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Resident Evil: Survival Unit – l’apocalisse si fa tattica. Capcom reinventa il terrore su mobile

Quando si pronuncia il nome Resident Evil, si avverte subito quel brivido inconfondibile che attraversa ogni gamer cresciuto tra corridoi bui e urla spezzate. È il suono di una pistola che si inceppa mentre un’ombra si muove troppo in fretta, è il respiro di Leon Kennedy prima di affrontare l’ignoto, è la memoria collettiva di un genere che ha definito la paura. Eppure, questa volta Capcom ha deciso di cambiare le regole del gioco: Resident Evil: Survival Unit non ci mette più nei panni di un sopravvissuto solitario, ma ci affida il comando di un’intera squadra, chiedendoci di ragionare come strateghi in un mondo che implode sotto il peso dell’infezione.

Dal 17 novembre, il titolo sviluppato da Aniplex e JoyCity porterà il virus su App Store e Google Play, inaugurando un nuovo capitolo nell’universo della saga: un’esperienza free-to-play che miscela tensione e tattica, orrore e strategia, adrenalina e ragionamento.

Ma non si tratta di un semplice spin-off. Resident Evil: Survival Unit è il frutto di una collaborazione inedita tra Capcom, la giapponese Aniplex (già sinonimo di produzioni di alto livello come Demon Slayer e Fate/Grand Order) e il team sudcoreano JoyCity, specialista in strategici mobile. A dirigere il progetto, c’è lo studio Quebico, già autore del film in CGI Resident Evil: Death Island. Tutto lascia intendere che ci troviamo di fronte a un esperimento ambizioso: la trasformazione di un’icona horror in un RTS (Real-Time Strategy) capace di parlare tanto ai fan storici quanto ai nuovi giocatori mobile.

Il trailer ufficiale, rilasciato lo scorso agosto, è una vera dichiarazione d’intenti. Niente sparatorie frenetiche o corse disperate tra le rovine: qui il ritmo cambia. L’azione si traduce in controllo, il caos diventa calcolo. Vediamo Leon S. Kennedy, Jill Valentine e Claire Redfield coordinare squadre di sopravvissuti in uno scenario devastato, dove ogni ordine può significare la vita o la morte. Nemici storici della saga tornano in campo, ma questa volta affrontarli non è solo questione di mira: serve visione, serve una strategia.

Il gameplay punta su una formula definita real-time defense battle: il giocatore dovrà schierare le proprie unità sul campo, gestire risorse, costruire difese e potenziare la base, un rifugio che richiama le atmosfere gotiche delle ville della Umbrella Corporation. L’interfaccia è essenziale ma densa di tensione, e ogni personaggio dispone di abilità uniche che lo rendono cruciale in battaglia. Immaginate Leon che copre un corridoio con precisione chirurgica, mentre Jill attiva trappole per rallentare le orde di infetti: un incrocio tra Command & Conquer e un incubo firmato Capcom.

La base operativa è più di un hub: è il cuore pulsante dell’esperienza, una dichiarazione d’amore alla saga. Stanze personalizzabili, aree di ricerca, laboratori e zone di addestramento ci permetteranno di espandere le capacità della nostra squadra. Ogni upgrade è una piccola vittoria in un mondo in rovina.

La trama, completamente inedita, si colloca in un universo parallelo ma coerente con la mitologia di Resident Evil. Tutto inizia con un risveglio in ospedale, tra flebo e grida lontane: il protagonista è un sopravvissuto segnato dagli esperimenti della Umbrella, e dovrà ricostruire la propria identità mentre guida altri superstiti in un inferno urbano. A rendere il tutto ancora più affascinante, alcune creature — tra cui l’inquietante Mortem — sono state disegnate dal leggendario Yoshitaka Amano, artista che ha definito l’estetica di Final Fantasy e portato nel gioco un tocco visionario e decadente.

Nonostante il modello free-to-play, Survival Unit promette un respiro globale: il lancio interesserà Nord America, Europa, Giappone, Corea del Sud e gran parte dell’Asia, con l’uscita nei restanti territori prevista nel 2026. La colonna sonora del trailer, accompagnata dal brano Mountain Hunt della band giapponese Queen Bee, aggiunge ulteriore intensità, trasformando ogni immagine in una sinfonia di paura e potenza.

Siamo davanti a un rischio calcolato, forse la scommessa più audace che Capcom abbia mai fatto su mobile. Unire il DNA di Resident Evil con la struttura di un RTS significa rompere con la tradizione senza rinnegarla. Se l’equilibrio tra horror, tattica e fanservice funzionerà, potremmo trovarci davanti alla più grande reinvenzione della saga dai tempi di Resident Evil 4.

E poi, ammettiamolo: chi non ha mai sognato di guidare una squadra composta da Leon, Jill e Claire come in una partita a scacchi contro gli zombie? Stavolta il gioco non sarà solo questione di sopravvivere… ma di comandare la sopravvivenza stessa.

Needy Streamer Overload: il gioco cult diventa un anime — e promette di mandare in tilt la realtà virtuale nel 2026

C’è un mondo fatto di luci al neon, di stream infiniti e di cuori che battono a ritmo di like. È un mondo che odora di ansia digitale, di dopamina istantanea e di quella fame di approvazione che brucia più della caffeina dopo la mezzanotte. E presto, questo universo disturbante e magnetico prenderà vita anche in forma animata.
Aniplex ha infatti annunciato che “Needy Streamer Overload” (conosciuto in Giappone come “Needy Girl Overdose”) diventerà una serie anime televisiva, in arrivo ad aprile 2026. A firmarla sarà Yostar Pictures, con la regia di Masaoki Nakajima, già noto per il suo lavoro su Blue Archive: The Animation e New Panty & Stocking with Garterbelt.

Il gioco originale, sviluppato da WSS Playground e Xemono, ha conquistato milioni di giocatori dal suo debutto su Steam nel 2022. In pochi anni ha superato i 3 milioni di download, diventando un fenomeno globale grazie alla sua estetica kawaii disturbata e alla spietata sincerità con cui racconta la dipendenza da attenzioni online.
In Needy Streamer Overload impersoniamo P, il misterioso compagno/manager di Ame-chan, una ragazza fragile e ossessivamente devota al sogno di diventare la streamer più amata del web. Trent giorni, centinaia di scelte, decine di finali — e un costante senso di inquietudine che ci accompagna mentre decidiamo se incoraggiarla, contenerla o lasciarla cadere nell’abisso della popolarità tossica. Non è solo un gioco: è un esperimento psicologico travestito da visual novel. Una satira feroce del culto dell’immagine, dei filtri, dell’influencer come nuova divinità pop.
E ora, con l’anime, quella satira promette di farsi carne (digitale).


L’adattamento anime: la caduta sarà trasmessa in diretta

Il progetto è ambizioso e già circondato da un’aura di hype palpabile.
Il team dietro l’anime sembra aver compreso l’essenza schizofrenica del gioco, alternando momenti di estetica “moe” a improvvise vertigini di angoscia psicologica. Alla direzione artistica ci sarà Ryūta Hayashi, mentre la colonna sonora sarà firmata da Aiobahn +81, Sasuke Haraguchi e DÉ DÉ MOUSE, nomi noti della scena elettronica giapponese che promettono un sound ipnotico, pulsante, a metà tra vaporwave e ansia da notifica.
Il character design originale di Ohisashiburi sarà reinterpretato da un trio di talenti emergenti — Kenji Saikai, Akari Takei e Umito Shimizu — per mantenere intatto quel mix di dolcezza e follia che ha reso Ame-chan un’icona dei tempi moderni.

E non è tutto: prima del debutto televisivo, è prevista una proiezione cinematografica speciale — una sorta di “edizione teatrale” che riassumerà i primi episodi — presso il Theatre Shinjuku di Tokyo e il Theatre Umeda di Osaka. Un evento pensato per i fan hardcore, che potranno assistere in anteprima alla caduta (in HD) della loro beniamina virtuale.


Dietro lo schermo, la verità

Chi ha giocato Needy Streamer Overload sa che non è una storia di successo, ma di implosione. È il diario di una ragazza che vive per i commenti, che misura la sua felicità in numeri, che confonde l’amore con l’attenzione.
Portarla su schermo non è solo un’operazione commerciale: è un atto di coraggio. Il creatore del concept originale, nyalra, supervisionerà la sceneggiatura per assicurarsi che l’anime mantenga intatta la sua forza emotiva e il suo messaggio disturbante. Un messaggio che, a tre anni dall’uscita del gioco, suona più attuale che mai.

In un’epoca in cui la linea tra personaggio online e persona reale è sempre più sottile, “Needy Girl Overdose” non parla solo di streaming, ma di noi. Delle nostre maschere, delle nostre paure, del bisogno di sentirsi visti anche quando si è soli davanti a uno schermo.


Dalla tastiera al cuore del fandom

Il titolo non poteva che attirare l’attenzione della cultura otaku e della community digitale globale. Dopo la pubblicazione del manga Needy Girl Overdose: Run with My Sick di Itaru Bonnoki (The Vampire Dies in No Time) su Manga Cross nel 2023, l’universo narrativo di Ame-chan non ha fatto che espandersi.
Con l’anime in arrivo, il progetto si candida a diventare un fenomeno transmediale, un po’ come Doki Doki Literature Club! o Perfect Blue di Satoshi Kon — ma in versione 2.0, figlia dell’era Twitch e TikTok.


L’attesa è il vero spettacolo

Mentre il conto alla rovescia verso aprile 2026 è già partito, l’unica certezza è che l’arrivo dell’anime trasformerà ancora una volta il confine tra realtà e finzione.
Sintonizzatevi, tenete d’occhio la chat, e preparatevi a fare refresh: Ame-chan sta per tornare online.

Donne e videogiochi: Checkpoint Festival 2025 porta a Roma il futuro dell’inclusione videoludica

Roma si prepara a diventare la capitale del videogioco europeo con la nuova edizione del Checkpoint Festival, un evento che non si limita a celebrare la cultura videoludica, ma la ridefinisce come forma d’arte, strumento di inclusione e spazio di espressione per le voci femminili del settore. Dal 13 al 16 novembre 2025, il GAMM – Game Museum di Roma ospiterà quattro giorni di incontri, talk, esperienze immersive e riflessioni, in una manifestazione che vede la collaborazione tra il Centro Sperimentale di Arti Interattive (CSAI) e Women in Games, l’associazione internazionale che da anni promuove la presenza e la valorizzazione delle donne nell’industria dei videogame.

Un Rinascimento ludico nel cuore di Roma

Il Checkpoint Festival è più di un evento: è un laboratorio di idee in cui heritage, innovazione e comunità si incontrano per disegnare il futuro dell’interattività. La kermesse, che sarà trasmessa in diretta streaming su RingCentral per le prime due giornate, punta a unire il pubblico fisico e quello digitale in un unico spazio di confronto e condivisione. L’obiettivo è chiaro: mostrare come il videogioco sia una delle espressioni culturali più potenti e trasversali del nostro tempo, capace di raccontare identità, storie e sogni, e di abbattere ogni barriera di genere o provenienza.

L’edizione 2025, significativamente intitolata “Europe’s Playful Renaissance”, si propone come una rinascita culturale e creativa, dove il gioco diventa specchio e motore di una società più consapevole. Roma, con la sua stratificazione di arte e storia, diventa il teatro perfetto per questa riflessione sul videogioco come patrimonio da preservare e come linguaggio da evolvere.

Le protagoniste del cambiamento

Tra le voci più attese c’è quella di Micaela Romanini, fondatrice di Women in Games Italia, che guiderà un panel dedicato all’impatto delle donne nella cultura del gaming e al modo in cui la leadership femminile sta ridefinendo la percezione dei videogiochi nel mondo contemporaneo. In un settore ancora dominato da figure maschili, la sua presenza rappresenta un manifesto di resilienza e di visione.

Ad aprire il festival sarà Nick Poole, CEO di Ukie, che parlerà del “potere del videogioco nel plasmare la società”, mentre Thalita Malagò di IIDEA offrirà una prospettiva tutta italiana su come il nostro Paese possa elevare la propria identità culturale attraverso il medium videoludico.

Non mancherà Roberto Genovesi, direttore di Rai Kids e primo docente universitario italiano con una cattedra dedicata ai videogame, che esplorerà il futuro dell’interattività e il ruolo dell’Italia nel nuovo ecosistema digitale. Le sue parole risuoneranno come un invito a guardare al videogioco non solo come intrattenimento, ma come veicolo di educazione, arte e innovazione sociale.

Un festival per pensare, giocare e costruire

Il programma delle prime due giornate – 13 e 14 novembre – sarà denso di appuntamenti, tra talk, workshop e panel internazionali trasmessi anche in streaming. Verranno affrontati temi come la responsabilità culturale nell’era dell’AI e della realtà aumentata, la localizzazione dei contenuti come ponte tra culture, la conservazione del patrimonio videoludico e l’evoluzione del game design inclusivo.

Dal 15 al 16 novembre, invece, il GAMM si trasformerà in un vero e proprio parco interattivo con showcase, incontri con sviluppatori, retrospettive storiche e tornei. Sarà l’occasione per esplorare le sale del museo e per toccare con mano l’evoluzione del videogioco come arte vivente.

Il festival, fedele al suo spirito inclusivo, invita non solo professionisti e studenti del settore, ma anche curiosi e appassionati di ogni età. L’ingresso a tutte le quattro giornate è fissato a 15 euro, un biglietto che diventa simbolico accesso a un universo dove cultura e gioco si fondono in un’unica esperienza.

Donne, tecnologia e futuro: la nuova frontiera del gaming

Il Women in Games Forum, integrato nel programma del Checkpoint Festival, sarà il cuore pulsante dell’inclusione: un’arena di confronto dedicata alla creazione di spazi equi, accessibili e stimolanti per le donne e le ragazze che vogliono intraprendere una carriera nel mondo dei videogame.

Si parlerà di imprenditoria, innovazione e rappresentazione, ma anche di come il design inclusivo possa cambiare la percezione del giocatore e del gioco stesso. Da Kate Edwards a Athena Maria Enderstein, fino alla stessa Romanini, le protagoniste del forum racconteranno esperienze concrete, mostrando come il talento femminile non sia solo una voce da ascoltare, ma una forza trainante per tutto l’ecosistema videoludico.

Dove cultura e gioco diventano comunità

Il Checkpoint Festival nasce da una convinzione: il videogioco è cultura, e come tale merita musei, studi, accademie e festival che lo riconoscano come patrimonio collettivo. Il GAMM Game Museum, situato in Via delle Terme di Diocleziano 36, non è una semplice location, ma un manifesto vivente di questa visione. Le sue sale, ricche di storia e memoria digitale, saranno la cornice ideale per un dialogo tra passato e futuro, tra pixel e carne, tra memoria e immaginazione.

Chi non potrà essere fisicamente presente potrà seguire le prime due giornate in diretta streaming registrandosi su RingCentral al link ufficiale del festival: events.ringcentral.com/events/checkpoint-festival-of-interactive-experiences/registration.

Una nuova alleanza tra gioco e umanità

Il Checkpoint Festival 2025 segna un momento importante per l’Italia e per l’Europa intera: una riflessione collettiva sul valore culturale del videogioco e sulla necessità di renderlo uno spazio inclusivo, accessibile e rappresentativo di tutte le identità.

Roma, ancora una volta, diventa un crocevia di linguaggi e visioni. In questi quattro giorni, tra le mura del GAMM, il videogioco non sarà solo pixel e codice, ma una forma d’arte che racconta il mondo e, soprattutto, lo immagina migliore.

Belgioioso Comics and Games 2025: il Castello delle Meraviglie del mondo nerd

Nel cuore della Lombardia, tra le mura neoclassiche del Castello di Belgioioso, il 15 e 16 novembre 2025 tornerà uno degli eventi più amati dai fan della cultura pop e geek: il Belgioioso Comics and Games. Due giornate che trasformeranno la storica dimora pavese in un vero e proprio “castello delle meraviglie”, dove ogni sala, ogni cortile, ogni pietra antica diventerà il palcoscenico di un universo parallelo fatto di fumetti, videogiochi, cosplay, arte e passione.

L’atmosfera sarà quella inconfondibile dei grandi raduni nerd, ma con una cornice che amplifica il fascino: gli affreschi e le sale del Castello accoglieranno stand e mostre, autori e giocatori, in un intreccio costante tra tradizione e innovazione. Qui, la cultura pop incontra la storia, e l’effetto è pura magia.

Un viaggio nel cuore del fandom italiano

Belgioioso Comics and Games non è solo una fiera: è un viaggio esperienziale che attraversa il meglio della creatività geek italiana. L’Area Comics sarà il cuore pulsante dell’evento, un labirinto di tavoli e stand dove si potranno incontrare artisti indipendenti, disegnatori, fumettisti e autoproduttori provenienti da tutta Italia. Sarà anche l’occasione per scoprire nuovi talenti grazie al B.I.C.A. – Belgioioso Indie Comics Award, un concorso organizzato in collaborazione con Mecenate Povero che punta a valorizzare la cultura del fumetto indipendente e sperimentale.

Tra le sale neoclassiche troverà spazio anche l’Area Indie Comics, dove le “nuvole parlanti” tornano ad avere la loro voce più autentica: quella di chi le crea con passione, al di là delle grandi major editoriali. Un luogo di incontro, confronto e ispirazione, perfetto per respirare l’aria artigianale del fumetto d’autore.

Giochi, sfide e nostalgia pixelata

Non mancherà la dimensione ludica, quella che unisce generazioni di appassionati attorno a un tavolo o a una console. L’Area Videogiochi, allestita nello spettacolare Salone degli Stucchi, offrirà tornei e free play dedicati agli e-sport grazie alla collaborazione con VXP Project. Accanto, l’Area Retrogaming – “Let’s Play Vintage!” sarà una macchina del tempo videoludica, dove i fan potranno riscoprire titoli iconici e console leggendarie che hanno fatto la storia del gaming.

Per chi ama l’avventura analogica, l’Area Ludica sarà un paradiso: giochi da tavolo, strategia, miniature e sessioni di Magic: The Gathering – Commander & Casual Free Play per evocatori di ogni livello. Belgioioso diventerà un’enorme ludoteca aperta, dove ogni partita sarà un racconto condiviso.

Cosplay, arte e magia al Castello

In un evento come questo, il cosplay non poteva mancare. Le sale e i giardini del Castello accoglieranno centinaia di appassionati pronti a trasformarsi nei loro personaggi preferiti. Tra photoset, contest e sfilate, ogni angolo diventerà un set fotografico, ogni costume un piccolo capolavoro artigianale.

L’arte avrà un ruolo da protagonista anche grazie ad appuntamenti come “Arte Zeta Studio – Dipinti Live”, dove il talento di pittori e illustratori prenderà forma sotto gli occhi del pubblico, fondendo la pittura tradizionale con l’immaginario manga e fumettistico.

Spazio poi alle rievocazioni storiche con il suggestivo Campo Medievale, curato dall’Ordine del Guado di Sigerico: accampamenti, armature e duelli riporteranno i visitatori indietro nel tempo, in un perfetto equilibrio tra realtà e leggenda.

Il ritorno degli amici di Belgioioso

Tra gli ospiti più attesi torna Angelo Porazzi, autore e illustratore celebre per WarAngel, che presenterà il suo nuovo libro “Storie di un Angelo (e di altri Angeli)”, un viaggio tra ricordi e creazioni, tra arte e gioco.

E poi ancora laboratori, incontri con la Scuola del Fumetto, mostre, workshop e spazi dedicati alla formazione artistica e alla scoperta del processo creativo dietro le opere che popolano l’immaginario nerd contemporaneo.

Cultura, divertimento e buon cibo

Come ogni festival che si rispetti, Belgioioso Comics and Games celebra anche la convivialità. L’Area Food sarà un mosaico di sapori geek-friendly: dallo street food d’autore alle specialità locali, sarà possibile fare una pausa gustosa tra una partita e una mostra. Mangiare in un castello circondati da cavalieri, cosplayer e gamer? Solo qui.

Un weekend da sogno

Il Belgioioso Comics and Games 2025 non è solo un evento, ma un’esperienza. È il luogo dove le passioni prendono forma, dove l’immaginazione diventa realtà e dove la cultura nerd si afferma, ancora una volta, come una vera e propria espressione artistica.

Che tu sia un collezionista di action figure, un giocatore incallito, un aspirante fumettista o semplicemente un curioso del fantastico, il 15 e 16 novembre al Castello di Belgioioso (Pavia) troverai la tua dimensione ideale.

Per informazioni, riduzioni e dettagli sul programma: belgioiosocomics.it.
E preparatevi: perché quando il portone del Castello si aprirà, il mondo nerd vi accoglierà con tutta la sua magia.

Japan Days Roma 2025: il festival che trasforma l’Ippodromo Capannelle in un angolo di Giappone

Roma si prepara a indossare il kimono dell’Oriente. Il 15 e 16 novembre 2025, l’Ippodromo Capannelle si trasformerà in un piccolo angolo di Tokyo, tra profumi di ramen e tamburi Taiko che scandiranno il ritmo di due giornate interamente dedicate alla cultura del Sol Levante. Dopo il successo delle edizioni precedenti, i Japan Days tornano con un programma ancora più ricco e variegato: un vero Matsuri romano, dove tradizione e pop culture si incontrano, tra arti marziali, cibo, workshop, cosplay e ospiti che renderanno omaggio all’immaginario giapponese in tutte le sue forme.

Dietro a questo ponte culturale c’è la volontà di celebrare un legame sempre più forte tra l’Italia e il Giappone, due paesi che condividono una sensibilità artistica profonda, un amore per i dettagli e una costante tensione verso la bellezza. Gli organizzatori lo dicono chiaramente: “Vogliamo portare un pezzo di Giappone a Roma, ma anche dare spazio a chi, in Italia, vive e reinterpreta la cultura nipponica con passione autentica”.

Un mercato che profuma di washi, bonsai e pop culture

Cuore pulsante della manifestazione sarà l’Area Market, una delle più grandi mai allestite per un evento a tema giapponese nella capitale. Oltre cento espositori provenienti da tutta Italia porteranno oggetti, opere d’arte, libri, artigianato, accessori e gadget legati al Giappone tradizionale e contemporaneo. Dal fascino elegante dei kimono e dei bonsai fino all’esplosione di colori del mondo kawaii, la Market Zone sarà un viaggio visivo e tattile, capace di far convivere il minimalismo zen e la follia pop di Akihabara.

Non mancherà la sezione dedicata al benessere, con trattamenti shiatsu metodo Namikoshi, e un’area tatami interamente dedicata alle arti marziali — dal karate all’aikido, fino alle dimostrazioni di judo e kumiken — che mostreranno il lato più disciplinato e spirituale della cultura giapponese.

Workshop e tradizioni: il Giappone si impara con le mani

Per chi ama immergersi nell’esperienza diretta, i Japan Days offriranno un ampio calendario di laboratori e corsi pratici, pensati per tutte le età. Si potranno apprendere i segreti dell’origami, della calligrafia shodō, del kintsugi (l’arte di riparare la ceramica con l’oro), o ancora la delicatezza dell’ikebana e della pittura zen. La Fondazione Italia Giappone curerà inoltre lezioni introduttive alla lingua, mentre la mini mostra Tokyo Dolls Official porterà in esclusiva dieci bambole originali provenienti dal Giappone, autentiche opere d’arte in miniatura.

Accanto a queste esperienze si svilupperà un percorso simbolico, quasi spirituale: la Kimono Room, la Cerimonia del tè con degustazione guidata, e “La Via del Sake”, dove la sake sommelier Kana Cappelli di Shibataya introdurrà il pubblico all’eleganza del più iconico fermentato giapponese.

Un viaggio tra sapori e suoni

Nessun viaggio in Giappone può dirsi completo senza cibo, e l’Area Food Made in Japan sarà un vero sogno per i palati curiosi. Onigiri, mochi, soba, ramen e karē verranno serviti in un percorso ispirato ai Matsuri tradizionali, dove il profumo di salsa di soia si mescola alla musica delle strade di Kyoto. Ci sarà persino un Konbini mini market, ricreato nei dettagli per evocare i mitici negozietti giapponesi aperti 24 ore su 24, e un’area dedicata alle degustazioni di matcha e sake.

Tra i momenti più attesi, gli show cooking dal vivo: lo chef Giuseppe Bianco proporrà sabato un omaggio anime con l’“okonomiyaki di Ranma ½”, mentre domenica la sushi chef Micaela Giambanco guiderà il pubblico nella preparazione degli yakisoba e degli onigiri ispirati a “La città incantata”. Una celebrazione del cibo come linguaggio universale, capace di unire cultura pop e tradizione millenaria.

Spettacoli, performance e ospiti speciali

Sul fronte spettacolare, il palco dei Japan Days sarà un caleidoscopio di suoni, costumi e suggestioni. La Maestra Fumiko Oh porterà in scena il suo “Kimono Tales”, una performance poetica che intreccia danza e storia. Seguiranno il teatro comico Kyogen, la magia del Ghibli World con la voce della soprano Erika Nakanishi, e le dimostrazioni di Kendama del campione Davide Leonardi, autentico virtuoso dell’antico gioco giapponese.

Gli appassionati di musica e nostalgia avranno un appuntamento imperdibile: Clara Serina, storica voce dei Cavalieri del Re, incontrerà il pubblico sabato alle 16:30 per un meet & greet e si esibirà domenica in concerto alle 17:00, riportando in vita le sigle che hanno accompagnato intere generazioni di anime lovers italiani.

Dal cosplay al K-pop: il lato pop del Giappone a Roma

Perché i Japan Days non sono solo un viaggio nel passato, ma anche una celebrazione del presente. L’area Cosplay & Pop Culture sarà animata da sfilate, shooting e performance curate dal collettivo Incantales, mentre la community Kpop Roma darà vita a esplosive random play dance. Tra i corner tematici non mancheranno postazioni di videogiochi vintage, giochi da tavolo e sessioni di Go, il gioco di strategia più antico del mondo.

Per i più piccoli, ci sarà la pesca giapponese, il trucca bimbi, laboratori di disegno dal vivo e un’area giochi in stile Kapla playground. Tutto pensato per rendere il festival un’esperienza davvero intergenerazionale, in cui la meraviglia accomuna grandi e piccini.

Tra libri, talk e cultura contemporanea

Accanto agli spettacoli, il festival dedicherà spazio anche alla riflessione e al racconto. Nella sezione Talk & Presentazioni saranno ospitati autori e saggisti che hanno contribuito a costruire il ponte culturale tra Italia e Giappone: Tiberio Gracco (“Sul Sentiero dell’Armonia”, Mondadori), Valerio Principessa (“La casa del tè”, Feltrinelli), Francesca Quartieri (“Miyazaki, il Maestro dei sogni”, EL Edizioni) e Milvia Vincenzini (“Sayonara Miss Hyde”, Einaudi Ragazzi).

Non mancheranno dibattiti su hikikomori, anime e cultura pop, un quiz su Lady Oscar, un book club dedicato al romanzo “Se i gatti scomparissero dal mondo” e perfino una performance di street art live firmata dai creativi Funkamore e Smine. A completare il quadro, una mostra di auto giapponesi curata dal Japan Car Roma Club: il tocco motoristico per chi ama i motori tanto quanto i manga.

Informazioni utili e spirito del festival

L’evento si terrà dalle 10:00 alle 19:30, con ingresso gratuito e formula pet friendly. Le aree principali saranno coperte, ma gran parte della manifestazione si svolgerà all’aperto: un invito a vivere l’esperienza come un vero Matsuri, sotto il cielo d’autunno romano. L’Ippodromo di Capannelle è facilmente raggiungibile in treno (fermata “Capannelle”) o con le linee bus 520, 654, 664, 789 e 118; per chi arriva in auto è disponibile un ampio parcheggio gratuito.


Un Matsuri romano nel cuore d’Italia

I Japan Days non sono solo una fiera: sono un viaggio sensoriale, un incontro di mondi, una dichiarazione d’amore al Giappone e a quella filosofia fatta di lentezza, eleganza e stupore. Roma, per due giorni, parlerà la lingua del Sol Levante — tra il fruscio di un kimono, il suono di un tamburo e il profumo del tè verde appena versato.
E allora, come direbbero a Tokyo… 遊びに来てね — asobi ni kite ne! Vieni a divertirti con noi.


Japan Days Roma 2025 – 15/16 novembre – Ippodromo Capannelle, Roma
🕐 10:00 – 19:30 | 🆓 Ingresso gratuito | 🐶 Pet friendly
📍 Info e programma completo su www.japandays.it


Articolo di CorriereNerd.it – Il magazine di Satyrnet dedicato al multiverso geek


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Il Sicilia Game Expo 2025: il paradiso nerd torna a Misterbianco

Dal 15 al 16 novembre 2025, la Sicilia si trasforma in un epicentro pulsante di cultura geek con il Sicilia Game Expo 2025 (SGX25), la grande fiera dedicata a videogiochi, fumetti, cosplay e immaginario pop che invaderà i padiglioni del moderno Sicilia Fiera di Misterbianco (CT). Una due giorni che promette di ridefinire il concetto di evento nerd nel Sud Italia, fondendo innovazione, spettacolo e community in un unico grande universo interattivo.

L’atmosfera che si respira già nei canali ufficiali è quella delle grandi occasioni: entusiasmo, curiosità e una palpabile voglia di tornare a condividere dal vivo la passione per i mondi che amiamo. SGX25 non sarà solo una fiera, ma una celebrazione della creatività geek a 360 gradi, un luogo dove generazioni e linguaggi si incontrano.


Un festival che unisce generazioni

Il Sicilia Game Expo è pensato per tutti: dai gamer incalliti ai collezionisti, dalle famiglie curiose ai cosplayer pronti a calcare la scena. Nei padiglioni di SiciliaFiera si alterneranno tornei, demo, workshop, mostre e incontri con artisti, doppiatori e content creator, trasformando l’evento in una vera e propria città della cultura pop.

Organizzato da SGX SAS, il progetto nasce per dare spazio e visibilità a una scena nerd meridionale in piena crescita, portando in Sicilia l’energia e la professionalità delle grandi manifestazioni nazionali. L’edizione 2025 promette di essere la più ricca e coinvolgente di sempre: una sinergia perfetta tra gioco, arte e spettacolo, dove il divertimento incontra la conoscenza e la passione diventa linguaggio comune.


L’ospite che tutti aspettano: Wataru Inata

Tra gli annunci che hanno già acceso la rete, spicca quello dell’arrivo in Italia del game e mecha designer Wataru Inata, figura leggendaria del panorama videoludico e dell’animazione giapponese.
Formatosi in FromSoftware, Inata ha contribuito a capolavori come Armored Core e Demon’s Souls, per poi mettere la sua firma su titoli come Xenoblade Chronicles X, Xenoblade Chronicles 2 e The Legend of Zelda: Breath of the Wild.

Nel mondo dell’animazione, il suo talento ha attraversato universi amatissimi: da That Time I Got Reincarnated as a Slime a The Irregular at Magic High School, fino a SPY×FAMILY e Mobile Suit Gundam: The Witch from Mercury. È anche il responsabile mecha designer di Grendizer U, un titolo che già da solo basta a far battere il cuore di ogni fan dei robottoni.

La sua presenza a SGX25 è resa possibile grazie alla collaborazione tra Nippon Shock Edizioni, Andrea Yuu Dentuto, Cristina D’Auria e Adriano Forgione, unendo professionalità italiane e giapponesi in un ponte culturale di rara potenza.


Un pantheon di ospiti d’eccezione

Ma Wataru Inata non sarà l’unico nome di spicco. Il Sicilia Game Expo 2025 accoglierà doppiatori storici come Patrizio Prata, Federica De Bortoli, Sonia Scotti e Leonardo Graziano, che daranno voce alle emozioni di chi è cresciuto con gli anime e le serie più iconiche.
Non mancheranno poi artisti e illustratori di fama, tra cui Luigi “Sinis” Siniscalchi – autore del manifesto ufficiale dell’edizione 2025 – insieme a Marco Failla, Walter Venturi, Giovanni Timpano, Pasquale Qualano e molti altri, pronti a raccontare il fumetto italiano e internazionale in tutte le sue sfumature.

Sul fronte musicale, l’energia di Giorgio Vanni promette di trasformare il palco in una macchina del tempo verso i pomeriggi animati degli anni ’90, mentre Sbriser e Sguein animeranno la scena YouTube con humor e interazione dal vivo.


Il manifesto e la filosofia dell’evento

L’immagine di SGX25, firmata da Luigi “Sinis” Siniscalchi, sintetizza perfettamente lo spirito dell’evento: il mondo digitale che corre verso la realtà, incontrandola in un abbraccio di creatività. Il risultato è un visual potente, che celebra la fusione tra reale e virtuale, tra pixel e emozione, tra Sicilia e Giappone.

In questo senso, il Sicilia Game Expo non è solo una fiera: è un laboratorio di contaminazioni culturali, dove la tecnologia incontra l’arte, e dove l’immaginario nerd viene finalmente riconosciuto come linguaggio universale.


Sicilia Fiera: il palcoscenico del futuro

La scelta del Sicilia Fiera di Misterbianco come location non è casuale: moderna, accessibile, con spazi ampi e modulabili, rappresenta il cuore logistico perfetto per un evento di questa portata. I visitatori potranno contare su servizi efficienti, aree ristoro, connessioni con i mezzi pubblici e un servizio navetta dedicato, pensato per rendere l’esperienza fluida e piacevole.

Ogni padiglione sarà un mondo a sé: dalle arene eSports ai set fotografici per cosplayer, dalle aree demo ai corner editoriali, senza dimenticare gli spazi per il collezionismo, i giochi di ruolo e le carte collezionabili.


Un’esperienza immersiva per la community

Ciò che rende unico SGX25 è la sua anima di community event. Gli organizzatori vogliono costruire un’esperienza che vada oltre l’esposizione, trasformando i visitatori in protagonisti.
Panel, contest e performance dal vivo saranno pensati non solo per intrattenere, ma per generare dialogo, confronto e connessione. È la filosofia del “gioco condiviso” che unisce ragazzi e adulti, veterani e nuovi fan, in un’unica, grande avventura collettiva.


Un hype alle stelle

Con l’hashtag ufficiale #ROADtoSGX25, il countdown è già iniziato e le aspettative sono alle stelle. Tutti gli indizi portano a una manifestazione capace di competere con le grandi fiere nazionali: un evento che non vuole solo celebrare il gioco, ma raccontare una visione più ampia della cultura pop come forma d’arte e di identità condivisa.

Sicilia Game Expo 2025 è pronto a diventare il faro dell’immaginario nerd nel Mediterraneo.
Segnate la data, preparate i costumi, caricate i controller: il Sud Italia è pronto a giocare la sua partita più epica.

Vicenza Comics & Games 2025: due giorni nel cuore dell’immaginazione

Dal 15 al 16 novembre 2025, la Fiera di Vicenza si prepara ad aprire le porte del suo imponente Padiglione 7 per un viaggio nel cuore della fantasia. Vicenza Comics & Games ritorna con una nuova edizione pronta a trasformare la città in un grande universo pop, dove fumetti, videogiochi, cosplay e creatività si fondono in un unico linguaggio: quello della passione. Questa due giorni non è una semplice fiera, ma un’esperienza totale, un portale verso mondi paralleli dove le tavole dei fumetti prendono vita, le console si accendono di adrenalina e i costumi dei cosplayer diventano storie viventi. È l’appuntamento ideale per chi vuole perdersi — o forse ritrovarsi — tra eroi, illustratori, doppiatori, tornei e stand che profumano di carta, pixel e sogni.

Il manifesto di quest’anno porta la firma dell’artista James Loyd, che ha saputo catturare l’anima dell’evento in un’immagine vibrante di energia e colori. Un’opera che diventa simbolo di un festival dove l’arte incontra il divertimento, la nostalgia si intreccia con l’innovazione, e ogni appassionato trova il proprio spazio. Per i collezionisti, sarà disponibile anche una litografia autografata: un piccolo tesoro per chi ama conservare un frammento di magia.

Dentro i padiglioni della IEG Fiera di Vicenza, ogni area diventa un microcosmo tematico. Le corsie si trasformano in strade del multiverso: da un lato le bancarelle piene di fumetti rari, manga, graphic novel e tavole originali, dall’altro gli stand che offrono figure, gadget, action figure e carte collezionabili. Qui si celebra la nona arte in tutte le sue forme, con incontri dedicati, firmacopie e sketch dal vivo che permettono ai fan di assistere al momento in cui il tratto diventa racconto.

Tra gli ospiti spiccano nomi amatissimi del panorama nerd e dello spettacolo italiano: Flavio Aquilone, Pietro Ubaldi, Stefano Bersola, Marcello Cesena, Giulia Ottonello, Yuriko Tiger e tanti altri. Doppiatori, illustratori, content creator e performer che porteranno sul palco la loro voce, la loro arte e la loro energia, trasformando ogni incontro in un evento da ricordare.

E poi ci sono loro, i cosplayer, protagonisti assoluti di ogni edizione. Vicenza Comics & Games è il loro regno: qui le corazze scintillano, le spade si intrecciano e le parrucche colorate diventano bandiere di libertà creativa. I contest e le sfilate saranno il momento più spettacolare, un concentrato di talento e passione che unisce generazioni e fandom. Accanto ai cosplay, spazio anche alla musica e al K-pop, ai board games e ai giochi di ruolo, alle mostre d’arte e ai raduni delle community che popolano le galassie del web.

L’Area Gaming sarà un vero paradiso per i videogiocatori. Postazioni free play, sfide competitive, esperienze in realtà virtuale e una sezione arcade dal fascino vintage attendono i visitatori più agguerriti. È un viaggio nella storia del videogioco, dalle sale anni ’80 alle console di nuova generazione, un terreno d’incontro tra chi è cresciuto con il joystick e chi esplora il metaverso in VR.

Ogni evento, ogni angolo, ogni sorriso restituisce il senso profondo di ciò che Vicenza Comics & Games rappresenta: la voglia di condividere. Perché dietro ogni costume, ogni tavola disegnata o ogni partita, c’è una comunità viva che si riconosce, si racconta e si emoziona insieme. È questo il segreto del successo degli eventi di Fiere del Fumetto, un network di appuntamenti che da anni porta in giro per l’Italia la cultura pop come festa, come dialogo e come ponte tra immaginazione e realtà.

Il festival si terrà sabato 15 e domenica 16 novembre 2025, dalle 10 alle 19. L’ingresso giornaliero è di 12 euro in prevendita (20 euro per il biglietto valido due giorni), con possibilità di acquisto anche in loco. La Fiera è facilmente raggiungibile: a 500 metri dal casello Vicenza Ovest sull’autostrada A4, a pochi minuti dalla stazione ferroviaria e servita da autobus di linea con fermata “Fiera”.

Vicenza Comics & Games non è solo un evento, ma un luogo dell’anima. È un richiamo irresistibile per chi sa che dietro ogni balloon di un fumetto o dietro la maschera di un eroe c’è un frammento di verità, un modo per sentirsi parte di un mondo più grande. E allora, preparate i vostri costumi, lucidate i joypad, ricaricate la macchina fotografica e, soprattutto, portate con voi la curiosità.

Dal 15 al 16 novembre, Vicenza diventa capitale del mondo nerd. E voi? Siete pronti a varcare la soglia del Padiglione 7?

SFestival 2025: Roma si accende di fantascienza. Tra libri, cinema, giochi e immaginazione collettiva

C’è un momento, camminando verso San Giovanni, in cui la geografia di Roma si piega a una topografia alternativa: Via Numidia 2 diventa una porta stellare, le voci degli autori rimbalzano come trasmissioni da un futuro possibile e i lettori si scoprono equipaggio. È lo SFestival, la convention della fantascienza romana che torna per la sua seconda edizione dal 14 al 16 novembre 2025 e lo fa con la stessa ambizione della buona science fiction: essere un laboratorio di idee, un acceleratore di immaginari, un luogo dove si ragiona sul domani con gli strumenti della narrativa, del cinema, del gioco, della musica e della critica. Ingresso libero, spirito inclusivo, voglia di contaminazione: questo è l’alfabeto con cui la Capitale si scrive come città di fantascienza, e noi di CorriereNerd.it non potremmo esserne più felici.

Dietro un progetto così non c’è il caso, ma un’organizzazione che profuma di passione vera. Il comitato che firma lo SFestival — Giovanna Repetto, Massimiliano Di Giorgio, Stefano Sacchini e Francesco Arcarese — tiene insieme competenze editoriali, sguardo critico e quella dose di visionarietà senza cui la fantascienza si ridurrebbe a mera estetica. Il design visivo, curato da Fabrizio Guadagnoli, veste l’evento con un’identità grafica che dialoga con la storia del genere e con le sue metamorfosi contemporanee. L’epicentro, ancora una volta, è il Polo civico e culturale Allarga.menti, una casa comune per libri, proiezioni, concerti, corsi e laboratori che dal 2023 ha scelto di fare della cultura un gesto di cittadinanza.

Un weekend per attraversare i mondi (im)possibili

Il viaggio comincia venerdì 14 novembre alle 18 con un atterraggio morbido e potentissimo: “La fantascienza è giovane”, un incontro dedicato alla SF per ragazze e ragazzi con la libraia Stefania Cane di Perdigiorno, le autrici Laura Marinelli ed Emma Misitano e l’autore e curatore Dario Orilio. È un prologo che dice già tutto della postura del festival: la fantascienza come lingua madre per nuove generazioni, non gadget identitario ma strumento per leggere il presente e spostarlo di lato. Subito dopo, la rotta punta sul futuro prossimo con la presentazione di “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti SF dedicato alle scuole di Roma, introdotto dall’editore e scrittore Andrea Franco, dal fisico Ettore Perozzi e da Giovanna Repetto. E quando scende la sera, alle 20, la teoria si fa vibrazione: il “Fantaperitivo musicale” con il concerto degli Ekranoplan immerge la platea in riverberi kosmische, echi space e phaser retrofuturisti, come se qualcuno avesse trovato il modo di campionare la nostalgia dei viaggi interstellari.

Sabato 15 novembre il livello si alza e si moltiplica. Si parte alle 10.30 con “Scope volanti. Il nostro sguardo sulla fantascienza”, un incontro che mette al centro le Fantascientiste (femministe) — Laura Coci, Claudia Corso Marcucci, Giuliana Misserville e Giovanna Repetto — per riflettere su libertà femminile, antispecismo e vegetarianismo come linee di fuga narrative e politiche. È la fantascienza che non si accontenta del tropo, ma lo torce per interrogare i nostri automatismi sociali. Alle 11.30 la scena si concentra su una madre di tutte le rivoluzioni immaginative, Ursula K. Le Guin, con una monografia a cura di Coci e Misserville: parlare della Le Guin significa discutere di potere, linguaggio e comunità, di come la narrativa possa davvero “spostare mobili” nella stanza del reale. A mezzogiorno e mezzo, l’orbita cambia emisfero: “Leggendaria. Trasfigurare la violenza” convoca Paola Guazzo, Nadia Tarantini e ancora Giuliana Misserville per attraversare le scritture fantastiche dell’America Latina, dove il meraviglioso diventa spesso un modo per ribaltare il trauma.

Il pomeriggio, alle 14.30, è riservato a un rito iniziatico: la proiezione di “Dark Star”, primo lungometraggio di John Carpenter del 1974, piccola pietra miliare dell’autoironia fantascientifica. Un titolo che, a rivederlo oggi, ricorda quanto il genere possa essere geniale anche quando gioca con quattro mezzi e un’idea atomica. La visione è riservata ai soci AllargoPannonia APS, con tessera annuale da 5 euro: dettaglio minuscolo per un’esperienza che vale come un biglietto per una timeline alternativa. In contemporanea, nello stesso edificio, scoppia una piccola guerra di miniature: “Caos sul tavolo”, partita dimostrativa aperta a Warhammer 40.000 arbitrata da Luciano Troili, per ricordarci che il wargame è da sempre un laboratorio di mondi e tattiche narrative.

Alle 16.30 arriva uno dei momenti editoriali più attesi: “Futuri mutanti”, antologia a cura di Andrea Angiolino, Francesca Garello e Luigina Sgarro pubblicata da All Around Editore, raccontata insieme a Francesca Garello, Francesco Grasso e Francesco Troccoli. La domanda è affilata come un bisturi: l’adattamento è solo biologico o anche politico e culturale? Se i mutanti siamo noi, quali compromessi siamo pronti a firmare? Tra ricercatori ambiziosi, burocrati spietati e vittime inconsapevoli, l’ipotesi inquietante è che la vera mutazione non riguardi i corpi, ma le coscienze. Un’ora dopo, alle 17.30, si cambia registro ma non mordente: “Ironici futuri” è un dialogo aperto con i Bokononisti e l’autore e sceneggiatore comico Lorenzo M. d’Amico su come cinema, serie, romanzi, fumetti e videogiochi usino la satira per pungere il presente. Alle 18.30, di nuovo bicchieri e serialità: “Ho visto serie che voi umani” è un fanta-aperitivo collettivo con lo sceneggiatore Armando Festa, lo scrittore Marc Walden e chiunque voglia salire a bordo con la propria ossessione da binge watching.

Domenica 16 novembre si apre alle 10.30 con “Fantahorror”, una conversazione sulle commistioni di genere insieme al regista Andrea Baroni, a Paolo Di Orazio — scrittore, fumettista e batterista — all’editore-scrittore Andrea Franco e allo sceneggiatore di fumetti e serie tv Matteo Grilli. Un’ora e mezza più tardi, alle 12, si ragiona di attraversamenti e metamorfosi con “Fantascienza in transito”: come una storia si sposta da libro a film, da serie a gioco e ritorno? Ne parlano il regista e scrittore Federico Bissacco, l’autore Fabio Carta, Giovanna Repetto e Umberto Rossi, con un contributo video degli illustratori Gino Carosini e Marco Mastroianni. È la mappa della transmedialità come la intendiamo noi nerd: non uno spostamento di formato, ma un’espansione del lore.

Prequel, playlist e archeologia dei sogni

Questa seconda edizione ha già avuto i suoi “episodi zero”. Venerdì 7 novembre, sempre ad Allarga.menti, il gruppo Viva Voce — con Tiziana Caldesi, Claudia Mineide e Antonella Monsù Scolaro — ha interpretato “Duchessa”, reading tratto dal libro di Giovanna Repetto, come una camera anecoica in cui le parole diventano immagini. E per chi ama sovrapporre paesaggi sonori alle immagini mentali, è arrivata anche la prima playlist ufficiale dello SFestival: ventiquattro brani in poco più di un’ora che passano da “Wild Signals” a Bowie in versione strumentale firmata Trent Reznor per “Watchmen”, dal calypso di Star Trek ai tre classici di Carpenter (“Dark Star”, “The Thing”, “Escape from New York”), con deviazioni verso “Foundation”, “Silo”, “The Peripheral”, “For All Mankind” e un salto negli abissi con “Alien” e “The Abyss”. C’è anche Philip Glass per “Tales From The Loop” e, naturalmente, la Cantina Band: perché ogni festival ha bisogno della sua taverna fuori dal tempo.

Visioni dal futuro: quando l’immaginazione diventa cittadinanza

Cuore politico — nel senso più alto del termine — di questa edizione è “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti di fantascienza rivolto a studentesse e studenti delle scuole primarie, medie e superiori di Roma, promosso dall’APS Allargo Pannonia con l’Istituto Confalonieri–De Chirico. L’idea è semplice e potente: immaginare il futuro è il primo passo per costruirlo. Scrivere fantascienza significa allenare creatività e consapevolezza, leggere tecnologia, ecologia e intelligenza artificiale non come feticci ma come questioni civili, pensare a convivenza, diritti e identità con lo sguardo lungo delle storie. In un’epoca in cui la parola “avvenire” sembra spesso sequestrata da algoritmi e paure, il concorso restituisce alla comunità scolastica un laboratorio di responsabilità condivisa. La commissione che ha valutato i testi mette insieme saperi e sensibilità differenti: la scrittrice Giovanna Repetto, l’esperto di SF Stefano Sacchini, Nicoletta Frasca della libreria Tomo, lo scrittore ed editore Andrea Franco, la critica e saggista Giorgia Sallusti, la direttrice editoriale Silvia Costantino (EffeQu), il docente e autore Dario Orilio e il fisico-divulgatore Ettore Perozzi. I primi tre classificati per ogni categoria vedranno i loro racconti pubblicati in un fascicolo cartaceo a cura di Allargo Pannonia con cinque copie omaggio, e i testi compariranno anche online sui siti Sfestival.it e Allargamenti.wordpress.com. Per i primi classificati è previsto un pacchetto di almeno cinque libri tra fantascienza e narrativa, perché i mondi si costruiscono anche a scaffale pieno. A proposito di scrittura consapevole: sono indicati anche i limiti di lunghezza, calibrati per età, in modo da trasformare il vincolo in palestra di stile.

Perché Roma aveva bisogno di questo festival

Roma è una città che pensa il futuro a partire dalle rovine, una contraddizione fertile che chiede cura. Fino al 2024, quando è nata la prima edizione, non esisteva nella Capitale un festival dedicato alla letteratura di fantascienza con la stessa attenzione alle commistioni di linguaggi e generi. SFestival colma quel vuoto con uno sguardo che non si limita a proclamare la centralità della SF, ma la pratica. Non è una rassegna per addetti ai lavori, è un invito aperto a lettori, curiosi, studenti, professionisti del settore e, soprattutto, a chi non ha ancora trovato la propria porta d’accesso al genere. In questo senso, Allarga.menti non è solo una sede: è una dichiarazione d’intenti. Allargare, connettere, ospitare. E farlo a ingresso libero, perché la fantascienza, come ogni patrimonio culturale, è più potente quando circola.

Coordinate per l’atterraggio e come entrare nella storia

La base operativa è il Polo civico e culturale Allarga.menti, in via Numidia 2, zona San Giovanni – Porta Metronia. L’accesso è gratuito per tutti gli appuntamenti del weekend e, dove indicato, richiede la tessera AllargoPannonia APS, simbolica e annuale, per le attività riservate come la proiezione di “Dark Star”. Per ogni informazione, la rotta più rapida è la casella info@sfestival.it. Se vi state chiedendo cosa portare, la risposta è semplice: curiosità, voglia di discutere e la disponibilità a farvi sorprendere. Il resto lo mette la programmazione, che alterna panel d’autore, presentazioni, musica live, laboratori e anche il rumore bellissimo dei dadi e delle miniature sul tavolo.

Un finale aperto, come piace a noi

La fantascienza migliore non chiude mai davvero: lascia uno spiraglio, un’ombra sul corridoio, una trasmissione che continua anche quando i titoli di coda scorrono. Lo SFestival fa la stessa cosa. Vi chiede di entrare, di intervenire, di portare le vostre storie, di farvi contaminare e, soprattutto, di tornare. Perché gli universi si costruiscono in compagnia e Roma, in questi tre giorni, è il nostro cantiere intergalattico a cielo aperto.

Noi ci saremo, taccuino e cuore nerd alla mano. E voi? Raccontateci quale incontro aspettate di più, quale panel vi ha aperto un portale, quale brano della playlist vi ha preso per mano. La conversazione — e il futuro — iniziano qui.

Baldur’s Gate II -Shadows of Amn: 25 Anni di Gloria. Quando BioWare Scrisse la Storia del GdR

Ci sono anniversari che non si limitano a celebrare un videogioco, ma rievocano un intero modo di intendere l’avventura, la narrazione e la libertà creativa. Baldur’s Gate II: Shadows of Amn, uscito nel 2000, appartiene a questa categoria ristretta e luminosa: non è solo un titolo, ma una pietra angolare nella storia dei giochi di ruolo, un viaggio che ancora oggi, venticinque anni dopo, continua a insegnare cosa significhi vivere una storia, non semplicemente giocarci.

Il venticinquesimo anniversario, celebrato da fan e sviluppatori con un evento speciale sul canale YouTube Slandered Gaming, ha riunito tre figure chiave della leggenda: Ed Greenwood, creatore dei Forgotten Realms; David Gaider, storico sceneggiatore BioWare; e Trent Oster, allora direttore tecnico e oggi CEO di Beamdog, la software house che ha dato nuova vita al gioco con la Enhanced Edition. Insieme, hanno ripercorso la genesi di un’opera che ha definito un’epoca e che ancora oggi rappresenta un punto di riferimento per chiunque ami le storie complesse, i personaggi indimenticabili e la magia pura del gioco di ruolo.

L’ombra di Amn e il sogno di BioWare

Nel 2000, BioWare era nel pieno della sua ascesa. Dopo l’exploit del primo Baldur’s Gate, il team canadese non voleva semplicemente replicare il successo, ma ridefinire il concetto stesso di RPG. Shadows of Amn nacque con questa ambizione: non più un vasto mondo frammentato da esplorare liberamente, ma un’avventura corale, intensa, dove ogni luogo — dalle strade brulicanti di Athkatla alle cripte dimenticate di Amn — raccontava una storia unica e palpabile.

Il giocatore tornava a vestire i panni del Figlio di Bhaal, intrappolato e torturato da un antagonista che sarebbe entrato di diritto nella mitologia videoludica: Jon Irenicus. L’interpretazione magistrale di David Warner e la scrittura di Gaider conferirono al personaggio un’aura tragica e affascinante, un misto di dolore e vendetta che ancora oggi è studiato come uno degli esempi più riusciti di “villain empatico”. Irenicus non era solo un nemico da sconfiggere, ma una ferita aperta nel cuore del mondo di gioco, specchio oscuro del protagonista.

Athkatla: il respiro dei Forgotten Realms

Ambientato nei Forgotten Realms di Ed Greenwood — uno dei mondi fantasy più ricchi e strutturati mai concepiti —, Baldur’s Gate II riuscì in un’impresa quasi impossibile: trasformare le regole di Dungeons & Dragons in emozioni vive. Athkatla, la capitale di Amn, era un labirinto morale e politico, un luogo dove potere, magia e corruzione danzavano in equilibrio instabile. Ogni vicolo, ogni taverna, ogni tempio aveva una storia da raccontare, e ogni decisione del giocatore pesava sul destino del mondo circostante.

BioWare non costruì solo un setting, ma una rete pulsante di storie interconnesse. Le missioni secondarie erano piccole epiche autonome: un misterioso culto sotterraneo da smascherare, un maniero infestato da troll, vampiri in cerca di redenzione o dannazione. Ogni quest aveva un’anima, e completarle non era un obbligo, ma un piacere, perché ogni passo aggiungeva un tassello alla costruzione di un universo coerente e credibile.

Amore, battaglie e scelte morali

Una delle innovazioni più rivoluzionarie di Baldur’s Gate II fu l’introduzione dei romance, i rapporti sentimentali tra il protagonista e i suoi compagni d’avventura. Ispirandosi a Final Fantasy VII, Gaider e il team BioWare diedero vita a interazioni che andavano oltre il semplice combattimento: nascevano dialoghi, intese, conflitti interiori. Personaggi come Jaheira, Aerie o Viconia divennero più che alleati: erano esseri umani (o elfi, o drow) con cui costruire legami, fraintendersi, soffrire e amare.

Ogni compagno portava con sé una storia personale, una missione, un peso. Alcuni — come Minsc e il suo inseparabile Boo — incarnavano l’anima ironica e surreale del gioco; altri, come Keldorn o Anomen, rappresentavano la tensione tra fede e fallibilità. Quella ricchezza di caratterizzazione divenne il marchio di fabbrica BioWare e l’antenato diretto di tutto ciò che avremmo visto anni dopo in Knights of the Old Republic, Dragon Age e Mass Effect.

Strategie e magia: l’arte della sfida

Dal punto di vista ludico, Shadows of Amn portò l’Infinity Engine al suo apice. Ogni battaglia era una danza di tattica e ingegno: conoscere le regole di Advanced Dungeons & Dragons significava sopravvivere, ma serviva anche intuito. I troll cadevano solo sotto fuoco o acido, i maghi richiedevano contromagie precise, i vampiri minavano lentamente l’anima del gruppo. Non bastava essere forti: bisognava essere intelligenti.

Il combattimento in tempo reale con pausa strategica — oggi quasi dimenticato — raggiunse in Baldur’s Gate II una perfezione che pochi titoli hanno osato sfidare. Ogni scontro era una piccola opera teatrale, e vincere una battaglia significava padroneggiare un linguaggio fatto di incantesimi, timing e nervi saldi.

L’espansione del mito: Throne of Bhaal

Nel 2001, l’espansione Throne of Bhaal chiuse l’epopea del Figlio di Bhaal con un finale degno delle più grandi saghe mitologiche. Il giocatore affrontava i propri fratelli semidivini, decidendo il proprio destino — divino o mortale — in un crescendo di pathos e potenza narrativa. Era la conclusione perfetta di un viaggio iniziato anni prima, e ancora oggi molti fan la ricordano con la stessa nostalgia con cui si rilegge l’ultima pagina di un libro che non si vorrebbe mai finisse.

Un’eredità eterna

Quando nel 2013 Beamdog pubblicò la Enhanced Edition, Baldur’s Gate II tornò a nuova vita: interfacce aggiornate, multiplayer migliorato, compatibilità con le risoluzioni moderne, ma soprattutto un rispetto assoluto per l’anima originale. Trent Oster e il suo team non hanno mai tradito lo spirito BioWare: ogni pixel, ogni dialogo, ogni suono conserva la stessa magia del 2000.

Ed è grazie a quella eredità se oggi possiamo vivere la rinascita della saga con Baldur’s Gate III, un capolavoro che deve a Shadows of Amn più di quanto ammetta apertamente. Senza il lavoro di Greenwood, Gaider e BioWare, probabilmente non avremmo mai visto esplodere la passione contemporanea per il fantasy narrativo e interattivo.

La porta che non si chiude mai

Giocare oggi a Baldur’s Gate II significa attraversare un portale che conduce a un’epoca in cui i videogiochi non si accontentavano di intrattenere, ma volevano far crescere, emozionare, far pensare. È un ritorno in un tempo in cui l’avventura era un atto di fede e di curiosità, e in cui la parola “eroe” si conquistava decisione dopo decisione.

Venticinque anni dopo, quella porta è ancora aperta. E per chiunque abbia voglia di varcarla, Athkatla è sempre lì, avvolta nella sua luce dorata e nei suoi segreti. Un luogo dove la fantasia è ancora reale, e dove ogni clic è una scelta di destino.

Silent Hill 2: il ritorno dell’incubo perfetto finalmente anche su Xbox

C’è un momento, in ogni appassionato di horror, in cui la nebbia torna a chiamare. Un richiamo sottile, quasi nostalgico, che sa di ruggine, pioggia e rimorsi. Con il remake di Silent Hill 2, il Bloober Team non ha soltanto ridato vita a un classico: ha riaperto le porte di un incubo collettivo, risvegliando quella stessa inquietudine psicologica che nel 2001 definì un’intera generazione di giocatori.
Oggi, a più di vent’anni di distanza, James Sunderland torna a camminare tra le strade deserte di Silent Hill, e noi con lui.

La rinascita del mito

Annunciato nell’ottobre 2022 e uscito l’8 ottobre 2024 su PlayStation 5 e PC, Silent Hill 2 è molto più di un’operazione nostalgia: è una reinterpretazione rispettosa ma audace, curata da Bloober Team sotto la supervisione di Konami Digital Entertainment. Dietro la direzione artistica di Mateusz Lenart, con la produzione di Motoi Okamoto, si muove un cast di leggende: Masahiro Ito, l’uomo che diede forma a Pyramid Head e all’estetica disturbante del titolo originale, e Akira Yamaoka, compositore e architetto sonoro delle nostre paure.

Il risultato? Un’esperienza che travolge.
La critica l’ha acclamato, il pubblico l’ha premiato con oltre due milioni di copie vendute e un punteggio medio di 86 su Metacritic. Una rinascita che ha valso al remake nomination prestigiose ai BAFTA, ai Golden Joystick Awards e ai The Game Awards.

Ma il viaggio non si ferma qui. Dopo un’esclusiva temporanea Sony, il gioco approderà finalmente anche su Xbox Series X|S il 21 novembre 2025, pronto a riportare l’incubo anche sulle console Microsoft. Le voci parlano addirittura di una futura versione per Nintendo Switch 2, segno che Silent Hill non ha mai smesso di attrarre nuove anime perdute.

Silent Hill non è solo una città. È una mente che pensa, un trauma che respira.
Il protagonista, James Sunderland, riceve una lettera impossibile: sua moglie Mary, morta tre anni prima, gli scrive di aspettarlo nel loro “posto speciale”. Da qui inizia un viaggio che non è un pellegrinaggio d’amore, ma una lenta discesa nella colpa. Ogni strada nebbiosa, ogni edificio fatiscente, ogni mostro contorto è una parte di James, un riflesso delle sue ossessioni e del suo rimorso.

Bloober Team ha modernizzato la formula con una visuale over-the-shoulder e un combat system più fluido, senza snaturare la sensazione di vulnerabilità. Le armi — un tubo, un’asse, una pistola — restano strumenti precari. Il vero nemico non è la creatura che ti insegue, ma la coscienza che non ti lascia scampo.

La città stessa continua a mutare, alternando la nebbia lattiginosa del mondo reale alla brutalità arrugginita dell’Otherworld, un incubo metallico dove ogni rumore è una minaccia e ogni porta nasconde un frammento di verità.

Il volto dell’orrore

La narrazione rimane quella che rese il titolo originale una pietra miliare del survival horror psicologico. James incontra Angela, Eddie, Laura e soprattutto Maria — la proiezione distorta e sensuale della moglie perduta. Ognuno di loro è una ferita incarnata, un simbolo della sofferenza umana.
La scrittura, oggi come ieri, non offre redenzione ma introspezione: ogni finale — sei principali e due segreti — racconta una possibile verità dell’anima di James. Dal perdono alla follia, dalla rinascita al suicidio.
In un’epoca di horror urlati, Silent Hill 2 resta un sussurro, e fa molto più male.

L’estetica del dolore

Tecnicamente, il remake è un trionfo. I dettagli ambientali, le texture sporche, la luce che filtra come un ricordo distorto — tutto è calibrato per restituire quell’atmosfera malata e malinconica che rese unico l’originale.
La colonna sonora di Akira Yamaoka non accompagna: avvolge. Ogni eco, ogni nota dissonante, ogni respiro nella nebbia costruisce un’esperienza sensoriale dove l’audio diventa parte del gameplay.

C’è anche un tributo evidente al cinema dell’orrore più sofisticato: da Allucinazione Perversa a Jacob’s Ladder, passando per l’estetica disturbante di Lynch e Cronenberg. Silent Hill 2 non si limita a spaventare — seduce, confonde, ipnotizza.

Il ritorno dell’incubo

Quando il Bloober Team annunciò di voler toccare un monumento come Silent Hill 2, molti fan tremarono. Eppure, contro ogni aspettativa, il risultato convince: non un semplice remake, ma una reincarnazione. Il dolore di James è più vivo, la città più crudele, e noi spettatori più coinvolti che mai.

Silent Hill 2 dimostra che l’horror più autentico non ha bisogno di jumpscare o effetti speciali, ma di introspezione e verità. Perché la paura, quella vera, non abita nei mostri… ma nei ricordi.

E quando la nebbia cala di nuovo, e il suono distante della sirena si insinua nel cuore, capiamo che Silent Hill non è mai davvero finita. È dentro di noi, in attesa di un’altra lettera.

Marvel’s Wolverine: il ritorno del ruggito. L’artigliato di Adamantio prepara il colpo più brutale della next-gen

C’è un suono che i fan Marvel non hanno mai dimenticato: quel “snikt” metallico, breve e tagliente, che annuncia l’arrivo dell’artigliato canadese più iconico di sempre. Dopo anni di attesa, quel suono è tornato a squarciare il silenzio. Marvel’s Wolverine, il nuovo progetto di Insomniac Games, non è più un sogno a occhi aperti, ma una realtà concreta destinata a graffiare nel profondo l’autunno del 2026.

Dopo aver ridefinito il concetto di avventura supereroistica con Marvel’s Spider-Man e il suo seguito, lo studio californiano affronta ora la sfida più impegnativa: dare giustizia videoludica a Logan, uno dei personaggi più amati e complessi della mitologia Marvel. Se Peter Parker volteggia tra grattacieli e speranza, Wolverine affonda nella terra, nel sangue e nel tormento. Due universi narrativi che condividono lo stesso mondo — sì, Wolverine è ambientato nello stesso universo dei titoli di Spider-Man — ma parlano due lingue opposte: quella della luce e quella dell’ombra.

Dall’attesa al ruggito

Tutto cominciò nel 2021 con un teaser tanto breve quanto esplosivo: un bar devastato, un uomo coperto di sangue e tre artigli che scattano fuori dal pugno. Bastarono pochi secondi per trasformare il web in una bolla di speculazioni e hype. Poi, anni di silenzio. Fino a oggi. Il nuovo trailer di gameplay ha infranto la quiete mostrando un Logan feroce, reale, viscerale, in una danza di combattimenti crudi, tagli ravvicinati e dettagli che sfiorano il fotorealismo. Niente censura, niente compromessi: Marvel’s Wolverine sarà un titolo maturo, vietato ai deboli di cuore, e finalmente libero di mostrare la violenza intrinseca del personaggio.

La sinossi ufficiale non lascia dubbi: “Diventa un’arma vivente. Alla ricerca di risposte sul suo passato, Wolverine farà di tutto — scatenando combattimenti brutali, una rabbia incontenibile e una determinazione implacabile — per squarciare il mistero dell’uomo che era un tempo.”
Una dichiarazione d’intenti che risuona come un manifesto: Logan non è un eroe, è una ferita che cammina.

Il ritorno dell’artiglio

Insomniac ha confermato che l’uscita è fissata per l’autunno 2026, nonostante i recenti scossoni dell’industria — incluso il rinvio di Grand Theft Auto 6. Una scelta audace, quasi provocatoria, che ribadisce la fiducia assoluta dello studio nel proprio progetto. Alcuni analisti ipotizzano perfino un lancio anticipato, magari a settembre, per evitare lo scontro diretto con il colosso di Rockstar Games.
Ma il messaggio è chiaro: Wolverine non teme nessuno. E come il suo protagonista, non arretra mai.

Un universo condiviso, ma più oscuro

Il gioco, esclusiva PlayStation 5, espande l’universo narrativo inaugurato da Spider-Man con una visione più cupa e introspettiva. Se New York rappresentava la leggerezza e la speranza, l’ambientazione di Wolverine è un labirinto di ferite, ombre e memorie spezzate. Non ci sono grattacieli da scalare, ma vicoli sporchi, pioggia incessante e combattimenti corpo a corpo dove il dolore è tangibile.

Nel gameplay, Logan non volteggia: si getta, colpisce, resiste. Ogni scontro è ravvicinato, brutale, con un sistema di combattimento che sembra prendere ispirazione dal realismo cinematografico di The Last of Us Part II e dall’intensità ritmica dei migliori God of War. Tra fendenti e rigenerazione, il giocatore vivrà sulla pelle del mutante la doppia natura che lo definisce: uomo e bestia.

E sì, nel trailer compare anche il leggendario costume giallo, rivisitato in chiave moderna e sporca, un omaggio diretto al recente successo cinematografico di Deadpool & Wolverine. Un piccolo grande segnale per i fan: questa volta, il rispetto per la mitologia è totale.

Nemici, leggende e ferite

Il teaser ha già mostrato alcuni volti noti del pantheon mutante. Da Omega Red a Mystica, fino all’imponente figura di un Sentinel che promette battaglie epiche e un chiaro legame con la lunga storia degli X-Men. Tutto lascia intendere che il gioco, pur centrato su Logan, potrebbe aprire porte verso futuri crossover nell’universo Marvel di Insomniac.

A dare voce e anima al protagonista sarà Liam McIntyre, già indimenticabile Spartacus nell’omonima serie. La sua interpretazione, ruvida e potente, si fonde alla perfezione con la natura tormentata del personaggio. La voce di Logan nel trailer è roca, affaticata, piena di vita vissuta — come se il dolore stesso avesse imparato a parlare.

Dietro gli artigli, un dream team

La direzione creativa è affidata a Marcus Smith e Mike Daly, già autori del mirabolante Ratchet & Clank: Rift Apart. A curare la sceneggiatura troviamo un quartetto di nomi da brividi: Mary Kenney, Walt Williams, Nick Folkman e il veterano Joe Halstead. Una squadra che non punta a creare l’ennesimo action supereroistico, ma un racconto adulto, intriso di umanità, dolore e redenzione.

La struttura narrativa promette di scavare nel passato di Logan, toccando momenti che vanno dal trauma della Weapon X fino ai ricordi frammentati della sua identità. Sarà una discesa nell’inferno dell’anima, più che una semplice storia di eroi.

Dalle cicatrici alla rinascita

Non possiamo parlare di Wolverine senza menzionare l’attacco hacker subito da Insomniac nel 2023: un colpo basso che mise a rischio anni di lavoro e fece trapelare materiale sensibile, dai piani futuri alle build interne del gioco. Eppure lo studio non solo è sopravvissuto, ma ha trasformato quella ferita in forza, proprio come il suo protagonista. Il sostegno della community è stato travolgente, e da quella resilienza è nato un simbolo: Wolverine non è solo un personaggio, ma uno stato mentale.

Lì dove altri avrebbero ceduto, Insomniac ha continuato a costruire — artiglio dopo artiglio — un’opera che oggi promette di ridefinire lo storytelling videoludico Marvel.

L’eredità di un mito

Chi ricorda X-Men Origins: Wolverine del 2009 sa che, paradossalmente, il videogioco dell’epoca riuscì a essere migliore del film. Violento, diretto, senza fronzoli: un piccolo cult dimenticato. Ora, dopo più di un decennio, il cerchio si chiude. L’artiglio torna a brillare, e lo fa con tutta la potenza della next-gen.

Marvel’s Wolverine non è un semplice titolo d’azione. È una dichiarazione d’amore alla figura di Logan, alla sua rabbia e alla sua umanità. È la promessa che anche un mostro può ancora sanguinare per qualcosa di giusto.

Il futuro è artigliato

L’appuntamento è fissato: autunno 2026, in esclusiva su PlayStation 5.
L’attesa può sembrare lunga, ma non lo è per chi conosce il valore della pazienza di un predatore.
Perché quando Wolverine ringhia, il mondo intero si ferma ad ascoltare.

E questa volta, credetemi, il ruggito sarà impossibile da ignorare.

“Fumetti e Dintorni” conquista Terni: tre giorni al Cospea Village tra collezionismo, cultura pop e pura nostalgia geek

Appassionati di fumetti, videogiochi, vinili e memorabilia, segnate queste date sul calendario come fossero rune magiche: dal 21 al 23 novembre il Cospea Village di Terni si trasformerà in un portale verso un’altra dimensione, dove la passione per la cultura pop regna sovrana. Dopo il successo delle precedenti edizioni,  “Fumetti e Dintorni”   torna più grande e più ricco che mai, con oltre venti espositori provenienti da ogni angolo d’Italia pronti a dare vita a una mostra-mercato che è un vero e proprio viaggio nel tempo e nell’immaginario collettivo nerd.

Varcare le porte del centro commerciale in Via Montefiorino 48 significherà immergersi in un universo fatto di storie, suoni e ricordi: un luogo in cui i baloon di Tex e Diabolik si mischiano alle copertine lucide dei manga più recenti e ai vinili che hanno fatto la storia della musica. Non si tratta solo di un mercatino per collezionisti, ma di un evento che celebra la creatività, la memoria e l’evoluzione del fandom, mantenendo vivo quel legame intimo tra generazioni unite dalla stessa passione.

Dal mattino fino alle 19:30, i visitatori potranno curiosare tra fumetti rari, prime edizioni e graphic novel di culto, sfogliare le nuove uscite, o ritrovare gli eroi di sempre: da Spider-Man a Dylan Dog, da Batman a Yu-Gi-Oh!, passando per le più amate saghe manga che hanno fatto sognare milioni di lettori. Chi ama il profumo della carta stampata, il suono dello sfogliare e il piacere di scovare un albo dimenticato troverà qui il proprio paradiso.

Per i gamer, invece, “Fumetti e Dintorni” sarà una miniera di sorprese. Dai cabinati vintage ai titoli per PlayStation, Xbox e Nintendo, passando per le leggendarie console degli anni ’90, ogni banco è una capsula del tempo pronta a risvegliare il bambino interiore di chiunque. E non mancheranno chicche per i collezionisti di retrogaming, con giochi in edizione limitata e hardware ormai introvabili, esposti come reliquie di un’epoca che ha fatto la storia del divertimento digitale.

Il suono del vinile farà da colonna sonora a questo caleidoscopio pop. I banchi dedicati alla musica ospiteranno dischi rari, edizioni speciali e colonne sonore cult, spaziando dal rock al jazz, dal pop al soul, fino alle immortali OST dei film e delle serie più amate. E per chi non sa resistere al richiamo delle carte collezionabili, ci sarà un’area interamente dedicata a Pokémon e Yu-Gi-Oh!, dove sarà possibile scambiare, acquistare o far valutare le proprie carte da esperti del settore.

Già, perché una delle grandi attrazioni dell’evento sarà proprio la possibilità di ottenere valutazioni professionali per oggetti da collezione: fumetti, figurine, vinili, action figure e tanto altro potranno essere esaminati da esperti pronti a rivelare il loro valore reale sul mercato. Un’occasione imperdibile per chi vuole vendere, acquistare o semplicemente conoscere meglio i propri tesori nerd.

L’atmosfera sarà resa ancora più vibrante da una miriade di gadget, poster, figure e oggettistica dedicata al mondo anime, fantasy e cinematografico, senza dimenticare lo spazio per il pubblico femminile con accessori, borse e creazioni handmade ispirate alla cultura pop. Perché la passione nerd non ha confini di genere né di età: è un linguaggio universale fatto di emozioni, colori e storie.

E come in ogni fiera che si rispetti, non mancheranno le occasioni per conoscere altri appassionati, scambiare opinioni e lasciarsi trasportare da quell’energia collettiva che solo gli eventi dal vivo sanno generare. “Fumetti e Dintorni” è un’esperienza da vivere con gli occhi spalancati e il cuore aperto, una celebrazione della curiosità e della nostalgia.

L’ingresso, come sempre, è gratuito. Tre giorni di pura immersione nel mondo nerd, tra collezionismo, cultura e divertimento. Che tu sia un collezionista incallito, un gamer nostalgico, un lettore in cerca di nuove storie o semplicemente un curioso in cerca di magia, il Cospea Village ti aspetta per un weekend indimenticabile.

E se sei un espositore e vuoi portare il tuo stand nel cuore pulsante dell’Umbria geek, basta contattare l’organizzazione via WhatsApp al numero +39 338 7390387.

Dal 21 al 23 novembre, Terni diventa la capitale della cultura pop: un luogo dove ogni tavola, disco o joystick racconta una storia. Ti aspettiamo tra le meraviglie di Fumetti e Dintorni — perché le passioni più autentiche non invecchiano mai, si trasformano soltanto in leggende.

Japan Days 2025: da Montecassino al Monte Fuji – quando l’Italia abbraccia il Giappone nerd!

C’è un’energia speciale che si sprigiona ogni volta che Cassino Fantastica riporta il Sol Levante all’ombra dell’Abbazia. È un’onda di entusiasmo che unisce generazioni, passioni e linguaggi diversi: dagli anime ai manga, dai cosplay ai giochi da tavolo, fino alle leggende pop che hanno plasmato l’immaginario di chiunque sia cresciuto con un joystick in mano e le sigle di Cristina D’Avena nel cuore. Il 15 novembre 2025, dalle 10 alle 19, all’Istituto Paritario San Benedetto di Via Marconi, torneranno i Japan Days, giunti ormai alla quinta edizione: un evento che ha saputo crescere anno dopo anno, diventando un piccolo grande santuario della cultura nerd nipponica in Italia. Dietro a questa magia c’è sempre il team di Cagliostro E-Press APS, l’associazione culturale che cura Cassino Fantastica e progetti come Kirby Academy.

Quest’anno il tema scelto è un tributo nostalgico e potentissimo: i 50 anni di Goldrake, Jeeg Robot, Ape Maia, Tekkaman e La Stella della Senna. Cinque icone che non sono solo cartoni animati, ma vere e proprie pietre miliari dell’immaginario collettivo. Quelle serie che hanno insegnato cosa significhi il coraggio, la lealtà e la magia dell’avventura. Per celebrare questo anniversario arriverà a Cassino un ospite d’eccezione: Il Vecchio Nerd, autentico custode della memoria mecha-anime italiana, pronto a raccontare curiosità, aneddoti e segreti di un’epoca in cui la TV del pomeriggio era una finestra spalancata su mondi meravigliosi.

Ma i Japan Days non sono solo nostalgia: sono un ponte vivo tra Montecassino e il Monte Fuji, un filo rosso che lega la tradizione e la modernità, il passato dei grandi eroi robotici e il presente di una generazione che vive la cultura pop come linguaggio universale. Le conferenze in programma toccheranno ogni angolo di questo universo: si passerà dalla filosofia di Yukio Mishima e il ‘68 giapponese alla storia produttiva di Go Nagai, dalle lezioni di lingua giapponese alle analisi sui nuovi eroi dell’animazione contemporanea.

L’area Japan Palace ospiterà incontri moderati da Giorgio Messina, con nomi noti del panorama nerd come Max Gobbo, AkiraGaming85, Mario Gentile e Marco Fulgione. Si parlerà di Jeeg Robot come fenomeno culturale, di collezionismo vintage, di come il Giappone abbia influenzato il gusto estetico e narrativo di tutta una generazione. Non mancheranno proiezioni di cortometraggi giapponesi in collaborazione con il Festival Visione Corte e l’associazione “Il Sogno di Ulisse”: un’occasione rara per scoprire la nuova animazione d’autore nipponica lontana dai riflettori mainstream.

E poi le mostre tematiche: dalle storiche Lamicards curate da Luciano Costarelli fino ai manifesti cinematografici dello Studio Ghibli, un percorso emozionale che farà vibrare i cuori di chi ha pianto con Totoro o sognato con Chihiro. Per gli aspiranti artisti, la Kirby Academy terrà laboratori di manga e cultura giapponese, dove i partecipanti potranno sperimentare le tecniche del fumetto orientale.

Fuori, nel Japan Garden, si respirerà l’atmosfera più pop: stand coloratissimi del Mercatino a tema, collezionisti, artigiani, espositori di vinili, gadget, action figure e modellini provenienti direttamente dal Sol Levante. E ancora giochi da tavolo, scacchi e tornei di Othello, con la partecipazione della Federazione Nazionale e dei circoli ludici locali.

Naturalmente, non ci sarebbero Japan Days senza l’irresistibile magia del cosplay. La gara Under 13 aprirà le danze, seguita dalla Open Competition, che ogni anno trasforma Cassino in una piccola Akihabara del Lazio. I costumi, i sorrisi e la passione dei cosplayer racconteranno ancora una volta quanto l’amore per l’immaginario possa abbattere ogni barriera linguistica e culturale. A rendere il tutto ancora più epico ci penserà Alecia canta Cristina, accompagnata da WikiSigleTV, in un’esplosione di note, cori e nostalgia che farà cantare a squarciagola intere generazioni.

La locandina ufficiale è firmata da Gabriele Cioffi, mangaka italiano di grande talento, e racchiude perfettamente lo spirito dell’evento: un abbraccio tra Italia e Giappone, tra arte e passione, tra memoria e futuro.

Con un biglietto d’ingresso di soli 5 euro (3 per i cosplayer, 8 per le coppie “porta un amico”), i Japan Days 2025 promettono una giornata immersiva dove la fantasia non è evasione, ma celebrazione di ciò che siamo diventati grazie ai nostri sogni di bambini. Cassino Fantastica non è solo un festival. È un luogo dell’anima. Un laboratorio di meraviglia dove l’Italia incontra il Giappone non per imitare, ma per dialogare, per fondere due immaginari e creare un linguaggio nuovo, vibrante, cosmopolita.

E allora, pronti a decollare con Goldrake verso il Monte Fuji? L’appuntamento è per sabato 15 novembre 2025: portate con voi la curiosità, il sorriso e quel pizzico di nostalgia che rende eterno ogni sogno nerd. Programma completo su www.cassinofantastica.it

The Legend of Zelda: il live action prende vita – e il web impazzisce

C’è un momento preciso in cui il cuore di ogni nerd inizia a battere più forte: quando ciò che sembrava un sogno impossibile diventa realtà tangibile. Dopo anni di rumor, concept fan-made e trailer amatoriali che ci avevano illuso e fatto sognare, The Legend of Zelda è finalmente pronto a compiere il grande salto: il primo film live action ufficiale è in produzione, e sì, stavolta è tutto vero.

Un viaggio da sogno verso Hyrule

A dare vita al progetto è Nintendo, che dopo il successo planetario del film di Super Mario Bros. ha deciso di proiettare sul grande schermo un’altra delle sue leggende più amate. La produzione è una collaborazione epocale con Sony Pictures Entertainment, mentre Wes Ball, regista della trilogia di Maze Runner e del recente Kingdom of the Planet of the Apes, si prepara a guidare questa impresa titanica: trasformare un universo mitico, poetico e profondamente interattivo in una narrazione cinematografica.

Accanto a lui, in veste di produttore, troviamo un nome che ogni fan Marvel conosce bene: Avi Arad, il veterano dei cinecomic, qui in una sinergia con Shigeru Miyamoto, il creatore stesso di Zelda. È un connubio che fino a pochi anni fa avremmo classificato come pura fantascienza, e che oggi, invece, si concretizza con un budget imponente, oltre metà del quale finanziato direttamente dalla casa di Kyoto.

Bo Bragason e Benjamin Evan Ainsworth: i volti di Zelda e Link

A vestire i panni della Principessa Zelda sarà Bo Bragason, un volto ancora poco conosciuto ma già al centro di discussioni e teorie nei forum dedicati: i fan stanno analizzando ogni suo frame, ogni espressione, cercando quella scintilla di grazia e determinazione che ha reso Zelda un’icona.

Il coraggio silenzioso di Link avrà invece il volto di Benjamin Evan Ainsworth, giovane attore inglese che abbiamo già visto alternare intensità drammatica e carisma introspettivo. Due elementi fondamentali per incarnare un eroe che, da sempre, lascia parlare più le note della sua Ocarina che le parole.

Le riprese sono ufficialmente iniziate a Wellington, in Nuova Zelanda, patria del cinema fantasy grazie a capolavori come Il Signore degli Anelli e Le Cronache di Narnia. E non poteva esserci scelta più evocativa: i paesaggi di Hyrule troveranno tra quelle colline e quelle nebbie il loro scenario naturale. Le riprese dureranno fino ad aprile 2026, con uscita prevista per il 7 maggio 2027.

Una storia leggendaria, tra mito e destino

Nintendo ha già diffuso la prima sinossi ufficiale del film:

The Legend of Zelda segue Link, un giovane guerriero destinato a proteggere il magico regno di Hyrule dalle forze dell’oscurità. La terra è minacciata da Ganon, un signore della guerra che cerca la Triforza, un’antica reliquia capace di concedere potere illimitato. Per fermarlo, Link dovrà intraprendere un viaggio pericoloso, affrontando mostri, dungeon e enigmi per recuperare i manufatti sacri che potranno aiutarlo nella sua missione.

È la struttura del mito classico: l’eroe riluttante, la principessa saggia, il male primordiale e l’equilibrio cosmico. Ma è anche il DNA di Zelda, una saga che ha sempre bilanciato avventura, introspezione e spiritualità, trasformando il “livello successivo” in una metafora di crescita personale.

La sfida di Wes Ball: dare corpo alla leggenda

Se c’è un regista che può riuscire in questa impresa, forse è proprio Wes Ball. La sua esperienza con mondi distopici e atmosfere di frontiera lo rende perfetto per restituire la complessità visiva e simbolica di Hyrule. Tuttavia, la sfida più grande sarà mantenere intatta la magia senza tradire l’anima del gioco. Perché Zelda non è solo una storia da guardare: è un’esperienza da vivere, passo dopo passo, nota dopo nota.

C’è chi spera in un adattamento fedele di Ocarina of Time o Twilight Princess, e chi invece sogna la libertà sconfinata di Breath of the Wild. Altri ancora immaginano una trama inedita, capace di sorprenderci ma rispettando lo spirito dell’originale.

In ogni caso, il punto cruciale sarà uno: riuscire a catturare quel senso di meraviglia malinconica che solo The Legend of Zelda sa trasmettere — quando il sole cala dietro una collina e la melodia dell’Ocarina accompagna il vento di Hyrule.

L’attesa dei fan: tra hype e nostalgia

Mentre la produzione entra nel vivo, il fandom vive in fibrillazione. Ogni nuovo concept, ogni rumor, ogni dettaglio del set diventa argomento di analisi maniacale. Gli artisti sui social reinterpretano Zelda e Link in centinaia di fan art, i forum si dividono tra ottimismo e timori, e YouTube si riempie di video che ricostruiscono timeline e teorie sulla possibile cronologia del film.

In fondo, è questo che rende Zelda un fenomeno culturale: la capacità di unire generazioni diverse attraverso la stessa avventura.

Hyrule chiama, noi rispondiamo

Che tipo di Principessa Zelda vorreste vedere sullo schermo — una guerriera, una saggia, o una fusione di entrambe? E Link, dovrebbe restare fedele al suo silenzio leggendario o, per la prima volta, parlare?

Fatecelo sapere nei commenti: la discussione è già aperta, e la community di CorriereNerd.it non vede l’ora di sentire la vostra opinione.

Perché la Triforza sta per brillare di nuovo — e il 7 maggio 2027, quando le luci del cinema si abbasseranno e l’arpa di Zelda risuonerà nelle sale, saremo tutti lì, pad alla mano e cuore in tumulto, pronti a vivere un’altra, eterna avventura.


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Mass Effect diventa una serie TV su Prime Video: tutto quello che sappiamo (e sogniamo)

Ci sono notizie che arrivano come un colpo di fucile a particelle sparato dritto al cuore del fandom. Notizie che ti fanno spalancare gli occhi più di un portale del Concilio della Cittadella e ti strappano un «NO VABBÈ!» anche se sei in ufficio o stipato su un tram. E una di queste è appena atterrata nel cuore della galassia nerd: Mass Effect diventerà una serie TV prodotta da Amazon MGM Studios per Prime Video.
Sì, è tutto vero. Non è uno scherzo orchestrato da un Elcor con un’insolita vena umoristica.

Per chi ha solcato la Via Lattea almeno tre volte nei panni del Comandante Shepard, questa notizia è un ritorno epico, uno di quelli che ti risvegliano la nostalgia come la musica della Normandia che parte in sottofondo. Parliamo di noi, di chi ha scelto se salvare il Consiglio o lasciarlo soccombere, di chi ha stretto alleanze improbabili, amato alieni — in ogni senso — e deciso il destino di intere civiltà digitali. Ora, dopo anni di promesse disattese, film svaniti nel buco nero del dimenticatoio e rumors che suonavano come echi di un relè danneggiato, Mass Effect torna. E stavolta per davvero.


Una serie in viaggio tra le stelle

Il progetto di adattamento di Mass Effect è in sviluppo con Prime Video dal 2021, ma solo ora BioWare ha rilasciato dettagli concreti. Alla guida del progetto ci sarà Doug Jung, già sceneggiatore di Star Trek Beyond e showrunner di Chief of War con Jason Momoa, mentre la sceneggiatura è affidata a Daniel Casey, il penna turbo di Fast & Furious 9.
Una coppia inedita, che mescola la tensione psicologica del dramma sci-fi alla spettacolarità dell’action più muscolare. In fondo, anche Shepard sapeva che dietro ogni esplosione c’era sempre una scelta morale impossibile.

La writers’ room, fanno sapere da BioWare, è “piena di vita e di idee” e soprattutto “ha già deciso come collocare la serie all’interno del canone ufficiale”.
La serie sarà ambientata dopo la trilogia originale, in un periodo ancora inesplorato della timeline galattica. Non sarà quindi un remake delle vicende di Shepard — “perché quella è la tua storia”, dicono gli sviluppatori — ma un nuovo capitolo ambientato nello stesso universo, con nuovi eroi, nuove razze e nuove guerre stellari da vincere (o da perdere).


Prime Video come nuovo “relè di massa” della fantascienza

Amazon sembra aver trovato la chiave per parlare al cuore dei gamer. Dopo il successo esplosivo di Fallout — con 16 nomination agli Emmy e una valanga di fan convertiti al culto del Pip-Boy — il colosso dello streaming ha deciso di rilanciare l’offensiva videoludica.
E Mass Effect è la prossima, ambiziosissima tappa.
Secondo alcune fonti interne, il progetto è considerato una delle produzioni di punta di Amazon MGM Studios, accanto a Fourth Wing e al remake di Carrie. Alla supervisione troviamo Scott Farris, già produttore di serie di peso come Jack Ryan e The Man in the High Castle. Insomma: gente che sa come costruire mondi complessi, con intrighi politici, colpi di scena e un pizzico di disperazione cosmica.

Per gli amanti della space opera, la prospettiva è da brividi: Mass Effect potrebbe diventare il nuovo punto d’incontro tra la grande fantascienza cinematografica e il racconto interattivo. Un universo narrativo che ha sempre oscillato tra l’epica di Star Wars, il realismo sociopolitico di Battlestar Galactica e la malinconia umana di Blade Runner.


Un universo che torna a respirare

L’universo di Mass Effect non è solo un videogioco: è un ecosistema narrativo che parla di identità, sacrificio, lealtà e redenzione. È un’esperienza che ti chiede di scegliere chi sei, più che di vincere una battaglia.
Vederlo tornare come serie TV significa riaprire quel canale emotivo che i fan custodiscono da più di un decennio.
Ogni giocatore ha il suo Shepard, la sua Liara, il suo Garrus. Nessuna scelta è mai identica. Ed è proprio questa molteplicità di destini che la serie potrebbe esplorare, abbandonando l’idea di un unico protagonista per raccontare una galassia viva, mutevole, dove ogni scelta lascia un’eco nel vuoto.


Jennifer Hale vuole esserci. E noi vogliamo lei.

Quando Jennifer Hale, la voce della Shepard femminile, ha dichiarato che parteciperebbe “anche solo come comparsa, con i campanellini addosso se serve”, internet ha reagito come se avesse appena attivato un relè.
I fan la vogliono, la community la reclama. Perché lei è Shepard. La sua presenza, anche solo per un cameo, sarebbe un tributo simbolico al legame tra la saga e chi l’ha vissuta.

Molti sperano che anche altri doppiatori storici possano comparire, magari in ruoli secondari o come easter egg. Sarebbe un modo poetico per unire il passato al futuro, mantenendo vivo quel ponte emotivo che nessuna CGI potrà mai replicare.


Verso Mass Effect 5: la rinascita di BioWare

Mentre la serie prende forma, BioWare ha confermato che Mass Effect 5 è ufficialmente in sviluppo.
Sarà il primo titolo del franchise realizzato con il motore grafico di nuova generazione, e promette un ritorno alle atmosfere più mature, introspettive e “space noir” dei capitoli originali.
Il nuovo gioco arriverà dopo Dragon Age: The Veilguard, sancendo un doppio rilancio per lo studio canadese, deciso a riconquistare il posto che gli spetta nell’Olimpo del gaming narrativo.

Il tempismo non è casuale. Mass Effect su Prime Video potrebbe diventare il volano perfetto per riaccendere l’interesse intorno al brand, un’operazione di sinergia tra storytelling audiovisivo e videoludico che — se ben gestita — potrebbe ridefinire il rapporto tra serie e giochi, un po’ come è accaduto con The Last of Us.


Nell’attesa, reinstalliamo la Legendary Edition

Non c’è ancora una data ufficiale, nessun teaser, nessuna immagine dal set. Ma l’hype è reale.
E mentre i motori dei relè si scaldano, c’è solo una cosa sensata da fare: reinstallare Mass Effect Legendary Edition e tornare sulla Normandia.
Perché, alla fine, Mass Effect non è solo un gioco o una saga. È un’esperienza condivisa, un linguaggio emotivo, un frammento di identità nerd inciso nel DNA di una generazione.


E voi? Cosa vi aspettate da questa nuova serie? Volete il ritorno di Shepard o preferite un nuovo equipaggio di eroi perduti nello spazio?
Scrivetecelo nei commenti o taggate @corrierenerd.it sui social.
Il Mass Relay è acceso. E noi siamo pronti a partire.