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Fumetti e società

 I vecchi tex, i primi diabolik, le storie di Topolino di Tito Faraci. Potremmo vivere tutta la nostra vita leggendo e rileggendo i capolavori del passato, ma così uccideremmo questo medium che già vive una crisi non indifferente. Ma a cosa è dovuta questa crisi? Perché sono sempre di meno i fumetti che capitano nelle nostre mani o in quelle di chi vive in questi tempi? Per capirlo, potrebbe essere utile analizzare il fumetto nel contesto dei mezzi di comunicazione, e relazionarlo alla società attuale, che influenza la vita di tutti i media vecchi e nuovi oltre ad essere influenzata da essi.

Occorre dunque interrogarsi su cosa è stato fatto, cosa si fa oggi, cosa cambierà nel futuro. Per quanto riguarda la prima questione, è facile farsi trasportare dalla nostalgia, e indugiare nel ricordo delle sensazioni legate alle opere che hanno accompagnato la vita di qualunque appassionato di fumetti. Gli anni 50/60/70 sono stati quelli di maggior successo per questo medium, e chi li ha vissuti può testimoniare che si parlava di fumetti come oggi si parla di Grande Fratello o Second Life.
 
Nei suoi anni d’oro, non solo in Italia, il fumetto è arrivato a essere considerato un vero e proprio mezzo di comunicazione di massa, in quanto è arrivato a girare, nelle sue varie forme, nelle mani di grosse fette della popolazione globale, e ha partecipato in buona parte alla costruzione della cultura e dell’immaginario di giovani e, non dimentichiamolo, adulti di svariate generazioni. Ha fatto questo affiancandosi ad altri mezzi più vecchi, come il romanzo, o ad altri all’epoca nuovi, ma forse troppo elitari e forse ancora troppo spaventosi per quel tempo. Ma tutte le cose belle sono destinate purtroppo a finire, e probabilmente proprio a causa dell’avvento di altri media, che con l’esperienza hanno affilato le loro armi e sono divenuti con gli anni quasi indistruttibili, il fumetto è diventato un mezzo di comunicazione di nicchia.

La televisione. La semplicità con la quale grandi e piccini riescono grazie ad essa a soddisfare il proprio bisogno di intrattenimento, e in qualche (rarissimo) caso anche di cultura, non è paragonabile a nessun altro mezzo di comunicazione. Il nostro cervello è sottoposto a milioni di stimoli ogni secondo, e la società moderna, a differenza di quelle più semplici del passato, costringe gli individui a vivere in un caos fatto di stimoli centinaia di volte più complessi. E allora, chi vuole sforzarsi a LEGGERE quando si può solo GUARDARE, ed essere intrattenuti con immagini molto più simili alla realtà rispetto a quelle di un fumetto? Chi vuole SFOGLIARE quando basta schiacciare un bottone? Chi vuole IMMAGINARE quando basta VEDERE? Questa grande forza della televisione non mette in pericolo solo il fumetto, ma anche mezzi di comunicazione più “forti” e nuovi, come la stessa rete internet, che racchiude infinite e meravigliose qualità, ma è innegabile che non è facile da usare come un oggetto che necessita solo la pressione di un interruttore per darci quello che vogliamo.

Ma è proprio quello, che vogliamo? Forse non ce lo chiediamo nemmeno più, perché siamo abituati fin da piccoli a questo, e non saremmo nemmeno in grado di apprezzare oggi qualcosa di impegnativo come un fumetto di Vittorio Giardino. E’ come se il fumetto sia diventato ormai un mezzo superato, assieme al romanzo. E chi ancora lo utilizza è un vecchio romantico, o uno che non riesce a stare al passo con la modernità, oppure un genio/pazzo che non accetta di omologarsi a una cultura che ha i suoi standard sempre più in basso e non dà segni di volontà di risalita. Il fumetto come mezzo di comunicazione di nicchia, come strumento di straniamento da un mondo che non ci piace più che grazie ad esso riesce a sentire un’identità più vera. Sia in mano a chi lo produce, che con pochi mezzi può diffondere le proprie idee, sia in mano a chi ne usufruisce, che può perdersi in mondi diversi da quelli impacchettati dall’industria televisiva.

 Molti studiosi di comunicazione sono convinti del fatto che i media non muoiano, che quelli vecchi sopravvivono dentro quelli nuovi oppure si rigenerano creando degli ibridi che possiedono caratteristiche varie appartenute a quelli precedenti. E così oggi si parla di webcomics, fumetti che vivono dentro internet, che si leggono come fumetti tradizionali ma semplicemente davanti a uno schermo. Ne esistono alcuni che hanno livelli di interattività maggiore, i quali necessitano l’intervento di chi li legge online per proseguire, altri che cambiano direzione narrativa proprio in relazione a questo intervento dell’utente. Questo potrebbe essere uno dei futuri possibili per il fumetto, ma già oggi assistiamo a altri tipi di evoluzione e mistura con altri medium come il cinema, e infatti mai quanto in questi anni stanno avendo successo nei botteghini film tratti da fumetti… spiderman, batman, 300, watchmen…

Forse l’unico successo che può avere il fumetto oggi risiede nella versione semplificata che non richiede sforzi che ci viene proposta al cinema, o forse queste opere di trasposizione possono servire per attirare pubblico verso il medium originale, che ha dato origine a quelle storie. Questo necessita però di un pubblico attivo, voglioso di agire, intraprendente, tutte caratteristiche che non sono diffuse abbastanza nella nostra società. Comunque sia, il fumetto gode ancora tuttoggi di una vita attiva, vivace e felice. Forse respira più ampiamente fuori dall’italia, in paesi come la Francia, l’ America o il Giappone, ma non muore e resiste a tutti questi cambiamenti sociali, cambiando a sua volta mentre cambia il suo pubblico. Il mondo del fumetto è andato legandosi quindi ad altri mondi di nicchia come quello della fantascienza, quello degli estimatori dei vecchi film anni 80, o quello dei videogiochi. E chi si appassiona a uno di questi mondi, inevitabilmente finisce per entrare a contatto con gli altri, e in questo modo si ingrandisce la schiera degli appassionati vecchi e nuovi. Un altro fenomeno interessante legato a questo mondo è quello dei cosplay, appassionati di videogiochi o fumetti o film, che decidono per un giorno di essere il proprio personaggio preferito. Il loro numero è in costante aumento e ce ne accorgiamo frequentando le varie mostre espositive come romics in Italia.

Forse il fumetto morirà, forse si stempererà nel cinema, forse si perderà nell’infinità del mondo di internet, ma chi ha provato l’esperienza di leggerne uno e perdersi nelle sue profumate pagine colorate, sa che una volta entrati in questo mondo, non se ne esce più.

 di Tommaso Sirugo

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