Tutti pazzi per il Mercante in Fiera

Dal mazzo più classico a quelli più bizzarri, il Mercante in Fiera affonda le sue radici nella storia dell’Italia dal 1700 fino ad oggi. A pochi giorni dal ritorno sugli schermi dell’omonimo programma televisivo, l’azienda celebra il gioco millenario e intramontabile della tradizione italiana con il classico mazzo Dal Negro e con l’edizione edita da Masenghini (marchio acquisito dalla Dal Negro nei primi anni 2000).

Il Mercante in Fiera è un classico intramontabile della tradizione italiana che richiede intelligenza, strategia e un pizzico di fortuna. Si gioca con un mazzo di carte speciali, ognuna delle quali rappresenta un oggetto diverso, lo scopo del gioco è quello di ottenere il maggior numero di carte, sia tramite l’acquisto da parte degli avversari sia attraverso scambi astuti con il mercante, che ha il compito di gestire il gioco e condurre l’asta per vendere le carte agli altri partecipanti.

Sebbene alcune figure siano ricorrenti nelle diverse versioni del gioco, come la gondola, altre sono specifiche di singoli mazzi tematici dedicati ai soggetti più vari e bizzarri: dai bersagliere alla castellana. Dal Negro azienda storica Italiana, attiva nella produzione di carte da gioco, ha invece tenuto fede alla tradizione proponendo due distinte versioni: l’iconica edizione Dal Negro con il retro delle carte decorato con i celebri palloncini colorati e da  20 anni le classiche Carte Masenghini, lasciate in eredità dalla vecchia azienda Masenghini.

La storia del gioco

Il Mercante in Fiera si rifà al gioco antico della lotteria, risalente probabilmente al 1500 quando Geronimo Bambarara, uno straccivendolo di Venezia, ideò un semplice passatempo: vendere dei biglietti per pochi soldi e permettere agli acquirenti di partecipare all’estrazione finale di un premio. Le prime notizie di un gioco di carte analogo all’attuale e chiamato appunto Mercante in Fiera, invece, si hanno verso la metà del 1700, ed è proprio in questo secolo che emergono le prime citazioni scritte di questo gioco. Tra tutti, Goldoni si diceva che vi giocasse a Venezia e ne fu talmente affascinato e catturato da inserirlo nella sua commedia “Una delle ultime sere di Carnovale”. In pochissimo tempo il gioco raggiunse una grande fama, al punto che il governo dell’epoca decise di tassarlo, e da allora si è diffuso con molto successo arrivando fino ai giorni nostri con sempre nuove versioni. Come l’edizione dedicata al patrimonio culturale della Regione Campania per favorire la scoperta di musei, luoghi d’arte e cultura locale, o al “Romano in Fiera” un’edizione realizzata in collaborazione con Rome is More, ideata per raccontare gli elementi tipici romani o ancora al “Bolognese in Fiera”, prodotto in collaborazione con Minerva Edizioni, dedicato ai simboli della bolognesità.

Il folklore racchiuso nelle carte

Il Mercante in Fiera ha una lunga storia e anche le carte portano con sé una serie di antiche credenze particolari e folkloristiche, tanto da condizionare le azioni dei partecipanti nel corso della partita. La carta fortunata per eccellenza pare sia il moschettiere, mentre ve n’è una molto sfortunata che, chi gioca, non vorrebbe mai avere nel proprio mazzo, si tratta del lattante. Nella figura, e più in particolare tra le ruote della carrozzina, veniva apposto il sigillo che comprovava il pagamento della tassa erariale, applicato sempre all’inizio del mazzo sigillato. A causa di questo, è tradizione che chi possiede la carta del lattante non vinca mai, e anche quando invece vince se ne dimentica l’accaduto.

Mattia Fiore, Digital Marketing Specialist di Dal Negro ha commentato:

“Non vi è italiano che, anche solo per sentito dire, non conosca il gioco del Mercante in Fiera. Tra amici o familiari, durante le feste comandate o come passatempo, giocarci in compagnia è sicuramente parte integrante dell’Italianità. Le carte, dalle più tradizionali a quelle più moderne, sono spesso accomunate da significati folkloristici che uniscono ancora di più i partecipanti in un gioco dalla tradizione millenaria che, nonostante l’arrivo dei social, abbraccia tutte le generazioni”

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