Scrittore horror prolifico come Stephen King e visionario come Howard Phillips Lovecraft; autore raffinatissimo, un po’ mangaka e un po’ illustratore dal gusto europeista: signore e signori, scopriamo chi è il maestro Junji Ito.
Junji Ito nasce nella prefettura di Gifu nel 1963. Il suo debutto, avvenuto nel 1986 fra le pagine della rivista «Monthly Halloween» dell’editore Asahi Sonorama, gli vale la menzione d’onore alla prima edizione del Premio Umezz.
Junji Ito, considerato uno dei più importanti autori di manga horror, è conosciuto principalmente per aver scritto e disegnato nel 1987 Tomie, dal quale è stata tratta una serie di otto film, tutti scritti dallo stesso Ito. Dopo essersi laureato in odontoiatria, Junji Itō iniziò ad esercitare la professione di dentista. Nel 1987 pubblicò sulla rivista Gekkan Halloween il suo primo manga, intitolato Tomie, che vinse il premio Kazuo Umezu, indetto dalla rivista per manga horror Nemuki. Ito decise quindi di diventare un mangaka professionista, e realizzò lavori quali Uzumaki e Gyo. Quando nel 1999 dal suo manga più noto, Tomie, fu tratto un film diretto da Ataru Oikawa, Itō scrisse la sceneggiatura. La serie Tomie continuò con altri sette film, scritti sempre da Itō, che realizzò anche altre sceneggiature, per film quali Uzumaki e Marronier. Junji Itō affronta nei suoi manga temi quali la gelosia, l’invidia e la paura dell’ignoto, il tutto visualizzato tramite un disegno realistico e semplice, che enfatizza il contrasto tra la bellezza e la morte. Gli eventi narrati sono imprevedibili e violenti, e scaturiscono da situazioni normali.
Junji Ito (Gifu, 1963) lascia la professione di odontoiatra per dedicarsi a tempo pieno al fumetto. Se l’ispirazione per l’horror gli viene dai maestri giapponesi che l’hanno preceduto, come Hino e l’amatissimo Umezz, fin da subito Ito rivela una cifra stilistica originale e fortemente caratterizzante. Al tratto scarno e caricaturale dei suoi predecessori contrappone un minuzioso, elegante ed efferato realismo grafico, reso brutalmente efficace dalle sue approfondite conoscenze medico-anatomiche. Parimenti, le sue opere beneficiano di una rara capacità di comprensione ed espressione tanto delle profondità più recondite e contorte dell’animo umano, quanto di forme, deformità e mostruosità della società consumistica contemporanea. Così, se da un lato il suo body horror colpisce e intriga anche il pubblico mainstream, dall’altro Ito dissemina i suoi lavori di sottotesti – dall’introspezione psicopatologica alla critica sociale – riuscendo nella difficile impresa di essere pop e intellettuale allo stesso tempo. Sue tematiche principali sono i disturbi di percezione, le somatizzazioni ossessivo-compulsive, le paure ataviche, la fascinazione per l’autodistruzione, l’alienazione. Nello sviluppo del suo discorso artistico Ito pesca a piene mani da altre forme espressive come il cinema – Hitchcock, la fantascienza classica, i b-movie –, la letteratura – Lovecraft, King –, la pittura – Dorè, Escher, Bosch –. Svariate sue opere sono state trasposte in animazione e live-action, annoverando non di rado lo stesso Ito alla sceneggiatura.
Attualmente sta lavorando a Ningen shikkaku (“Lo squalificato”), basato sull’omonimo romanzo di Osamu Dazai. Da gennaio 2018 viene trasmessa in Giappone la serie animata Junji Ito Collection.
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