Nonostante nel 1981 fosse uscito nelle sale americane un po’ in sordina e fu inizialmente molto criticato per il contenuto ritenuto dai più, troppo violento, La Casa di Sam Raimi riuscì ad ottenere in poco tempo il successo meritato. Dopo pochi anni venne considerato come il Classico dei film Horror e se ci pensiamo, è il perfetto scenario per una storia terrificante: una vecchia casa isolata in un bosco, collegata alla civiltà solamente da un ponte di legno marcio, un gruppo di amici, la cui più insospettabile è colei dalla quale si dovranno difendere i poveri protagonisti della nostra storia, una cantina che racchiude un segreto antico, che risveglierà il male assoluto. Costato solamente 350 mila dollari, il film ne incassò 2,5 milioni contro ogni pronostico.
Partito come progetto quasi utopistico, il film prese il via dopo la visione, da parte della casa di produzione del cortometraggio “Within the Woods” che fungeva da prologo della saga. Il film, girato da un giovanissimo Sam Raimi con i suoi amici Bruce Campbell e Robert Tarpet (rispettivamente il protagonista e il produttore de La Casa) non era altro che una breve storia di 4 amici che si ritrovavano in questa casa nel bosco e trovando un coltello sacrificale, scatenavano le forze del male. Questo bastò alla casa produttrice e ai fratelli Coen, che si unirono alla produzione, per finanziare il progetto dell’allora ventenne Raimi. Il film aveva un copione molto ridotto, infatti la maggior parte delle battute e delle scene vennero improvvisate durante le riprese, che venivano effettuate durante i fine settimana. Anche gli effetti speciali e le tecniche di ripresa, furono improvvisate sul set, ma proprio da una di queste improvvisazioni, nacque una tecnica che Raimi poi usò nei sequel di questo film: la Shakeycam. Questa tecnica non era altro che una sorta di Steadicam, che a differenza di quest’ultima, doveva dare un effetto tremolante. Ricordiamo tutti la fuga della giovane Cheryl dal demone che non vedremo mai in viso, ma che rincorrerà per il bosco la ragazza con la sua corsa forsennata. Da qui il risultato stupendo della Shakey.
Sempre parlando del bassissimo budget del film, le riprese, vennero effettuate, per la parte esterna in uno chalet abbandonato che purtroppo prese fuoco dopo le riprese per un incendio, mentre gli interni vennero girati nelle case di campagna del produttore Tarpet e nel seminterrato della casa di Raimi. La macchina con cui arrivano i protagonisti alla “Casa” era la vecchia macchina di Raimi che lui considerava la sua portafortuna e che infatti ha inserito in tutti i suoi film, anche i più recenti.
Dopo essere stato consacrato come il padre del genere “Find Footage” horror, la pellicola vedrà un seguito nel 1987 con “La Casa2”. Un sequel che era già nell’aria durante le riprese del primo film, nel quale Raimi avrebbe voluto portare il suo protagonista nel medioevo attraverso un portale spazio-temporale. Dopo un flop cinematografico dovuto ad un film diretto e co-prodotto con i fratelli Coen, decise di tornare alla sua “vecchia gloria” per non affossare la sua carriera da regista. Decise così di giare un sequel che potrebbe essere considerato quasi un reboot in chiave molto più splatter e quasi comica rispetto al primo film. Il film ottenne un ottimo risultato al botteghino e delle critiche positive nonostante fu definito un film “bizarro”.
Fu sull’onda di questo successo che nel 1992 Raimi riesce a coronare il sogno di concludere la sua trilogia trasformandola dall’horror-splatter dei primi due film alla comicità slapstick solo accennata nei prequel. In questo film, che potrebbe essere definito “molto più che bizzarro” vediamo il nostro protagonista, diventato uno sbruffone molto pieno di sé, ma anche molto impacciato, che combatte in un medioevo infestato da non morti e streghe che lui stesso contribuirà a far risvegliare pronunciando in modo errato le fatidiche parole “Klatù, Barada, Nikto” (parole note agli amanti della fantascienza perché introdotte sul grande schermo dal film Ultimatum alla Terra e riprese da George Lucas in Star Wars Episodio 6 – Il Ritorno dello Jedi per classificare tre razze aliene alla mercè di Jabba the Hutt).
Il film, nonostante il trailer lo annunciasse solo come film horror, ottenne successo tra gli amanti del genere, ma anche tra coloro che erano distanti anni luce da questo tipo di film. Per anni, il terzo capitolo della saga venne osannato come capolavoro e ne venne richiesto un seguito che inizialmente venne preso in considerazione da Raimi, ma che fu poi accantonato. Solo negli ultimi anni, un Bruce Campbell in formissima si rimette la famosa camicia azzurra, il suo “bastone di fuoco” in una mano e la sua motosega nell’altra, sfoggiando il suo sorriso migliore, per ri-interpretare l’impacciato e sbruffone addetto al reparto ferramenta dei Magazzini Smart, nella serie TV Ash vs. The Evil Dead, ambientata 30 anni dopo gli eventi de “L’armata delle tenebre”.
Che dire, una storia lunga più di 30 anni che ha stregato tutti ed ha ispirato valanghe di film horror, ma che non è mai riuscita a tirare fuori un degno avversario che riuscisse a superarla.. (forse solo “Quella casa nel bosco” riesce ad essere un film che arriva al pari del primo capitolo della saga ndr.).
di Riccardo Rossetti
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