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L’universo dei Fumetti: da Hugo Pratt al Cosplay

Impressioni di una neofita dei discorsi intorno e sull’universo dei fumetti. Origini passate e percorsi futuri dell’immaginario collettivo. Immagine, parola… immagine parlata, parole disegnate…..forse. Probabilmente questo è fumetto. Definibile, in linea generale, anche come “letteratura disegnata”, secondo le parole di chi, di strisce e fumetti, ne ha creati tanti, Hugo Pratt. Stiamo parlando di qualcosa che, attualmente, a distanza di 100 anni dal suo arrivo sul suolo italiano, non è ancora e del tutto definibile perfettamente.
 
Ripercorriamo alcune delle tappe fondamentali dei suoi 100 anni di vita italiana, ideali “fermo – immagine” epocali quale può essere quello de “Il corriere dei piccoli” con i suoi fumetti esterofili riadattati, aventi i baloon in rima; oppure quello della rivista “Linus”, nata nel ’65 e che evoca nel suo nome uno dei personaggi dei Penauts: una delle prime in Europa a presentare fumetti importati per un pubblico più culturalmente più preparato. Tappe importanti definite anche dalla capacità di alcuni di creare, intorno alle proprie produzioni, punti indiscutibili di legittimità: citando nuovamente Pratt, parliamo della battaglia, portata avanti a nome di tutto il mondo di autori di strisce e nuvolette, per riconoscere la valenza dell’autore come creatore di storie
 
 Grazie a questa posizione di “spartiacque” assunta dal creatore di Corto Maltese, oggi possiamo parlare di “fumetto d’autore”,per indicare qualcosa che solo fino a qualche decennio fa non era tale, in quanto esclusivamente legato al personaggio di riferimento della produzione. Altro momento indimenticabile, stavolta sul fronte della produzione fumettistica è la creazione,  nel ‘48, del personaggio e delle storie di Tex, ad opera di G.L.Bonelli e di A.Galleppini. In un periodo di fermenti culturali, sociali e politici vede la luce il personaggio che, nel tempo,  ha saputo coniugare la produzione di contenuti  autoriali e le logiche del fumetto seriale.
 
Parlando di come oggi il fumetto si dispieghi all’interno dello spazio sociale bisogna osservarlo  come un “artefatto culturale” che si è conquistato ogni diritto di essere ritenuto un fenomeno cui si può guardare come punto di riferimento dinamico . E questo è vero se ci si sofferma a pensare e osservare le nuove vesti del fumetto, di cui un esempio valido può essere quello del web comics:sotto la generale etichetta di “fumetto”  non alberga più soltanto la forma tradizionale cartacea ma si è deciso anche di inglobare forme tecnologicamente differenti, forme digitali. Il web comics può essere letto come uno dei più recenti caso di “rimediazione” ma anche come indice della capacità del fumetto di rimanere sempre attuale, viaggiando di pari passo con i mutamenti sociali, anticipando anche le considerazioni di quanti, di volta in volta, possono ipotizzare la crisi o la fine del mondo fumetto.
 
Il web comics, dunque, è osservabile come un fenomeno di apertura tecnologica del fumetto alle sfide future, sfide poste da pubblici esigenti, che si indirizzano sempre più verso forme di fruizione ibride e da sperimentare. In questo si può ravvisare, quindi, una delle funzioni principali assolte dal comics: quella della registrazione dei fenomeni sociali. Può sembrare un qualcosa lontano mille miglia da questa fornace da cui scaturiscono elementi dell’immaginario fantastico collettivo, ma in realtà non è così. I fumetti da sempre hanno guardato al mondo esperenziale del reale come fonte di ispirazione: mode, contaminazioni culturali cui riferirsi, ruoli e status sociali da riproporre o combattere, atmosfere e dogmi da ironizzare o sottolineare.
 

Pensando alle immagini colorate e dense di significato socio- antropologico che riempiono ancora gli occhi e la mente e che abbiamo assorbito essendo spettatori delle sfilate dei cosplayer non si può non notare, ancora, quanto il fumetto sia dentro le logiche percettive di chi lo fruisce, in quanto agente che influenza in maniera più o meno forte modi di atteggiarsi.

Il cosplay? Costume + play= giocare travestendosi. Riferimenti? Personaggi derivanti da fumetti, film di animazione, games……. In altre parole, più esplicite, fare del proprio personaggio di riferimento l’espressione del legame con il mondo dell’immaginario fantastico, attraverso l’assunzione dei comportamenti caratterizzanti, degli stati d’animo nonchè delle forme fisiche e del complesso degli abbigliamenti che rendono riconoscibile quel dato personaggio. Ritorniamo così all’affermazione primaria secondo cui pur parlando molto di “mondo- fumetto”, di comics, di tutti gli aspetti produttivi  o fruitivi che lo compongono, in realtà non si riesce a darne una definizione univoca e completa.
 

È probabile che tutto ciò dipenda proprio dalla sua natura di “ERMAFRODITA CULTURALE” (citando la frase di Sergio Brancato nel libro “ un secolo di fumetto”, Tunuè), ossia di fenomeno non definibile secondo una serie unica di parametri. In definitiva non esiste una parola o gruppo di parole altre, che possa contribuire a dire che cosa sia il fumetto. Neanche attraverso tutti gli studi proposti. Cristante parla del fumetto come di un “medium mutante”. Sostanzialmente ha ragione.

Ed in questo, è insita, a mio avviso, quella che è la caratteristica fondante di questo medium, ossia la sua intrinseca dinamicità che, in una sorta di vortice continuo, permea tutte le correnti comunicative, culturali, sociali e politiche, mischiando elementi di un fenomeno passato con principi di una idea attuale e dando luogo a una continua sperimentazione, non sempre in linea con le precedenti, ma sicuramente sempre innovativa. Forse, come diceva Gardino, è vero che il fumetto possa essere ritenuto un mezzo di comunicazione “anarchico”, dato che può essere prodotto anche se non viene pubblicato e dato anche il suo carattere ambiguo, di fenomeno non definibile. L’unica cosa puntualmente circoscritta, però, è la sua dimensione di “magazzino culturale” cui tutti gli altri media attingono, in una costante ansia da prestazione, per rinnovarsi periodicamente.

E forse questa può essere ritenuta la sua più grande virtù, poiché nel riappropriarsi dei propri mondi, dati in prestito al “sistema dei media”, il fumetto usufruisce delle nuove arie che rimangono legate a qui dati elementi, utilizzandole e riutilizzandole, in un gioco di riferimenti e citazioni continue. In conclusione, per poter parlare organicamente di fumetto, a mio avviso, non bastano 100 anni di storia passata, perché è in questo periodo, momento storico che dir si voglia, che questo medium sta acquistando finalmente una sua dimensione completa e totale ( può sembrare paradossale, visto che siamo tuttora in epoca di cambiamenti) che lo porterà a  gettare le basi di una sua identità più completa e quindi, maggiormente definibile. Qualunque discorso attualmente si voglia fare, deve tenere presente la natura fluida e fluttuante, perchè ancora in evoluzione, di questo particolare medium che affascina grandi e piccini, in un insieme di infanzia e senescenza.

 
 
 

 

Redazione

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