Lo Scoppio del Carro è una delle manifestazioni più affascinanti e spettacolari della tradizione fiorentina, che si svolge ogni anno la domenica di Pasqua nel cuore di Firenze. Questa cerimonia affonda le radici in una storia che risale addirittura ai tempi della prima crociata, nel 1097, quando il condottiero Goffredo di Buglione, alla guida dei crociati, partì alla volta della Terra Santa con l’obiettivo di liberare il Santo Sepolcro dai musulmani. La liberazione di Gerusalemme avvenne nel 1099, e secondo la tradizione, fu un fiorentino, Pazzino de’ Pazzi, a salire per primo sulle mura della città, piantando l’insegna dei crociati.
Questo atto di valore gli valse in premio tre schegge del Santo Sepolcro, che divennero oggetto di grande devozione a Firenze. Al suo ritorno a casa nel 1101, Pazzino fu accolto con solenni onori e le sacre reliquie vennero custodite prima nel Palazzo dei Pazzi e successivamente nella Chiesa di San Biagio. La loro ubicazione cambiò ancora nel 1785, quando furono definitivamente trasferite nella Chiesa di Santi Apostoli, dove sono tuttora conservate.
La tradizione fiorentina legata al fuoco benedetto ha origini che risalgono a quel periodo storico, quando i crociati, nel giorno del Sabato Santo, si riunirono nella Chiesa della Resurrezione per pregare e ricevere il fuoco benedetto. Questo gesto simboleggiava la purificazione, e la fiamma veniva distribuita tra i cittadini. I giovani fiorentini, seguendo la tradizione, si recavano alla cattedrale con piccole torce, chiamate “fecelline”, per poi portare la fiamma purificatrice in ogni casa della città. Il fuoco veniva acceso con le scintille generate dallo sfregamento delle tre schegge di pietra del Santo Sepolcro.
Nel corso dei secoli, la cerimonia assunse sempre più una forma articolata e spettacolare. Il fuoco benedetto veniva trasportato su un carro, dove ardevano i carboni infuocati. Non si conosce l’esatto momento in cui il carro venne sostituito dal più moderno spettacolo dei fuochi d’artificio, ma si ritiene che ciò risalga alla fine del Trecento. Originariamente, il compito di organizzare il carro e di farsi carico delle spese era della famiglia Pazzi, una delle più influenti di Firenze. Tuttavia, dopo la congiura dei Pazzi contro i Medici nel 1478, che portò alla loro espulsione dalla città, il governo repubblicano ordinò la sospensione della festa.
I fiorentini, però, non accettarono facilmente l’abolizione dello “scoppio del carro”. Sebbene non avessero alcun affetto per i Pazzi, la tradizione dello spettacolo pirotecnico era diventata un evento imperdibile per la città, e quindi chiesero che la cerimonia continuasse, seppur senza la famiglia che la organizzava. La Signoria rispose dando incarico ai Consoli dell’Arte Maggiore di Calimala di occuparsi della festa, ripristinando in parte le tradizioni legate allo “scoppio del carro”.
Con l’arrivo del 1494 e la caduta dei Medici, la città di Firenze si trovò nuovamente sotto il dominio della Repubblica, e, sotto l’influenza della predicazione di Girolamo Savonarola, i Pazzi riottennero i loro diritti. Fu in quel periodo che il carro venne ulteriormente migliorato. Da un semplice trasporto del fuoco, si passò a una struttura più solida e imponente, simile a un carro trionfale con tre piani. Questo carro, che ha subito numerosi restauri, è il protagonista del grande spettacolo odierno. Nonostante i danni subiti, tra cui quelli causati dall’alluvione dell’Arno nel 1966, il carro dello Scoppio del Carro continua a essere un simbolo della tradizione fiorentina, rappresentando una delle cerimonie più amate e seguite della città.
Ogni anno, durante la domenica di Pasqua, i fiorentini si radunano per assistere alla spettacolare esplosione di fuochi d’artificio che segna l’inizio della festa. Questo evento, che affonda le radici nella storia medievale e religiosa di Firenze, continua a essere una testimonianza viva di un passato che si intreccia con la cultura e la devozione del popolo fiorentino. Con il suo fragore, il “carro” non è solo un simbolo di una tradizione secolare, ma anche un modo per rinnovare un legame con la storia e con le radici culturali che hanno reso Firenze una città unica al mondo.
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