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La nascita dell’Universo tra Mito e Scienza

 “L’ ente e il non ente non erano ancora… la morte allora non v’era, ne esisteva alcunchè di immortale…Quell’unico tutto, respirava in calma per la sua propria forza, e fuori di lui null’altro v’era”
Dal Libro X dei Rigveda
 “La Terra si compose al centro in virtù del moto vorticoso; è questa la causa che tutti ripetono, in base a ciò che avviene nei liquidi e nell’aria; infatti i corpi più forti e più pesanti sono sempre trascinati verso il centro di un vortice“
Aristotele
   

Riguardo alcuni studi scientifici sull’origine della vita sembra non esservi posto per il mito che, come dice la parola stessa (mythos in greco, è un discorso o un racconto fantastico ). Per sua natura è antiscientifico. Comunque è interessante notare come le antiche culture e civiltà si siano interessate allo studio dell’origine dell’Universo e le risposte che vi hanno dato. In ogni civiltà, l’uomo, tramite il mito, aveva immaginato come il mondo e tutti gli esseri viventi abbiano avuto origine. I miti della creazione del mondo sono molti e vari, anche se culture distanti spazio-tempo possono avere miti simili. E la stessa indagine chela società del XXI secolo va perseguendo si può interpretare come continuazione di tale ricerca, di una spiegazione alla presenza dell’Universo e all’esistenza che l’uomo ha sempre tentato di darsi. L’uomo si è sempre posto domande sulla sua origine, su quella della Terra, dei fenomeni atmosferici ecc. Quando ancora non possedeva gli strumenti per rispondere in modo scientifico a questi interrogativi, inventò i miti, racconti fantastici che tentavano di dare una risposta a queste difficili domande. Molti popoli antichi hanno elaborato racconti che parlano della creazione del mondo, cercando così di spiegare, naturalmente sulla base del proprio livello culturale e della propria esperienza di vita, quell’evento straordinario e remoto che ha determinato la creazione dell’universo e dell’uomo. Questi racconti, detti miti cosmogonici (dalle parole greche kósmos = mondo, universo, e gonía = nascita, origine), pur appartenendo a popoli diversi, vissuti in epoche differenti e in luoghi geograficamente molto lontani, presentano parecchie somiglianze tra loro. In tutti infatti, il mondo prima della creazione appare come qualcosa di confuso, di indistinto, è Chaos, cioè disordine. Solo grazie all’intervento di una divinità diventa ordine, in cui ogni elemento e ogni essere vivente, compreso l’uomo, trovano una loro precisa collocazione e distinzione. Di seguito, ci interesseremo a dare qualche interpretazione che culture primitive sparse qui e lì sul pianeta, hanno dato alla presenza della Terra, della vita e del cielo; per non dilungarci troppo su queste antiche radici, tralasceremo questa volta i racconti inerenti alla Mesopotamia, all’Egitto e a quelli biblici, ci limiteremo invece, a un frammentario giro del mondo che, iniziando dall’America settentrionale e centrale, arriverà fino all’Europa del nord, per finire nel campo meno familiare della cultura del sol levante e della Nuova Zelanda.

 

Il Nord America:

Gli Hopi, che si considerano i primi abitatori dell’America, vivono nella regione Nord-Est dell’Arizona, in antichi villaggi. Il più noto, Oraibi, è considerato l’insediamento più a lungo abitato degli Stati Uniti. La parola Hopi significa “pace”. E’ una cultura ricca di folklore e di mitologia. Si considera un popolo eletto e nei loro racconti si narra di come finirà il mondo e gli Hopi sfuggiranno alla catastrofe. “Quello in cui viviamo attualmente è il quarto mondo, il primo era chiamato Tokpela ( lo spazio senza fine ), quando vi era un vuoto cosmico e la mente infinita  del Creatore. Da questo infinito si forgiò il “finito” con tutti gli elementi della natura, gli animali e infine l’uomo, cui vennero attribuiti diversi linguaggi in base alla differenza della razza. Era un mondo felice, dove l’armonia della vita era un tutt’uno con il creato. I mondi successivi, rappresentano un continuo decadimento da questa antica condizione: la graduale comparsa di sentimenti ostili tra gli uomini e tra gli uomini e gli animali, di distinzione tra una razza e l’altra, di sospetti e pregiudizi… porta il Creatore a salvare una razza eletta, perché immune da questi sentimenti e creare così un altro mondo. Il secondo e i successivi mondi non sono più puri come il primo, non esiste più il privilegio di vivere a contatto con la natura e con gli animali, l’uomo soggiace all’avidità e al desiderio di possedere sempre di più. Usa le sue capacità per inventare mezzi di distruzione, così guerra e corruzione distruggono sempre di più i rapporti umani e portano alla nascita del quarto mondo, (il mondo completo). Anche questo secondo la profezia degli Hopi è destinato a scomparire. Ci sarà una terza guerra mondiale. Solo la vita degli Hopi sarà salva dalla distruzione nucleare. Perché solo i materialisti cercheranno di costruirsi rifugi atomici, ma coloro che hanno la pace nel cuore sono già nel migliore rifugio r riprenderanno vita nel mondo successivo, a qualsiasi razza appartengano sentendosi fratelli “.

America Centrale:

I Quiché erano una delle popolazioni che, all’epoca della conquista spagnola, intorno al 1500 risiedevano nelle regioni a sud del Messico, dove oggi è il Guatemala. Il “Popol Vuh“ ci dà un quadro di quelle che erano le loro credenze religiose e cosmogoniche. Il manoscritto originale è andato perduto e quanto ci è giunto è una trascrizione del testo originale, con traduzione in spagnolo, fatta dal domenicano Padre Ximenez, intorno al 1700. “Anche qui al principio era tutto immobile e tutto taceva. Un gruppo di saggi, insieme al Dio Huracan (Il cuore del cielo), formò la Terra, in un attimo, tutti gli elementi della natura e gli animali. Al contrario del racconto precedente, qui i primi uomini, che erano di legno, erano malvagi e dovettero essere uccisi con violenza: è curioso come le scimmie, che siamo abituati a vedere come nostri progenitori, siano invece qui discendenti dall’uomo, o meglio da questa prima razza di fantocci di legno poi distrutta.  I nostri veri padri invece, furono formati da un impasto di mais bianco: quattro furono i primi uomini, e mentre dormivano, vennero deposte loro accanto quattro compagne. Direttamente da queste prime coppie ebbe origine la popolazione dei Quiché. Erano così perfetti questi antenati, che oltre ad essere saggi, avevano una vista che arrivava in ogni parte del mondo, conoscevano tutto, sia in cielo che in terra. Tanto che Huracan decise di appannare loro gli occhi e di diminuirne la sapienza, perché non fossero pari a chi li aveva creati.

L’intervento divino, presso i Quiché, deteriora quelle primitive qualità umane che, presso gli Hopi invece, erano gli uomini stessi a deteriorare, per il non accordarsi con la primitiva armonia dell’universo.

Le Terre Polari: (il Kalevala)

Il Kalevala è l’epica per eccellenza delle terre finlandesi. Rimasta in tradizione orale fino a circa un secolo e mezzo fa. L’atmosfera è totalmente diversa da quella delle opere precedentemente citate, poiché era completamente diversa la vita delle popolazioni da cui hanno preso vita i corrispettivi racconti. Qui, nel Nord Europa, il clima rigido, la neve, le betulle, le renne ecc… fanno da cornice agli eventi mitici. Qui il canto della creazione è volto tutto al femminile: La Vergine dell’aria (la più bella figlia della creazione) viveva solitaria negli spazi aerei, finchè non decise di calarsi nelle acque.  Tra le onde tempestose il mare risveglia in lei la vita, trasformandola nella “ Madre delle acque “.  Sulle sue ginocchia una folaga depone sei uova d’oro e una di metallo, che cadendo dal suo grembo generano la Terra ferma ( il nobile arco del cielo ).  Il sole dal tuorlo e la luna dall’albume, le stelle e le nuvole, le profondità del mare e le insidiose secche. Infine viene generato Vainamoinen, l’erore, che, arrivato su una terra desolata, la semina e la rende fertile. Oltre alla novità di una creazione femminile, che pure non dovrebbe apparire innaturale, considerando il ruolo materno, le acque vengono ad avere un ruolo predominante, il che non meraviglia, in una terra dove mare e laghi formano gran parte del paesaggio.

A volte si dice che Vainamoinen sia la fonte della creazione del mondo.Si dice che l’eroe del “Kalevala” sia il figlio di Ilmatar (uno spirito vergine dell’aria), occasionalmente chiamato anche Luonnotar (“Madre della natura”).
La terra del sol levante: (il Giappone)

Il “ Ko-gi-ki ” ( vecchie cose scritte ),  il più antico libro di storia e mitologia giapponese, terminato di scrivere nel 700 d.C., ci dà una rappresentazione delle idee religiose e della società del Giappone protostorico. Il primo libro tratta di mitologia, mentre nel secondo e nel terzo viene raccontata la storia dei primi trentatré imperatori giapponesi. “Al principio c’era il Caos. Il testo non è molto esplicito a tal proposito, ma il Nihonshoki, che tratta più o meno degli stessi argomenti ed è leggermente posteriore ci dà un resoconto più dettagliato. Prima che nascesse ogni cosa il Cielo e la Terra stavano insieme come in un uovo; il bianco (la parte più leggera) divenne il cielo, mentre il tuorlo, più pesante e scuro diventa la Terra. Tra Cielo e Terra, non ancora ben solidificata, nacquero tre dei, che apparvero come un getto di bambù, in seguito, di nuovo secondo il Ko-gi-ki, altri due e infine una serie che termina con Izanagi,e la sorella minore e sposa, Izanami, protagonisti delle successive vicende. Il Cielo è la residenza degli dei, un ponte celeste lo unisce alle località sottostanti: da questo ponte Izanaghi immerse una lancia nel mare e ne rimescolò le acque. Si andò a formare così la prima isola dove i due fratelli vi eressero un palazzo. Le isole del Giappone nascono dal matrimonio di Izanaghi e Izanami, che, successivamente, generarono il mare e tutti gli elementi della natura; infine il Dio del Fuoco, che, nascendo ustiona la madre portandola alla morte.  Da Izanaghi nacquero tanti altri dei, infine, durante la cerimonia di purificazione che è costretto a fare dopo essere sceso nel regno dei morti alla ricerca di Izanami, il Dio dà origine al Sole (grande divinità che splende in cielo, diretta antenata degli imperatori giapponesi, e alla Luna (luce splendente delle notti).  Nella mitologia giapponese, non vi sono spiegazioni o tentativi di spiegazione, che coinvolgono l’uomo; gli dei presiedono e danno origine a tutto, anche il baco da seta e i semi delle piante alimentari nascono per magia dal corpo di una delle figlie di Izanami. Eppure gli dei non sono del tutto creatori, poiché appaiono successivamente ad un primo organizzarsi del caos. E’ da qui, che essi stessi si originano”.

Izanami e Izanagi

 

L’emisfero del Sud: Il popolo dei Maori: (Nuova Zelanda)

La cosmogonia Maori è di un genere diciamo romantico: “all’inizio cielo e terra erano così fusi insieme che tra loro non vi era altro che tenebre. In quelle condizioni di buio assoluto niente poteva germogliare, sicchè il cielo fu spinto in alto e mantenuto là dalle punte degli alberi. Questo amore tra cielo e terra è un tratto comune ad altre mitologie: come ad esempio nell’Antico Egitto, si credeva che la separazione dei due innamorati Geb e Nut avesse dato origine alla Terra (maschile Geb) ed alla Via Lattea (femminile Nut).

In quanto al Cielo e alla Terra dei Maori, essi dicono che non si sono più ricongiunti, ma continuano a dimostrarsi il loro amore, l’uno piangendo lacrime di pioggia, l’altra inviando al cielo i profumi delle piante finalmente spuntate.  Anche qui troviamo la convinzione che la madre patria, la Nuova Zelanda, sia speciale: l’aveva pescata dal mare Mani, il quinto figlio della saggia Taranga che (rappresenta gli aspetti materni della terra e del cielo) e per tutte le popolazioni polinesiane è l’eroe portatore della cultura agli uomini.  Di una sola cosa Mani non fu capace, vincere la morte: c’era quasi riuscito, ma Tiwakawaka la cruelottola che in questa impresa accompagnava l’eroe insieme al pettirosso, al tordo e allo zigolo non riuscì a trattenere la sua gioia, e si mise a cinguettare risvegliando la morte, che potè così impadronirsi di Mani. Da questo insuccesso deriva il destino mortale dell’uomo.

La dea del cielo Nut e il dio della terra Geb erano un tempo uniti in un eterno abbraccio, l’uno era parte dell’altra. Essi erano fratelli, sposi e amanti. Quando vennero divisi dal Dio Shu ( aria ) era ormai troppo tardi: Nut era incinta del suo amato Geb. Assieme, i due generarono gli dei più famosi del pantheon egizi.

Riflettendo su quanto narrato che indicazioni possiamo dare a queste storie? Soprattutto quella dell’immutabilità di alcuni aspetti della natura umana: la curiosità, il voler dare una spiegazione all’ignoto, il desiderio di essere in qualche modo speciale e incorruttibile, perché ognuno di noi nel profondo ama sentirsi l’eletto, il prescelto! E la paura, la rassegnazione davanti alla morte; e, a volte, un tentativo di fratellanza universale. Questi temi dobbiamo tenerli ben presenti perché rispecchiano anche la società attuale in cui viviamo. La ricerca scientifica odierna è percorsa anche da questi antichi tratti, seppur al più delle volte costantemente velati.

Prototipo di Caos Cosmico

                             

Teorie Cosmogoniche in chiave scientifica:

Il problema dell’origine del sistema solare è legato a quello della vita nell’Universo, anche se a prima vista non se ne vede una correlazione, poiché se il processo di formazione dei pianeti dovesse risultare un evento estremamente improbabile, cadrebbero le probabilità di una diffusione cosmica della vita, cui mancherebbero i luoghi dove risiedere.  La vita ha bisogno di pianeti che orbitino a una certa distanza dalle stelle ( es: basti pensare alla temperatura del Sole di circa 6000°C, piante, animali, genere umano a tale temperatura non potrebbe sopravvivere). La vita che intendiamo noi, ha perciò bisogno di pianeti che orbitino a una certa distanza dalle stelle. 

L’universo da giovane

 

Il Filosofo Cartesio, nel 1644, propose per la prima volta qualcosa in cui si riconosce traccia di quanto ancora oggi ci viene ritenuto valido: un disco di gas e polveri, in rotazione da cui si sarebbero formati i pianeti. Un secolo dopo un altro filosofo, Kant, rielaborò le teorie di Cartesio, pubblicandole, anonime, nel libro “ Storia Naturale dell’Universo e Teoria dei Cieli”. Le stesse idee furono avanzate dal matematico Laplace, alla fine del ‘700, tanto che la teoria dell’ipotesi nebulare va sotto il nome di teoria Kant-Laplace.  Si supponeva che il disco ruotante di gas e polveri, già ipotizzato da Cartesio, e chiamato ora “ nebulosa originale “, si fosse progressivamente raffreddato e contratto. La nebulosa contraendosi, ruotava più velocemente, e si appiattiva, sempre per effetto della rotazione. (Si pensi a una ballerina che piroetta su sé stessa, a braccia aperte: quando le avvicina al busto, la velocità di rotazione aumenta). Nel piano di moto si vanno a formare degli anelli che si staccano poi dal resto della nebulosa, per effetto della forza centrifuga, formando così i pianeti, mentre la materia residua si concentra al centro formando il Sole. In tal modo, questo schema rendeva conto che le orbite dei pianeti intorno al Sole giacessero tutte più o meno sullo stesso piano e che i moti di rivoluzione dei pianeti intorno al sole avvenissero tutti nello stesso senso. Tuttavia, fu proprio la legge della quantità di moto a luogo che fece cadere lo schema di Kant-Laplace: il Sole, centrale, avrebbe dovuto ruotare molto più rapidamente di quel che non faccia per mantenere una chiara stabilità al tutto. Poiché si deve considerare che il momento della quantità di moto è il processo di tre fattori: M (massa del corpo rotante), D (la distanza dall’asse in cui il corpo ruota), V (velocità di rivoluzione intorno a quell’asse). Per il Sole, il prodotto MDV, pur essendo la massa molto grande, è piccolo, in base alla velocità di rotazione, rispetto al prodotto MDV dei pianeti, che hanno masse inferiori ma distanze e velocità più elevate. Ecco perché tutto questo risultò totalmente inspiegabile perché la conservazione del momento della quantità di moto della nebulosa primitiva rotante impone al Sole, come alla ballerina a braccia raccolte, una velocità maggiore.

Sopraggiungendo verso la metà dell’800, il fallimento dell’ipotesi Kant-Laplace fece volgere l’interesse degli astronomi verso altre teorie, che supponevano il passaggio ravvicinato di una stella per spiegare il distacco di una frazione della massa del Sole, ad opera dell’azione gravitazionale della stella. Il materiale solare, frantumato, sarebbe rimasto in orbita intorno al Sole e attraverso successive collisioni avrebbe finito per aggregarsi e formare i pianeti.

Il sistema solare con pianeti annessi – Rotazione ballerina

 Le teorie recenti, invece, mantengono l’idea di una nebulosa primordiale di gas e polvere in rotazione. Tutto ciò viene spiegato con l’azione frenante del campo magnetico  (immaginato come fili elastici che collegano la parte centrale della nebulosa dove si forma il Sole, al materiale periferico) che pervaderebbe la nebulosa primitiva, la rotazione della quale provocherebbe un distendersi e avvolgersi a spirale con azione frenante del Sole. A tal proposito, però, si è molto lontani ad un accordo generale sui processi che hanno condotto al nostro sistema planetario, tanto che la Cosmogonia ( la scienza che studia i sistemi celesti e in particolare il sistema Solare ) è ricca di problemi ancora aperti nonostante i grandi progressi scientifici e l’abbondanza di osservazioni a disposizione. Potremmo ora soffermarci brevemente su un altro aspetto del nostro sistema planetario: la differente composizione chimica dei pianeti. Quelli più vicini al Sole, detti terrestri, includendovi Mercurio, Venere, Marte e la Terra: i quali hanno densità elevate e sono costituiti di rocce ad alto contenuto di ferro, poveri di idrogeno e di elio. Quelli più esterni Giove, Saturno, Urano e Nettuno: poveri di ferro, silicio e magnesio (elementi abbondanti nei pianeti terrestri) ma ricchi di carbonio, azoto, ossigeno, idrogeno e elio. A distanze maggiori dell’orbita di Giove, si vanno a condensare gli elementi più leggeri, solidi a temperature inferiori, mentre l’abbondanza di elio in Giove e Saturno va attribuito alla loro grande massa, capace di esercitare un’azione gravitazionale tanto forte da trattenerli, rispecchiando quindi analogamente al Sole, la nebulosa chimica della composizione originaria.

Vanno infine ricordati i componenti minori del sistema solare: innanzitutto la famiglia delle comete.  Tradizionalmente le comete sono composte di ghiacci e materiali rocciosi, vengono paragonate a palle di neve sporche quando si avvicinano al Sole, l’azione del calore e del vento solare provoca la formazione e l’allontanamento dei gas cometari che, insieme alle particelle di polvere vanno a formare la chioma e la caratteristica coda.

Lo spazio tra Giove e Marte è occupato da un’altra famosa famiglia, quella degli asteroidi, che non raggiunsero mai dimensioni planetarie a causa degli effetti perturbativi di Giove, rallentando con il suo moto i processi di aggregazione, impedendo la formazione di grandi masse. Parte delle meteoriti che giungono sulla Terra, non sono altro che il risultato della frammentazione di asteroidi a seguito di collisioni. Altre invece, sembrano non essere altro che parte della nebulosa primordiale prima che si formasse il Sole. Prima dell’era spaziale, le meteoriti erano l’unico materiale extraterrestre direttamente analizzabile, e sono tuttora il più economico.

Cometa e Meteorite
Origini dell’Universo: il Big Bang

Per scrivere la storia dell’Universo e della Terra, gli astrofisici hanno osservato i pianeti e le stelle. Hanno così scoperto che le galassie si stanno allontanando le une dalle altre a grande velocità. Questo fenomeno è chiamato “fuga delle galassie”. La Galassia è l’insieme di miliardi di stelle e corpi celesti. Nell’Universo ce ne sono un numero infinito. La nostra galassia, quella cioè a cui appartiene la Terra, si chiama “Via Lattea”. Da questa osservazione hanno ipotizzato che, in passato, le galassie fossero molto più vicine e che, circa 13 miliardi di anni fa, tutta la materia dell’Universo fosse concentrata in un punto. Questa materia era costituita da particelle vicinissime tra loro. Questa eccessiva vicinanza, a un certo punto, determinò una grande esplosione. Gli astrofisici chiamano questa esplosione BIG BANG. Nel momento del Big Bang, si formò una nebbia molto densa, formata da gas e polveri incandescenti, che, poi, piano piano, cominciò a espandersi, dando origine all’Universo.

La Terra:

Molto lentamente, gas e polveri che ruotavano intorno al Sole condensarono e formarono i pianeti del Sistema Solare. Tra essi, anche la nostra Terra. All’inizio, la Terra era una massa incandescente. Nel corso di centinaia di migliaia di anni, la Terra cominciò a raffreddarsi e a diventare solida. Si formò quindi la crosta terrestre. Invece il materiale incandescente che si trovava sotto questa crosta uscì dalle spaccature, formando i vulcani. Per milioni di anni, terremoti ed eruzioni vulcaniche hanno fatto fuoriuscire dalla crosta terrestre magma incandescente e grandi quantità di vapore, che davano luogo a piogge torrenziali. Al di sopra della Terra aleggiava uno spesso strato di vapore acqueo. Si formarono gigantesche nuvole, che riversarono sul nostro pianeta enormi quantità di pioggia. Nacquero così gli Oceani.  Poco a poco, dagli oceani emersero le terre primordiali, tutte unite a formare un unico grande continente, chiamato PANGEA. La Pangea si ruppe in grandissimi blocchi, i CONTINENTI, che iniziarono ad allontanarsi tra loro. Poco alla volta, i continenti assunsero la forma che hanno oggi. Il movimento dei continenti continua ancora oggi. Il fenomeno si chiama DERIVA DEI CONTINENTI.

 

Fonti:

 

 – Biblioteca Astronomica, La Vita nel Cosmo, Roma, Armando Curcio, 1984/85.

– Eirik Newth : Breve storia della scienza, Salani editore, 2010

– Margherita Hack, Massimo Ramella : Stelle, pianeti e galassie. Viaggio nella storia dell’astronomia dall’antichità ad oggi. Editoriale scienza, 2018

– Rosetta Zordan : la voce narrante. Il mito e l’epica. Fabbri editore, 2012

– https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_dell%27universo

 

Chiara Vantaggio

Chiara Vantaggio

Chiara Vantaggio, Archeologa, ha conseguito la laurea triennale in Scienze storico e archeologiche del mondo classico e orientale presso l’Università Sapienza di Roma. Attualmente sta terminando la Magistrale presso l’Orientale di Napoli. Nel corso dei suoi studi accademici, ha avuto la possibilità di fare numerosi viaggi studio e scavi archeologici in Egitto, Nicaragua e Messico, luoghi bellissimi dalla cultura affascinante e millenaria. Grazie a queste formative esperienze di vita, Chiara ha avuto modo di entrare a contatto diretto con i loro usi e costumi. Questo le ha consentito di appassionarsi sempre più non solo all’aspetto Archeologico ma anche a quello Antropologico. Chiara pensa che l’interazione e l’approccio stretto tra culture è molto importante per comprendere a pieno lo stile di vita, il pensiero, la lingua, la scrittura e tutto quello che concerne lo sviluppo di una determinata civiltà.

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