Vittorio Giardino: Max Fridman, un “eroe per caso”

Ascoltando la voce e le parole di Vittorio Giardino ci si rende subito conto di trovarsi di fronte ad una persona straordinaria, fuori dal comune; e si comprende facilmente anche quanto sia stato naturale per lui passare dalla professione di ingegnere elettronico a quella di fumettista.

È una persona che trasforma qualsiasi cosa che racconta in una storia interessante; lo si capisce sin dall’inizio della sua “lezione” per l’Università del Fumetto, quando, sempre garbatamente, interrompe più volte il suo presentatore-interlocutore Marcello Aprile, per aggiungere nozioni, fare precisazioni, fornire chiarimenti. Quest’amore per il dettaglio e per la conoscenza approfondita delle cose, non può che tradursi nell’ estrema precisione dei dettagli delle sue opere. Il rispetto per il dato storico, anche nei minimi particolari, le figure che contengono contemporaneamente l’estremamente piccolo e l’estremamente grande, le vignette che riprendono le forme del soggetto che ospitano, le inquadrature che proseguono sempre più verso il dettaglio, l’uso di soggettive ed ingrandimenti dei particolari: tutte queste sono solo alcune delle tante tecniche che l’autore usa nei suoi fumetti. Non è affatto difficile rintracciare nell’uso di queste tecniche la volontà di Giardino di riprodurre le tecniche cinematografiche.
E’ lo stesso Giardino, durante il suo intervento, a ricordarci che il suo lavoro si avvicina molto a quello del regista cinematografico: una volta completato lo storyboard, è sempre lui a decidere quali momenti delle scene mostrare, dove mettere l’obiettivo della macchina da presa, quali dettagli mettere in luce, quali personaggi investigare e come farli muovere all’interno delle sue vignette.È stato molto interessante scoprire come nasce una tavola di Vittorio Giardino: dalla prima stesura di una sceneggiatura, sempre accompagnata da “scarabocchi” disegnati, fino alla lunga fase di elaborazione delle scene e dei disegni, che trova la sua maggiore difficoltà nel riunire il tutto in immagini dentro delle cornici. Nuovamente spuntano le tante affinità tra il lavoro di Giardino e il mondo del cinema, come se lui fosse contemporaneamente sceneggiatore e regista, ma anche scenografo, costumista e truccatore.

Nella seconda parte del suo intervento Vittorio Giardino ci ha aiutati a conoscere più da vicino il protagonista “involontario” di uno dei suoi fumetti, Max Fridman, indagandone la personalità, i sentimenti e le intenzioni. Le vicende dell’agente segreto Max Fridman sono ambientate in un preciso periodo storico, quello che va dagli anni Trenta agli anni Quaranta del secolo scorso. Le metropoli dell’Europa Orientale fanno da scenario urbano alle avventure di questo “eroe per caso”. Tali elementi, insieme alla straordinaria fedeltà storica con la quale l’autore ricostruisce personaggi, ambienti e situazioni, rendono l’opera di Vittorio Giardino un vero e proprio fumetto di Storia Contemporanea. Passione storico-politica, gusto letterario e gusto cinematografico si incontrano e si confondono in questo fumetto che, grazie all’estrema attenzione al dato storico, non ha niente da invidiare ad un libro di storia. A questo proposito, l’analisi condotta da Marcello Aprile su alcune pagine di Max Fridman ha reso evidente con quale cura Giardino riesca ad essere fedele, fin nei minimi particolari, al periodo storico nel quale ambienta le sue storie.

Successivamente il discorso di Vittorio Giardino si è spostato sulla personalità e sulla psicologia del suo protagonista. Ne è derivata un interessante riflessione sulla figura e sul ruolo dell’eroe, non solo per il fumetto ma anche per il nostro immaginario collettivo. L’eroe di Giardino ( in questo caso Max Fridman ) non può essere accostato al “classico” eroe dei fumetti. Spesso ciò che muove un eroe a compiere le sue gesta ha origine da una “vocazione” che quest’ultimo sente di possedere innata; altre volte l’eroe è mosso da un sentimento inappagabile di vendetta, che lo spinge ad intraprendere imprese impensabili. Nel caso del nostro agente segreto tutto ciò non avrebbe alcun senso. Max Fridman è un eroe solamente perché è costretto ad esserlo; sono gli eventi, le fatalità a trasformarlo da uomo comune ad eroe. Per spiegare con più chiarezza la personalità del suo Fridman, Giardino è ricorso alle opere di Omero.

Questo accostamento, solo apparentemente inappropriato, si è mostrato in realtà molto utile per capire chi sia veramente Max Fridman. Possiamo considerare Omero come il creatore di due tipologie differenti di eroe: da una parte troviamo tutti quegli eroi che si “ispirano” alla figura di Achille, dall’altra quelli che si “ispirano” alla figura di Ulisse. Achille è certamente un eroe per scelta; si muove con la consapevolezza e con l’impertinenza di chi sa di essere un eroe, di essere superiore agli altri, superiore al nemico. Come molti degli eroi del fumetto contemporaneo, Achille è mosso dalla sete di vendetta e, all’occorrenza, sa essere anche meschino. Ulisse, invece, è un uomo come tutti gli altri. Quest’eroe di Omero non possiede qualità eccezionali che lo distinguono dagli altri esseri umani, non è dotato di “poteri speciali”, ne si sente in dovere di agire come un eroe. Sono stati gli eventi a trasformare l’Ulisse uomo nell’Ulisse eroe: improvvisamente si è visto costretto dalle circostanze a superare i suoi limiti, a misurarsi con nemici e difficoltà molto più grandi di lui, armandosi di solo coraggio ed astuzia. Ulisse spesso si sente sopraffatto e scoraggiato, ha paura e l’unico pensiero che lo sprona ogni volta a resistere e a superarsi è la voglia di tornare a casa. Achille non ha paura: lui è un eroe. C’è una seconda riflessione da compiere a proposito: mentre Achille vive il mondo del sogno, Ulisse abita quello reale. Prendendo in prestito le parole di Vittorio Giardino, si potrebbe dire che “Achille, nella vita reale, campa poco”. L’eroismo tanto celebrato di Achille, nel nostro mondo sarebbe giudicato alla stregua della stupidità e dell’ incoscienza. Essere cosi spregiudicati, non conoscere né paura né incertezza, fa parte del mondo del sogno. L’eroismo della vita reale è quello di Ulisse.

Questi eroi hanno paura, anche solo per un attimo rimangono sopraffatti dagli eventi prima di trovare la forza per superarli. Max Fridman è un eroe alla “maniera” di Ulisse: anche Fridman è costretto dalle particolari circostanze ad essere un eroe; anche lui, prima che gli eventi lo trascinassero nell’avventura, conduceva una vita del tutto normale; e soprattutto anche lui, come Ulisse, desidera ardentemente tornare a casa per svestire i panni dell’eroe e indossare quelli di uomo comune. Max Fridman si è cacciato in una situazione dalla quale si può uscire solamente diventando eroi. Pur non essendo un uomo molto incline all’azione e all’avventura il nostro “eroe per caso” si trova sempre coinvolto in storie più grandi di lui; obbligato a diventare un agente segreto, Max Fridman può uscirne solamente tuffandosi con coraggio all’interno di intrighi politici, storie di spionaggio e particolari situazioni storiche. Max non conosce l’eroismo di Achille, a dire il vero comportarsi come l’eroe di Omero lo porterebbe ben presto alla morte certa; ma sopratutto la sua non è una vocazione, ne una scelta. Il suo eroismo è quello di Ulisse, è quello della vita reale dove si diventa eroi perché è la specifica situazione a chiedercelo.

Giardino ci parla del suo personaggio come si parla di un figlio, e ci confessa che probabilmente Fridman (che non a caso fisicamente assomiglia molto al suo creatore  preferirebbe essere un semplice osservatore, come noi lettori, delle sue complicate ed avvincenti vicende di spionaggio, oppure preferirebbe semplicemente perdersi nell’anonimato della routine quotidiana; è invece costretto dalla vita ad affrontare, con un singolare mix di coraggio e rassegnazione, ogni tipo di difficoltà, ogni avventura, sperando ogni volta che sia l’ultima.  Questo è Max Fridman, e questo è l’eroe di Vittorio Giardino.

Satyrnet

Autore: Satyrnet

C'è un mondo intero, c'è cultura, c'è Sapere, ci sono decine di migliaia di appassionati che come noi vogliono crescere senza però abbandonare il sorriso e la capacità di sognare.

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