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Intervista a Daniele Viaroli

Continuano le interviste agli autori: oggi vi parliamo di Daniele Viaroli, autore Fantasy che ha deciso di aiutarci a capire come nasce la sua creatività. Un uomo multi-talentuoso, che ha saputo destreggiarsi tra lavori per campare e scrittura. Tra realtà (italiana) e fantasia, tra sogno e realtà.

Introduciti e parlaci un po’ di te.

Mi chiamo Daniele Viaroli e sono un autore di romanzi Fantasy presso la Dark Zone. Nella vita, quando non scrivo, sono un istruttore di arti marziali e un correttore di bozze\editor. Amo la letteratura di qualsiasi genere, film, fumetti e qualsivoglia forma d’arte. Sono il genere di persona che non è capace di stare ferma a lungo, quelli che ricercano l’avventura per sentirsi davvero vivi.

Ora introduciti e raccontaci qualcosa di te, ma nel tuo stile di narrazione!

Esiste, appena al di fuori della portata dei tentacoli di cemento dell’hinterland milanese, una ridente cittadina padana, rinomata per l’umidità e la nebbia. Quaggiù vi è un giovane che sognava da bambino di diventare uno scrittore, senza considerare che quasi tutti gli artisti italiani sono sottopagati e prossimi alla soglia di povertà. A lui, però, non importava. Credeva fermamente che lavorando su sé stessi, migliorandosi ogni giorno e spaccandosi la schiena alla fine si riesce a raggiungere qualsiasi obiettivo. Non aveva tutti i torti, perché qualche risultato letterario è riuscito a metterlo in cassaforte, ma per campare si è dovuto dedicare a mille lavori diversi, tutti attinenti al mondo dell’arte: friggitore di patatine fritte, cameriere, falegname, educatore, insegnante, lottatore, barista. Insomma, tutte professioni in cui è richiesta una notevole dose di creatività a patto di accettare buoni pasto come paga.

Quando hai iniziato a scrivere?

Ho cominciato a dodici anni, dedicandomi prima alla poesia e solo in un secondo tempo alla prosa. Come tanti aspiranti artisti ho impiegato un po’ a capire che la scrittura fosse la mia via, così per anni ho giocato con diverse forme d’arte, tra cui la musica, il disegno e il teatro. Alla fine, però, l’amore per le parole ha avuto la meglio e mi sono messo a scrivere con continuità, tanto che oggi termino più di un libro all’anno.

Hai un genere preferito, oppure ti piace scrivere su più generi?

Al momento ho pubblicato per lo più Fantasy e non posso negare che sia il mio genere preferito. Trovo che sia un modo meraviglioso per descrivere situazioni estreme e profonde senza annoiare o restare troppo ancorati alla crudeltà del mondo reale. In generale, però, scrivo lavori di un po’ tutti i generi e cerco di mescolarli tra loro per ottenere soluzioni nuove. Trovo sia sempre più interessante un romanzo che riesca a narrare la vita per come è rispetto a un altro che ne considera solo un frammento. Ammetto, però, di avere una predilezione per tutto ciò che è rapido, carico di azione e non lesina sull’ironia.

Come è nata la tua passione per Fantasy?

La passione per il Fantasy è nata quando, ancora bambino, lessi il “popolo del tappeto” di Terry Pratchett, un meraviglioso romanzo ambientato, appunto, su un tappeto in cui l’autore ironizzava sui temi classici del fantasy dimostrando che qualunque scusa potesse essere valida per costruire una storia. Con gli anni la passione è aumentata, fomentata anche dai giochi di ruolo e dai videogames.

Quando ti capita di stare in giro e ti viene un’idea, come la “intrappoli” (note vocali sul telefono, appunti veloci su un blocco note etc.)?

Note sul telefono, sempre scritte e spesso dimenticate nel telefono perché nel frattempo mi sono venute altre idee con cui sostituire le prime. Non sono uno di quegli autori che prende una quantità infinita di appunti, ma di tanto in tanto qualche spunto me lo segno. Tuttavia, la maggior parte delle volte tengo tutto a mente (con l’inevitabile risultato di scordare alcuni passaggi interessanti).

Ci sono autori a cui ti ispiri?

Adoro nel Fantasy Brandon Sanderson per la sua capacità di creare mondi e personaggi intriganti e profondi al tempo stesso. È incredibile come riesca a trasmettere valori intramontabili tramite le sue creature. Al di fuori del genere spazio molto, ma ho un particolare affetto per Stephen King tra i moderni e Alexandre Dumas tra i classici.

Quando devi scrivere un nuovo racconto, ci sono mille cose da tenere in considerazione. Noi siamo tutti abituati a leggere i libri in maniera lineare, e molte volte ci sono capitoli interi con flashback o richiami alla lore, o alla storia personale del protagonista. Queste cose tu preferisci definirle prima, oppure scrivi i capitoli in sequenza e le sviluppi man mano?

Premesso che parlando con altri autori ho scoperto che ognuno ha un po’ il suo metodo, nonostante i manuali insistano sul programmare l’impossibile e anche di più, personalmente cerco di mischiare i due metodi. Di solito definisco i personaggi e i punti salienti della loro evoluzione e della storia in anticipo per avere una sorta di traccia da seguire, ma lascio spazio a uno sviluppo graduale per quanto riguarda il grosso della stesura. Questo metodo a volte mi complica la vita (ho la pessima tendenza a intrecciare trame molto complesse e a giocare molto con le linee temporali), però ha l’indubbio vantaggio di trasformare quei momenti di intuito più affinato in occasioni per alzare il livello del romanzo.

Come si sceglie il titolo di un libro (o di un racconto)?

Credo di essere molto più bravo coi titoli dei capitoli che con quelli delle opere in sé. Il suggerimento che si da di solito è quello di trovare un modo interessante per sottolineare il concetto attorno a cui il romanzo si è sviluppato, ma questo diventa complicato con un romanzo corale. Quindi tendo a sceglierli andando a pescare un oggetto, una frase o un avvenimento particolarmente rappresentativo.

 

Come scegli la suddivisione in capitoli?

Dipende dal genere di romanzo che sto scrivendo. Per i Fantasy o i Thriller di solito ogni capitolo è costruito per essere una spirale d’azione che sale gradualmente fino ad arrivare al momento più interessante. In quei casi amo molto chiudere i capitoli con qualcosa che possa spiazzare il lettore e invogliarlo a proseguire la lettura. Per romanzi di altro genere i capitoli diventano delle grosse scatole per un concetto principale e le sue diramazioni più piccole, dando più risalto al significato nascosto che alla trama in sé.

Tu sei autoprodotto, o hai un editore?

Avevo cominciato come autoprodotto, ma quando ho avuto un’opportunità con la Dark Zone ho firmato subito. Mi trovo davvero bene e amo la vita da scrittore all’interno di una casa editrice, oltre alla comodità di non dovermi occupare di alcuni passaggi con cui gli autoprodotti sono costretti a confrontarsi.

Nei tuoi racconti, quanto c’è di attualità, per quanto celata dietro metafore?

Tantissima. Mi piace parlare di umanità e valori attraverso i personaggi, pertanto almeno le grandi discussioni sul significato delle cose, e le risposte che i vari protagonisti possono trovare a tali quesiti, sono una costante all’interno dei miei lavori. All’interno della saga della Fiamma Azzurra, la trilogia che sto scrivendo per la Dark Zone, inoltre i riferimenti ironici ai problemi della nostra società sono spesso presenti, poiché il fantasy e l’ironia permettono di vedere il mondo con un occhio esterno e aiutano a notare le piccole ipocrisie, anche comiche, che ci contraddistinguono.

E nei tuoi personaggi, quanto c’è di te?

Un piccolo frammento di me è presente in ogni singolo personaggio. Non importa che sia un pregio o un difetto, ma mi aiuta a sentirli vivi, a dare loro una forma e a rendere la loro personalità più reale. Inoltre, trovo che questo processo di scompormi in migliaia di maschere, farle crescere e poi ricomporle mi aiuti a crescere. In ogni caso, ci sono sempre dei personaggi con cui ho più in comune, anche se spesso sono i meno immediati e quelli che saltano meno all’occhio dei lettori.

Vuoi lasciare un messaggio ai lettori di Satyrnet che vogliono avvicinarsi alla scrittura?

Abbiate il coraggio di osare. Quasi tutti vi diranno che con la scrittura non si mangia. È un ritornello che in Italia si sente per ogni forma d’arte. È vero solo in parte e solo finché non trovate la forza di perseverare e smentirli. Altri sostengono che la scrittura sia un dono divino. MentonTago e, se sono autori, si danno delle arie. Credo fermamente che il dono sia la sensibilità, la comprensione del mondo e un cuore saldo. La scrittura è solo uno delle migliaia di modi possibili per esprimerli e trasmettere ciò che abbiamo dentro agli altri. La scrittura, come ogni altro lavoro, può essere imparata, ma non si può apprendere come avere un’anima. Perciò, se pensate di avere dentro qualcosa d’importante, non abbiate paura e osate. Non importa se con la scrittura, il disegno o la musica. Il nostro mondo ha tanto bisogno dei sogni di tutti noi.

Vi è piaciuta l’intervista a Daniele? Vorreste seguirlo sui Social e magari acquistare i suoi libri? Allora cliccate sui seguenti link!

Roberto Romagnoli

Roberto Romagnoli

Nato sul pianeta Terra nel 1981, ma cittadino dell'universo.
Conosciuto in rete anche come Ryoga777, RyoGa o Ryoga Wonder.
Cantante degli X-Italy, band attiva tra il 2004 e il 2006, prima in Italia a proporre cover degli X-Japan. Successivamente canta anche nei Revolution, altra band italiana ispirata al mondo del Visual-Kei Giapponese e al Glam americano.
Negli anni si è occupato spesso di organizzazione di eventi a tema JRock, Cosplay, Manga e Musica in generale collaborando spesso con l'associazione Japanimation. È stato anche redattore di L33T, programma per ragazzi in onda su Rai 2 e Rai Futura tra il 2006 e il 2007.
Caporedattore e responsabile per l'Italia di Nippon Project e Presidente delle associazioni VK Records (etichetta discografica indipendente) e Steel Music Promotion (media dedicato alla musica e all'organizzazione di concerti)

Gamer incallito.

Il suo lato geek, sopito fino a qualche anno fa, ha cominciato a farsi sentire sempre più prepotentemente. Quindi alla fine ha deciso di aprirsi il suo blog geek robertoromagnoli.com e ha cominciato a scrivere anche su siti a tema gaming e tecnologia, tra cui Akiba Gamers e Stolas Informatica.

Amante di tutto ciò che riguarda la tecnologia, l'informatica, anime e manga, ma innamorato anche di DC Comics e Marvel.

Fondamentalista Trekkie, da quando c'è il covid e non ci si può più stringere la mano, ha trovato la scusa per fare il saluto vulcaniano.

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