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I commenti a caldo su Star Wars: A new Hope nel 1977

Quando nel 1977 uscì Star Wars: A New Hope, nessuno sapeva quanto sarebbe stato grande il successo che il film avrebbe avuto. Nessuno sapeva che avrebbe cambiato il mondo in generazioni e generazioni di fan.  Un giovanissimo John Lasseter,  dal 2005 direttore creativo della Pixar e dei Walt Disney Studios, commentò all’epoca: “Ci sono pochi momenti della mia vita che non dimenticherò e uno di questi è guardare Guerre stellari al TCL Chinese Theatre – era uscito da soli due giorni. Ricordo che vedendolo non riuscivo a credere che un film potesse appassionare così tanto. Alla fine rimasi scioccato. Guardai tra il pubblico di giovani e adulti e stavano tutti urlando“.

Oggi non si riesce nemmeno a immaginare un mondo senza Star Wars eppure,  sembra che sia stato giudicato piuttosto noioso, all’epoca.

https://www.youtube.com/watch?v=vP_1T4ilm8M

Ci sono state parecchie recensioni negative per il film dopo la sua prima pubblicazione. Ma nessuna delle recensioni è stata così esilarante, come questa scritta dal critico cinematografico del New York Magazine, John Simon, che l’ha definita “una serie di gingilli giganti manipolati da una mente infantile“. La recensione completa può essere letta su Google Libri e, grazie a i09, abbiamo alcuni dei migliori estratti della recensione: “Spero sinceramente che la scienza e gli scienziati differiscano dalla fantascienza e dai suoi praticanti. Il cielo ci aiuta se essi non lo fanno: potremmo essere diretti verso un mondo molto noioso.” Spoglia Star Wars delle sue immagini spesso sorprendenti e il suo alto scientifico gergo, e ottieni una storia, personaggi e dialoghi di travolgente banalità, senza nemmeno un “futuro” cast per loro: esseri umani, androidi o robot, probabilmente potresti trovarli tutti, più o meno come, in centro Los Angeles oggi…

O noioso nuovo mondo! Siamo stati intrattenuti da una guerra civile galattica, eroi assortiti e cattivi, una principesca fanciulla in pericolo, uno splendido vecchio sopravvissuto a un estinto ordine di cavalieri che possedevano un misterioso potere chiamato “la Forza”, è emozionante come i bollettini meteorologici dell’anno scorso… Perché, anche la lotta più eccitante è un duello vecchio stile, solo che le spade hanno raggi laser al posto delle lame…”
Qui è tutta banale caratterizzazione e banale verbosità… L’unica eccezione è Alec Guinness nei panni del grande Ben Kenobi (Ben per l’ebraico ben, per farlo sembrare biblico e buono, Kenobi probabilmente da cannabis, cioè hashish, per ragioni che puoi probabilmente indovinare.)”
Ancora, Star Wars sarà molto carino per chi è abbastanza fortunato da essere un bambino o abbastanza sfortunato da non essere mai cresciuto”.

Stanley Kauffmann del The New Republic recensì così il primo film della saga:  “Il lavoro di Lucas è ancora meno inventivo de L’uomo che fuggì dal futuro.” Quest’ultimo è stato il primo film di Lucas, del 1971. Anche Jonathan Rosenbaum del Chicago Reader andò anche lui molto pesante: “Nessuno di questi personaggi ha profondità, e tutti sono usati come elementi di sfondo“

In Italia vi citiamo il pretestuoso commento anonimo apparso su L’Unità, probabilmente contrario ideologicamente al predominio della “fabbrica del cinema hollywodiana”: “Guerre Stellari non è un film, bensì un prodotto, un giocattolone per super minorenni che non lascia scampo alla fantasia. Il cinema fantastico, quello che ha diritto di chiamarsi così, vive in funzione della metafora, quindi è inviso alla grande fabbrica dell’evasione e, di conseguenza, anche ai suoi milioni di spettatori beati e sottomessi”.

Se non bastasse vi presentiamo questo commento davvero delirante un commento pubblicato da La Repubblica che arrivava a inserire il film di George Lucas nella disputa politica destra/sinistra italiana: “In Guerre stellari, paradossalmente, il trionfo della supertecnica è contrappuntato da quella “rivolta contro il mondo moderno” cara al filosofo che Almirante definisce “il nostro Marcuse”. La pacificazione dell’universo viene affidata ai portatori dell’auctoritas, a un’alta gerarchia di valori eterni che si incarnano antidemocraticamente nel chiuso circolo dei cavalieri Jedi: un nuovo “Herrenklub” di proporzioni galattiche? Non vorremmo, insomma, che Guerre stellari diventasse una specie di “Campo Hobbit” multinazionale, per richiamarci al nome tratto da Tolkien con cui i fascisti nostrani battezzarono il loro festival l’estate scorsa. “Che la Forza sia con voi” augura la pubblicità. Per carità, tocchiamo ferro un’altra volta. Si comincia esaltando Ben Kenobi, si finisce in Vietnam con il tenente Calley.»

Ci fu anche una polemica generata da uno scritto del noto autore Giorgio Manganelli sul Corriere della Sera del 10 novembre 1977 in: «L’oroscopo? No, meglio Guerre Stellari. Omaggio alla fantascienza, letteratura analfabeta». Manganelli, partendo dal primo film della saga,  creò una vera e propria guerra al genere fantascientifico definendolo un “genere letterario infimo, infantile, fracassone e demente, sintomo di schizofrenia che è una infinita e infima proliferazione di liquami maniacali, che sfama la nostra fama di follia”.

Positivamente lo recensì invece il giornalista Gianni Pennacchi : “Se è vero che il cinema è spettacolo, questo Guerre stellari passerà alla storia come un capolavoro, anzi, come il capolavoro, perché un film fatto solo di spettacolo, effetti e scene stupefacenti come Star Wars non si era mai visto”.  e similmente, Simone Coppolaro su La Stampa: “Cambiavano soltanto le armi dei duelli, i costumi dei personaggi, gli sfondi spaziali, la cornice tecnologica: l’eroe maneggia una micidiale spada-laser, cavalca astronavi più veloci di un raggio di sole. L’orco ha lasciato il castello gotico e le mele avvelenate per una stazione spaziale grande come una luna e mortifera come una milione di bombe ai neutroni. Ma lo scontro tra il Bene e il Male, la lotta tra buoni e cattivi, con l’ottimistica vittoria dei perseguitati sui feroci tiranni, rimane intatta nel suo antagonismo naturale e nella sua dialettica ideologica, unica grande molla del progresso nella storia dell’uomo”.

Come ci ricorda Wikipedia, dopotutto, inizialmente solo 42 sale cinematografiche in tutti gli Stati Uniti accettarono di proiettare il film, quel fatidico 25 maggio 1977: per la Fox, Guerre Stellari poteva essere un grand flop e la sua proiezione venne posta come vincolo per avere anche L’altra faccia di mezzanotte di Charles Jarrott, ritenuto invece il film dell’anno. Quando Star Wars si rivelò una pellicola di grande richiamo le sale salirono a 1750 e in alcune di queste rimase in cartellone per un anno.  Nel nostro paese, nonostante le critiche sociali / ideologiche di cui vi abbiamo raccontato, il pubblico del 1977 fu così entusiasta di Guerre Stellari che rimase primo al box office per quasi un anno.

Nel corso degli anni, Star Wars ha acquisito sempre maggior popolarità, divenendo ben presto uno dei più emblematici blockbuster di tutti i tempi e scatenando un enorme fenomeno culturale senza precedenti in ogni parte del mondo, attirando un numero considerevole di appassionati e fan club. I costumi, le scene d’azione e le musiche sono diventati punti di riferimento per tutti coloro che tutt’oggi creano opere di fantascienza, influendo sui lavori di grandi cineasti, come Ridley Scott, Christopher Nolan, Peter Jackson, James Cameron, Gareth Edwards, J.J. Abrams, David Fincher e molti altri. Nel 1989, Guerre stellari è stato scelto per essere conservato all’interno del National Film Registry presso la Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti d’America, mentre nel 2007 la Visual Effects Society lo ha inserito al 1º posto della VES 50, riportante i 50 film più importanti nel campo degli effetti visivi.

Fonte: https://io9.gizmodo.com/the-most-hilariously-damning-review-of-the-original-sta-1684093048

Fonte: https://books.google.it…onepage&q&f=false

Fonte: https://atarimagari.blogspot.it/…guerre-stellari-nel.html?m=1

Maria Merola

Maria Merola

Laureata in Beni Culturali, lavora nel campo del marketing e degli eventi. Ama Star Wars, il cosplay e tutto ciò che riguarda il mondo del fantastico, come rifugio dalla realtà quotidiana. In particolare è l'autrice del blog "La Terra in Mezzo" dedicato ai miti e alle leggende del suo Molise.

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