Molti associano il genere fantasy a Il signore degli anelli, che presenta un’ambientazione basata sul Medio Evo europeo, o allo stesso Game of Thrones, con vari regni a confronto dove però il riferimento alla Storia europea dall’anno Mille al Cinquecento è molto forte. Il fantasy però può essere anche molto diverso, e in questi ultimi tempi stanno emergendo storie di tenore molto diverso, basate su altri mondi e altre culture, che non hanno niente da invidiare a quelle alla base del cosiddetto fantasy classico.
Una di queste è quella araba, grazie alla quale abbiamo avuto nei secoli passati un capolavoro come Le Mille e una Notte: al mondo di questo classico della letteratura tout court, che raccolse storie di un mondo che spaziava dal Nord Africa alla Cina passando per Medio Oriente e India, è ispirata la Trilogia di Daevabad, scritta da Shannon A. Chakraborty, in corso di pubblicazione per Oscar Fantastica, con i primi due volumi usciti, La città di ottone e Il regno di rame, mentre il prossimo, L’impero d’oro, uscirà nei prossimi mesi.
Nelle pagine di questi poderosi libri si viene trasportati come su un tappeto volante nell’Egitto di fine Settecento, diviso tra il dominio napoleonico e l’Impero ottomano, dove vive Nahri, una giovane che vive di espedienti fingendo di avere poteri magici e di essere una guaritrice. Del resto, per una donna povera non ci sono molte altre scelte. Un giorno però la ragazza scopre che la magia è reale, anche se lei non ci ha mai creduto, che lei ne è parte e che là fuori c’è un mondo fatto di jinn, antiche creature sovraumane temibili. Uno di questi è Dara, che porta Nahri a Daevabad, la leggendaria città di ottone, in cui lei trova il suo destino, in mezzo ad una guerra tra sei tribù magiche, peggiorata proprio dalla sua presenza.
La saga di Daevabad racconta quindi un mondo arcano, fatto di creature come i jinn, che noi occidentali conosciamo come geni grazie alla fiaba di Aladino e ai suoi adattamenti animati e al cinema, in realtà esseri soprannaturali preislamici che hanno continuato a popolare l’immaginario non solo di quel mondo, come i maghi e gli elfi. Nahri è un’eroina anomala, una ragazza all’inizio poverissima e avvolta nel suo chador, ma capace di diventare protagonista di un’avventura fatta di magia e giochi di potere non ancora finita, in cui si è data voce ad una cultura di cui spesso qui in Occidente si conoscono solo alcuni aspetti esacerbati dalla situazione socio politica attuale, senza conoscere complessità, leggende, tradizioni profonde e molto affascinanti.
Una nuova versione quindi dell’archetipo dell’eroina combattente, ma anche una saga di lotte intestine che nulla hanno da invidiare a quelle raccontate da George R. R. Martin, in cui si scoprono personaggi antichi e potenti come i jinn.
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