Filippo Turetta, il giovane che ha ammesso di aver ucciso Giulia Cecchettin, è uno dei venti reclusi che possono usare una PlayStation nell’infermeria del carcere di Montorio Veronese. Questo ha scatenato le proteste dell’associazione Sbarre di Zucchero e la reazione del sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari, che ha annunciato una visita nell’istituto veronese per verificare le condizioni dei detenuti e il rispetto dei principi di rieducazione. La direttrice della casa circondariale Francesca Gioieni ha difeso la scelta di fornire il videogioco ai detenuti in isolamento, sostenendo che non si tratta di un privilegio ma di un’attività alternativa. Ha anche annunciato che arriveranno altre PlayStation a breve.
Il carcere di Montorio Veronese è l’unico nel Veneto ad accogliere i soggetti a rischio di autolesionismo, che vengono monitorati dagli psicologi e dagli psichiatri. Molti di loro soffrono di disturbi mentali e non trovano posto nelle Rems, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Il sottosegretario Ostellari ha affrontato questo problema con il ministro della Salute Orazio Schillaci, cercando di trovare soluzioni per la sanità penitenziaria.
Il penitenziario scaligero è anche il più affollato del Veneto, con un tasso di occupazione del 157% e tre suicidi registrati nel 2023. La Procura di Verona ha aperto un’inchiesta sui decessi, affidando le indagini alla polizia penitenziaria di Padova.
I videogiochi in carcere: un’opportunità per la rieducazione?
I videogiochi sono sempre più diffusi in ambito carcerario, sia in Italia che all’estero. In alcuni casi, vengono utilizzati come forma di svago e distrazione, in altri come strumento di rieducazione e socializzazione.
In Italia
In Italia, l’utilizzo dei videogiochi in carcere è ancora in fase di sperimentazione. Nel 2022, il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale ha approvato un progetto pilota che prevede l’installazione di console PlayStation in alcuni istituti penitenziari. Il progetto è rivolto ai detenuti che si trovano in infermeria, in regime di isolamento o che sono affetti da disturbi psichici.
I sostenitori dell’utilizzo dei videogiochi in carcere sostengono che questi possono avere una serie di benefici, tra cui:
- Riduzione della noia e dello stress: i videogiochi possono aiutare i detenuti a passare il tempo in modo piacevole e rilassante, riducendo il rischio di comportamenti autolesionistici o violenti.
- Miglioramento delle capacità cognitive: i videogiochi possono aiutare i detenuti a sviluppare le proprie capacità cognitive, come la logica, la concentrazione e la risoluzione dei problemi.
- Promozione della socializzazione: i videogiochi possono essere utilizzati per favorire la socializzazione tra i detenuti, creando occasioni di confronto e collaborazione.
Tuttavia, ci sono anche degli aspetti critici da considerare, tra cui:
- L’accessibilità: i videogiochi possono essere costosi e non sempre accessibili a tutti i detenuti.
- La dipendenza: i videogiochi possono creare dipendenza, soprattutto nei soggetti più vulnerabili.
- La violenza: alcuni videogiochi possono contenere contenuti violenti, che potrebbero avere un impatto negativo sui detenuti.
All’estero
All’estero, l’utilizzo dei videogiochi in carcere è più diffuso che in Italia. In alcuni paesi, come il Regno Unito, i videogiochi sono utilizzati come parte di programmi di rieducazione e riabilitazione. Ad esempio, il progetto “Prison Gaming” del Ministero della Giustizia britannico prevede l’utilizzo di videogiochi per aiutare i detenuti a sviluppare le proprie capacità lavorative e sociali.
In altri paesi, come gli Stati Uniti, i videogiochi sono utilizzati anche per promuovere la salute e il benessere dei detenuti. Ad esempio, il progetto “Games for Health” del National Institute of Mental Health degli Stati Uniti prevede l’utilizzo di videogiochi per aiutare i detenuti a gestire lo stress e l’ansia.
Conclusioni
L’utilizzo dei videogiochi in carcere è una questione complessa, che presenta sia aspetti positivi che negativi. È importante valutare attentamente i potenziali benefici e rischi prima di implementare questo tipo di programmi.
In Italia, il progetto pilota del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è un passo importante per valutare il potenziale dei videogiochi come strumento di rieducazione e socializzazione in carcere.
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