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Rough di Mitsuru Adachi

Il manga fu presentato nell’Aprile del ’95 (lo stesso mese in cui iniziò anche “Dragon Ball”) dai Kappa Boys sulla testata “Starlight”, prendendo il posto dei fortunatissimi “Orange Road” e “Sesame Street” di Izumi Matsumoto. Purtroppo “Rough”, dopo appena 9 mesi, cosa mai successa in casa Star, viene interrotto a causa delle scarse vendite (risentendo forse della concorrenza interna del già citato “Dragon Ball”), salvo poi ricomparire in edicola nella collana “Storie di Kappa”, sotto forma di 5 bei volumazzi che concludono la serie, attraverso i quali i Kappa Boys dimostrano una forza di volontà mica da ridere.

In breve, la storia assomiglia, anche se alla lontana, a quella di “Romeo e Giulietta” di Shakespeariana memoria (sperando che Shakespeare non si rivolti nella tomba dopo questa mia affermazione): Keisuke Yamato e Ami Ninomya si odiano per colpa di una rivalità che dura da anni tra le loro famiglie, entrambi di pasticcieri. Non solo: Keisuke è un abile nuotatore, classificatosi terzo alle gare nazionali, mentre Ami è una tuffatrice quasi alle prime armi, ma dotata di uno stile eccezionale e grande talento. I due frequentano la stessa scuola, e quindi, per forza di cose, spesso e volentieri si scontrano. Tuttavia, grazie allo sport, agli amici e a tanti altri fattori più o meno importanti, Keisuke ed Ami diventano amici, anche se dovranno, in seguito, fare i conti con i loro sentimenti, le loro famiglie e con il campione nazionale di stile libero, che è amico moooolto intimo di Ami e soprattutto, rivale numero uno di Keisuke, sia nello sport, che in amore…
Di più non dico perchè, come prevedibile, si rischierebbe di svelare particolari che rovinerebbero la lettura di questo fumetto. Devo ammettere che io stesso non ho comprato “Rough” al momento dell’uscita in edicola: oltre che per problemi di tipo “logistico” (che non sto qui a a spiegarvi), il fumetto non ha fatto su di me presa immediata. Non mi piace infatti, lo stile di Adachi: trovo che disegni le orecchie dei personaggi troppo grosse, inoltre, da come disegna lui i personaggi maschili, sembra che abbiano le gambe più corte rispetto al resto del corpo o quantomeno che abbiano tutti quanti il cavallo dei pantaloni molto basso. Tuttavia, come insegna il maestro Go Nagai, è la storia che fa grande il fumetto, e non il tratto, e anche Adachi sembra confermarlo: l’autore infatti ha confezionato una storia d’amore delicatissima, per certi tratti simile a Video Girl Ai, ma priva di quegli ammiccamenti piacevolmente erotici, quell’atmosfera voyeristica e quel “lolitismo” tipico di Katsura (non fraintendete per carità, VGA è il mio fumetto preferito). Come il fumetto di Katsura però, i sentimenti trasudano da ogni pagina e gioirete per le vittorie di Keisuke ed Ami e vi dispiacerà delle loro sconfitte, ma soprattutto, li sentirete “vivere”.
Che fine hanno fatto le persone che chiedevano Adachi ad alta voce? Anche se magari vi aspettavate “Touch” o “Miyuki”, comprate lo stesso “Rough”: non vorrei sembrare impopolare, ma forse “Rough” è ancora più bello… fermo restando che siamo ancora tutti in attesa di “H2”.

Ryo Saeba

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