo i bozzetti prepa-ratori, ancora vibranti della prima volontà inventiva), furono viceversa il frutto di scelte precise, almeno da parte degli artisti maggiori: attraverso un’esecuzione tecnicamente impeccabile, razionale e distaccata in quanto non emotiva, essi volevano dichiarare la propria disponibilità ad assolvere a una funzione civile e didascalica.
Per grandissima parte infatti la scultura neoclassica fu strettamente connessa all’architettura, come complemento di edifici civili, monumenti, archi, colonne commemorative, ecc. Le oscillazioni della poetica neoclassica in scultura sono esemplificate nell’o-pera dei due maggiori scultori europei, A. Canova e B. Thorvaldsen.

Il raffinato estetismo della produzione del primo, formatosi a Roma a stretto contatto dell’ambiente di Winckelmann e Mengs, si tradusse da un lato nell’esaltazione delle opere per Napoleone, di cui Canova fu scultore ufficiale, dall’altro in accenti sensuali e di nostalgica  rievocazione mitologica. Accenti che furono polemicamente negati da Thorvaldsen, a favore di un puntiglioso e sistematico riferimento ai modelli antichi.

Pittura
Assai meno rigorosamente teorizzata rispetto alla scultura (anche per la scarsa disponibilità di reperti pittorici antichi), la pittura neoclassica presenta aspetti assai vari e complessi: da un lato appare strettamente legata alla scultura, non solo per l’adozione degli stessi modelli (le statue e i rilievi greco-romani, le figurazioni delle ceramiche antiche) ma anche per il riferimento allo stesso principio informatore, quello del “disegno”, elemento mentale e razionalizzante; dall’altro l’esistenza di una lunga tradizione classicista ampliò il campo teorico all’assunzione di modelli canonici come Raffaello e Poussin, mentre le maggiori possibilità espressive insite nel mezzo pittorico diedero vita a manifestazioni differenziate, dal quadro storico al ritratto, al paesaggio, al repertorio di genere.

Se infatti fu una sostanza etica e civile ad animare l’attività di J.-L. David, pittore della Rivoluzione prima, dell’epopea napoleonica poi, diversa fu l’interpretazione che della stessa temperie storica offrì un altro pittore napoleonico, l’italiano A. Appiani, meno rigorosamente storica e più celebrativa.

Letteratura

In campo letterario già la costiuzione dell’Arcadia, benchè risoltasi in una superficiale restaurazione, aveva indicato l’esigenza di un recupero della tradizione classica, della quale il neo classicismo si fa interprete puntando sui valori del classicismo. In Italia le teorie di Wincklemann si innestarono sul persistere di una tradizione aulica classicista da secoli.

Il neoclassicismo concorre alla traduzione dell’Iliade (V. Monti) e dell’Odissea (I. Pindemonte), alla produzione dell’ultimo Parini, al recupero Alfieriano dell’ideale eroico di Plutarco, all formazione delo stile di Monti, fatto di guso e cultura. Più complesso è il recupero del classicismo, inteso come un atteggiamento interiore di sensibilità e coscienza, operato da Ugo Foscolo: se al neoclassicismo vanno ricondotte la stilizzazione delle Odi e delle Grazie e l’idea della bellezza eternatrice di valori, la partecipazione passionale lo allontana dalle istanze proprie del neoclassicismo stesso.

Neoclassico è il primo Leopardi, in cui l’antico diverrà poi lezione di onestà morale e intellettuale da opporre all’ottimismo divulgatorio del primo ‘800. Più legate a istanze romantiche sono in ambito europeo le figure di J. W. Goethe, F. Schiller, F. Holderlin, J. Keats¸ P. B. Shelley, A. Chenier, ispiratore della poetica neoclassica (Sur des pensers nouveaux faisons des vers antiques).

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