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In che anno “La dolce vita” ha vinto l’Oscar ?

“La dolce vita”  ha ricevuto 3 nomination (miglior regista a Federico Fellini; migliore sceneggiatura originale a Federico Fellini, Tullio Pinelli, Ennio Flaiano, Brunello Rondi; migliore scenografia per un film in bianco e nero) agli Oscar del 1962 e ha vinto 1 premio. per migliori costumi per un film in bianco e nero.

Girato tra la primavera e l’estate del 1959, La dolce vita è considerato uno dei film più noti della storia del cinema. Dopo Le notti di Cabiria (1957), Federico Fellini lavorò all’aggiornamento di una vecchia sceneggiatura – Moraldo in città –  sulle avventure romane del protagonista de I Vitelloni. Moraldo ’58 divenne la prima versione di quella che sarebbe stata La dolce vitaSceneggiato da Fellini insieme a Tullio Pinelli ed Ennio Flaiano, il film ebbe non poche disavventure produttive: spaventato dagli alti costi e dalla natura stessa del film, il produttore Dino De Laurentiis abbandonò il progetto e a lui subentrò Peppino Amato che coinvolse come finanziatore Angelo Rizzoli. La dolce vita si presenta come un’accumulazione apparentemente casuale di episodi, incorniciati da un prologo e da un epilogo. Il personaggio-guida di Marcello attraversa la città in un percorso erratico, tra l’accecante luce solare del mattino e l’artificiale carosello di luci elettriche della notte, in un corto circuito di giorni che si susseguono senza orologio e senza rapporti di causalità. Il risultato è l’immagine di un dormiveglia sonnambolico o di un sogno a occhi aperti che il regista esplorerà in profondità nei film successivi. È un’estetica che taglia definitivamente il cordone ombelicale con il neorealismo, ormai incapace di interpretare una realtà complessa e magmatica. Scambiato per un documento, il film è invece completamente calato in una dimensione soggettiva, antinaturalistica, quasi fantastica.

Fellini si propone di realizzare, con “La dolce vita”, la radiografia della mutazione di un’epoca. Di raccontare la vita così come la rappresentano i nuovi media e, nel costruire il racconto, si appropria, per molti episodi, degli scoop dei fotoreporter. L’episodio di Anita nella fontana era stato fotografato da Pierluigi Praturlon nel ’58, mentre Tazio Secchiaroli, il re dei fotoreporter di via Veneto, sempre nel ’58 aveva fotografato lo spogliarello di Aiché Nanà in un locale notturno alla moda, molto frequentato dalla Roma bene. La dolce vita è, programmaticamente, una lettura esatta della mediatizzazione del paese, quasi un saggio sulla manipolazione dell’informazione e dell’immagine

 Marcello Rubini è un giornalista romano che si occupa di servizi scandalistici. Attraverso il suo sguardo disincantato e a volte puerile, verrà raccontata la città italiana di allora. La storia è frammentata in vari episodi, dove troverà posto anche l’arrivo nella capitale di Sylvia, famosa stella del cinema, i litigi con l’amante Emma, il fanatismo dopo una presunta apparizione miracolosa, una lugubre festa di nobili, l’incontro con Steiner, un intellettuale nel quale Marcello trova un modello ideale per le sue aspirazioni di scrittore, e quello con Paola, una innocente ragazzina conosciuta per caso in una trattoria, che ricompare nell’ultima scena del film senza che Marcello riesca a riconoscerla, né a udirne le parole.

 

Alcune Curiosità

    * La produzione del film avrebbe voluto come protagonista maschile del film Paul Newman.
    * Il personaggio di Paparazzo, il fotografo (interpretato da Walter Santesso) che lavora con Marcello, ha dato origine in moltissime lingue al nome comune paparazzo, con il quale si indicano spregiativamente i fotografi scandalistici.
    * La casa dello scrittore Steiner è sita nel quartiere dell’ EUR, come testimoniato da una panoramica che si scorge dal soggiorno, con il caratteristico Fungo (probabilmente una gigantografia di scena). Per motivi pratici gli esterni furono girati invece nella piazza antistante la basilica di Don Bosco, a pochi passi dagli studi di Cinecittà. Gli edifici, appena completati all’epoca delle riprese, erano stati progettati sullo stile razionalista, come appunto il quartiere EUR.
    * Sebbene il protagonista faccia ingresso nella citata basilica, la scena degli interni, con l’organista interprete della celebre Toccata e Fuga di Bach, furono girati all’interno della chiesa dei SS. Martiri Canadesi in via Nomentana.
    * In Spagna il film fu proibito dalla censura franchista e fu possibile vederlo solo vent’anni dopo.
    * Il film fu trasmesso in RAI nel 1976, un evento considerato eccezionale per l’epoca, con alcuni brevi tagli, per esempio la breve e casta apparizione finale della spogliarellista.
    * In edizioni televisive successive si evidenzia la figura del personaggio effeminato, interpretato dal giornalista Giò Staiano (noto oggi come Gioacchina). Staiano diede un contributo notevole al soggetto, suggerendo ad esempio la scena della fontana. Nella sequenza finale della spiaggia, egli auspica una rapida integrazione dei gay nella società, davanti allo scetticismo realistico di Marcello.

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