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Gli obelischi di Roma

Se un antico egizio potesse visitare Roma oggi, una delle cose che lo colpirebbero di più, oltre al traffico e alle macchine, sarebbero sicuramente gli obelischi. Perchè a Roma ce ne sono tantissimi, anzi, è il luogo fuori dall’Egitto dove si concentrano più obelischi al mondo: pensate, ce ne sono addirittura tredici!

Il termine “obelisco” fu coniato dai greci, i primi viaggiatori eruditi dell’antichità: Obelos in greco vuol dire spiedo, e obelisco che è un diminutivo, vuol dire spiedino. Un termine un po’ irriverente e ironico per queste strutture che svettavano in cielo. Ogni faraone costruiva degli obelischi per avere la protezione, la forza del dio Sole, o anche solo per ringraziarlo di una vittoria…possiamo dunque considerarli dei giganteschi ex voto. Ma erano anche considerati un simbolo del potere, perchè dovevano ricordare a tutti, qualora ce ne fosse stato bisogno, proprio questo legame diretto tra il faraone e il dio Sole.

Le dimensioni degli obelischi e le loro dimensioni non sfuggirono agli imperatori romani, che li vollero portare a Roma come simbolo della grandezza del loro impero.

Certo, non doveva essere facile trasportare qualcosa di così immenso: Caligola, per esempio, per trasportare l’obelisco che attualmente si trova in piazza San Pietro ed è il secondo in altezza tra i tredici presenti a Roma, dovette far costruire una nave gigantesca, che venne utilizzata in seguito dall’imperatore Claudio come isola artificiale, quando costruì il suo porto ad Ostia, la fece trainare al largo, la riempì di calcestruzzo, l’affondò e sopra ci mise il faro.

Su questo obelisco sono nate molte leggende popolari, si diceva, ad esempio, che la sfera contenesse le ceneri di Cesare, e nella Roma papalina si credeva che chi fosse riuscito a passare sotto l’obelisco, tra i leoni, avrebbe ottenuto la remissione di tutti i peccati…

Un fatto però è certo: l’obelisco di piazza San Pietro non è originale: come si può notare non ci sono dei geroglifici…ha sì più di duemila anni (Caligola lo fece trasportare nel 40 d.C.) Possiamo considerarlo un “falso originale” perchè è stato realizzato dagli antichi romani sempre in Egitto, e lì eretto in un quartiere romano della città, poi trasportato a Roma per volere dell’imperatore.

Viene da chiedersi a cosa servissero gli obelischi a Roma, visto che a raccontare le gesta degli imperatori c’erano già archi trionfali e costruzioni ciclopiche.

L’obelisco che si trova in piazza del Popolo fu costruito da uno dei faraoni più famosi e potenti dell’antico Egitto: Ramesse II e fu innalzato a Heliopolis più di tremila anni fa. Fu portato a Roma da Augusto, nel 10 a.C., e sistemato al centro del circo Massimo, così dopo aver visto le processioni dei sacerdoti egizi, questo obelisco assistette per ben cinque secoli alle corse delle bighe.

Ma non sempre gli obelischi dovevano ricordare la forza di un imperatore: l’obelisco che si trova di fronte a Montecitorio, anche questo portato da Augusto, servì come gnomone di un’immensa meridiana, più grande di un campo di calcio, in Campo Marzio.

Riflettendoci bene, nessun passante o automobilista ci fa caso, ma l’obelisco che si innalza a piazza San Giovanni, è il più grande obelisco egizio conosciuto, raggiunge i 32 metri di altezza e ha una base di 3 metri per lato, con un peso di 340 tonnellate. E’ immenso, imponente, e riassume tutta la potenza del faraone Tutmosis III, eppure, malgrado la mole, fu abbattuto : in epoca medievale infatti, la popolazione di Roma era ridottissima, avvolta dalla miseria e dall’ignoranza; dilagò la furia di un’integralismo simile a quello dei talebani oggi, si credeva infatti che dentro questi obelischi ci fosse la sede del demonio, e che per questo erano riusciti a sopravvivere a tutto: ai terremoti, alla fine dell’Impero Romano, ai saccheggi…e quindi si decise di abbatterli, vennero smussati e spezzati gli spigoli, e poi vennero buttati giù…scomparendo così dalla storia.

Vennero ritrovati solo nel Rinascimento,sotto sette metri di terra, e i papi di allora decisero di innalzarli di nuovo, in una Roma in piena rinascita, e divennero “capolavori nei capolavori”, come a piazza Navona, dove l’obelisco realizzato per celebrare l’imperatore Domiziano è come un diamante incastonato nella fontana dei Quattro Fiumi del Bernini.

Slanciandosi verso l’alto, gli obelischi contribuivano a dare movimento all’architettura delle piazze.

Straordinario è l’obelisco che si trova in piazza della Minerva: è appoggiato su un piccolo elefantino, un’opera progettata dal Bernini, che voleva sintetizzare in questo modo, la forza e lo spirito che bisogna avere per riuscire a sorreggere il peso della saggezza, ma nell’immaginario collettivo, quest’ opera aveva tutt’altra lettura: significava tutto il peso e le critiche che il Bernini aveva dovuto sopportare in quegli anni dalla Chiesa, e non è un caso che quest’elefantino porga le terga al Collegio dei Domenicani…

C’è un fatto curioso che riguarda gli obelischi a Roma, e cioè che in tempi moderni, anzi, recentissimi, ne è stato eretto uno. E’ quello è stato voluto da Mussolini; pochi lo sanno, ma dietro questo monumento, c’è stato un lavoro immenso. E’ composto da due blocchi sovrapposti che sono stati scavati nelle cave di Carrara, ed è stata un’opera davvero sovrumana, che ha avuto anche delle vittime, e che è ricaduta interamente sulle spalle degli abili scalpellini che lavoravano nelle cave di Carrara da infinite generazioni. Come in antichità, i blocchi sono stati portati su delle slitte e poi imbarcati su navi speciali, che hanno dovuto attendere le piene del Tevere per poter risalire fino al sito dell’innalzamento definitivo.

Per gli Egizi erano un simbolo religioso, per i Romani un simbolo di potere, e per il Rinascimento l’elemento centrale dell’architettura: hanno visto passare faraoni, imperatori, papi e re, e svettano ancora alti e possenti per raccontarci tutte le storie e le leggende che conoscono: il tempo per loro, sembra davvero non passare mai!

di Annarita Sanna

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