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Come vi piace di William Shakespeare

Come vi piace (As You Like It), è una commedia in cinque atti di William Shakespeare, pubblicata per la prima volta nel First Folio nel 1623. Scritta originariamente nel 1600 per la compagnia dei Lord Chamberlain’s Men, “Come vi piace” scorre su un’onda musicale. Le canzoni suggeriscono climi melodici e struggenti, ispirati alla nostalgia della patria perduta, ma anche giocosi, irriverenti come in un numero di avanspettacolo.

La commedia si apre con il tema della giustizia. Gli accordi risuonano già nelle prime scene: il giovane Duca spodesta il fratello maggiore; Orlando, figlio cadetto, è privato dal primogenito Oliviero dei suoi diritti; Rosalinda, figlia del Duca spodestato, vive da prigioniera nella sua stessa casa finché non viene anche lei condannata all’esilio. La guerra è aperta e i più saggi preferiscono fuggire verso un mondo fuori dalle regole “civili” della Corte, verso la Foresta di Arden dove è la Natura a dettare legge, le regole di comportamento appaiono improntate a quelle della cavalleria medioevale, l’ambizione, il tradimento, l’ipocrisia sembrano lontani e per l’amore e l’amicizia  c’è ancora qualche speranza.

Chi ha scelto di rifugiarsi nella Foresta è libero di manifestarsi nella sua natura segreta, che la vita formale del Palazzo costringeva a nascondere. Tutti recitano i nuovi ruoli, giocano e vivono beati, scossi solo dalle necessità dettate dai bisogni del corpo, del cuore e dell’intelligenza. Ma per voce di Jaques, macchia d’ombra in questa foresta splendente di gioia, ecco riemergere il tema iniziale. Risuona nel confronto tra Uomo e Natura e rimane irrisolto, custodito da Jaques, capace di osservare e di ammonire gli uomini per il trattamento arrogante ed impietoso che riservano agli alberi, agli animali e al luogo che ne ospita la vita.

Coerente con il clima che caratterizza l’ultima parte della commedia, il finale prevede il trionfo dell’amore con quattro matrimoni, il pentimento del Duca usurpatore e il ritorno degli esiliati verso i piaceri della “civiltà” cittadina. Solo Jaques rimane nella  Foresta e sembra lanciare il suo ammonimento all’orizzonte dei secoli a venire: gli rispondono le voci di Cechov, della Ortese, dei poeti e di quanti hanno capito quanto sia urgente rinnovare un  patto di giustizia e di rispetto con la Natura. E noi, oggi, testimoni dell’esito di quelle voci rimaste inascoltate.

Redazione

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