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Jeeg Robot d’Acciaio: il cyborg che sfidò la storia (e i robot giganti)

C’è stato un tempo in cui i bambini italiani degli anni ‘70 correvano a casa dopo la scuola non per fare i compiti, ma per guardare un ragazzo trasformarsi nella testa di un gigantesco robot di metallo, pronto a difendere il Giappone (e il mondo) da antiche forze oscure. Quel ragazzo era Hiroshi Shiba. Quel robot era Jeeg Robot d’Acciaio.Ma Jeeg è molto più di un semplice anime nostalgico: è un piccolo miracolo narrativo e tecnologico, figlio della mente vulcanica di Go Nagai (lo stesso papà di Mazinger Z, UFO Robot Goldrake e di tanti altri capolavori). Oggi ti porto in viaggio nel mondo di Jeeg, tra archeologia, tecnologia futuristica e battaglie roboanti. E vedrai che, anche dopo 50 anni, la magia di quel robot non ha perso un solo grammo del suo fascino magnetico.

Il manga che anticipò l’anime

Jeeg nasce nel 1975 come manga pubblicato su TV Magazine di Kodansha. Ai testi c’è Go Nagai, mentre ai disegni troviamo il suo talentuoso assistente Tatsuya Yasuda.
La storia racconta del risveglio del leggendario Impero Yamatai (ispirato a un vero regno giapponese esistito nel periodo Yayoi), deciso a conquistare il mondo sotto il comando della crudele Regina Himika. A contrastarla ci penserà il giovane Hiroshi, trasformato in cyborg dal padre, il Professor Shiba, per poter pilotare Jeeg, un robot modulare che si ricompone attraverso la forza dell’elettromagnetismo.

Curiosamente, il manga precede la serie anime di ben sei mesi, e rispetto a quest’ultima è decisamente più cupo e violento. Hiroshi nel manga non ha i tormenti psicologici che invece lo rendono così umano nell’anime; è un soldato obbediente, quasi spietato, e i comprimari sono meno sviluppati.
Ma in entrambe le versioni il concetto che colpì tutti fu proprio l’innovazione narrativa e tecnica: per la prima volta il pilota non è chiuso in una cabina di comando, ma diventa parte integrante del robot stesso, fondendo carne e acciaio.

L’anime che conquistò l’Italia

La serie animata arriva poco dopo, prodotta dalla Toei Animation: 46 episodi da 22 minuti, trasmessi in Giappone nel 1975 e arrivati in Italia nel 1979, sulle TV locali.
Il successo fu clamoroso: in un’Italia già innamorata di Goldrake e Mazinga, Jeeg portava una ventata di novità. Bastava vedere quella trasformazione spettacolare — Hiroshi che unisce i pugni, sprigiona energia magnetica, e si aggancia alle componenti sparate dal Big Shooter di Miwa — per restare incollati allo schermo. La storia, rispetto al manga, approfondisce i personaggi, in particolare il rapporto conflittuale tra Hiroshi e il padre (ormai “fantasma elettronico”), e i dubbi esistenziali del ragazzo-cyborg. Non manca nemmeno un pizzico di critica sociale, con riferimenti alla paura nucleare che aleggiava ancora nell’immaginario giapponese post-bellico.E poi c’erano i nemici, sempre più potenti: prima la Regina Himika, poi l’arrivo dell’Imperatore delle Tenebre e della letale Flora. Ogni episodio era una sfida per Jeeg e per lo spettatore.

Un robot davvero unico

Jeeg, a differenza degli altri mecha di Go Nagai, non è un gigante d’acciaio guidato da remoto. È un robot modulare e versatile, alto appena 10 metri e pesante 25 tonnellate, il cui cuore pulsante è proprio Hiroshi.Questa struttura lo rende capace di adattarsi a qualsiasi terreno: volo, immersione subacquea, penetrazione nel sottosuolo. Le sue armi, numerosissime, sono diventate leggenda tra i fan: dai Magli perforanti al Raggio protonico, fino agli scudi rotanti e ai componenti trasformabili.A differenza di Mazinga o Goldrake, Jeeg è riparabile al volo: un braccio danneggiato? Basta sganciarlo e sostituirlo in battaglia. Un vero precursore della modularità tanto cara oggi alla robotica moderna!

La legacy: tra sequel e collezionismo

Nel 2006 è arrivato anche un sequel, Shin Jeeg Robot d’Acciaio: nuova continuity, nuova grafica, nuovi personaggi, ma sempre lo stesso cuore narrativo. Questa volta è il giovane Kenji Kusanagi a trasformarsi nella testa di Jeeg, mentre vecchie conoscenze come la Regina Himika ritornano in scena. Nonostante qualche perplessità da parte dei puristi, la nuova serie ha saputo conquistare una nuova generazione di fan.

Per i più nostalgici c’è anche il lungometraggio italiano del 1979, “Jeeg contro i mostri di roccia”, distribuito in DVD e molto apprezzato per la sua trama coesa, nata da un sapiente montaggio dei migliori episodi della serie originale.

Perché Jeeg è ancora attuale?

Jeeg non è solo un ricordo degli anni ‘70. La sua storia continua a parlarci ancora oggi, perché affronta temi universali: il rapporto padre-figlio, la paura della disumanizzazione, il conflitto tra passato e futuro, la forza della volontà umana contro il destino.
In un’epoca in cui discutiamo di intelligenze artificiali e cyborg reali, la figura di Hiroshi — umano costretto a diventare macchina per salvare il mondo — risuona con inquietante attualità.

E poi, diciamocelo: vedere un ragazzo che si trasforma nella testa di un robot modulare resta ancora oggi una delle idee più cool della storia degli anime.

Redazione

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