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The Prestige di Christopher Nolan

Piccoli autori crescono.  Pian piano dimostrano di saper fare il loro mestiere. Di sapere trovare una propria strada e un proprio gusto, saper nascondere dietro a delle immagini il proprio mondo. Questo traspare da Prestige, qualunque sia il verdetto finale che spetterà allo spettatore. I personaggi di Nolan si muovono nell’ombra; sia che siano le strade di fine 800 o  quelle di Gotham. Questo si deve al regista essere riuscito a costruire un proprio iter al cui interno si muovono eroi dark sempre in conflitto con il proprio io. Vivono  in simbiosi con il proprio doppio, questi eroi dark, hanno un segreto da nascondere verso gli altri (Batman Begins)  o persino a loro stessi ( Memento). Non si può contare su nessun altro a meno che l’altro non sia il doppio. Non  trovano beneficio da quello che fanno, la loro vita è sacrificio: per una vendetta, per una causa più alta, per un conflitto fra le parti.

In questo contesto si muove il prestigio, che a pieno titolo lo si può identificare come un film drammatico più che semplicemente da intrattenimento o blockbuster, un film che indaga sulla natura dell’uomo e lo scontro tra scienze e natura, argomento che appassionò la gente dell’epoca. Nolan ci accompagna, assieme ai suoi personaggi, nell’inquieto mondo dell’illusionismo svelandoci di passo in passo i suoi trucchi fino alla saturazione, fino a quando, nel continuo sperimentarsi, i protagonisti non sanno più cosa inventare e decidono, prima uno e poi l’altro, di abbracciare quella che poi si scoprirà vera magia, o fantascienza.

Il film sceglie il flashback come modo di narrare, spostandosi dal punto di vista di “Danton” a quello del “Professore” entrambi dediti alla scoperta dei segreti dell’altro. Il passato ci aiuta a svelare il presente di questi due illusionisti dalle loro origini, amici per la pelle ad acerrimi nemici entrambi ossessionati dall’altro nel riuscire ad essere il migliore: Dandy il primo (jackman) più veniale l’altro (Bale). Lo scenario dove si muovono i due e ricco di personaggi: dalla parte di Danton un Michaele Caine maestoso consigliere  che non riesce a smaltire i postumi dell’Alfred di Batman, dall’altra parte la moglie del “Professore” attorniata dai mille dubbi sugli sbalzi uterini del marito.

Da copertina, la timida Johansson si muove fra i due maghi facendo prima la corte ad uno e poi all’altro. Ultimo ma non d’importanza il personaggio di Volta vero catalizzatore della storia, creatura fantastica che incarna i sogni di speranza di una società che si apprestava a vivere gli eventi traumatici del 900, a metà fra lo sciamano e lo scienziato non che vero uomo del suo tempo.

Le conclusioni sembrano scontate: il film si muove in quel limbo, dove molti film  americani giacciono, una via di mezzo fra essere un film d’autore e un blockbuster, in ogni caso  “ The Prestige” può essere inserito in quella filmografia dark a cui ormai bisognerebbe dare pieno titolo di genere; dalle evocazioni barocche  di Burton ( non a caso regista dei primi due Batman) a quelle più cupe e sinistre di Proyas e Fincher , fino a tornare agli albori con gli esempi di Murnau e Wiene.

 

di Giulio Cangiano

 

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