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Catacombs – Il mondo dei morti

Nel marasma cine-adrenalinico dell’estate, in sordina, esce un film sottovalutato e misconosciuto. “Catacombs”, uno di quei titoli che non lasciano di stucco -la solita roba-  uno dice. Invece il prodotto sembra  interessante, realizzato dalla coppia Tomm Coker e David Elliot, sia sceneggiatori che direttori e prodotto da quella piccola casa chiamata “Twisted Picture” che ha dato i natali a “Saw l’enigmista”.( e che presto darà i natali alle Bratz, loro si che ne capiscono di paure, insomma).

La storia comincia con una voce (quella della protagonista) che racconta il suo allegro viaggio Parigino, la città del romanticismo e anche città dei fantasmi.

Victoria è ansiogena, timida e depressa; un modello di teenager moderno insomma,ed ha una sorella che è l’opposto ( Oh mio dio è davvero lei Pink!).

La sorella Carolyn-Pink, la spinge ad andare ad una festa all’interno delle catacombe Parigine ( lo so che fa più fico dire rave però erano quattro tizi in uno scantinato, tanto rave non sembrava).

L’atmosfera viene costruita, attraverso abili mosse di montaggio, accompagnate da voci di sottofondo che spiegano le ragioni di quei kilometri di tunnel nel sottosuolo di Parigi.

E poi … il buio..

L’oscurità non ha mai giocato cosi bene, la maggior parte delle scene sono a buio pesto, e non quel buoi che fa intravedere dei corpi nella penombra, lo schermo è nero, solo l’ansimare di Victoria non ti fa credere che il macchinista si sia addormentato.

La storia comincia con lei che logicamente si stufa di stare con l’allegra combriccola della sorella e comincia a camminare da sola per le catacombe ( il colpo di scena non lo dico).

Ben presto si accorge di non essere poi cosi tanto sola, un bambino abbandonato li ventanni  anni fa e  alquanto in collera  per la sua condizione di nottambulo, se la prende con la nostra cara Victoria, inseguendola per le catacombe.

Ritorna alla festa, ma la polizia irrompe, i gruppi si separano lei prende una botta, e ritorna il buio.

Qui parte quella parte meravigliosa per cui vale la pena andare a vedere questo film.

Non ci sono più mostri, solo lei e noi, perché noi percepiamo la sua angoscia, il buio pesto. La regia riesce a giocare con quella poca luce che c’è facendoci percepire l’oscurità, la claustrofobia anche a chi non ne ha.

Ben presto Victoria sarà accompagnata da Hanry, ragazzo francese anche lui scappato dalla festa, l’unico problema che sorge è che Hanry non parla una parola di inglese ( italiano per noi), e quindi Victoria non riesce a comunicare con lui.
Sola nell’oscurità e incapace a comunicare, in questo clima di globalizzazione in cui viviamo queste potrebbero essere le paure giuste per farci uscire fuori dal cinema soddisfatti.

Victoria, quando Hanry si spezza una gamba cadendo in un cunicolo, non ci penserà due volte ad abbandonarlo e scappare, per poi ritrovarsi sola di nuovo.

Un po’ di pipistrelli un po’ di topi e il mostro ritorna, per la scena finale.

Ma mi sembra che ho già raccontato abbastanza, mi sono permesso di farlo perché l’anima di questo film, non è la storia, come ben si saprà in questo genere di film ammazza-giovincelli.

L’anima è l’atmosfera che riesce a regalarti questo piccolo film, pieno di cliché, ma che riesce a darti emozioni forti.

La regia è immancabilmente veloce, da cardiopalma nel descriverti i luoghi della festa e ad introdurti. Poi il tono si abbassa per percepire ogni rantolo, gemito di dolore di Victoria.

Impressionante la scena in cui lei, dopo la botta, si risveglia sola con una torcia in mano , e l’immagine si fa sempre più piccola, sempre di più fino a vedere una luce in lontananza.

Il luogo chiuso, le nevrosi di Victoria sono perfette come per Saw dissi che era riuscito a comprendere al meglio le paure della nostra generazione fatte di sofferenza e non di morte( dopo quella non c’è più nulla, sei una comparsa fuori dallo schermo, basta, e questo lo spettatore lo sa, l’attore morto è al sicuro dietro la mdp a bersi un caffè).

Questa piccola casa di produzione, che ha permesso a questi due giovani registi di cimentarsi con un opera prima, sa quali sono le nostre paure e te le fa rivivere tutte.

Due ultime cose da dire: dicono che sia tratto da una storia vera, ma vi dico che ho passato la notte a cercare su internet tracce di questa storia, se qualcuno la trova mi faccia sapere.

Due: un grido di aiuto a lei, Shannyn Sossamon, bellissima e bravissima attrice, protagonista di quelle famose “ Regole dell’attrazione” che fa film su film senza essere ancora famosa.

E’ consigliatissima la visione di questo film al cinema dove l’oscurità ti avvolge e l’immedesimazione viene amplificata. Non sciupate la visione di questo film a casa vostra, scaricato o affittato, a meno che non abbiate uno schermo gigante. Per tutti quegli ipocondriaci, claustrofobici, nevrotici questo film potrebbe risultare essere un bel toccasana.

Anni fa, confesso, avevo  terrore dei ragni e mi costrinsi a vedere decine di volte “Aracnofobia”. Devo dire che la cosa funzionò bene, ora ho solo paura che una tarantola faccia il nido sotto il mio letto.

 

di Giulio Cangiano

Satyrnet

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