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Zootropolis: il capolavoro Disney che ci mostra quanto sia difficile – e meraviglioso – essere se stessi

C’è un posto dove un topo può diventare sindaco e una coniglietta può inseguire criminali più grandi di lei. Un posto dove i bradipi gestiscono l’amministrazione pubblica e le volpi truffaldine possono diventare eroi. Quel posto si chiama Zootropolis – o Zootopia, se preferite il titolo originale – e non è soltanto una città immaginaria costruita con brillante creatività dagli studios Disney. È un microcosmo vivace, multiforme, e più vicino alla nostra realtà di quanto potremmo immaginare. Un mondo in cui si ride, si sogna, ma si riflette anche. Perché in fondo, tra un inseguimento rocambolesco e una battuta fulminante, Zootropolis ci parla di chi siamo, di chi vogliamo essere… e di quanto sia difficile, a volte, liberarsi dai pregiudizi.

Quando questo film d’animazione firmato Walt Disney Animation Studios è arrivatonelle sale, in pochi immaginavano che avrebbe incassato oltre 900 milioni di dollari nel mondo. Dietro la regia di Byron Howard e Rich Moore – due veterani della casa del topo con all’attivo titoli come Rapunzel e Ralph Spaccatutto – c’era però una visione molto chiara: non limitarsi a raccontare una semplice favola con animali parlanti, ma dare vita a una detective story avvincente, ricca di colpi di scena, che parlasse anche agli adulti. E ci sono riusciti alla grande.

La protagonista indiscussa è Judy Hopps, una coniglietta tenace e idealista, cresciuta nella tranquilla Bunnyburrow con un sogno in apparenza impossibile: diventare agente di polizia in una metropoli dominata da animali ben più imponenti di lei. Ma Judy non si lascia scoraggiare. Affronta l’accademia con determinazione, si laurea con onore e, finalmente, arriva nella leggendaria Zootropolis. Il primo giorno, però, la realtà la colpisce con la delicatezza di un rinoceronte: invece di combattere il crimine, viene relegata al controllo del traffico. Eppure, è proprio in quel ruolo apparentemente insignificante che inizia la sua grande avventura.

Da qui prende il via un’indagine che mescola noir, commedia e azione, in un crescendo di tensione e ironia. Judy si allea con Nick Wilde, una volpe sarcastica e disillusa, abilissimo truffatore con un passato difficile alle spalle. Insieme, i due protagonisti formano una coppia improbabile ma irresistibile, impegnata a risolvere un mistero che coinvolge la scomparsa di numerosi predatori in città. Dietro questa catena di sparizioni si cela qualcosa di molto più profondo di quanto sembri: una cospirazione che mette in discussione le fondamenta stesse della pacifica convivenza tra prede e predatori.

A rendere Zootropolis un film così potente è la sua capacità di parlare, con leggerezza e profondità, di temi complessi e attualissimi: la discriminazione, il razzismo sistemico, la paura dell’altro, gli stereotipi che imprigionano le nostre vite. La metafora animale funziona alla perfezione, e non è un caso che la città sia suddivisa in distretti climatici differenti, progettati per adattarsi alle esigenze delle diverse specie. Sahara Square, Tundratown, Little Rodentia: ogni quartiere è un piccolo mondo, con la sua cultura, le sue dinamiche, le sue sfide. Proprio come accade nelle nostre città.

Eppure, nonostante la densità dei temi, il film non rinuncia mai al divertimento. I momenti comici sono memorabili – impossibile dimenticare i bradipi dell’ufficio Veicoli Mammiferi, con il loro esasperante rallentatore – e il design dei personaggi è una gioia per gli occhi. Ogni animale è animato con cura maniacale, mantenendo i tratti distintivi della propria specie ma umanizzandoli con grande intelligenza visiva e narrativa. La scelta di non inserire personaggi umani è coraggiosa e vincente: tutto il focus resta sul mondo animale, rendendo il messaggio ancora più universale.

La colonna sonora, firmata da Michael Giacchino, accompagna magistralmente le emozioni della pellicola, e il brano “Try Everything” cantato da Shakira – che nel film interpreta anche la pop star Gazelle – diventa un inno alla resilienza e all’autenticità. Un messaggio potente, soprattutto per i più giovani, ma capace di toccare anche gli adulti con la stessa intensità.

Nel doppiaggio italiano spiccano voci amatissime: Massimo Lopez è perfetto nei panni del sindaco Lionheart, Paolo Ruffini dà vita a un memorabile Yax, il bovino zen, mentre Frank Matano e Diego Abatantuono regalano spessore e ironia ai truffatori Duke e Finnick. Un cast vocale che rende ancora più godibile un film già brillante di suo.

Certo, qualche imperfezione c’è. Alcune sequenze – come il ritorno di Judy alla fattoria e il suo incontro con l’ex bullo d’infanzia – risultano un po’ affrettate e didascaliche. E la mancata traduzione dei testi musicali può penalizzare i più piccoli. Ma sono peccati veniali, ampiamente compensati da una sceneggiatura solida, una regia ispirata e personaggi indimenticabili.

Zootropolis è molto più di un film per famiglie. È un racconto sull’identità, sul valore della diversità, sulla forza dell’empatia. Ci ricorda che non dobbiamo mai giudicare un libro dalla copertina – o un leone, una pecora o una volpe dal loro aspetto. Perché tutti, nessuno escluso, possiamo essere più di ciò che il mondo si aspetta da noi.

E ora tocca a voi, cari lettori del CorriereNerd.it: cosa ne pensate di Zootropolis? Vi ha fatto riflettere? Vi siete innamorati anche voi di Judy e Nick? Avete notato qualche dettaglio nascosto o una citazione che vi ha colpito? Condividete le vostre impressioni nei commenti e fate girare l’articolo sui vostri social: la metropoli animale ha ancora tanti misteri da svelare, e ogni voce conta in questa incredibile giungla urbana!

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