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Arthur e il popolo dei Minimei

Di Luc Besson come dimenticare Nikita, Il 5° elemento o Giovanna d’Arco, ma CHE SI SAREBBE CIMENTATO anche in un lungometraggio di animazione 3D, chi se lo sarebbe aspettato? In effetti, il regista francese ha sempre stupito (oltre che per aver avuto il piacere di avere in matrimonio Milla Iovovic) per la grazia e la poliedria con cui ha diretto i suoi lavori. Dallo sparatutto, al futuristico, al mistico, Besson ha avuto occasione per dimostrare grande intuito e di saper dare ai suoi personaggi carattere e vitalità sorprendenti, ma con Arthur è stato diverso. Il film presentato al FFF2007 (FutureFilmFestival) non ha il carisma delle altre pellicole. Arthur and the Minimoys corre il rischio di non avere il successo che sembra poter avere il titolo per console o Pc (distribuito da Atari). A parer mio il film, ambientato nel Connecticut del 1960, non ha un granché d’incalzante, anzi si presenta banaluccio e scontato, come può essere una produzione della Disney. Buoni sentimenti e il tempismo di catastrofi familiari che vengono risolte sempre sul filo di lana sono la linea conduttrice della pellicola, i personaggi sono animati in 3D ma hanno un carattere 2D (cioè piatto e senza sorprese). Sebbene Arthur and the Minimoys non stravolga la categoria, l’animazione decisamente lodevole, l’ambientazione molto gradevole e qualche sprazzo di comicità salvano la pellicola da un tracollo di sonno.

La storia parla dei problemi familiari della nonna di Arthur (interpretata da Mia Farrow) che trovatasi sola dopo la scomparsa improvvisa del marito alla ricerca di un tesoro di rubini donatogli dal capo di una tribù dell’Africa Centrale, come ricompensa per avergli offerto certe assistenze tecniche, deve affrontare un grasso agente immobiliare a cui devono dei soldi (non si sa come). Arthur, che ha solo due giorni per ritrovare il bottino e salvare la sua vita e quella della nonna, si precipita tra gli effetti del nonno alla ricerca di indizi sul luogo in cui è sepolta la fortuna. Tra un espediente e l’altro, il moccioso riesce a trovare indizi utili che lo porteranno nel “mondo dei Minimei” fino all’happy end.
 

Tra i personaggi in carne ed ossa Mia Farrow è spenta e sembra l’ombra di quella che recitava in Mariti e mogli, Tre vedove e un delitto  o Promesse e compromessi, mentre una chicca è la voce di David Bowie (indiscutibile primo attore di Labyrinth) che offre al cattivo di turno, Evil M (Maltazar). Per concludere, una cattiveria sulla performance di Madonna, la cantante pop più ammirata di tutti i tempi, che offre la sua “idilliaca voce” alla principessa Sélénia (appena dieci anni anche se in realtà nel film ne compie giusto mille), e sottolineare l’eterna giovinezza della diva Ciccone nonché la reticenza a darla vinta allo scorrere del tempo, accettando la sua non più giovanissima età (insomma non sei più una ragazzina!). Comprate i libri, magari vi entusiasmeranno di più.

VOTO 5½

“ La morale è piuttosto scarsa e risente del fatalismo esasperato di cui questi esperimenti sono affetti, ovvero: “tutto e bene ciò che finisce bene”, perché “ … vissero tutti felici e contenti”.”

di  Pasquale Fabbozzi

 

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