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Tributo a Sergio Bonelli, padre del Fumetto italiano

Non solo Tex Willer. E’ molto di più Sergio Bonelli: semplicisticamente molti articoli che in queste ore – appena si è diffusa la notizia della sua morte – stanno riempiendo il web, associano il suo nome a quello del padre Gianluigi e del suo personaggio più amato, il cowboy dallo sguardo di ghiaccio.Sergio Bonelli – o Guido Nolitta, lo pseudonimo con cui si firmava –  è in realtà davvero un pezzo di storia del Paese, che va anche oltre la leggenda del padre.Con i fumetti Sergio ha vissuto fin da piccolo: da quando partiva da Milano in Lambretta per andare a prendere in Liguria le tavole di Galleppini per Tex, fino a quando, poco più che trentenne prese il posto del padre alla guida dell’azienda di famiglia. Una responsabilità enorme, per lui, che sostituì il mitico padre Gianluigi anche come sceneggiatore delle storie dell’eroe di casa.

Non si vive di solo Tex però: Zagor, Mister No, Nathan Never, Dylan Dog. Tutti eroi che chiunque di noi ha sentito nominare almeno una volta. Qualcuno li ha letti, qualcun altro ha visto una loro trasposizione a cartoni in tv, oppure al cinema, ma tutti sappiamo chi sono, ne conosciamo la storia, sapremmo distinguerne a brevi tratti fisionomia e caratteri. Ecco, dietro tutti questi eroi, in un modo o nell’altro, nella penna o nella mente, c’è sempre stato Sergio.

Ostinato, volutamente ancorato ad un tratto e ad una identità fortissima legata al fumetto italiano, per la sua Sergio Bonelli Editore, questo signore dal sorriso timido ha segnato un’era. In queste ore persino il mondo politico si sta inchinando alla sua arte, nonostante il fumetto in Italia sia ancora oggi visto come un mondo legato all’infanzia, all’essere rimasto bambino.

E Sergio di bambini ne ha cresciute intere generazioni. Messa da parte – anzi, no – la figura di Tex, si è continuamente rinnovato, fino al boom degli anni ’80, regalato alla sua casa editrice dalla fervida fantasia di Tiziano Sclavi, il padre di Dylan Dog. E’ in quel momento che la Bonelli torna ad essere grande, esce dalla nicchia, torna a riempire, con i suoi albi, gli zaini dei ragazzi che divorano le avventure di quell’eroe dei fumetti che somiglia a Rupert Everett.  Ed è per questo che in tanti, in così tanti, oggi, piangono la scomparsa di questo signore, uno dei pochi punti di riferimento rimasti nel mondo del Fumetto. Quello con la maiuscola.

Redazione

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