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Un pomeriggio, per caso, ho intervistato Elena Romano

Oggi torno a scrivere su queste pagine, intervistando una persona speciale. Un’amica, ma anche una brava scrittrice, capace di emozionarsi ed emozionare. Sto parlando di Elena Romano. Giovane talento Calabrese, nonché nascente orgoglio Italiano nella letteratura. Il suo primo libro uscirà a breve, ma in cantiere ha già tante di quelle idee che questo articolo non basta a contenerle. “Un Pomeriggio Per Caso”, questo il titolo del libro in uscita il prossimo 3 Ottobre, sarà il primo di una trilogia. E noi tutti le auguriamo che questa trilogia sarà la prima di una serie di successi. Ma ora lasciamo la parola a lei! Ecco a voi la mia intervista a Elena Romano!

Introduciti e parlaci un po’ di te.

Mi chiamo Maria Elena Romano, anche se mi presento sempre come Elena. Il doppio nome lo trovo troppo “pomposo”, ma non posso dire non mi piaccia. Ho trentacinque anni, e fin dall’età di dieci ho scritto, che fossero romanzetti, poesie o pagine di diario interminabili…qualsiasi cosa, purché fosse scritta, a mano o sul computer. Mi sono diplomata al Liceo Classico della mia città natale, seppur con serie difficoltà nei rapporti alunno-docente, e forse è proprio “grazie” alla voglia di rivalsa nei confronti dei docenti (una in particolare, quella di lettere) se ho deciso di mettermi in gioco e dimostrare a tutti, soprattutto a me stessa, che potevo farcela…e adesso eccomi qui.

Ora introduciti e raccontaci qualcosa di te, ma nel tuo stile di narrazione!

Maria Elena è una giovane donna di trentacinque anni. Sono tanti trentacinque anni, ma, nonostante ciò, ha deciso di tentare il tutto per tutto, di cercare di spiccare finalmente il volo verso quello splendente e irraggiungibile sole, come Icaro prima di lei, nonostante l’incessante paura di scottarsi. Lui è stato coraggioso. Dovrebbe esserlo anche lei, no? Si ferma a fissare per qualche secondo il suo libro, il suo sogno finalmente divenuto realtà, e le torna alla memoria la sua professoressa del liceo, quella che non ha fatto altro che metterle i bastoni tra le ruote, usando l’arma preferita di tutti i professori: quel famoso coltello dalla parte del manico. E lo ha fatto non solo con l’uso di pessimi voti, ma anche con battutine acide ad ogni occasione possibile. Essere vittime di bullismo è una delle cose peggiori, questo Elena lo aveva imparato, come aveva compreso che le parole sono ben più taglienti degli schiaffi. Adesso Elena è una donna nuova, più forte, ed è grata del fatto che la vita sia un continuo divenire…per sua fortuna le scuole superiori sono finite da un pezzo. Resta solo lei, lei e la vita, la sua continua sfida. Non le importa più di ciò che pensa quella professoressa, adesso quando ripensa a lei prova solo tanta compassione, l’unica cosa che le importa è riuscire ad emozionare i suoi lettori, farli commuovere, ridere. In fondo la scrittura non è altri che questo: comunicare con l’altro.

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho iniziato a scrivere fin da piccola, tutte cose che purtroppo sono andate perse tra computer ormai dismessi e fogli di quaderno e di diario che forse sono ancora dentro casa dei miei, chissà. Scrivevo di tutto, dalla storiella horror a quelle romance, poesie su poesie e fiabe per bambini. Ho scritto anche qualche monologo comico teatrale, un paio dei quali ho anche portato sul palcoscenico, riscuotendo un discreto successo tra il pubblico. La scrittura è sempre stata parte di me, come respirare. Solo da qualche anno, dopo aver ossessionato per anni e anni i miei genitori e i miei amici con la lettura dei miei scritti, ho pensato di permettere anche a qualcun altro di avvertire le mie emozioni su carta, sperando piacciano anche a loro, sperando si ritrovino nel mio vissuto e che sentano ciò che sentono i protagonisti delle mie storie, quel che sento io.

Hai un genere preferito, oppure ti piace scrivere su più generi?

In verità non mi sono mai posta dei limiti, non mi è mai piaciuto. Il libro che ho appena pubblicato è romance, ma in cantiere ne ho un altro horror, che ho già scritto per metà, uno giallo e molte fiabe istruttive per bambini, tutte opere che spero vedranno presto la luce.

Quando ti capita di stare in giro e ti viene un’idea, come la “intrappoli” (note vocali sul telefono, appunti veloci su un blocco note etc.)?

La maggior parte delle idee che ho avuto sono nate durante la notte, grazie ai miei sogni, oppure bussano alla mia porta poco prima di addormentarmi, a volte anche mentre sono fuori casa. I metodi variano di volta in volta. Preferisco sempre e comunque scrivere, difatti ho un taccuino nella mia borsa e lo porto sempre con me, ma, quando non riesco a farlo, utilizzo anche note vocali sul cellulare.
Comunque sia, qualsiasi metodo va bene, ciò che conta è non perdere nulla. Ogni minima idea, anche quella che all’apparenza sembra meno “geniale”, merita di essere ricordata.

Ci sono autori a cui ti ispiri?

Non so se si possa parlare di ispirazione, perché credo che ognuno abbia il proprio stile. Non oserei mai paragonarmi a uno Stephen King o a Gramellini o ad Emily Brönte. Sono autori che adoro, ma non potrei mai paragonare il mio modo di scrivere al loro. Ognuno di loro è unico a modo suo e io, nel mio piccolo, sono unica a modo mio.

Quando devi scrivere un nuovo racconto ci sono mille cose da tenere in considerazione. Noi siamo tutti abituati a leggere i libri in maniera lineare, e molte volte ci sono capitoli interi con flashback o richiami alla lore, o alla storia personale del protagonista. Queste cose tu preferisci definirle prima, oppure scrivi i capitoli in sequenza e le sviluppi man mano?

Per fare un esempio su “Un pomeriggio per caso”, posso dire di non aver deciso quasi nulla in anticipo. Mi siedo davanti al quaderno o al computer e le idee escono. A volte sono idee grandiose, che mi fanno venir voglia di stringermi la mano per complimentarmi con me stessa, altre sono orribili, al punto che in un secondo momento vengono scartate, facendo posto ad altre di gran lunga migliori, ma è tutto venuto fuori di getto.

Come si sceglie il titolo di un libro (o di un racconto)?

Ognuno trova il suo metodo. Io cerco di sceglierne uno che ovviamente sia pertinente alla storia, che sia originale e non scontato e che al contempo susciti in chi lo legge una certa curiosità. Cerco, da lettrice, di immaginarmi in libreria, alla ricerca di qualcosa da leggere, mi vedo scorrere con lo sguardo una marea di titoli e poi penso: “Mi attirerebbe il titolo che ho scelto?”. Quando trovo quel titolo che mi fa dare una risposta affermativa, capisco di averlo trovato. D’altronde qualunque lettore sa che la prima cosa che colpisce è la copertina, a seguire vi è il titolo e infine, ma non meno importante, vi è la sinossi. Spero di essere riuscita ad avere gran cura per ognuno di questi dettagli.

Come scegli la suddivisione in capitoli?

Non è una scelta pensata. Scrivo finché penso sia necessario. Quando la sequenza di eventi che voglio partecipare al lettore termina, anche il capitolo incontra la sua fine.

Tu sei autoprodotta, o hai un editore?

Mi era venuto il dubbio se autoprodurmi, ma non ne ero convinta. A mio parere la figura dell’editore è importantissima e in Antonio Marino, il mio editore, ho trovato un grande sostegno e sono davvero contenta di aver fatto la sua conoscenza, perché, oltre ad essere un gran lettore e amante dei libri, è una bellissima persona.

Nei tuoi racconti quanto c’è di attualità, per quanto celata dietro metafore?

Tutto è attualità, anche l’aria che i miei personaggi respirano, e di metafore ne uso molte, sono una delle cose che più amo della lingua italiana.

E nei tuoi personaggi, quanto c’è di te?

Moltissimo, spesso soprattutto nel/nella protagonista, ma, per evitare di porre il lettore sempre davanti stesso protagonista, ad ognuno di loro regalo qualche mia sfaccettatura, rubando qualcosa anche al mondo esterno, a persone che vedo tutti i giorni, o ad altre che incontro anche solo per cinque minuti. Il mondo è il mio libro, su cui ogni giorno, scrivo una vita diversa.

Ma ora, passiamo al libro che hai appena scritto. Cosa racconta questo romanzo?

Principalmente si sofferma sulla storia di Elisa, ragazza di trent’ anni alla ricerca del suo posto nel mondo, i suoi sentimenti e i suoi pensieri, ma al contempo esplora anche le vicende delle persone che fanno parte della sua vita. Quasi tutti per adesso.

Per adesso? Quindi avrà un seguito?

Ne avrà due, in realtà. “Un pomeriggio per caso” è il primo di una trilogia. Ho da poco iniziato la stesura del secondo.

Dicci qualcosa in più di Elisa. Qual è la sua personalità?

Incontriamo Elisa in un punto cruciale della sua esistenza, quel momento in cui ci domandiamo: “Ma io chi sono? Cosa voglio davvero dalla vita?”. La sua vista è appannata dai problemi legati alla sua famiglia e alla vita privata. Suo padre è morto quando era solo una ragazzina e la madre da qualche anno l’ha lasciata sola in una casa piena zeppa di ricordi, sposandosi con un altro uomo.
Elisa è una ragazza dall’animo gentile, farebbe di tutto per le persone che ama, è molto cocciuta, ma anche molto confusa, vuole osare ma ha paura di farsi male, e ad aumentare questa sua confusione entrerà in gioco un personaggio misterioso che, inviandole una serie di pacchi, ognuno dei quali racchiude un enigmatico messaggio, aiuterà Elisa nella scoperta di sé stessa.

Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Satyrnet che vogliono avvicinarsi alla scrittura?

Non so se io mi trovi davvero nella condizione di poter elargire insegnamenti o consigli, avendo pubblicato ancora solo un romanzo, una fiaba e un racconto breve, ma posso riportare la mia modesta esperienza. Leggete, leggete tanto, più che potete; magari in metro, mentre andate al lavoro, quel lavoro che vi ruba gran parte della giornata e, se non lo amate, anche la voglia di fare qualsiasi altra cosa. E poi scrivete di qualsiasi cosa vi ispiri, anche se al momento non vi sembra nulla di incredibile. Spesso gettiamo le nostre idee al vento perché siamo troppo carichi di aspettative, perché non ci riteniamo all’ altezza di grandi autori come Tolkien o King o Verne o Wilde, o perché qualcuno, com’è accaduto a me alle superiori, ci demolisce a tal punto da farci dimenticare di credere in noi stessi. Ci convince che siamo dei buoni a nulla e che non faremo mai nulla di grandioso nella vita. Penso che la cosa migliore da fare, la cosa più grandiosa, che è sempre in nostro potere, sia metterci anima e corpo per realizzare i nostri sogni e, se il vostro è diventare scrittori, fatelo. Scrivete. E non fatevi intimorire dai primi “no”. Ogni volta che sentite la fiducia in voi stessi mancare, ricordate che Einstein aveva l’insufficienza in fisica. Buona scrittura a tutti.

Se questa intervista vi è piaciuta e siete curiosi sulle altre opere di Elena, o volete acquistare il suo libro “Un Pomeriggio Per Caso” (in uscita il 3 Ottobre), eccovi tutti i suoi link!

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Roberto Romagnoli

Roberto Romagnoli

Nato sul pianeta Terra nel 1981, ma cittadino dell'universo.
Conosciuto in rete anche come Ryoga777, RyoGa o Ryoga Wonder.
Cantante degli X-Italy, band attiva tra il 2004 e il 2006, prima in Italia a proporre cover degli X-Japan. Successivamente canta anche nei Revolution, altra band italiana ispirata al mondo del Visual-Kei Giapponese e al Glam americano.
Negli anni si è occupato spesso di organizzazione di eventi a tema JRock, Cosplay, Manga e Musica in generale collaborando spesso con l'associazione Japanimation. È stato anche redattore di L33T, programma per ragazzi in onda su Rai 2 e Rai Futura tra il 2006 e il 2007.
Caporedattore e responsabile per l'Italia di Nippon Project e Presidente delle associazioni VK Records (etichetta discografica indipendente) e Steel Music Promotion (media dedicato alla musica e all'organizzazione di concerti)

Gamer incallito.

Il suo lato geek, sopito fino a qualche anno fa, ha cominciato a farsi sentire sempre più prepotentemente. Quindi alla fine ha deciso di aprirsi il suo blog geek robertoromagnoli.com e ha cominciato a scrivere anche su siti a tema gaming e tecnologia, tra cui Akiba Gamers e Stolas Informatica.

Amante di tutto ciò che riguarda la tecnologia, l'informatica, anime e manga, ma innamorato anche di DC Comics e Marvel.

Fondamentalista Trekkie, da quando c'è il covid e non ci si può più stringere la mano, ha trovato la scusa per fare il saluto vulcaniano.

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