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Meta vuole leggerci nel pensiero?

Meta, l’azienda leader nel settore della tecnologia di Mark Zuckerberg, sta lavorando su una rivoluzionaria innovazione nell’ambito dell’intelligenza artificiale: la capacità di leggere i pensieri umani e di interagire con loro. Questo avveniristico sistema è stato creato grazie all’utilizzo della magnetoencefalografia (MEG), una tecnica di neuroimaging non invasiva che permette di misurare i campi magnetici generati dalla nostra attività cerebrale. Attraverso la cattura di questi segnali, i ricercatori di Meta possono studiare e mappare in tempo reale l’attività cerebrale.

Il processo di decodifica dei processi visivi che avvengono nel cervello umano avviene attraverso tre fasi distinte.

Innanzitutto, prima che sia possibile interagire con il cervello, viene generato un insieme di rappresentazioni dell’immagine che possono essere comprese ed elaborate dall’intelligenza artificiale. Successivamente, i dati ottenuti dalla MEG vengono allineati con le immagini generate durante la prima fase, creando così un collegamento diretto tra l’attività cerebrale e la rappresentazione dell’immagine. Infine, attraverso una ricostruzione delle caratteristiche cerebrali, viene generata un’immagine plausibile che mira a rappresentare il pensiero originale.

Le potenzialità offerte da questa tecnologia sono enormi e possono essere sfruttate in vari settori applicativi.

Ad esempio, potrebbe essere utilizzata per migliorare l’esperienza di Realtà Virtuale o per aiutare persone che, a causa di lesioni cerebrali, hanno perso la capacità di parlare.

Tuttavia, è importante sottolineare che questa tecnologia è ancora in fase di sviluppo e presenta alcune limitazioni. Gli esperti di Meta hanno infatti riscontrato che il decodificatore MEG non è sempre preciso nella generazione di immagini, che rappresentano solo caratteristiche generali rispetto all’immagine originale e non riescono a coglierne tutti i dettagli specifici.

Inoltre, bisogna prendere in considerazione importanti riflessioni a livello etico, affinché sia garantita la tutela della privacy mentale dei soggetti coinvolti. Meta non è l’unica azienda che sta conducendo ricerche in questo campo e c’è un costante dibattito sulle implicazioni etiche che questo tipo di tecnologia può comportare. A tal proposito, uno studio condotto dall’Università della California a Berkeley ha dimostrato come un’intelligenza artificiale sia in grado di ricreare brani musicali analizzando l’attività cerebrale dei partecipanti.

Dunque, i progressi nell’intelligenza artificiale e nella neurotecnologia aprono nuove possibilità nel campo della salute e della riabilitazione. Queste scoperte hanno il potenziale di cambiare la vita delle persone con disabilità fisiche, ma allo stesso tempo sollevano importanti questioni etiche che devono essere adeguatamente affrontate.

Redazione

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