Era il 9 novembre 1964. Negli Stati Uniti spopolavano i Beatles, si parlava di guerra fredda e le strisce a fumetti erano uno dei modi più popolari per iniziare la giornata con un sorriso. È in questo contesto, carico di fermento culturale e sociale, che due menti geniali — Johnny Hart e Brant Parker — decisero di unire le forze per dare vita a qualcosa di diverso, un piccolo miracolo su carta: Il Mago Wiz (The Wizard of Id). Sessant’anni dopo, quella striscia è ancora qui con noi, brillante, tagliente, più attuale che mai, con la sua pungente ironia capace di colpire dritto al cuore delle contraddizioni umane.
Per chi non lo conoscesse (e se leggete il CorriereNerd.it dubito che possiate esserne del tutto ignari), The Wizard of Id è una serie di strisce a fumetti ambientata in un regno medievale chiamato Id. Ma non fatevi ingannare dal contesto pseudo-storico: dietro castelli, cavalieri e maghi si cela una satira feroce, modernissima, che gioca con la società contemporanea, le sue assurdità e le sue idiosincrasie.
Il nome stesso della striscia è una genialata. “Id” non è solo un regno inventato: è un richiamo diretto alla teoria psicanalitica di Sigmund Freud. L’Id rappresenta quella parte della psiche umana primitiva, istintiva, egoista, la più animalesca. E Hart, con la sua penna, ha saputo cogliere proprio quella dimensione della natura umana, trasformandola in gag esilaranti che vanno ben oltre la semplice risata: parlano di noi, dei nostri difetti, delle nostre debolezze.
Johnny Hart, che già aveva ottenuto enorme successo con l’altra sua creatura preistorico-satirica B.C., non voleva semplicemente replicare la formula. Così chiese al talentuoso Brant Parker di disegnare Il Mago Wiz, conferendogli un tratto grafico differente, più morbido, grottesco, quasi caricaturale. E da quel sodalizio artistico nacque un mondo ricco di personaggi iconici, ognuno portatore sano di ironia e sarcasmo.
Il re di Id è forse il più rappresentativo: basso, tirannico, isterico e… eletto tramite schede truccate. Una satira neanche troppo velata del potere politico, dell’autoritarismo e della corruzione. Ma non è certo solo: c’è il mago Wiz, titolare della serie ma non sempre protagonista, un incantatore pasticcione dai poteri incostanti, che vive con la sarcastica e spesso sprezzante moglie Blanche. Poi troviamo Bung, il giullare alcolizzato, Sir Rodney, cavaliere codardo ma perennemente innamorato della dolce (ma furbissima) Gwendolyn, Spooky il prigioniero irsuto su cui si accanisce il secondino Turnkey, e ancora Robin Hood, il menestrello Troob, il viscido Duca e un esercito tanto inutile quanto tragicomico. Un cast che, pur affondando nella tradizione medievale, è straordinariamente moderno nei comportamenti e nei problemi.
La genialità di questa serie sta tutta nella sua struttura: una gag al giorno, spesso con un finale inaspettato e intelligente, in grado di strappare una risata amara, una riflessione o un sorrisetto complice. La striscia domenicale a colori, poi, ha reso tutto ancora più affascinante per generazioni di lettori in tutto il mondo.
Già, perché Il Mago Wiz non è rimasto un fenomeno americano. Nel 1966 arrivò anche da noi, in Italia, grazie alla rivista Linus, che ebbe l’intuizione — come spesso accadeva — di portare al pubblico italiano alcuni dei fumetti più brillanti e rivoluzionari dell’epoca. Le strisce vennero poi raccolte in volumi editi da Mondadori e Milano Libri, diventando veri e propri oggetti di culto per gli appassionati.
Nel corso degli anni, la matita è passata di mano: nel 1997 Brant Parker ha lasciato il testimone al figlio Jeff, già attivo nella realizzazione delle strisce. Dopo la scomparsa di Hart nel 2007, la penna è passata al nipote Mason Mastroianni, che continua ancora oggi a tenere viva la magia di Id. E non è un caso che nel 2002 Il Mago Wiz fosse pubblicata da più di mille quotidiani in tutto il mondo. Un vero e proprio record che testimonia la longevità e la forza comunicativa di un’opera apparentemente semplice, ma in realtà finemente cesellata.
Il successo della striscia risiede proprio nella sua capacità di rimanere sempre attuale. Le sue frecciate contro la politica, la religione, la burocrazia, il potere e l’ipocrisia della società non sono mai fuori luogo. Anzi, spesso sembrano scritte apposta per commentare i fatti di oggi. Ed è proprio questa brillante commistione di passato e presente, di medievale e contemporaneo, a rendere il regno di Id un posto così affascinante dove tornare, giorno dopo giorno, striscia dopo striscia. Lo stile dei disegni si è evoluto nel tempo, certo, ma il cuore pulsante della serie è rimasto immutato. Il re è ancora lì a lamentarsi dei sudditi, il mago a pasticciare incantesimi, il popolo a essere sfruttato, i personaggi a sfondare la quarta parete con sguardi complici al lettore. E noi, ogni volta, ci riconosciamo un po’ in quei volti buffi e grotteschi.
Nel mondo nerd, dove la nostalgia ha il sapore di un volume ingiallito o di una striscia letta mille volte ma sempre capace di sorprenderti, Il Mago Wiz è un pezzo di storia che continua a vivere. Non solo per chi ama i fumetti, ma per chiunque cerchi uno sguardo ironico, cinico e allo stesso tempo tenero sull’animo umano. E voi, nerd di tutte le età, ricordate la prima volta che avete letto Il Mago Wiz? Avete un personaggio preferito, una striscia che vi ha fatto piegare in due dalle risate o riflettere a lungo? Raccontatelo nei commenti qui sotto o condividete l’articolo sui vostri social per far scoprire questo capolavoro a chi ancora non lo conosce. Perché ridere — anche della nostra parte più istintiva — è sempre un atto rivoluzionario.
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