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La Guerra dei Mondi

Il grande Spielberg è tornato,con uno dei suoi colossal epocali. Tuttavia il caro regista, questa volta, non si è impegnato a fondo, nel mettere in scena il fortunato remake de “La guerra dei mondi”. Certo può dirsi fortunato, perchè, nonostante le pecche la pellicola ha ottenuto successo presso il pubblico, ma può definirsi ancora grande, dopo La guerra dei mondi?

La trama, non ricalca le orme dello splendido E.T.; questa volta, gli alieni arrivano sulla terra, attraverso lampi di fuoco e sono ,purtroppo per noi, ostili:a bordo di giganteschi tripodi, ci disintegrano (letteralmente), ci succhiano il sangue e ne ricoprono la terra, attraverso radici di cui si cibano; lo scenario è terrificante, un lago di sangue, con corpi maciullati,che ricoprono la Terra.Nel bel mezzo di tutto questo, il bel faccione di tom cruise,il quale,con figli a seguito, che, guarda caso, gli ha lasciato l’ex moglie,partita per Boston.Cruise scappa di città in città, cercando di salvare i figli,dalla minaccia aliena,inutile dire che ce la farà; il finale,però, lascia alquanto a desiderare, lasciando un punto interrogativo nella mente degli spettatori.
Il film non manca di tensione e paura nella prima parte, ma crolla terribilmente nella seconda, mostrando immagini da film splatter,e cadendo nella noia, nelle scene in cui la famigliola si trova nei sotterranei con il pazzo Tim Robbins.
Spielberg, nel finale, non manca di inserire una morale, che però lascia l’amaro in bocca.Forse il pubblico, avrà apprezzato gli effetti speciali del film, ma dal grande Spielberg, sinceramente,attendevamo qualcosa di meglio….Ma come si dice”nessuno è perfetto”…

 

di Martina “Martygrissom Capitelli


 

Quando vedi un film di Spielberg bene o male sai che cosa ti aspetta: azione, effetti speciali, magniloquenza, regia di gran classe, buoni sentimenti e l’immancabile lieto fine. Non è da meno l’adattamento cinematografico del celebre romanzo di H.G. Wells del 1898 (peraltro già proposto nel 1953 da Byron Haskin).

Ray Ferrier (un Tom Cruise che inizia ad impersonare anche personaggi non proprio positivi, come era già successo in “Collateral” di Michael Mann, anche se forse non era l’attore più indicato per la parte) operaio edile separatosi dalla moglie che ora ha un nuovo compagno, ospita per il weekend il figlio (Justin Chatwin) e la figlia (la bravissima Dakota Fanning, già apprezzata in Taken, serie tv prodotta dallo stesso Spielberg. Certo se la voce non risultasse quella di una donna e non di una ragazzina sarebbe meglio!). Non si può certo affermare che Ray sia un padre modello: infatti i rapporti tra i tre (soprattutto tra padre e figlio) sono piuttosto tesi. Ma un avvenimento straordinario sta per cambiare le loro vite. Preannunciati da dei lampi minacciosi, in grado di scavare crateri sull’asfalto, arrivano sulla terra degli esseri alieni che, alla guida di giganteschi tripodi, iniziano a distruggere tutto ciò che incontrano. Da quel momento per padre e figli inizia una fuga angosciosa, prima in macchina e poi a piedi, attraverso un’America allo sbando, in cui emergono i peggiori istinti dell’uomo. I tre incontreranno anche Ogilvy (il bravissimo Tim Robbins a cui forse poteva essere concesso più spazio), un uomo dalla psiche molto labile che mette a repentaglio la vita dei tre fuggitivi.

Il film procede in un’avvincente atmosfera di terrore degna di un film thriller-horror. In particolare colpisce molto la scena in cui gli alieni cercano Ray con i figli e Ogilvy, momento che può ricordare “Signs”.

Ma a rovinare un’opera che fino a quel momento si era rivelata più che degna ci pensa il pessimo finale. Non racconto tutto per non rovinare la sorpresa a chi voglia vedere il film, ma bisogna sottolineare come il film sia sbrigativo, vago e soprattutto iperottimistico fino al limite dell’inverosimiglianza nella soluzione della trama, ben oltre quanto raccontava il romanzo di Wells.

 

 

di Michele “Inglesino” Lo Presti

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