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L’Uomo Ragno – “Il segreto del vetro”

L’Uomo Ragno – “Il segreto del vetro” di Tito Faraci porta Spider-Man in Italia e lo fa attraverso la penna di uno degli autori maggiormente amati nel panorama fumettistico italiano. Giorgio Cavazzano, celebre autore della scuola disneyana, dona al simpatico arrampicamuri una nuova veste facendolo uscire dal tratto tipico dei comics per giungere a quello più morbido dei cartoon. La sceneggiatura è firmata da un’altra stella del fumetto italiano, il poliedrico Tito Faraci che nella sua carriera è passato più volte dalle avventure di Paperino e soci fino alle indagini horrorifiche di Dylan Dog.
 
“L’Uomo Ragno – Il segreto del Vetro”,è stato annunciato per la prima volta nel numero 373 dell’Uomo Ragno per poi essere presentato al grande pubblico durante LuccaComics, la più importate mostra mercato del fumetto italiana. Progetto molto interessante della Panini Comics per la Marvel, è un perfetto ibrido commerciale tra il fumetto americano ed Europeo. Si presenta in una versione brossurata, in bianco e nero.
 

L’edizione finale è divisa in due distinte parti, le prime ventidue pagine sono dedicate alle tavole della storia vera e propria, le successive ci illustrano un interessante making off dove il lettore potrà reperire i bozzetti originali di Cavazzano e stralci della sceneggiatore di Faraci.  Può far storcere il naso la scelta di condensare una trama in pochissime pagine, ma in effetti il motivo di tale compromesso editoriale si può trovare proprio nei comics americani dedicati ai supereroi, di cui le avventure di rado consumano più di venti pagine illustrate. A questa edizione, creata apposta per il pubblico delle fumetterie, è seguita una seconda, più fedele allo standard dei comics americani. L’albo non ha rilegatura, è spillato, ma soprattutto presenta un’indovinata colorazione creata da Nardo Conforti, una degli astri nascenti del fumetto made in Italy.

La storia è molto lineare, a tratti scontata. Indubbiamente Faraci ha trovato arduo condensare la sua prolifica penna in così poche pagine. Ma il risultato è comunque accattivante. Peter Parker, desideroso di prendersi una vacanza dal suo lavoro di Uomo Ragno, accetta di essere inviato dal suo direttore J.J. Jameson in Italia. Lo scopo del viaggio è di preparare un servizio sul carnevale di Venezia per il Daily Bungle. Peter, sbarca in laguna con intenzioni da turista ma non sa che si troverà ben presto di fronte un oscuro conte veneto, Alvise Gianus custode dell’arte misterica della Fabbricazione del vetro.

La penna di Faraci descrive in maniera piuttosto arguta e simpatica il carattere di Peter. Sin dalle prime battute con Jameson fino ai suoi dialoghi interiori, si risaltano le doti autoironiche del nostro arrampicamuri. Lo schema narrativo stranamente non è così originale come ci si poteva aspettare dall’autore. Vuoi anche per l’esiguo numero di pagine, la sceneggiatura presenta parecchi clichè e situazioni “già viste”. Tanto per citare il più eclatante, l’utilizzo del classico metodo del doppio scontro fra gli antagonisti, uno di “conoscenza” e l’altro di definitiva vittoria. Lo stesso conte Gianus viene descritto da un personaggio particolare, una specie di deus ex machina, avulso dal contesto della storia. Grimani, un bibliotecario, fornisce al nostro Uomo Ragno tutte le informazioni necessarie sulla vita del conte: sembra di conoscerlo talmente bene da far presagire al lettore un suo coinvolgimento “particolare” nella trama. In realtà il buon Grimani è solo un espediente creato da Faraci per informare il lettore di alcuni aspetti del conte Gianus, che difficilmente si sarebbero evinti in così poche pagine. Faraci, troppo abituato alla prolissità del fumetto italiano, sembra non riuscire ad abbandonare il suo stile tipico e sceneggiare una storia in un contesto editoriale diverso dal solito.

 

Di tutt’altra natura è il commento che si può fare alle tavole di Giorgo Cavazzano. L’autore dimostra, se ce n’era ancora bisogno, tutta la sua maestria regalando a Spidey un tratto nuovo, morbido, tipico delle tavole disegnate per la Disney. Parrebbe quasi spontaneo aspettarci l’entrata in scena di Paperinik ad aiutare il nostro sprovveduto reporter.  Le espressioni sono familiari, vive, simpaticamente inverosimili. Utilizzando sapientemente l’utilizzo del bianco e nero, le tavole di Cavazzano abbandonano la spigolosità tipica del comics americano per esaltare le linee curve della ragnatele stese sulla laguna.  Non vuole essere verosimile: questo spidey è già riassunto nell’incontro iniziale tra Peter e Jameson dalle “nuvolette” che il sigaro del direttore sprigiona nel Daily Bungle.

La localizzazione è discreta ma importante: Venezia, città natale dell’autore, eppure assente fino a questo momento dalle sue tavole, ci appare monumentale ma distaccata. Non partecipe, fredda, immobile, ma sfondo ideale che risalta ancor di più la caratterizzazione visiva dei protagonisti della vicenda. Le tavole più belle sono proprio quelle ad ampio respiro: i disegni che escono dalla schematizzazione della pagina invadendo spazi più grandi, consentono movimenti totalmente nuovi in uno spazio che sembra non rispettare le leggi della fisica. La struttura  e la genesi di ogni tavola, vengono affrontate proprio nelle ultime pagine dell’edizione dove un dietro le quinte ci introduce nello studio di Cavazzano.

Quel che resta alla fine è un’operazione bella, unica, ma paradossalmente anonima, una prova di autore a se stante, un cammeo illustrato di Cavazzano che come Castellini aveva già fatto del 95 (con Silver Surfer) cimenta la sua china al comics americano. Bello da vedere, familiare nel disegno, non altrettanto pregevole da leggere. Un volume da avere assolutamente in biblioteca più che sfogliare ripetutamente nascosto nei libri di studio.

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