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Lo Straniero Senza Nome

Un pistolero in nero che va in giro con una bara e che così si presenta: “Faccio fuori cattivi, prepotenti, suocere acide…e il funerale è compreso nel prezzo”, però nella bara tiene un piatto di spaghetti fumanti: sarà la fine dello spaghetti western? Pubblicato per qualche tempo su Fumo di China e poi raccolto in uno speciale come allegato a Macchie d’Inchiostro ecco arrivare tra le mie mani Lo straniero senza nome, strip western scritto e pensato da Daniele Mocci e inchiostrato da Luca Usai.
Il tono è derisorio e a tratti tagliente come la lama di un coltello inzuppato nel bourbon con cui nel vecchio west si toglievano le pallottole dal fondoschiena dei malcapitati. Per l’occasione due chine vaganti d’eccezione si uniscono per dare alla luce questa lunga striscia western dal sapore antico. Gli ingredienti dello spaghetti western ci sono tutti: la puttana, il pianista, lo sceriffo, il saloon e i soliti attaccabrighe, ma vengono come dire frullati dall’inventiva dei nostri e da un gusto particolare per l’assurdo ed il paradosso non lontanissimo dalle creazioni del grande Bruno Bozzetto. Impreziosita da tre introduzioni di tutto rispetto (Michele Medda e Bepi Vigna – ovvero due terzi dei creatori di Nathan Never – e Francesco Artibani), la striscia si presenta tagliata in lungo per la grafica di Claudio Fattori. Costa un euro e mezzo, ed è una bomba (notevole anche l’idea di disegnare anche un euro e cinquanta centesimi sulla copertina).

 

Nelle strip che descrivono questo cavaliere senza nome, ma soprattutto senza cavallo, ritroviamo tutto il cinema “all’italiana” degli anni settanta; un cinema che era sicuramente di serie B, ma molto meglio di tanto ciarpame moderno. Dietro quei nomi c’erano le migliori maestranze italiane (Sergio Leone in primis) in quel periodo quando l’immaginario ce lo creavamo noi, invece di subirlo dagli altri. E queste preziose strisce sono un po’ omaggio spassionato, un po’ citazione erudita e consapevole degli stilemi del genere western, nonché di quella formidabile capacità (che hanno in pochi, e come ce l’aveva il John Landis de I tre amigos, ricorda giustamente Medda) di innovare un genere scherzandoci sopra, come fosse la cosa più naturale di questo mondo. Fantasia da vendere e si vede.

 

Chi ha qualcosa da far vedere la tiri fuori, mi assicura Daniele Mocci che Chine Vaganti è e sarà sempre una palestra dove esercitarsi a inseguire le proprie passioni! Per informazioni su albi, Macchie d’Inchiostro e altro, chinevaganti@hotmail.com
Redazione

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