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Kyary Pamyu Pamyu, una piccola grande icona pop giapponese.

Kyary (Kiriko Takemura) nasce a Tokyo, 29 gennaio 1993 è una modella, cantante e blogger giapponese. E’ tra i pochi artisti giapponesi conosciuta oltre confine. Intervistata in tutta Europa, é apparsa in vari show ed ha posato per riviste come “Elle”. 

Nasce come fashion blogger e posa come modella della moda “Harajuku” per riviste come “Kera” e “Zipper”. Il suo nome d’arte completo è: “Caroline Charonplop Kyary Pamyu Pamyu”. Piccolina, sia di età che di statura, dalla voce fanciullesca e dall’aria infantile, ha un modo di porsi da “anti-diva”. Nata, appunto, come fashion blogger, la sua fama è cresciuta dopo aver creato delle ciglia finte usate da famosi stilisti giapponesi.  Insieme all’originale designer, Sebastian Masuda, rappresenta la cultura Kawaii (かわ いい, lett. carino, adorabile), nel mondo. Una moda che si è sviluppata specialmente nel quartiere di Tokyo, Harajuku, conosciuto come fucina di nuove tendenze.

Nel luglio-agosto 2011 pubblica la canzone “Pon Pon Pon”, impregnata della cultura kawaii.

Il video attraverso YouTube, attira l’attenzione del pubblico… fino ad arrivare a 120 milioni di visualizzazioni, è davvero molto infantile ed eccentrico: inizia con un cotton-fioc che esce dal suo orecchio e si trasforma in un microfono. Kyary canta, in uno studio pieni di giocattoli color pastello vomitando “cartoni animati” a forma di bulbi oculari, tra ossa, cervelli e cavallucci a dondolo mentre le balla intorno una signora “cicciotta” senza viso.

Kyary è la regina di “Takeshita Street”, la stradina pedonale super affollata più famosa di Tokyo, nel quartiere di Harajuku, vicino la stazione omonima. Luogo della moda giovanile in cui si trovano un’infinità di negozi per personalizzare il proprio stile. Lì si possono ’incontrare le ormai famose “harajuku-girl”, dei veri e propri manga viventi. Kyary ne faceva parte…c’è un video dove viene intervistata in strada.

Anche se è per tutti, le più famose rappresentanti di questa moda sono le ragazze, le quali hanno acquisito notorietà soprattutto grazie alla canzone della cantante Gwen Stefani, “Le ragazze di Harajuku” contenuta nell’album di debutto dell’artista statunitense “Love Angel”. Pare che anche Kyary ne sia stata ne sia stata influenzata. E qui occorre aprire una parentesi. L’area urbana tra Harajuku e Omotesando, negli anni 90 è stata il centro delle mode giovanili sregolate, con stili eclettici, sovraccarichi di colori e di influenze iper accessoriate. Moda incentivata anche grazie alla chiusura domenicale alle auto… diventando così un facile ritrovo per ragazzi. Alcune riviste di street-art e di mode per adolescenti come: “Fruit”, “Cutie”, “Zipper” e “Kera” e fotografi come: Shoichi Anki ne hanno testimoniato l’originalità e la spontanea vitalità, pubblicando varie foto.

Le ragazzine erano davvero audaci a mostrare capelli colorati, e abiti “fai da te”, con accostamenti senza precedenti per le mode correnti. I colori esagerati del trucco e dei vestiti si ispiravano anche ai “fumetti” con una varietà di stili che va dal Kawaii… alle famose “Gothic lolite”. Secondo alcuni , nel corso degli anni, dopo la riapertura al traffico delle isole pedonali, il carattere originale e provocatorio si è estinto lasciando spazio solo agli aspetti commerciali.  

Sopravvive grazie anche a Kyary che ne è diventata l’ambasciatrice non ufficiale, insieme allo stilista Sebastian Masuda che le ha disegnato il set del video Pon pon pon, ed è lo stilista sia di locali “storici” come “6% Dokidoki” a Una-Harajuku…e sia di locali più recenti come il “Kawaii Monster Cafe” (aperto nel 2015) che attira molti turisti sopratutto asiatici e cinesi.Il kawaii è quindi lo stile che più di tutti rappresenta Harajuku all’estero.

Ma riprendiamo con il discorso musicale su Kyary. Nel maggio 2012, pubblica il primo album: “Pamyu Pamyu Revolution”. Nel giugno del 2013 ha pubblicato il suo secondo album: “Nandacollection”. Nell’aprile 2013, ha firmato un contratto con la statunitense “Sire Records”. Gira anche parecchi spot tra cui alcuni per la Coca Cola e le scarpe Adidas.

Nel corso degli anni pubblica diversi album accompagnati da video molto curati ed originali. In realtà, bisogna ricordare, che le musiche e le parole delle canzoni, non sono sue, ma nascono dall’estro dell’eclettico produttore, compositore musicale: “Nakata Yasutaka” (Ne parlo dopo).  Quello che appartiene a Kyary è sicuramente il suo look unico:”una fusione di carineria e stranezza, a tratti disturbante”. Questo utilizzo, al limite del kitsch, di vestiti accessoriati con oggetti tra i più disparati le ha permesso di essere spesso definita la “Lady Gaga giapponese”.

Dopo il raggiungimento dei 20 anni (la maggiore età in Giappone), lo stile di Kyary sembra essere cambiato. Le tematiche delle sue canzoni e dei suoi video appaiono sempre più mirate a parlare della crescita e del cambiamento. Nel singolo da lei inciso “Yume no Hajima Ring Ring”, saluta alcuni dei personaggi da lei interpretati nei video precedenti in un’atmosfera malinconica.

 

Qualunque sia il vero significato, Kyary Pamyu Pamyu continua a stupire e ad influenzare fortemente alcune mode giapponesi.

In un’altra canzone dal titolo “Kira Kira Killer” traduzione: “Killer scintillante”, giustappone in perfetta armonia la dolcezza con la follia (Canzone inserita nel film d’animazione americano “Sing” del 2016)

Da notare anche la reciproca ammirazione con la pop star americana “Katy Perry”. La canzone “Sai & Co” di Kyary ricorda molto il motivo di “California Gurls”. Poi circolano vari video del loro incontro con saluti e abbracci.

Riguardo all’autore delle sue canzoni: Nakata Yasutaka è uno dei produttori musicali più famosi in Giappone, fondatore del duo “Capsule”, provieniente dalla scena musicale di Tokyo, la cosiddetta “Shibuya Kei”. Si esibisce con la cantante “Toshiko Koshijima” in grandi “discoteche”, dietro consolle da DJ, suonando ritmi elettronici techno che in alcuni momenti diventano davvero ossessivi e acidi. Questo dimostra che è un musicista molto eclettico. Compone sia canzoni dai motivetti orecchiabili che rimangono in testa, sia musiche elettroniche ripetitive quasi dark. Suona tutto da solo…con varie tastiere elettroniche e computer. Riesce a passare da sonorità ossessive a canzoni con ritornelli infantili (come quelle per Kyary) impreziosite da reminiscenze di musica tradizionale Giapponese. Ha l’aria da ragazzo timido, e anche un poco inquietante, come si raffigura con ironia nel video “Crazy Party Night” dove appare come un “clown” simile a IT).

 

Ha capelli tinti di biondo e spesso veste di nero su una pelle chiarissima.

Appena il suo duo Capsule ha avuto riscontri di pubblico ha cominciato a produrre dischi per altri. (Tra cui anche: “In to the blue” di Kylie Minogue): auasi sempre successi commerciali. Ho prodotto e lanciato anche il gruppo delle “Perfume”, tre ragazzine di Hiroshima uscite dalla ASH (Actor’s School Hiroshima), che hanno raggiunto il primo posto delle classifiche giapponesi con il loro album d’esordio del 2007. Fanno “sold out” in pochi giorni nei palasport più importanti del Paese. Idolatrate, spesso al centro di grandi palchi su cui ballano e cantano, in un semi-playback robotico, i loro pezzi pop-sintetici.

Kyary è meno sexy delle “Perfume”, ma la trovo più originale. Infatti non so se neanche possa essere accostata alle “idol giapponesi” . – Adolescenti famose nel mondo dello spettacolo soprattutto in virtù dell’aspetto esteriore che viene percepito come alla moda e
“carino e aggraziato” (kawaii). Alla loro immagine è associato altresì il concetto di purezza, il quale implica, soprattutto per quanto riguarda le idol femminili, l’evitare qualsiasi coinvolgimento sessuale e comportamento amorale, che porta le stesse a essere considerate alla stregua di sorelle minori o ragazze della porta accanto. Non so quanto Kyary sia un personaggio costruito…ma se anche fosse non c’è da scandalizzarsi… anche band ben più selvagge e trasgressive sono nate a tavolino…come gli irriverenti e ribelli “Sex Pistol” (Il regista Julien Temple racconta nel suo film la storia di un progetto nato a tavolino per distruggere e autodistruggersi, un prodotto anti-sistema che fu immediatamente inglobato dal sistema stesso, assimilato, digerito e sputato).

Allora complimenti… a partire dal musicista Nakata Yasutaka, alla costumista, agli autori delle coreografie e delle scenografie e all’efficiente staff.

Per quanto riguarda me, la prima volta che ho sentito un brano di Kyary è stato mentre camminavo alla fiera del fumetto del Comicon di Napoli e mi ha colpito per l’originalità delle sonorità. (Nelle grosse fiere del fumetto, tra i Cosplay, Kyary è più conosciuta per via della vicinanza del mondo comics alla cultura pop giapponese). Ritornato a casa sono andato a vedere i suoi video e mi sono subito piaciuti per la loro dimensione surreale ed infantile piena di colori e fantasia. Li ho trovati stranamente e inaspettatamente vicini al mio immaginario.

Il look di Kyary è davvero originale con i suoi abiti adolescenziali, carnevaleschi e barocchi, con pettinature colorate e piene di fiocchi. Nei suoi video ci sono accostamenti stravaganti, come nella canzone: “Candy Candy” che inizia con un dolce motivetto da carillon in uno studio Tv… con quattro ballerine immobili con la faccia coperta da numeri. Si passa ad un cipolla, e poi stacco su una stradina dove Kyary corre (al rallenty) con una fetta biscottata in bocca, mentre passa davanti ad un cancello con dietro una panda parcheggiata. (Avrà un significato? Oppure vuol dire solo che ci sono molte auto italiane in Giappone?). Quando Kyary raggiunge lo studio televisivo comincia un “normale” balletto dove però la finzione del palco è svelata dalla visione dei fondali e del “chroma key” Poi Kyary comincia a mitragliare una cipolla parlante….ed ad innalzare un grande lecca lecca a forma di cuore.

 

Kyary è un’interessante e originale artista di j-pop aperta all’elettro e alla techno che è in linea con la dimensione infantile dell’immaginario della cultura pop giapponese. E’ talmente considerata un’icona pop nazionale che è stata scelta come ospite d’onore per il “Japan day” ad Expo Milano 2015. Ed è stata una dei supporter del Padiglione Giapponese a Milano.

Io, all’epoca, non sapevo neanche come si articolasse esattamente una esposizione universale…ma quando lessi della sua partecipazione ad Expo Milano 2015…presi coraggio e partii per provare a realizzare dei video su di lei ed a cercare di intervistarla. Ma di questo spero di parlarne in maniera approfondita in un prossimo articolo.

Sayonara.

Roberto Di Vito

Redazione

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