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Cosplay is not consent

Negli ultimi mesi abbiamo notato che nei maggiori eventi cosplay internazionali è comparso un divieto con su scritto “cosplay is not consent“, cosa vuol dire?

Il cosplay è una forma di espressione artistica e culturale che consiste nel travestirsi e interpretare personaggi di fumetti, film, videogiochi e altri media. Chi pratica il cosplay, chiamato cosplayer, dedica tempo, passione e creatività alla realizzazione dei costumi, degli accessori e del trucco, cercando di riprodurre fedelmente l’aspetto e il comportamento del personaggio scelto.

Tuttavia, il cosplay non è sempre visto con rispetto e ammirazione da parte degli altri partecipanti alle manifestazioni dedicate al mondo nerd, come le fiere del fumetto, i festival dell’animazione e i raduni di fan. Spesso, i cosplayer sono vittime di molestie, abusi e violenze da parte di persone che non rispettano la loro integrità fisica e psicologica, approfittando della loro vulnerabilità e della loro esposizione pubblica.

Le molestie ai cosplayer possono assumere diverse forme, come commenti offensivi, richieste inopportune, fotografie non autorizzate, palpeggiamenti indesiderati, baci forzati, stalking, intimidazioni e aggressioni. Questi comportamenti sono motivati da una visione distorta e sessista del cosplay, che lo riduce a una mera provocazione erotica, ignorando il valore artistico e culturale che esso ha per chi lo pratica.

Per contrastare questo fenomeno e sensibilizzare il pubblico sul tema del consenso e del rispetto, è nato il movimento “Cosplay is not consent”, ovvero “Cosplay non significa consenso”. Si tratta di una campagna di informazione e prevenzione che si propone di diffondere il messaggio che il fatto di indossare un costume non implica l’accettazione di qualsiasi tipo di contatto o interazione da parte degli altri, e che i cosplayer hanno il diritto di decidere chi, come e quando può avvicinarsi a loro, parlare con loro o fotografarli.

Il movimento “Cosplay is not consent” è emerso intorno al 2012, grazie alla testimonianza e alla mobilitazione di molti cosplayer che hanno denunciato le molestie subite nelle varie convention in cui hanno partecipato. Attraverso i social network, i blog e i siti web dedicati al cosplay, hanno condiviso le loro esperienze, le loro emozioni e le loro richieste di cambiamento, creando una rete di solidarietà e di supporto tra di loro. Inoltre, hanno realizzato dei cartelli, dei volantini e dei badge con lo slogan “Cosplay is not consent”, che hanno esposto e distribuito nelle manifestazioni, per rendere visibile il problema e coinvolgere anche gli altri partecipanti.

Il movimento ha avuto un impatto positivo sulla cultura e sull’organizzazione delle convention, che hanno iniziato a prestare maggiore attenzione alla sicurezza e al benessere dei cosplayer. Alcune manifestazioni, come il New York Comic Con, hanno adottato una politica di tolleranza zero verso le molestie, e hanno esposto dei cartelli con il messaggio “Cosplay is not consent” all’ingresso e nei vari punti del centro espositivo¹. Altre, come il RuPaul’s DragCon, hanno esteso il concetto anche al drag, con il motto “Drag is not consent”². Inoltre, sono stati creati dei gruppi e delle associazioni, come il Cosplayer Survivor Support Network, che offrono risorse e assistenza ai cosplayer che hanno subito abusi, e che valutano le procedure di sicurezza delle varie convention, per informare i fan su come le molestie vengono gestite².

Il movimento “Cosplay is not consent” ha contribuito a creare una maggiore consapevolezza e una maggiore responsabilità tra i partecipanti alle manifestazioni nerd, ma non ha ancora eliminato completamente il problema delle molestie ai cosplayer. Molti di loro, infatti, continuano a subire episodi di violenza e di umiliazione, e a dover adottare delle strategie di auto-difesa, come evitare di indossare costumi troppo rivelatori, andare sempre in gruppo o portare con sé degli spray al peperoncino³. Per questo, è necessario che il movimento continui a crescere e a diffondersi, coinvolgendo non solo i cosplayer, ma anche gli organizzatori, i media, le istituzioni e la società civile, per garantire il rispetto e la dignità di chi pratica il cosplay, e di chiunque esprima la propria identità e la propria creatività in modo libero e autentico.

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