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TikTok VS USA: tra sicurezza nazionale e libertà di espressione

La recente approvazione del ban da parte di Joe Biden nei confronti di TikTok ha scatenato una serie di reazioni da parte del ceo Shou Zi Chew, il quale ha annunciato un ricorso legale contro la decisione presa dall’amministrazione americana. L’accusa degli Stati Uniti si basa sulle preoccupazioni per la sicurezza nazionale, sostenendo che l’azienda proprietaria di TikTok potrebbe essere legata al Partito comunista cinese e che la legislazione cinese potrebbe permettere a Pechino di accedere ai dati privati degli utenti in qualsiasi momento. Il Congresso degli Stati Uniti ha quindi chiesto a ByteDance di vendere l’app a un proprietario ritenuto “rispettabile” o di abbandonare completamente il mercato statunitense, il più grande per TikTok con 150 milioni di utenti.In questo contesto, la discussione si concentra sul delicato equilibrio tra sicurezza nazionale e libertà di espressione degli utenti, con conseguenze significative per l’industria tecnologica e per gli utenti stessi. La decisione finale su TikTok negli Stati Uniti avrà sicuramente ripercussioni globali e solleva importanti questioni sulle relazioni tra società tecnologiche, politica e diritti umani.

Si prospettano mesi di battaglia legale per il social cinese, il quale ha nove mesi di tempo per cambiare proprietà negli Stati Uniti.

Ma le problematiche per TikTok non si limitano al territorio americano. Anche in Europa il social è sotto accusa, con un’indagine avviata dall’Unione Europea che ha sollevato dubbi sul potenziale “induttivo di dipendenza” dell’app, specialmente tra i giovani. In risposta a queste preoccupazioni, TikTok ha deciso di sospendere il suo programma a premi sulla app Lite in Francia e Spagna.

Il commissario europeo per il mercato interno, Thierry Breton, ha sottolineato che l’indagine dell’Ue continuerà, prendendo atto delle azioni intraprese dalla società cinese. “I nostri figli non devono diventare cavie per i social media”, ha affermato Breton.

Nel frattempo, Shou Zi Chew ha dichiarato che TikTok non ha intenzione di arrendersi facilmente e si prepara a combattere legalmente per difendere i propri interessi. “Siamo certi che i fatti e la Costituzione ci daranno ragione, e non ci arrenderemo”, ha affermato il ceo. È evidente che il futuro di TikTok sia tutt’altro che certo, e solo il tempo dirà quale sarà l’esito di questa controversia a livello internazionale.

maio

maio

Massimiliano Oliosi, nato a Roma nel 1981, laureato in giurisprudenza, ma amante degli eventi e dell'organizzazione di essi, dal 1999 tramite varie realtà associative locali e nazionali partecipa ad eventi su tutto il territorio nazionale con un occhio particolare al dietro le quinte, alla macchina che fa girare tutto.

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