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Zerocalcare parla di me

Ci risiamo. Zerocalcare, al secolo Michele Rech, parla (di nuovo) di me. Questa non vuole essere la solita recensione di una serie. Non voglio mettermi qui a decantare concetti stilistici, parlare di sperimentazioni uscite più o meno bene, o di innovazioni televisive. No. Oggi voglio parlarvi del perché Zerocalcare parla di me. E forse di tutti voi.

Zerocalcare: Questo mondo non mi renderà cattivo

Prima di iniziare a parlare del perché Zerocalcare parla di me però, una piccola recensione della sua ultima opera “Questo mondo non mi renderà cattivo” è doverosa. Anche perché c’è da dire che è veramente diversa da “Strappare lungo i bordi”. Quest’ultima, uscita nel 2021, era una serie molto introspettiva, che analizzava le emozioni del giovane Zerocalcare alle prese con il suicidio della sua migliore amica. Ora invece, troviamo Zero di fronte a ben altri problemi. Il nostro protagonista si trova a fronteggiare l’emergenza immigrazione.

In città imperversano manifesti politici di certi movimenti di estrema destra, che inneggiano contro il Centro di Accoglienza di Tor Sta Ceppa. Nome di fantasia, che parodizza quasi tutta la periferia romana (Tor Vergata, Torre Spaccata, Tor Tre Teste, Torre Maura, Tor Sapienza…). I fatti sono ben noti, li sappiamo tutti. Gente che urla frasi sconnesse come “sostituzione etnica”, altra gente che va loro dietro e povere persone che ci rimettono. Si tratta del solito gioco di “quelli che vonno fa’ l’impicci” (ovveorosia spacciare), che si ritrovano in concorrenza con altri che “vonno fa’ l’impicci”, ma sono stranieri. Per impedire quindi il dilagare di questa delinquenza d’oltremare, i delinquenti nostrani si organizzano per mobilitare l’opinione pubblica. E inizia la solita tiritera dello straniero che viene a rubarci il lavoro, degli immigrati violenti etc.

Da una parte, gli immigrati e le persone che sono dalla loro parte. Dall’altra, i nazisti. Qui Zerocalcare usa proprio il termine “nazisti”, perché come ha dichiarato: ormai il termine “fascismo” è sdoganato e non fa più paura come dovrebbe. In tutta questa situazione però, Zerocalcare ha un amico che non vede da anni, Cesare, che è appena uscito di prigione. Si riconcilia con lui e nota come ora questo sia solo. L’unico spiraglio di speranza ce l’ha nella comunità di recupero, perché ormai ha perso i contatti con tutti i suoi vecchi amici. Ma l’inferno che ha provato sulla pelle lo ha portato a fare scelte incondivisibili da Zero. Il suo vecchio amico Cesare ora è nazista.

Tanti punti di vista

Nella storia di Questo mondo non mi renderà cattivo, spiccano vari punti di vista. Questo perché, nonostante le prese di posizione ideologiche, l’autore trova giusto aiutare le persone a capire un concetto fondamentale: cosa porta le persone a fare determinate scelte. Perché si diventa razzisti? Cosa è il razzismo? Che traumi ha chi ha così tanta paura degli stranieri, da non volerne più vedere?

Ma Zerocalcare fa anche una giusta distinzione: da una parte ci sono Cesare e quelli come lui, che vivono drammi che li hanno portati a compiere determinate scelte. Dall’altra ci sono quelli che fanno solo speculazione politica per il proprio tornaconto elettorale. Infine, non manca il punto di vista degli stessi immigrati. Lasciato intelligentemente per ultimo.

E qui si capisce la grande verità: per quanto ci appassioniamo a certe battaglie ideologiche, troppe volte non ci interessiamo davvero delle persone che vogliamo proteggere. E la conclusione è che l’unico modo per evitare che questo mondo ci renda cattivi è non lasciare indietro nessuno. Cercare delle risposte collettive. Anche se viviamo in un mondo che ha dimenticato cosa voglia dire “comunità”.

Quindi, perché Zerocalcare parla di me?

Raramente riesco a rispecchiarmi in un personaggio di una serie, di un film o di un anime come riesco con Zerocalcare. Ma non per quello che fa, o per quello che pensa o dice. Zerocalcare riesce a raccontare alla perfezione tutto lo spettro di emozioni dell’animo umano. Poi tu puoi pensarla come vuoi. Ma le emozioni che ti tira fuori…quelle sono. Anche se lui non condivide le scelte di Cesare, capisce le sue motivazioni. Zerocalcare è uno che scava a fondo nella tua anima, ti tira fuori pensieri che non sapevi neanche di avere chiusi dentro e ti pone davanti alla realtà delle cose con una limpidezza cristallina e incredibile. E non lo ha fatto solo con Questo mondo non mi renderà cattivo, o con Strappare lungo i bordi.

Zerocalcare è così da sempre. Solo chi lo segue dai tempi del “tipo un blog, però a fumetti” può saperlo bene. In ogni sua opera, io non ritrovo solo una bella storia, ma anche tutte le emozioni nascoste dentro.

Daje Michè…continua così!

 

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Roberto Romagnoli

Roberto Romagnoli

Nato sul pianeta Terra nel 1981, ma cittadino dell'universo.
Conosciuto in rete anche come Ryoga777, RyoGa o Ryoga Wonder.
Cantante degli X-Italy, band attiva tra il 2004 e il 2006, prima in Italia a proporre cover degli X-Japan. Successivamente canta anche nei Revolution, altra band italiana ispirata al mondo del Visual-Kei Giapponese e al Glam americano.
Negli anni si è occupato spesso di organizzazione di eventi a tema JRock, Cosplay, Manga e Musica in generale collaborando spesso con l'associazione Japanimation. È stato anche redattore di L33T, programma per ragazzi in onda su Rai 2 e Rai Futura tra il 2006 e il 2007.
Caporedattore e responsabile per l'Italia di Nippon Project e Presidente delle associazioni VK Records (etichetta discografica indipendente) e Steel Music Promotion (media dedicato alla musica e all'organizzazione di concerti)

Gamer incallito.

Il suo lato geek, sopito fino a qualche anno fa, ha cominciato a farsi sentire sempre più prepotentemente. Quindi alla fine ha deciso di aprirsi il suo blog geek robertoromagnoli.com e ha cominciato a scrivere anche su siti a tema gaming e tecnologia, tra cui Akiba Gamers e Stolas Informatica.

Amante di tutto ciò che riguarda la tecnologia, l'informatica, anime e manga, ma innamorato anche di DC Comics e Marvel.

Fondamentalista Trekkie, da quando c'è il covid e non ci si può più stringere la mano, ha trovato la scusa per fare il saluto vulcaniano.

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