C’è un momento, camminando verso San Giovanni, in cui la geografia di Roma si piega a una topografia alternativa: Via Numidia 2 diventa una porta stellare, le voci degli autori rimbalzano come trasmissioni da un futuro possibile e i lettori si scoprono equipaggio. È lo SFestival, la convention della fantascienza romana che torna per la sua seconda edizione dal 14 al 16 novembre 2025 e lo fa con la stessa ambizione della buona science fiction: essere un laboratorio di idee, un acceleratore di immaginari, un luogo dove si ragiona sul domani con gli strumenti della narrativa, del cinema, del gioco, della musica e della critica. Ingresso libero, spirito inclusivo, voglia di contaminazione: questo è l’alfabeto con cui la Capitale si scrive come città di fantascienza, e noi di CorriereNerd.it non potremmo esserne più felici.
Dietro un progetto così non c’è il caso, ma un’organizzazione che profuma di passione vera. Il comitato che firma lo SFestival — Giovanna Repetto, Massimiliano Di Giorgio, Stefano Sacchini e Francesco Arcarese — tiene insieme competenze editoriali, sguardo critico e quella dose di visionarietà senza cui la fantascienza si ridurrebbe a mera estetica. Il design visivo, curato da Fabrizio Guadagnoli, veste l’evento con un’identità grafica che dialoga con la storia del genere e con le sue metamorfosi contemporanee. L’epicentro, ancora una volta, è il Polo civico e culturale Allarga.menti, una casa comune per libri, proiezioni, concerti, corsi e laboratori che dal 2023 ha scelto di fare della cultura un gesto di cittadinanza.
Un weekend per attraversare i mondi (im)possibili
Il viaggio comincia venerdì 14 novembre alle 18 con un atterraggio morbido e potentissimo: “La fantascienza è giovane”, un incontro dedicato alla SF per ragazze e ragazzi con la libraia Stefania Cane di Perdigiorno, le autrici Laura Marinelli ed Emma Misitano e l’autore e curatore Dario Orilio. È un prologo che dice già tutto della postura del festival: la fantascienza come lingua madre per nuove generazioni, non gadget identitario ma strumento per leggere il presente e spostarlo di lato. Subito dopo, la rotta punta sul futuro prossimo con la presentazione di “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti SF dedicato alle scuole di Roma, introdotto dall’editore e scrittore Andrea Franco, dal fisico Ettore Perozzi e da Giovanna Repetto. E quando scende la sera, alle 20, la teoria si fa vibrazione: il “Fantaperitivo musicale” con il concerto degli Ekranoplan immerge la platea in riverberi kosmische, echi space e phaser retrofuturisti, come se qualcuno avesse trovato il modo di campionare la nostalgia dei viaggi interstellari.
Sabato 15 novembre il livello si alza e si moltiplica. Si parte alle 10.30 con “Scope volanti. Il nostro sguardo sulla fantascienza”, un incontro che mette al centro le Fantascientiste (femministe) — Laura Coci, Claudia Corso Marcucci, Giuliana Misserville e Giovanna Repetto — per riflettere su libertà femminile, antispecismo e vegetarianismo come linee di fuga narrative e politiche. È la fantascienza che non si accontenta del tropo, ma lo torce per interrogare i nostri automatismi sociali. Alle 11.30 la scena si concentra su una madre di tutte le rivoluzioni immaginative, Ursula K. Le Guin, con una monografia a cura di Coci e Misserville: parlare della Le Guin significa discutere di potere, linguaggio e comunità, di come la narrativa possa davvero “spostare mobili” nella stanza del reale. A mezzogiorno e mezzo, l’orbita cambia emisfero: “Leggendaria. Trasfigurare la violenza” convoca Paola Guazzo, Nadia Tarantini e ancora Giuliana Misserville per attraversare le scritture fantastiche dell’America Latina, dove il meraviglioso diventa spesso un modo per ribaltare il trauma.
Il pomeriggio, alle 14.30, è riservato a un rito iniziatico: la proiezione di “Dark Star”, primo lungometraggio di John Carpenter del 1974, piccola pietra miliare dell’autoironia fantascientifica. Un titolo che, a rivederlo oggi, ricorda quanto il genere possa essere geniale anche quando gioca con quattro mezzi e un’idea atomica. La visione è riservata ai soci AllargoPannonia APS, con tessera annuale da 5 euro: dettaglio minuscolo per un’esperienza che vale come un biglietto per una timeline alternativa. In contemporanea, nello stesso edificio, scoppia una piccola guerra di miniature: “Caos sul tavolo”, partita dimostrativa aperta a Warhammer 40.000 arbitrata da Luciano Troili, per ricordarci che il wargame è da sempre un laboratorio di mondi e tattiche narrative.
Alle 16.30 arriva uno dei momenti editoriali più attesi: “Futuri mutanti”, antologia a cura di Andrea Angiolino, Francesca Garello e Luigina Sgarro pubblicata da All Around Editore, raccontata insieme a Francesca Garello, Francesco Grasso e Francesco Troccoli. La domanda è affilata come un bisturi: l’adattamento è solo biologico o anche politico e culturale? Se i mutanti siamo noi, quali compromessi siamo pronti a firmare? Tra ricercatori ambiziosi, burocrati spietati e vittime inconsapevoli, l’ipotesi inquietante è che la vera mutazione non riguardi i corpi, ma le coscienze. Un’ora dopo, alle 17.30, si cambia registro ma non mordente: “Ironici futuri” è un dialogo aperto con i Bokononisti e l’autore e sceneggiatore comico Lorenzo M. d’Amico su come cinema, serie, romanzi, fumetti e videogiochi usino la satira per pungere il presente. Alle 18.30, di nuovo bicchieri e serialità: “Ho visto serie che voi umani” è un fanta-aperitivo collettivo con lo sceneggiatore Armando Festa, lo scrittore Marc Walden e chiunque voglia salire a bordo con la propria ossessione da binge watching.
Domenica 16 novembre si apre alle 10.30 con “Fantahorror”, una conversazione sulle commistioni di genere insieme al regista Andrea Baroni, a Paolo Di Orazio — scrittore, fumettista e batterista — all’editore-scrittore Andrea Franco e allo sceneggiatore di fumetti e serie tv Matteo Grilli. Un’ora e mezza più tardi, alle 12, si ragiona di attraversamenti e metamorfosi con “Fantascienza in transito”: come una storia si sposta da libro a film, da serie a gioco e ritorno? Ne parlano il regista e scrittore Federico Bissacco, l’autore Fabio Carta, Giovanna Repetto e Umberto Rossi, con un contributo video degli illustratori Gino Carosini e Marco Mastroianni. È la mappa della transmedialità come la intendiamo noi nerd: non uno spostamento di formato, ma un’espansione del lore.
Prequel, playlist e archeologia dei sogni
Questa seconda edizione ha già avuto i suoi “episodi zero”. Venerdì 7 novembre, sempre ad Allarga.menti, il gruppo Viva Voce — con Tiziana Caldesi, Claudia Mineide e Antonella Monsù Scolaro — ha interpretato “Duchessa”, reading tratto dal libro di Giovanna Repetto, come una camera anecoica in cui le parole diventano immagini. E per chi ama sovrapporre paesaggi sonori alle immagini mentali, è arrivata anche la prima playlist ufficiale dello SFestival: ventiquattro brani in poco più di un’ora che passano da “Wild Signals” a Bowie in versione strumentale firmata Trent Reznor per “Watchmen”, dal calypso di Star Trek ai tre classici di Carpenter (“Dark Star”, “The Thing”, “Escape from New York”), con deviazioni verso “Foundation”, “Silo”, “The Peripheral”, “For All Mankind” e un salto negli abissi con “Alien” e “The Abyss”. C’è anche Philip Glass per “Tales From The Loop” e, naturalmente, la Cantina Band: perché ogni festival ha bisogno della sua taverna fuori dal tempo.
Visioni dal futuro: quando l’immaginazione diventa cittadinanza
Cuore politico — nel senso più alto del termine — di questa edizione è “Visioni dal futuro”, il concorso di racconti di fantascienza rivolto a studentesse e studenti delle scuole primarie, medie e superiori di Roma, promosso dall’APS Allargo Pannonia con l’Istituto Confalonieri–De Chirico. L’idea è semplice e potente: immaginare il futuro è il primo passo per costruirlo. Scrivere fantascienza significa allenare creatività e consapevolezza, leggere tecnologia, ecologia e intelligenza artificiale non come feticci ma come questioni civili, pensare a convivenza, diritti e identità con lo sguardo lungo delle storie. In un’epoca in cui la parola “avvenire” sembra spesso sequestrata da algoritmi e paure, il concorso restituisce alla comunità scolastica un laboratorio di responsabilità condivisa. La commissione che ha valutato i testi mette insieme saperi e sensibilità differenti: la scrittrice Giovanna Repetto, l’esperto di SF Stefano Sacchini, Nicoletta Frasca della libreria Tomo, lo scrittore ed editore Andrea Franco, la critica e saggista Giorgia Sallusti, la direttrice editoriale Silvia Costantino (EffeQu), il docente e autore Dario Orilio e il fisico-divulgatore Ettore Perozzi. I primi tre classificati per ogni categoria vedranno i loro racconti pubblicati in un fascicolo cartaceo a cura di Allargo Pannonia con cinque copie omaggio, e i testi compariranno anche online sui siti Sfestival.it e Allargamenti.wordpress.com. Per i primi classificati è previsto un pacchetto di almeno cinque libri tra fantascienza e narrativa, perché i mondi si costruiscono anche a scaffale pieno. A proposito di scrittura consapevole: sono indicati anche i limiti di lunghezza, calibrati per età, in modo da trasformare il vincolo in palestra di stile.
Perché Roma aveva bisogno di questo festival
Roma è una città che pensa il futuro a partire dalle rovine, una contraddizione fertile che chiede cura. Fino al 2024, quando è nata la prima edizione, non esisteva nella Capitale un festival dedicato alla letteratura di fantascienza con la stessa attenzione alle commistioni di linguaggi e generi. SFestival colma quel vuoto con uno sguardo che non si limita a proclamare la centralità della SF, ma la pratica. Non è una rassegna per addetti ai lavori, è un invito aperto a lettori, curiosi, studenti, professionisti del settore e, soprattutto, a chi non ha ancora trovato la propria porta d’accesso al genere. In questo senso, Allarga.menti non è solo una sede: è una dichiarazione d’intenti. Allargare, connettere, ospitare. E farlo a ingresso libero, perché la fantascienza, come ogni patrimonio culturale, è più potente quando circola.
Coordinate per l’atterraggio e come entrare nella storia
La base operativa è il Polo civico e culturale Allarga.menti, in via Numidia 2, zona San Giovanni – Porta Metronia. L’accesso è gratuito per tutti gli appuntamenti del weekend e, dove indicato, richiede la tessera AllargoPannonia APS, simbolica e annuale, per le attività riservate come la proiezione di “Dark Star”. Per ogni informazione, la rotta più rapida è la casella info@sfestival.it. Se vi state chiedendo cosa portare, la risposta è semplice: curiosità, voglia di discutere e la disponibilità a farvi sorprendere. Il resto lo mette la programmazione, che alterna panel d’autore, presentazioni, musica live, laboratori e anche il rumore bellissimo dei dadi e delle miniature sul tavolo.
Un finale aperto, come piace a noi
La fantascienza migliore non chiude mai davvero: lascia uno spiraglio, un’ombra sul corridoio, una trasmissione che continua anche quando i titoli di coda scorrono. Lo SFestival fa la stessa cosa. Vi chiede di entrare, di intervenire, di portare le vostre storie, di farvi contaminare e, soprattutto, di tornare. Perché gli universi si costruiscono in compagnia e Roma, in questi tre giorni, è il nostro cantiere intergalattico a cielo aperto.
Noi ci saremo, taccuino e cuore nerd alla mano. E voi? Raccontateci quale incontro aspettate di più, quale panel vi ha aperto un portale, quale brano della playlist vi ha preso per mano. La conversazione — e il futuro — iniziano qui.