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La nascita delle Olimpiadi

I giochi olimpici iniziarono nel 776 a.C., anche se dovettero iniziare prima in tono dimesso e domestico. Le Olimpiadi furono quindi, fin dall’inizio, feste religiose.

Le Olimpiadi Greche

 Le Olimpiadi si svolgevano in Grecia e precisamente ad Olimpia, città dalla quale presero il nome. Nelle Olimpiadi il gioco più antico era la corsa a piedi che fino al 728 a.C. fu l’unica ad essere disputata. Poi nel 708 ebbe inizio il Pentatlon (cinque giochi). Esso consiste in un tipo di competizione comprendente cinque specialità:   il salto, la corsa, il lancio del disco, il lancio del giavellotto, la lotta. Una prova davvero impegnativa, e chi ne risultava vincitore diveniva immediatamente famosissimo e veniva celebrato dai poeti più illustri e il suo nome passava di bocca in bocca, insieme a quello di tutta la sua stirpe. Un’altra impresa impegnativa era il pugilato, gli incontri avvenivano senza alcun limite di tempo, e non erano previsti intervalli di riposo per i contendenti. Il match aveva termine quando uno dei due avversari crollava al suolo sfinito dai colpi. In questa gara veniva proclamato vincitore colui che, nei singoli incontri, riusciva a far crollare a terra l’avversario per tre volte e che, senza mai perdere un incontro, riusciva via via ad eliminare tutti gli avversari che si opponevano. Nei tempi più antichi i pugili si battevano a pugni nudi, e solo in seguito vennero in uso i guantoni lunghi fin quasi al gomito, una variante era costituita da robuste strisce di cuoio che avvolgevano mani e avambracci ed erano spesso rinforzate da placche di metallo: si può immaginare la durezza di un simile pugno! Non di rado l’avversario raggiunto da simili colpi crollava a terra morto. Man mano, però, che la tecnica si andava raffinando e che i costumi si ingentilivano, si preferì un tipo di pugilato che mettesse in evidenza la bravura dell’atleta e la sua eleganza nel gareggiare senza che egli dovesse far ricorso alla violenza. Un tipo di lotta in verità piuttosto particolare era il pancrazio, introdotto solo più tardi. Si trattava di una combinazione di lotta e di pugilato, un combattimento durissimo, senza esclusione di colpi e uscirne vincitori costituiva un’impresa d’avvero ardua. Il pancrazio fu istituito nel 648, insieme con un’altra novità, la corsa a cavallo, che rese più stimolanti e spettacolari le competizioni. Già da una quarantina d’anni, però, erano state introdotte le corse con le quadrighe, atte a offrire esibizioni spettacolari e a creare un po’ di “brivido” tra gli spettatori. Una delle ultime specialità introdotte in Olimpia fu la corsa a piedi con armatura pesante, e anche questo sport costituì un bell’impegno.

Fine e rinascita delle Olimpiadi

Le Olimpiadi costituivano un avvenimento molto importante per la civiltà ellenica; tanto importante che esse finirono per essere considerate come base della cronologia greca. La data della prima olimpiade fu infatti considerata come punto di partenza per il computo del tempo, così come la nostra civiltà occidentale si rifà alla data di nascita di Gesù Cristo. Nell’antichità le gare olimpiche durarono interrottamente per  mille anni abbondanti e, precisamente dal 776 a.C. al 293 d.C. Fu l’imperatore Teodosio a farle sospendere ritenendole ormai non più compatibili con la trionfante civiltà cristiana. Tutte le attrezzature di Olimpia furono incendiate e rase al suolo, e per molti secoli di queste feste rimase solo il ricordo tramandato dalle descrizioni degli antichi scrittori. A ridare vitalità ai giochi  fu un francese, Pierre de Coubertin, che nel 1894 riuscì a  convocare a Parigi un congresso internazionale il cui intento era, appunto, quello di ripristinare le antiche olimpiadi. Non a torto esse vennero proposte come un invito alla pace internazionale, un momento di amicizia fra i popoli solitamente divisi da rancori e rivalità. Il progetto ebbe successo e l’antico spirito di pace di Olimpia tornò a rivivere nelle moderne olimpiadi, la cui prima edizione si tenne ad Atene nel 1896. Da allora, interrotte purtroppo dalle due guerre mondiali del nostro secolo, esse continuarono, proponendo ai pessimisti e ai duri di cuore, il loro antico ideale.

La cerimonia olimpica

Un’Olimpiade è un fatto eccezionale per una nazione ed è comprensibile che stimoli il desiderio di ben figurare, senza che vengano lesinati prezzi economici e propagandistici. In effetti, ogni ogni città organizzatrice ha fatto il possibile per superare i livelli tecnico-organizzativi precedenti. Questo continuo perfezionismo ha portato a risultati estremamente spettacolari. Una cerimonia di inaugurazione olimpica costa mesi di prove e di preparativi, ma la resa scenica giustifica questi sforzi.  La cerimonia si svolge nella giornata inaugurale, all’interno dello stadio principale. Sfilano tutte le rappresentative precedute da un alfiere con la bandiera nazionale. La sfilata è aperta dalla Grecia (patria delle Olimpiadi), seguono tutte le altre nazioni in ordine alfabetico, chiude il paese organizzatore. A questo punto viene effettuato l’alzabandiera olimpico e, subito dopo, un giovane atleta del paese organizzatore entra di corsa nello stadio tenendo ben alta con una mano la fiaccola olimpica; sempre di corsa sale una lunga scalinata in cima alla quale si trova un enorme tripode; giuntovi accanto, con la fiaccola accende il sacro fuoco olimpico che brucerà fino al termine dei giochi. La cerimonia è chiusa con il solenne giuramento pronunciato da un atleta, con cui si riafferma la fedeltà ai princìpi decubertiniani di lealtà, di purezza e di fratellanza. Parte integrante del cerimoniale è l’inno olimpico. Nel 1896 fu per la prima volta eseguito ad Atene un inno espressamente commissionato al poeta Costis Palamas e al musicista Spirou Samara, entrambi di nazionalità greca. Tale l’inno: “Spirito antico ed eterno, creatore della bellezza, della grandezza e della verità, discendi in mezzo a noi, brilla come la luce nella gloria della terra e del cielo…”, cadde poi in disuso e, di Olimpiade in Olimpiade, ogni paese provvide a farne comporre o rielaborare uno per conto proprio. Così furono eseguiti tra gli altri, gli inni dello svedese Alexanderson, di Albert Thomas, di Ricard Strauss, di Roger Quilter del dodecaforista Michael Spisa, di Domenico Fantini. Da Tokio (1964) in avanti è stato ripristinato l’inno di Palamas e Samara.

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