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La rivalsa delle serie made in Corea

La produzione cinematografica coreana è strettamente collegata ai movimenti politici locali e mondiali, per cui dopo la seconda guerra mondiale e la Guerra di Corea, si divise in due con il cinema nord-coreano che si sviluppò nel 1946 e conobbe il suo massimo splendore nel 1960, mentre il cinema sud-coreano attraversò la sua età dell’oro tra la fine degli anni cinquanta e gli anni sessanta, anche se molti film prodotti erano di scarsa qualità e subivano il controllo da parte del governo.

Per quanto riguarda le serie coreane o K-drama queste sono molto seguite nella terra madre ma ora, grazie all’avvento dello streaming e in particolare grazie a Netflix che offre una nicchia contenente alcune serie TV e film stranieri stiamo assistendo a una progressiva diffusione di queste serie anche in Italia. Inizialmente fruibili soltanto attraverso i sottotitoli ora iniziano a essere doppiate in italiano e non soltanto le serie più, come dire, di punta ma anche quelle di spessore inferiore.

Questo corre in parallelo anche con la diffusione di Festival del cinema coreano in Italia come vediamo grazie all’Asian Film Festival, al Dragon Film Festival, EstAsia – Cinema d’oriente, Far East Film Festival, Korea Film Festival ma anche Cannes, Venezia, Berlino e Locarno. Inoltre le band coreane vanno sempre più spopolando e ormai i giovani, ma anche i meno giovani iniziano a sentir parlare sempre di più del K-pop. 

Qui da noi si può dire che complice della diffusione di queste serie è stato sicuramente il “fenomeno” Squid Game che ha portato in breve tempo a una curiosità verso questo mondo ancora sconosciuto. Devo dire che dal canto mio ho recuperato Squid Game piuttosto tardi perché lo ritenevo sopravvalutato, se ne parlava troppo. Ho dovuto ricredermi perché sotto quella serie caratterizzata da giochi per bambini che si fanno violenti, si nasconde molto di più. Da qui mi sono incuriosita e ho iniziato a seguire altre serie, tra cui quella dedicata al mondo dello sport ma corredata da quel pizzico d’amore che però le fa solo da contorno, Venticinque e Ventuno, la serie zombie Non siamo più vivi e The sound of magic.

Sicuramente si tratta di un mondo ancora tutto da esplorare e che deve comunque fare i conti con lo zoccolo duro delle serie giapponesi che, anche grazie ai manga (vedi Switched che si ispira al manga Sora wo kakeru yodaka, o Alice in Borderland e ancora Death note) hanno sicuramente una diffusione e conoscenza maggiore da parte dei fruitori italiani o genericamente europei.

E voi cosa ne pensate?

Maria Merola

Maria Merola

Laureata in Beni Culturali, lavora nel campo del marketing e degli eventi. Ama Star Wars, il cosplay e tutto ciò che riguarda il mondo del fantastico, come rifugio dalla realtà quotidiana. In particolare è l'autrice del blog "La Terra in Mezzo" dedicato ai miti e alle leggende del suo Molise.

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