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La recensione di Walking Cat di Tomo Kitaoka

In un mondo ora praticamente destinato all’estinzione, gli zombie camminano liberamente sulla Terra e depredano vittime ovunque vadano. Jin, un giovane che cerca di sopravvivere alla nuova realtà in cui vive, salva un gatto bianco dall’imminente morte e decide di portarlo con sé. Si sa che i gatti sono esseri molto autonomi, ma nell’estremo mondo in cui vive l’uomo sembra aver trovato un compagno affidabile che gli avvisa dei pericoli soffiando nella direzione in cui sente l’odore della morte. I due continuano il loro viaggio insieme alla ricerca della moglie di Jin, che lui continua a sperare sia ancora viva.

La storia inizia con una semplicità notevole e si compone di tre volumi, comprensivi di quaranta capitoli in totale, purtroppo ancora inediti in Italia. Il lettore si rende presto conto di seguire questa disperata ricerca, ma qualcosa sembra non tornare del tutto. Spesso le vignette si soffermano seguendo le azioni del gatto, dando l’impressione che ci sia qualcosa di più, come se il nostro felino fosse la chiave per sbloccare qualcosa di fantastico. La loro avventura, tuttavia, scorre con una certa semplicità, raccontando una vita fatta di fughe, combattimenti e quel che resta di una quotidianità costretta.

Tomo Kitaoka, l’autore e disegnatore di Walking Cat, racconta questa storia spezzandola inizialmente in piccoli avvenimenti quotidiani, una scelta che ritroviamo anche in Conbini Of The Dead, un altro manga a tema zombie. Questo gli permette di concentrare meglio gli eventi e focalizzare l’attenzione del lettore sul vero fulcro di questo lavoro: il gatto!

Il nostro caro felino bianco, non è il tenero ausiliario che accompagna un umano alla ricerca della sua moglie, né un catalizzatore di possibili svolte nella storia; è invece il vero protagonista di questa avventura ambientata nel mondo dei zombie. La cosa che sorprende ancora di più è il fatto che tutta la narrazione sia stata pensata per far percepire al lettore le emozioni del suo protagonista descrivendole con semplici gesti come le fusa, i miagolii o ancora più semplicemente con l’indifferenza tipica dei gatti.

Jin sarà quindi solo una parentesi nell’avventura che il nostro protagonista sta vivendo in questo mondo che costantemente tenta di eliminare gli uomini e la vita animale in generale. Il nostro gatto si ritroverà ad osservare ed interagire con situazioni complicate, struggenti, drammatiche o semplicemente molto umane. In fine, il racconto di Tomo Kitaoka è una storia onesta senza momenti particolarmente alti, né brutti scivoloni, che si scorre lisciamente e ci regala anche qualche bella coincidenza che chiude le storie aperte in precedenza.

Tratto e continua a leggere su:

Walking Cat: la recensione

Scritto da MarcoF  

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