L’8 marzo, giorno simbolo della Giornata Internazionale della Donna, è da tempo oggetto di leggende e miti, che ne hanno travisato le origini storiche. Una delle versioni più diffuse, purtroppo errata, racconta che il 1908 sarebbe stato l’anno in cui un incendio nella fabbrica “Cotton” di New York avrebbe causato la morte di 129 lavoratrici, coinvolte in una protesta contro le condizioni di lavoro. Ma la realtà dei fatti è ben diversa, e questo racconto, sebbene ancora popolare, è una di quelle “fake news” che, nonostante gli anni, continuano a vivere, perpetuando un’informazione imprecisa e sensazionalistica. In verità, non esisteva alcuna fabbrica “Cotton” a New York e non ci sono prove storiche che confermino questa tragedia.
L’incendio che in realtà segnò una delle più gravi tragedie della storia industriale statunitense avvenne nel 1911, nella fabbrica “Triangle Shirtwaist” di New York, dove persero la vita 146 persone, tra cui 123 donne e 23 uomini, molti dei quali giovani immigrati. Sebbene la tragedia sia autentica, la sua connessione con la nascita della Giornata della Donna è infondata, e l’8 marzo non fu scelto per commemorare quell’incidente.
Le radici della festa risalgono però a un periodo precedente. Già nel 1908, un evento chiamato “Woman’s Day” venne organizzato a New York, un incontro che rappresentò una delle prime manifestazioni per i diritti delle donne. Tuttavia, la celebrazione internazionale della Giornata della Donna non avvenne subito. Solo nel 1910, durante la Conferenza delle donne Socialiste a Copenhagen, si decise di istituire una giornata globale per le donne, ma la data non era ancora fissata. Fu nel 1977 che l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite dichiarò ufficialmente l’8 marzo come “Giornata delle Nazioni Unite per i Diritti delle Donne e per la Pace Internazionale”, una data che segnò il definitivo riconoscimento del contributo femminile alla società e alla lotta per i diritti civili.
Un altro aspetto simbolico legato alla Giornata della Donna è la scelta della mimosa come fiore rappresentativo. Questa scelta venne effettuata nel 1946 dalle donne italiane, che volevano un simbolo per celebrare la prima Festa della Donna dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Ma la mimosa non è soltanto un fiore che nasce in quel periodo. Già prima della sua adozione come simbolo ufficiale, la mimosa aveva avuto diverse connotazioni culturali. Gli indiani d’America, per esempio, la usavano come segno di dichiarazione di guerra o amore, mentre le ragazze britanniche erano solite indossare piccoli rametti di mimosa per accentuare la loro femminilità. In Australia, gli aborigeni la impiegavano per le sue presunte proprietà curative, preparando decotti per trattare vari disturbi.
Perché, però, proprio la mimosa? Non è tanto una questione storica, quanto pratica. La mimosa, infatti, è un fiore economico, facilmente reperibile e che cresce spontaneamente. Il suo fiore giallo, brillante, sboccia alla fine dell’inverno, portando un anticipo di primavera e di luce che rompe la grigia monotonia dei mesi freddi. In un’epoca in cui l’accessibilità era un elemento fondamentale, le mimose divennero così un simbolo semplice e accessibile a tutte, un fiore che poteva essere facilmente appuntato su una giacca o una camicia. Nonostante la sua bellezza effimera — le mimose tagliate durano poco — il loro significato è stato in grado di sopravvivere nel tempo, trovando nuovi significati e rinnovando la sua centralità nell’immaginario collettivo.
La Giornata della Donna, dunque, è una festa che porta con sé non solo l’importanza di celebrare i successi e i diritti conquistati dalle donne, ma anche la necessità di non dimenticare la storia, di superare miti e leggende che rischiano di nascondere il vero significato di una giornata che ci invita a riflettere su quanto ancora ci sia da fare per l’uguaglianza e per la giustizia sociale.
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