Un pioniere della controcultura: Nino Armando Ceretti, in arte Max Capa, si è spento a Parigi all’età di 79 anni, lasciando un’eredità indelebile nel panorama del fumetto italiano. Figura poliedrica e anticonformista, Capa ha attraversato diverse epoche artistiche, affermandosi come pittore, illustratore, editore e, soprattutto, voce dirompente della controcultura italiana degli anni ’70.
Dalle tele al fumetto: Nato a Milano nel 1944, Capa approda al fumetto alla fine degli anni ’60, ispirato da riviste come Linus e Sgt. Kirk e dai lavori di maestri americani come Robert Crumb. La sua penna irriverente e il suo stile underground lo rendono subito protagonista del fermento culturale legato ai movimenti studenteschi.
Fumetti “anarchici” e controcultura: Nel 1971, fonda la rivista Puzz, “controgiornale di sballofumetti” che diventa un manifesto della contestazione. Le sue storie, surreali, cariche di nonsense e ferocemente critiche verso la politica e la società del tempo, rivoluzionano il panorama fumettistico italiano, aprendo la strada a nuove sperimentazioni.
Oltre Puzz: Iguana e l’esilio parigino: Dopo Puzz, Capa fonda Edizioni Iguana, pubblicando diverse testate, ma l’inquietudine lo spinge a trasferirsi a Parigi. Nella capitale francese, si dedica principalmente alla pittura, abbandonando gradualmente il fumetto.
Un’eredità controcorrente: La figura di Max Capa rimane un punto di riferimento per chi ama il fumetto underground e la controcultura. Il suo coraggio nell’esplorare nuovi linguaggi e la sua tenace indipendenza hanno tracciato un solco indelebile nella storia del fumetto italiano, ispirando generazioni di artisti e autori.
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