Archivi tag: Anime Cult

Ken il Guerriero: il ritorno del mito in un remake che promette di far esplodere il cuore (e non solo)

C’è un nome che, per chi è cresciuto tra i pomeriggi su Italia 7 e le merendine sgranocchiate davanti alla TV, non è solo un ricordo, ma un tatuaggio sull’anima nerd: Ken il Guerriero. O meglio, Hokuto no Ken, come ci piace chiamarlo quando vogliamo sfoggiare la nostra erudizione da fan duri e puri. Ed è con una certa emozione — mista a una discreta dose di hype — che possiamo finalmente dirlo: Kenshiro sta per tornare. Warner Bros. ha appena sganciato il primo teaser trailer della nuova serie anime di Fist of the North Star, e sembra proprio che il 2026 sarà l’anno della rinascita dell’uomo dalle sette stelle.

Ma attenzione: non si tratta di un semplice revival nostalgico, né di una patinata operazione di marketing. Qui parliamo di un vero e proprio remake, una trasposizione animata che vuole celebrare, omaggiare e allo stesso tempo rinnovare il mito di Kenshiro, mantenendo intatta l’anima dell’opera originale ma rivestendola con tutta la potenza delle moderne tecniche di animazione. E fidatevi, il teaser lo promette forte e chiaro: il mondo post-apocalittico non è mai stato così bello da vedere… e così brutale da vivere.

L’epicità in un teaser: tra esplosioni, pettorali e giustizia

Il trailer diffuso da Warner Bros. è un tuffo a rotta di collo nella memoria, ma anche una dichiarazione d’intenti. Fin dai primi secondi veniamo catapultati in un mondo devastato da una guerra atomica, con paesaggi desolati che sembrano usciti direttamente dalle visioni di Mad Max filtrate da un’estetica manga ipertrofica. Il ritmo è incalzante, le immagini scorrono veloci ma potenti: motociclisti post-nucleari intenti a terrorizzare i sopravvissuti, Shin che fa la sua comparsa con l’iconico sguardo da villain tragico, e poi lui… Kenshiro. Con il suo sguardo di ghiaccio, le vene gonfie sui bicipiti e la celebre scena del vestito che si strappa solo grazie alla pressione dei muscoli. Una poesia in movimento.

Non mancano Bat e Rin (o meglio, Bart e Lynn per noi italiani), in quella che promette di essere una riscrittura fedele ma rispettosa dei personaggi che hanno accompagnato le nostre infanzie. E per i fan più hardcore, ecco i doppiatori giapponesi già annunciati: Kenshiro sarà interpretato da Shunsuke Takeuchi, Bat da Daiki Yamashita, mentre Rin sarà doppiata dalla talentuosa M・A・O. Tre nomi che promettono emozioni forti, su un palcoscenico emotivo già carico di aspettative.

Una leggenda che non invecchia mai

Facciamo un passo indietro, ma con il cuore che corre veloce. Era il 1983 quando Buronson e Tetsuo Hara pubblicavano per la prima volta Hokuto no Ken su Weekly Shōnen Jump. Nessuno allora poteva immaginare che quella storia di pugni micidiali e deserti post-atomici sarebbe diventata una delle pietre miliari della cultura pop giapponese. Eppure accadde. Perché Ken il Guerriero non era solo un manga d’azione: era una tragedia greca, un poema epico disegnato a colpi di tratto spesso e lacrime silenziose. Era il racconto di un uomo che aveva perso tutto e che continuava a combattere, non per vendetta, ma per amore. Perché Kenshiro è un personaggio che unisce la brutalità del mondo in cui vive alla compassione di chi non ha mai smesso di credere nell’umanità.

Quando Toei Animation lo portò in TV nel 1984, il fuoco divampò: l’icona era nata. Da lì una valanga di OAV, film, spin-off, videogiochi, action figure e citazioni in ogni angolo della cultura pop mondiale. E in Italia, come dimenticarlo, divenne leggenda grazie a un doppiaggio teatrale e memorabile, capace di trasformare ogni frase in un aforisma da nerd incallito: “Sei già morto”, ancora oggi, non è solo una minaccia. È un dogma.

Dal passato al futuro: il remake del 2026

Ed eccoci qui, quarant’anni dopo. La saga di Fist of the North Star rinasce nel cuore dell’era Reiwa. Il remake, annunciato nel 2023 durante le celebrazioni del quarantesimo anniversario del manga, si presenta come un’opera curata da uno staff completamente nuovo e spinta dalle più recenti tecnologie di animazione. L’obiettivo è ambizioso: non una semplice copia rimasterizzata, ma una vera e propria rivisitazione artistica che riesca a catturare la potenza visiva e narrativa dell’originale, epurandola però dalle ingenuità tecniche e narrative di un tempo. Chi ha vissuto l’originale sa bene che, per quanto epico, l’anime dell’epoca era spesso afflitto da filler infiniti, animazioni riciclate e lungaggini che oggi, nel mondo dello streaming e del binge watching, sarebbero impensabili.

Il debutto ufficiale della nuova serie è previsto per il 2026, ma già all’Anime Expo 2025 di Los Angeles abbiamo avuto un primo assaggio con la proiezione del teaser e la presentazione del cast durante un panel esclusivo firmato Warner Bros. Non meno importante il lancio del sito ufficiale hokuto-anime.com e del profilo X @hokutonokeninfo, da cui possiamo ammirare la prima key visual: Kenshiro, solitario, pronto a colpire con la forza non solo dei suoi pugni, ma della sua determinazione.

Kenshiro conquista l’Italia: Lucca Comics 2025 sarà epico

E se pensavate che le sorprese fossero finite, tenetevi forte. Tetsuo Hara sarà ospite d’onore al Lucca Comics & Games 2025! Dal 29 ottobre al 2 novembre, la città toscana diventerà la capitale mondiale dell’Hokuto, grazie a un evento senza precedenti organizzato in collaborazione con Panini Comics. Per la prima volta fuori dal Giappone verrà allestita una mostra personale interamente dedicata al maestro Tetsuo Hara, con oltre 100 tavole originali esposte nella suggestiva cornice della Chiesa dei Servi. Una vera mecca per ogni fan, un’occasione imperdibile per respirare l’essenza di un manga che ha scolpito l’immaginario collettivo come pochi altri.

Un’eredità che pulsa ancora

Non è un’esagerazione dire che Fist of the North Star ha influenzato generazioni di autori e opere. Da JoJo’s Bizarre Adventure a Berserk, da Street Fighter fino a Attack on Titan, la figura dell’eroe solitario, tormentato e carismatico che affronta un mondo crudele con il cuore in mano e i pugni serrati, ha sempre fatto eco a Kenshiro. E anche nella cultura videoludica, tra le combo letali e le ambientazioni desolate, riecheggia lo spirito dell’Hokuto.

In Italia, poi, la mitologia di Ken è parte integrante del DNA nerd. Chi non ha mai mimato un colpo segreto pronunciando “Atatatatatatatatataaaaa” nella speranza che il compagno di scuola… esplodesse? Ogni scena, ogni musichetta malinconica, ogni duello all’ultimo respiro è un tassello di una mitologia che non ha mai smesso di parlare al cuore di chi ha saputo ascoltarla.

E ora?

Ora che il countdown è iniziato, non ci resta che prepararci. Il 2026 sarà l’anno di Kenshiro, e il mondo è pronto a riscoprire la via dell’Hokuto. Sarà un trionfo o un disastro? Ancora non possiamo dirlo. Ma una cosa è certa: mai come oggi sentiamo il bisogno di un eroe come lui. Di qualcuno che, in un mondo devastato — reale o simbolico — continui a combattere per la speranza. Per amore. Per giustizia. Con i pugni, sì. Ma anche con il cuore.

E voi, siete pronti a tornare nelle wasteland insieme a Kenshiro? Siete già morti… dalla voglia di vedere questa nuova serie? Diteci la vostra nei commenti qui sotto, e se anche voi avete sentito una lacrimuccia scendere al suono della sigla originale, condividete questo articolo sui vostri social. Il mondo deve sapere: Kenshiro non è mai andato via. Era solo in attesa… del prossimo colpo esplosivo.

Devilman – La Saga Demoniaca: il nuovo saggio che esplora l’inferno visionario di Go Nagai

C’è qualcosa in Devilman che continua a tormentarci, a chiamarci dal profondo del nostro inconscio nerd. Una figura iconica, nera come la notte e rossa come il sangue, che urla la propria condanna al cielo mentre il mondo brucia intorno a lui. No, non è solo un manga. È un grido disperato, un manifesto di follia e poesia che ha rivoluzionato l’intera cultura pop nipponica. E ora, grazie a Devilman – La Saga Demoniaca, il nuovo saggio pubblicato da Nippon Shock Edizioni e scritto da Jacopo Mistè, abbiamo finalmente un compendio critico e appassionato che ci accompagna per mano all’inferno, ma con la lucidità di un accademico che conosce ogni girone a memoria.

Questo libro è molto più di un semplice omaggio. È un’autopsia amorevole su un cadavere narrativo che pulsa ancora. Devilman, nato dalla mente geniale e inquieta di Gō Nagai nel 1972, è un’opera che ha squarciato le barriere tra horror, azione e riflessione esistenziale. Mistè lo sa bene, e ce lo dimostra con un saggio che si muove con disinvoltura tra le origini dell’opera, i suoi mille volti – dal manga originale agli anime, dai film alle versioni alternative – e le sue radici simboliche, religiose e culturali. Il risultato? Un volume che è al tempo stesso guida e tributo, saggio e confessione, studio e dichiarazione d’amore.

Ma attenzione: Devilman – La Saga Demoniaca non è solo per i fan incalliti. Mistè riesce in un’impresa che pochi riescono a compiere con stile: rendere accessibile un contenuto denso e stratificato, senza mai rinunciare alla profondità. Il suo linguaggio è chiaro ma rigoroso, il tono è appassionato ma mai cattedratico. Insomma, ti senti come se un amico super esperto ti stesse raccontando, tra una birra e l’altra, tutto quello che c’è da sapere sul mondo di Akira Fudō, Amon, Satan e compagnia dannata.

E non mancano certo le chicche nerd. Dai riferimenti culturali e filosofici nascosti tra le tavole del manga, ai legami con la storia del Giappone postbellico, fino alle contaminazioni con il cinema e la narrativa occidentale. Una sezione davvero interessante è quella dedicata alla ricezione dell’opera in Occidente, una parte troppo spesso trascurata ma fondamentale per comprendere il culto internazionale che ruota attorno a Devilman, specialmente dopo il successo del reboot Devilman Crybaby su Netflix.

Mistè, già autore apprezzato di saggi su super robot e sulla figura leggendaria di Yoshiyuki Tomino e Gundam, conferma qui la sua capacità di raccontare il Giappone pop come un territorio mitico, fatto di eroi spezzati e apocalissi annunciate. E in fondo Devilman è proprio questo: un racconto di distruzione e redenzione, di identità e alterità, di amore che non salva ma condanna. Un classico che, più che invecchiare, si fa sempre più necessario.

Il volume è realizzato in un elegante formato 17×24, con 219 pagine fitte di contenuti che valgono ogni centesimo dei suoi 21,90 euro. È già disponibile in tutte le migliori fumetterie italiane e sul sito ufficiale di Nippon Shock Edizioni, mentre per chi preferisce le librerie generaliste, l’appuntamento è a ottobre 2025.

Se amate Devilman, questo libro è un atto dovuto. Se non lo conoscete ancora, è la porta perfetta per entrare in uno degli universi narrativi più potenti, disturbanti e attuali della storia del manga. Leggerlo è un po’ come diventare demoni: si perde qualcosa di umano, ma si guadagna uno sguardo nuovo sul mondo.

E tu? Sei pronto a scendere all’inferno con Jacopo Mistè e il suo Devilman – La Saga Demoniaca? Raccontaci la tua esperienza con l’Uomo Diavolo nei commenti o condividi questo articolo sui tuoi social preferiti: Twitter, Instagram, Mastodon, quel che vuoi… ma non restare in silenzio. Perché nel mondo di Devilman, il silenzio è il vero mostro.

Cat’s Eyes: La Serie TV Live-Action di Occhi di Gatto su Rai2

Se siete cresciuti negli anni ’80, se la vostra infanzia è stata segnata da sigle indimenticabili e personaggi che ancora oggi vi fanno battere il cuore, allora non potete non ricordare le affascinanti sorelle di Occhi di Gatto. Hitomi, Rui e Ai Kisugi, con la loro doppia vita tra caffetteria e furti spettacolari, hanno lasciato un segno profondo nella cultura nerd italiana. E ora, in un’autentica operazione da colpo grosso, le tre ladre più eleganti dell’animazione nipponica tornano a far parlare di sé. Ma attenzione: questa volta lo fanno in carne e ossa. Sì, perché Cat’s Eyes, il live action franco-giapponese ispirato al manga cult di Tsukasa Hōjō, è pronto a sbarcare in prima serata su Rai2 a partire da settembre.

Un colpo da maestro nei palinsesti RAI

La presentazione dei palinsesti autunnali RAI ci ha riservato una vera sorpresa per noi nerd appassionati di manga e anime: Cat’s Eyes non sarà relegata a una programmazione estiva o a un orario notturno. Al contrario, Rai2 ha deciso di puntare forte sulla serie, inserendola nella stagione televisiva autunnale, quella delle grandi scommesse editoriali. Un chiaro segnale che il canale crede nel potenziale di questa produzione, non solo come tributo nostalgico, ma come autentico evento televisivo capace di unire pubblico giovane e adulto. Dopotutto, Occhi di Gatto non è mai stato solo un “cartone animato”: è stato un simbolo, un inno alla determinazione femminile, al mistero e al fascino dell’ignoto.

Dall’anime cult al live action europeo: un’evoluzione sorprendente

La nuova serie, già andata in onda con enorme successo in Francia (oltre 5 milioni di spettatori a puntata e uno share da capogiro del 24%), ha tutti gli ingredienti per replicare il boom anche in Italia. Immaginate: una Parigi elegante e moderna, una trama aggiornata ma fedele nello spirito, e tre attrici straordinarie – Camille Lou, Constance Labbé e Claire Romain – che interpretano con intensità e carisma le sorelle Chamade, alter ego europei delle nostre amate ladre. La storia prende forma nell’ottobre del 2024, quando Tamara, la più giovane, scopre in una mostra un quadro appartenuto al padre scomparso dieci anni prima. Insieme alle sorelle Sylia e Alexia, decide di rubarlo per scoprire la verità sulla sua sparizione. Così nasce un nuovo trio, una nuova leggenda urbana pronta a sfidare la polizia parigina tra inseguimenti, emozioni e colpi da maestro.

Tra nostalgia e innovazione: perché questa serie è speciale

Ciò che rende Cat’s Eyes un progetto davvero intrigante è la sua capacità di essere, contemporaneamente, un omaggio fedele e un’opera originale. Il live action non si limita a riprodurre gli eventi del manga o dell’anime: li rielabora, li aggiorna e li trasforma in una narrazione moderna, visivamente accattivante e profondamente emotiva. Il cuore della storia – l’indagine sulla scomparsa del padre e la lotta per recuperare le sue opere – resta intatto, ma viene incastonato in una nuova cornice narrativa che sa parlare al pubblico di oggi. E lo fa con stile: ogni scena è curata nei minimi dettagli, dalla fotografia sofisticata alle ambientazioni spettacolari (inclusa una scena mozzafiato alla Torre Eiffel). Non mancano ovviamente i momenti di tensione, romanticismo e ironia, in perfetto stile Occhi di Gatto.

Zero controfigure, solo adrenalina vera

Un aspetto che non può passare inosservato, soprattutto per noi fan che amiamo le serie ben fatte, è l’attenzione quasi maniacale alla verosimiglianza delle scene d’azione. Le attrici protagoniste, infatti, hanno deciso di affrontare in prima persona tutte le acrobazie e le sequenze fisiche, senza ricorrere a stunt o effetti posticci. Un impegno che si traduce in sequenze più crude, dirette, ma anche più emozionanti, perché reali. Ogni corsa sui tetti di Parigi, ogni salto nel vuoto, ogni scontro fisico trasmette un’energia palpabile. È il genere di scelta produttiva che fa la differenza tra un prodotto medio e una serie che lascia il segno.

Un ponte tra passato e futuro, tra generazioni nerd

Cat’s Eyes non è solo un regalo per chi ha amato l’anime negli anni ’80, ma anche una porta d’ingresso perfetta per chi non conosce le sorelle Kisugi. È una storia che parla di famiglia, mistero, identità, resilienza. È un noir al femminile con toni eleganti, atmosfere da thriller e una regia dinamica, in grado di conquistare tanto i nostalgici quanto i nuovi spettatori. Proprio per questo Rai2 ha deciso di farne un fiore all’occhiello della sua nuova stagione: sa bene che oggi, nel mondo dei social, del cosplay, dei manga digitali e degli anime doppiati simultaneamente con il Giappone, Occhi di Gatto è ancora un brand potentissimo, una leggenda pop mai sopita.

Dal Giappone alla Francia, fino all’Italia: il viaggio di un mito senza tempo

L’opera originale di Tsukasa Hōjō, lo stesso autore di City Hunter, ha segnato un’epoca. Pubblicata tra il 1981 e il 1985 su Shōnen Jump, Cat’s Eye ha avuto un successo clamoroso in patria, ma è in Italia che ha conosciuto una seconda vita, grazie alla messa in onda dell’anime su Fininvest. Quelle musiche, quei personaggi, quell’atmosfera anni ’80 fatta di ombre, inseguimenti e battute pungenti, sono entrate nell’immaginario collettivo come poche altre serie hanno saputo fare. E ora, nel 2024, quella magia torna a vivere in una Parigi high-tech, in una produzione che ha il coraggio di essere nuova senza rinnegare nulla.

Occhi di Gatto su Rai2: una scommessa vinta in partenza?

L’annuncio della sua messa in onda autunnale è un vero segnale forte. Rai2 non solo punta sulla nostalgia, ma scommette su una narrazione diversa, femminile, potente e visivamente coinvolgente. Cat’s Eyes potrebbe diventare un fenomeno trasversale, capace di far scoprire a una nuova generazione le emozioni che abbiamo provato noi quando correvamo davanti alla TV per non perdere neanche un secondo delle imprese delle sorelle Kisugi. Il marketing RAI lo sa bene, e lo dimostra dando alla serie uno spazio d’onore.

Un ritorno da non perdere: le gatte ladre pronte a colpire ancora

In definitiva, il ritorno di Cat’s Eyes è molto più di un revival. È la conferma che alcune storie non invecchiano mai, che certi personaggi sanno reinventarsi senza perdere la loro anima. Che siate veterani dell’epoca d’oro degli anime in TV, o giovani curiosi alla ricerca di una nuova serie ricca di azione e mistero, questa è una visione obbligata. Preparate i popcorn, sintonizzatevi su Rai2 e lasciatevi catturare ancora una volta dalle gatte più eleganti e letali della cultura pop.

E voi, cosa ne pensate di questo ritorno tanto atteso? Condividete i vostri ricordi di Occhi di Gatto, commentate l’articolo e… fate girare la voce: le gatte ladre stanno tornando, e promettono di fare il botto!

Ranma ½ torna su Netflix con la seconda stagione: nostalgia, arti marziali e trasformazioni demenziali dal 2025

Preparatevi a rimettere piede nella più folle e divertente palestra del panorama anime, perché Ranma ½ sta per tornare con una seconda stagione animata che promette di far scintillare il cuore di noi nerd nostalgici e conquistare una nuova generazione di spettatori. Netflix ha appena rilasciato un teaser trailer che, in un minuto scarso, riesce già a riaccendere la magia dell’universo creato da Rumiko Takahashi, la leggendaria autrice di capolavori come Lamù, Maison Ikkoku e Inuyasha. E come se non bastasse l’hype generato dalla prima stagione, adesso sappiamo anche quando segnare il countdown: ottobre 2025.

Il trailer, che già sta rimbalzando ovunque tra social e community geek, mostra tutti i personaggi principali in azione: da Ranma Saotome in entrambe le sue versioni, maschile e femminile, alla focosa Akane Tendo, passando per la sensuale Shampoo, il goffo Mousse, fino all’immancabile e perverso Happosai, che anche stavolta promette guai a non finire. Per chi conosce il manga o la prima storica serie anime, alcune scene del video risulteranno un vero e proprio tuffo nel passato, tra ammiccamenti, arti marziali improbabili e situazioni assurde che solo il mondo di Ranma riesce a regalare.

Attenzione però: il trailer contiene qualche piccola anticipazione, quindi se siete allergici agli spoiler, fermatevi al titolo e limitatevi ad appuntare mentalmente la finestra di lancio. Ma fidatevi, la tentazione di premere “play” sarà forte. Molto forte.

Il ritorno animato di Ranma ½ non è stato un semplice revival: è stato un evento culturale. La prima stagione, approdata su Netflix tra ottobre e dicembre 2024, ha rappresentato un momento epocale per chi, come noi, è cresciuto negli anni ’90 a suon di anime doppiati alla bell’e meglio ma amati visceralmente. Questa nuova versione, curata dallo studio MAPPA, ha saputo unire fedeltà al materiale originale con uno stile di animazione moderno e spettacolare, riportando in vita un’epopea fatta di maledizioni, colpi proibiti e dinamiche sentimentali da mal di testa… ma irresistibili.

Ranma ½, per chi ha vissuto finora su Marte (o forse solo troppo giovane per ricordarlo), racconta la storia di Ranma Saotome, un ragazzo esperto di arti marziali che, durante un viaggio di allenamento in Cina con il padre Genma, cade in una sorgente maledetta e da quel momento si trasforma in una ragazza ogni volta che entra in contatto con l’acqua fredda. L’unico modo per tornare normale? Una doccia calda. E non è finita qui: Genma si trasforma in un panda. Sì, un panda. Ma il vero colpo di scena arriva quando il padre lo promette in sposo alla figlia minore del suo amico e collega Soun Tendo. Entra in scena Akane, esperta di arti marziali, femminista ante litteram e con una seria allergia ai ragazzi… specialmente a quelli che cambiano sesso a ogni gavettone.

La serie è una vera e propria commedia degli equivoci, un mix esplosivo di situazioni paradossali, combattimenti al limite del nonsense e triangoli (quadrati, pentagoni, dodecaedri) amorosi sempre sull’orlo del caos. Eppure, è proprio questo il suo fascino: Ranma è un anime che non ha paura di essere assurdo, che abbraccia il ridicolo con grazia e maestria, senza mai dimenticare il cuore tenero che batte sotto le risate.

La prima trasposizione animata di Ranma ½ risale al 1989, con una serie che ha totalizzato 161 episodi e che è diventata un cult assoluto anche in Italia grazie alla distribuzione Dynit. Da noi, come spesso accadeva in quel periodo magico e un po’ anarchico dell’animazione importata, Ranma è arrivato in TV conquistando una generazione intera a colpi di trasformazioni, amori impossibili e combattimenti in costume da bagno. Il manga originale, pubblicato tra il 1987 e il 1996 sulla Weekly Shōnen Sunday e arrivato in Italia grazie a Star Comics, è oggi considerato un pilastro della cultura pop giapponese, amatissimo ancora oggi per la sua freschezza e genialità.

E non finisce qui: oltre alla serie TV, l’universo di Ranma ½ è stato espanso con ben tre filmLe 7 divinità della fortuna, La sposa dell’isola delle illusioni e Ranma contro la leggendaria fenice – oltre a diversi OAV, piccoli gioielli d’animazione che hanno arricchito ulteriormente la storia con nuovi episodi e momenti indimenticabili.

L’annuncio di questa seconda stagione non è quindi solo un ritorno, è una vera e propria celebrazione. Lo studio MAPPA ha messo in moto la macchina dell’hype con una illustrazione speciale realizzata dalla character designer Hiromi Taniguchi, che ha fatto impazzire il web: uno di quei disegni capaci di far vibrare le corde della nostalgia e far brillare gli occhi a chi ha ancora le videocassette della serie conservate come reliquie.

In un panorama animato sempre più saturo di isekai e shonen generici, il ritorno di Ranma ½ rappresenta una ventata di follia creativa e genuino divertimento, un omaggio all’epoca d’oro degli anime ma con lo sguardo puntato al futuro. Perché se c’è una cosa che Ranma ci ha insegnato, è che anche nelle situazioni più assurde – tra trasformazioni improvvise, fidanzamenti combinati e maestri di arti marziali che si travestono da bambole – c’è sempre spazio per ridere, emozionarsi e, perché no, innamorarsi un po’.

E voi, siete pronti per il ritorno del ragazzo (e ragazza) dai capelli rossi più iconico dell’animazione giapponese? Avete già rivisto la prima stagione o state aspettando l’occasione perfetta per tuffarvi in questo delirio romantico e marziale? Parliamone nei commenti, condividete l’articolo sui vostri social e fate sapere a tutti che Ranma è tornato… e questa volta, non si farà prendere alla sprovvista neanche con un secchio d’acqua!

Neon Genesis Evangelion: il mito compie trent’anni e si prepara a un festival epocale

Ci sono opere che guardi, ti piacciono, le archivi. E poi ci sono quelle che ti restano addosso. Ti strappano via qualcosa e ti restituiscono una nuova prospettiva. Neon Genesis Evangelion è esattamente questo: non solo un anime, ma un’esperienza profonda, viscerale, disturbante e folgorante. Un viaggio nell’anima umana, mascherato da epopea mecha. E ora, mentre il suo trentesimo anniversario si avvicina, mi ritrovo travolta da un vortice di emozioni: nostalgia per quei pomeriggi passati a interrogarmi sul senso di ogni sguardo di Rei o ogni silenzio pesante come piombo; entusiasmo per le novità che stanno arrivando; e una curiosità divorante per ciò che Evangelion ha ancora da raccontarci.

Sì, avete capito bene: Evangelion compie trent’anni. Trenta. Solo a pronunciarlo mi viene un brivido lungo la schiena. Perché Evangelion non è semplicemente invecchiato: è cresciuto, si è trasformato, si è rigenerato come solo i grandi capolavori sanno fare. E nel 2025 e 2026 si prepara a tornare più vivo che mai, con un festival dedicato interamente al suo universo e un cofanetto Blu-ray da capogiro che farà impazzire i collezionisti.

Neon Genesis Evangelion: quando l’anime diventò psicanalisi

Torniamo indietro, al 1995. La TV giapponese manda in onda una nuova serie anime firmata Gainax, diretta da un giovane ma tormentato regista: Hideaki Anno. Neon Genesis Evangelion inizia come una serie mecha, ma fin dai primi episodi si capisce che sotto l’armatura degli EVA si nasconde qualcosa di molto più profondo. Questa non è una guerra tra robot e angeli, ma una battaglia interiore. Una danza tra depressione, alienazione, identità, traumi e simbolismo religioso. Un anime che ti prende a schiaffi emotivi e ti costringe a guardarti dentro.

E poi c’è lui, Shinji Ikari. Un protagonista che non vuole combattere, che non vuole essere lì, che crolla, che fugge. Mai un personaggio ha diviso tanto: amato, odiato, compreso e rifiutato. Ma è proprio attraverso Shinji che Evangelion compie il suo miracolo narrativo: si trasforma in una seduta collettiva di terapia.

Gli ultimi due episodi della serie televisiva mandano in tilt migliaia di spettatori. Niente risposte, solo introspezione pura. Poi arriva The End of Evangelion, il film che riscrive (e distrugge) la fine dell’anime con una potenza iconica tale da guadagnarsi l’Anime Grand Prix nel 1998, dopo che la serie l’aveva già vinto due volte consecutive. Una tripletta storica che consacra Evangelion come opera di culto assoluto.

L’eredità di un gigante

Ma cos’è rimasto di Evangelion, trent’anni dopo? Tutto. Perché Evangelion ha riscritto le regole dell’animazione giapponese. Ha preso il genere mecha e lo ha stravolto, rendendolo umano, imperfetto, filosofico. Senza Evangelion non esisterebbero Serial Experiments Lain, RahXephon o Bokurano. Ha aperto le porte a un’animazione adulta, notturna, densa.

Anche la cultura otaku è cambiata. Come osservato da Hiroki Azuma, Evangelion ha segnato il passaggio alla terza generazione otaku, rendendo la passione per gli anime non più una nicchia, ma un’identità collettiva. I cosplay di Rei e Asuka sono diventati leggendari, simboli di una generazione intera.

E l’influenza di Anno è arrivata ovunque: da Makoto Shinkai a Rick and Morty, da Gravity Falls ai videoclip di Billie Eilish. Evangelion è ovunque, nei temi, nei colori, nell’estetica frammentata e nei dialoghi criptici.

2025–2026: un festival epocale e un cofanetto da sogno

Per celebrare questo trentesimo anniversario, il Giappone ha in serbo qualcosa di gigantesco. Dal 21 al 23 febbraio 2026 si terrà un festival interamente dedicato a Evangelion, un evento pensato non solo per i fan hardcore, ma per chiunque voglia entrare – o rientrare – nel mondo degli EVA. Il tema? Passato, presente e futuro.

Ci saranno mostre immersive, concerti, panel, collaborazioni esclusive, merchandising da urlo. Ma soprattutto, ci sarà lei: Yoko Takahashi. La voce che ha reso immortale A Cruel Angel’s Thesis tornerà a esibirsi dal vivo nell’Evangelion Wind Symphony, un’esperienza audio-visiva che si preannuncia memorabile.

E non è finita. Dal 10 dicembre 2025 sarà disponibile la EVANGELION 30th Anniversary Movie Collection, un’edizione Blu-ray che farà tremare le mani ai collezionisti. Tre versioni, per tre livelli di follia.

La più estrema? Il Full Complete Blu-ray BOX, un cofanetto da 28 dischi che include la serie originale, i film classici (Death & Rebirth, The End of Evangelion, Revival of Evangelion) e tutta la tetralogia dei Rebuild of Evangelion in versione Blu-ray e 4K UHD. Prezzo? 110.000 yen (circa 674 euro). Ma cosa non si fa per la completezza assoluta?

Per chi è interessato solo ai film Rebuild, c’è un’edizione intermedia da 77.000 yen, elegante e dettagliata, con booklet di 200 pagine. E per chi vuole spendere meno, esiste anche una versione base con i film aggiornati in Blu-ray standard a circa 168 euro. L’unico difetto? Pare che nessuna delle edizioni includa sottotitoli in inglese. Una scelta discutibile, ma che probabilmente non fermerà i fan internazionali più incalliti.

Evangelion dopo “Thrice Upon a Time”: fine o nuovo inizio?

Con l’uscita di Evangelion 3.0+1.0: Thrice Upon a Time, il ciclo dei Rebuild si è chiuso. Silenzio stampa da parte di Anno e dello Studio Khara. Ma se Evangelion ci ha insegnato qualcosa, è che ogni fine è solo un’altra forma di inizio. E questo festival, questo ritorno in pompa magna, sembra un indizio troppo grande per essere ignorato.

Forse non ci sarà un sequel diretto. Ma nuovi progetti, spin-off, esperimenti crossmediali? Nulla è escluso. Evangelion è un’entità viva, che muta, che si rinnova. E Anno lo sa bene: ha sempre giocato con le aspettative del suo pubblico, distruggendole per ricostruirle.

L’EVA non si ferma mai

Trent’anni sono passati. Eppure, Evangelion è più attuale che mai. In un’epoca dove l’identità è fluida, la solitudine endemica e il trauma un tema quotidiano, questa serie continua a parlarci. A sconvolgerci. A metterci a nudo.

Il trentesimo anniversario non è una semplice commemorazione: è un ritorno, una rinascita. Un’occasione per riscoprire un’opera che non ha mai smesso di evolversi. Che tu sia un fan di lunga data, cresciuto a pane e VHS, o un neofita folgorato da Netflix, questo è il momento perfetto per entrare – di nuovo – nel mondo degli EVA.

E ora tocca a voi. Qual è il vostro momento preferito di Neon Genesis Evangelion? Quale personaggio vi ha cambiato la vita? Avete già messo nel mirino il festival o il cofanetto da collezione? Scrivetemelo nei commenti qui sotto o condividete questo articolo sui vostri social. Facciamo rivivere insieme questa leggenda. Perché Evangelion non è solo un anime: è un viaggio dentro l’anima. E certi viaggi non finiscono mai.

“Ken il Guerriero è tornato, e con lui la mia adolescenza”: un viaggio personale tra le pagine di Nippon Shock Magazine n.24

Quando ho saputo che Nippon Shock Magazine sarebbe tornato con il numero 24 dopo una lunga pausa, ho sentito un tuffo al cuore. Per chi, come me, ha passato interi pomeriggi a guardare anime giapponesi negli anni ’90, questa rivista rappresenta qualcosa di più di una semplice pubblicazione: è una finestra su un mondo che ha segnato profondamente la nostra immaginazione e la nostra formazione culturale. Il fatto poi che questo nuovo numero sia interamente dedicato a Hokuto no Ken – che noi italiani abbiamo imparato ad amare col nome di Ken il Guerriero – ha reso l’attesa ancora più carica di emozione.

Non è solo una rivista, ma un vero e proprio evento editoriale. Con la distribuzione già avviata nelle fumetterie e librerie di tutta Italia e una disponibilità online prevista entro il 20 maggio 2025, questo numero speciale si presenta come una monografia curatissima, quasi un libro, con una foliazione di 180 pagine in formato 15×21 e un prezzo decisamente accessibile di 9,50 euro. La sensazione che ho avuto sfogliandolo per la prima volta è stata quella di stringere tra le mani un pezzo importante di storia dell’animazione giapponese.

Ken è stato molto più di un semplice personaggio per noi ragazze cresciute negli anni Ottanta e Novanta. Con i suoi muscoli scolpiti, la sua sete di giustizia e quella struggente malinconia negli occhi, rappresentava una figura tragica e affascinante allo stesso tempo. In un mondo devastato dalla guerra, dove l’umanità sembrava scomparsa, lui combatteva non solo per sopravvivere, ma per proteggere chi non poteva difendersi. Nippon Shock Magazine n.24 riesce a catturare in pieno questa essenza, restituendo a Kenshiro tutta la sua complessità attraverso articoli, testimonianze e contributi preziosi.

Una delle sezioni che mi ha maggiormente colpita è quella dedicata all’analisi approfondita della serie animata e dei film, dove si esplorano con intelligenza i grandi temi di Hokuto no Ken: il sacrificio, la redenzione, la sopravvivenza. Temi eterni, universali, che parlano al cuore di tutti noi. Ma la cosa davvero straordinaria è la cura con cui sono stati coinvolti i protagonisti reali della produzione giapponese. Leggere le parole di Yoshio Takami, Toyoo Ashida, Masami Suda, Junichi Hayama e Nobuhiko Horie – figure chiave dietro le quinte della serie – è stato come entrare in un dietro le quinte affascinante, fatto di passione, fatica e genialità.

Ma non è solo il Giappone a parlare in queste pagine. C’è anche tanta Italia. Emozionante l’intervista ad Alessio Cigliano, la voce di Kenshiro per noi italiani, e a Claudio Maioli, autore di quella sigla che ancora oggi riesce a farmi vibrare l’anima non appena sento le prime note. Leggere le loro parole mi ha fatto sentire parte di una comunità affiatata, composta da appassionati che, nonostante gli anni, non hanno mai smesso di credere nella potenza evocativa di questa storia.

E poi c’è l’universo dei videogiochi, dai cabinati arcade che ho visto da bambina nelle sale giochi delle località balneari, fino alle versioni più moderne per console. Ogni gioco viene analizzato con occhio critico, ma anche con la passione di chi ha davvero giocato, combattuto, e magari perso più di una volta nei panni di Kenshiro. Accanto a questo, un viaggio affascinante nel merchandising: dai giocattoli vintage degli anni ’80 – oggi veri e propri tesori per collezionisti – alle edizioni limitate più recenti che celebrano l’eredità commerciale del personaggio.

Un altro momento magico è stata la sezione dedicata alla musica, all’impatto culturale globale della serie e alle tecniche di animazione che, pur con le limitazioni dell’epoca, riuscivano a trasmettere pathos e intensità come poche altre. Il colpo finale al cuore me lo ha dato la galleria di fanart: opere spettacolari di artisti italiani e internazionali che omaggiano i personaggi con uno stile originale ma pieno di rispetto. C’è qualcosa di profondamente commovente nel vedere come l’amore per Ken e i suoi compagni attraversi confini geografici e generazionali.

Ma la cosa più bella è che questa non è la fine. Nippon Shock Magazine n.24 è solo la prima parte di un progetto più ampio: seguirà infatti una seconda monografia interamente dedicata al manga originale di Buronson e Tetsuo Hara, con ulteriori analisi, approfondimenti e tributi. Un modo per completare quello che può essere definito a tutti gli effetti un omaggio definitivo a Hokuto no Ken.

Dopo mesi di pausa, dovuti a una riorganizzazione interna, Nippon Shock Edizioni torna quindi con un numero che non è solo una rivista, ma una dichiarazione d’amore. Una rinascita editoriale che si percepisce anche nella grafica, più curata che mai, e nella qualità dei contenuti, capaci di parlare sia ai fan di lunga data sia a chi si avvicina ora a questa leggenda. Io, da appassionata e da donna cresciuta a pane e anime, non posso che ringraziare chi ha reso possibile tutto questo.

Ken il Guerriero ci ha insegnato che “sei già morto” può essere una promessa di giustizia e riscatto. Nippon Shock Magazine n.24 ci ricorda che quel mondo, fatto di sabbia, pugni e cuore, è ancora vivo – e continua a battere forte dentro di noi.

Anime anni ’80: un ritorno al cuore della mia infanzia con Boing SpA

C’è qualcosa di magico nel tornare con la mente agli anni ’80, un’epoca in cui i pomeriggi profumavano di merenda, televisione accesa e sogni a occhi aperti. Per me, come per molte altre donne che hanno amato e vivono ancora oggi con passione l’universo degli anime giapponesi, quegli anni non sono solo un ricordo nostalgico, ma il fondamento di un amore che non ha mai smesso di crescere. E oggi, con emozione autentica, accolgo l’iniziativa di Boing SpA, che celebra alcuni tra gli anime più iconici di quel decennio, portandoli nuovamente alla luce grazie a una programmazione speciale e a una serie di prodotti in edizione limitata che ne rinnovano il mito.

Pollon, Hello! Spank, Georgie, Lady Oscar e Holly e Benji: bastano questi nomi per far tornare il cuore a battere come quando eravamo bambine e bastava una sigla cantata a squarciagola per sentirsi invincibili. Boing SpA – nata dalla joint venture tra RTI Mediaset e Warner Bros. Discovery – ha saputo cogliere questo sentimento collettivo, trasformandolo in un vero e proprio omaggio all’anime-cultura che ha cresciuto intere generazioni. La loro piattaforma gratuita Boing App ha lanciato una sezione dedicata, chiamata “I Mitici”, dove è possibile (ri)vivere l’emozione degli episodi originali, senza registrazioni o complicazioni, solo puro amore per l’animazione giapponese.

Si inizia con Pollon, la piccola dea dell’Olimpo che, tra pasticci e risate, ci ha fatto conoscere un modo tutto suo di guardare alla mitologia greca. In Italia è arrivata nel 1984 e da allora non ha mai smesso di regalarci momenti surreali e dolcissimi. A giugno torna anche Hello! Spank, il cucciolo bianco dalle orecchie nere, allegro e teneramente disastroso, che con la sua padroncina Aika ci ha insegnato quanto forte possa essere il legame con un animale. E poi, a settembre, sarà la volta di Holly e Benji, forse la serie sportiva più leggendaria mai trasmessa, con i suoi tiri impossibili e i campi infiniti, che ha fatto sognare ogni bambino col desiderio di diventare un campione. Oltre alla Boing App, anche Mediaset Infinity propone un boxset con questi titoli indimenticabili, a conferma di quanto siano ancora vivi nella memoria collettiva.

Ma questa celebrazione non si ferma al piccolo schermo. Anzi, si espande nel mondo reale con collezioni fashion e linee di prodotti pensati per portare questi personaggi nel nostro quotidiano.

Ed è qui che, da donna adulta e appassionata di anime, mi sento davvero coinvolta: non è solo nostalgia, è il desiderio di esprimere chi sono anche attraverso ciò che indosso e utilizzo.

Ravensburger, ad esempio, propone la linea di puzzle “80 MANIA”, una collezione che comprende i cinque grandi titoli celebrati, confezionati in packaging dal sapore retrò, con effetto neon, e accompagnati da un poster dedicato. È come ritrovare un pezzo del proprio diario segreto sotto forma di tasselli da incastrare, e ogni immagine ricomposta diventa un ricordo che prende forma concreta.

Cotton Nenette invece ha deciso di rendere omaggio a Lady Oscar, figura emblematica per tutte noi che abbiamo scoperto, grazie a lei, la forza delle donne e il coraggio di essere sé stesse. La capsule estiva include t-shirt e una field jacket reinterpretate in chiave fashion, con dettagli che richiamano i celebri “cut” del cartone animato, come la rosa, simbolo eterno di questa guerriera dal cuore sensibile. Indossare questi capi non è solo una dichiarazione di stile, ma un manifesto di femminilità audace e raffinata.

E poi c’è Il Thé delle 5, che ha dedicato una linea di camicie a Hello! Spank: capi vivaci, pieni di ironia, pensati per una donna moderna, dinamica, che ama distinguersi con un tocco giocoso e affettuosamente vintage. Le fantasie esclusive, i materiali di qualità e il design curato rendono ogni camicia una carezza all’anima della bambina che siamo state, e un sorriso a quella che siamo ancora.

Non posso fare a meno di pensare a quanto questo ritorno degli anime anni ’80 sia più di una semplice operazione commerciale. È una carezza generazionale, un ponte tra passato e presente, tra la me bambina che aspettava con ansia l’episodio successivo e la me adulta che, tra un impegno e l’altro, si prende un momento per sognare ancora. È una forma d’arte che ha saputo accompagnarci nella crescita, insegnandoci il valore dell’amicizia, della lealtà, della giustizia, dell’amore e della libertà. In Pollon ho trovato la fantasia, in Spank la dolcezza, in Georgie il coraggio, in Lady Oscar la forza e in Holly e Benji la determinazione.

Per chi, come me, ama profondamente la cultura degli anime giapponesi, vedere un’iniziativa del genere fa davvero battere il cuore. Non è solo un tuffo nel passato: è un modo per ritrovare sé stesse, per connettersi con una parte di noi che ci ha rese ciò che siamo oggi. E grazie a Boing SpA per averlo capito, per averci dato ancora una volta la possibilità di sognare.

Perché, in fondo, si cresce… ma certi amori non finiscono mai.

Candy Candy compie 50 anni: un viaggio nel tempo tra lacrime, lentiggini e rivoluzioni shōjo

Ci sono storie che crescono con noi. Non invecchiano, non sbiadiscono, non spariscono nel flusso del tempo. Semplicemente, si sedimentano, diventano parte del nostro DNA emotivo. Candy Candy è una di quelle storie. Anzi, è la storia. E oggi che festeggia il suo cinquantesimo compleanno, ci viene naturale fermarci un attimo, chiudere gli occhi e tornare lì, su quel divano degli anni ’80, con i piedi a penzoloni, la merenda in mano, e la TV a tubo catodico che trasmette le prime note di quella sigla che non ci ha mai lasciato: “Candy, Candy…”. Sì, sono passati cinquant’anni. Mezzo secolo da quando Candy Candy ha visto la luce, nel 1975, sulle pagine della rivista giapponese Nakayoshi – lo stesso santuario editoriale che anni dopo avrebbe partorito Sailor Moon. Ma prima ancora delle guerriere con le minigonne e dei gatti parlanti, ci fu lei: una ragazzina bionda, con le lentiggini, il cuore enorme e una forza che ti spiazzava più di qualsiasi colpo magico.

Candy non era una maghetta. Niente poteri, niente incantesimi, niente creature mistiche. La sua magia era un’altra: quella di riuscire a farci ridere con gli occhi pieni di lacrime. Il manga creato da Kyoko Mizuki (alla sceneggiatura) e Yumiko Igarashi (ai disegni) fu un autentico terremoto emotivo. Un’opera shōjo che non si limitava a raccontare la crescita di una bambina diventata orfana, ma che ci trascinava in un vero e proprio romanzo di formazione, con tanto di drammi, amori impossibili, lutti, tradimenti e piccoli raggi di sole. Candy cresceva, cadeva, si rialzava, e ogni volta ci portava con sé. E noi imparavamo, spesso senza accorgercene, cosa significasse davvero essere forti.

Il manga si articolava in nove volumi, ma fu anche trasposto in un romanzo, scritto dalla stessa Mizuki nel 1978. In queste pagine, Candy attraversava continenti e sentimenti, si innamorava perdutamente del gentile Anthony, viveva l’amore tormentato con Terence, il ribelle dal cuore spezzato, e si perdeva nel mistero del Principe della Collina. E poi c’era Albert, vagabondo misterioso con una verità sorprendente, e la figura enigmatica del benefattore A.A., che si sarebbe rivelata fondamentale per tutta la narrazione.

Quando Candy arrivò in Italia: il 2 marzo 1980 nacque un’epoca

Ma è il 2 marzo 1980 la data che, per noi italiani, segna l’inizio del mito. Quel giorno, Candy Candy non apparve in edicola, ma nelle nostre case, direttamente sul piccolo schermo, prima ancora delle grandi reti nazionali. Fu un’esplosione. La voce della giovane Cristina D’Avena, le musiche struggenti, i paesaggi malinconici, e quella protagonista così… umana. Era impossibile non affezionarsi. Impossibile non seguirla nelle sue mille peripezie, tra collegi spietati, famiglie nobili e segreti da romanzo vittoriano. Non era solo una “cosa da femmine”, come dicevano certi adulti all’epoca. Candy parlava a tutti. Anche a quei bambini cresciuti a pane e Goldrake. Perché il dolore, la perdita, la speranza, la ricerca di un senso nel caos della vita… sono emozioni universali. E Candy, con la sua voce flebile ma determinata, ce le gridava sottovoce.

L’anime, prodotto da Toei Animation, andò in onda in Giappone dal 1976 al 1979, per un totale di 115 episodi. In Italia diventò subito un cult, replicato fino allo sfinimento, trasformato in album di figurine, bambole, t-shirt, cancelleria e, ovviamente, in quelle sigle che ancora oggi canticchiamo senza pensarci. E se il manga aveva il merito di raccontare la storia con profondità e pathos, l’anime le diede carne e movimento, espandendone alcuni snodi narrativi, introducendo variazioni e – con l’OAV del 1992 – persino tentando di dare una chiusura più chiara alla tormentata vicenda.

Una lezione di vita lunga 50 anni

Candy Candy, con la sua semplicità e la sua dolcezza, ha anticipato temi che oggi ci sembrano imprescindibili: l’abbandono e l’affido, l’emancipazione femminile, le disuguaglianze sociali, la libertà di scegliere la propria strada anche a costo di rinunciare all’amore romantico. Era una vera pioniera. Una che, a differenza delle eroine moderne armate fino ai denti, combatteva con la gentilezza, la testardaggine e un’empatia fuori dal comune. Il suo messaggio era chiaro: si può cadere mille volte, ma non si smette mai di sperare. E anche quando il mondo sembra averti voltato le spalle, anche quando perdi le persone che ami, anche quando tutto sembra perduto, c’è sempre un modo per ricominciare. Candy lo faceva in ogni episodio. Con le lacrime agli occhi, sì, ma anche con un sorriso che spuntava timido tra le nuvole.

Oggi, a cinquant’anni esatti dalla sua prima apparizione, Candy Candy è più viva che mai. Mostre, eventi celebrativi, gadget retrò, ristampe, cosplay, fanfiction: il suo universo continua a vivere, evolversi e toccare nuove generazioni. È diventata un’icona transgenerazionale, capace di parlare ancora a chi si affaccia oggi al mondo degli anime, così come a chi li ha scoperti quando internet non esisteva e bisognava “beccare” il proprio episodio preferito a caso, sperando nel palinsesto. Perché Candy Candy non è solo un cartone animato. È un patrimonio collettivo, un ponte tra culture, un grido sommesso che ci ricorda chi eravamo – e chi, in fondo, siamo ancora. Ogni volta che risuona quella sigla, ogni volta che rivediamo la rosa di Anthony o lo sguardo malinconico di Terence, torniamo un po’ bambini. Ma anche un po’ migliori. E allora sì, Candy, buon compleanno. Perché, nonostante il tempo, le battaglie legali, le controversie editoriali, e i mille volti dell’animazione che si sono succeduti, tu sei ancora lì. Con il cerchietto, le trecce, e quel cuore che non ha mai smesso di insegnarci come si affronta la vita. E anche se oggi spegni cinquanta candeline… per noi, nel nostro cuore nerd e nostalgico, tu avrai sempre dodici anni.

Cat’s Eye sta tornando! Il leggendario manga di Tsukasa Hojo pronto a conquistare Disney+

Il 2025 si preannuncia come l’anno del ritorno in grande stile di uno degli anime più iconici e amati del panorama nipponico: Cat’s Eye, conosciuto in Italia come Occhi di gatto. Creato dal geniale Tsukasa Hōjō, il manga che ha conquistato milioni di lettori sin dalla sua pubblicazione, tra il 1981 e il 1985, sta per essere adattato nuovamente in anime, con una nuova produzione che arriva su Disney+ Japan dal prossimo settembre. Per tutti gli appassionati delle avventure delle tre sorelle ladre, il ritorno sul piccolo schermo è un evento da non perdere, non solo per la nostalgia che risveglia, ma anche per le nuove potenzialità che il medium animato e la moderna tecnologia possono portare in un’opera che ha fatto la storia.

Per chi non fosse familiare con la trama, Cat’s Eye narra le vicende di tre sorelle, Hitomi, Rui e Ai Kisugi, che di giorno gestiscono un tranquillo caffè, ma di notte si trasformano in abili ladre d’arte. Le loro azioni sono mosse dalla necessità di recuperare alcune opere d’arte che appartengono al loro defunto padre, e che sono state rubate anni prima da un misterioso criminale. La loro doppia vita, tra il caffè e le furti d’arte, rappresenta un mix perfetto di mistero, azione e dramma familiare. La storia si complica ulteriormente con l’introduzione di Toshio Utsumi, un investigatore che, non solo è incaricato di catturare le ladre, ma è anche il fidanzato di Hitomi, il che crea una dinamica interessante e carica di tensione.

L’imminente adattamento del 2025 promette di mantenere intatta la magia del manga originale, pur arricchendo la narrazione con nuovi dettagli visivi e un’impronta stilistica più moderna. Il teaser trailer rilasciato recentemente ha già catturato l’attenzione dei fan, mostrando le sorelle Kisugi sia nei loro eleganti abiti da ladre che nelle loro vesti quotidiane da cameriere, confermando l’intenzione di rimanere fedeli all’essenza dell’opera originale pur aggiornandola per il pubblico contemporaneo.

A livello di cast, il nuovo anime si avvale di voci di assoluto valore. Mikako Komatsu presterà la sua voce a Hitomi Kisugi, Ami Koshimizu a Rui e Yumiri Hanamori a Ai. Takuya Sato, noto per la sua esperienza in ruoli simili, darà voce a Toshio Utsumi. La scelta di questi doppiatori sembra essere un chiaro segno della volontà di non stravolgere il legame che il pubblico ha sempre avuto con i personaggi, pur rendendoli accessibili anche alle nuove generazioni.

L’adattamento è stato affidato allo studio LIDEN FILMS mentre la regia è stata assegnata a Yoshifumi Sueda, che ha già lavorato su anime di grande successo e che saprà sicuramente dare nuova vita alla storia delle Kisugi. La sceneggiatura, invece, è nelle mani di Hayashi Mori, il quale ha dimostrato una notevole capacità nel trattare storie ricche di dinamiche complesse, come si è visto in Cells at Work! Code Black.

Anche sul fronte musicale, il nuovo anime non lascia nulla al caso. Yuki Hayashi, compositore di colonne sonore epiche come quelle di My Hero Academia e Haikyu!!, si occuperà della musica, promettendo un accompagnamento sonoro che saprà sottolineare perfettamente l’intensità dell’azione e la delicatezza dei momenti più emotivi. Una particolarità che non può passare inosservata è la scelta di Ado, cantante di grande successo, per la nuova versione della celebre sigla “Cat’s Eye”, il brano originale di Anri che accompagnava la serie televisiva del 1983. La sua voce, che ha conquistato milioni di ascoltatori con il successo di “Usseewa”, promette di dare nuova linfa vitale al pezzo che ha reso famoso l’anime in tutto il mondo.

La saga delle sorelle Kisugi, è diventata un simbolo della cultura pop giapponese, ma anche un esempio di come un buon manga possa evolversi e adattarsi al cinema e alla televisione, mantenendo intatta la sua capacità di attrarre nuove generazioni di fan. Non solo un manga da leggere, ma un fenomeno da vivere, Cat’s Eye ha dato vita a numerosi spin-off, tra cui il recente film in CG Lupin III vs. Cat’s Eye e a una serie live action francese che ha debuttato su TF1 nel novembre 2023, dimostrando ancora una volta l’intramontabile forza di una narrazione che è riuscita a evolversi senza mai perdere il suo fascino originale. Il ritorno di Cat’s Eye in anime nel 2025 rappresenta non solo il revival di un classico degli anni ’80, ma anche un’opportunità per i fan più giovani di scoprire un’icona della cultura giapponese. Il nuovo adattamento promette di essere fedele ai temi originali, ma con un taglio moderno che speriamo possa fare giustizia a una storia che ha fatto innamorare intere generazioni di lettori e spettatori. In un’epoca in cui i remake e i reboot sono all’ordine del giorno, questo ritorno delle tre ladre d’arte è certamente tra quelli che aspettavamo con maggiore impazienza.

Anime Cult Speciale: Le Locandine degli Anime – Un Tributo alla Magia dell’Animazione Giapponese

Nel mondo dell’animazione giapponese, l’arte delle locandine ha sempre avuto un ruolo fondamentale nel catturare l’essenza di un film e nel renderlo indimenticabile per i fan. A febbraio 2025, Sprea Edizioni celebra questa tradizione con l’uscita del quinto volume della collana Anime Cult Special, un’edizione che promette di entusiasmare i collezionisti e gli appassionati di anime. Il nuovo volume è interamente dedicato alle “Locandine degli Anime”, raccogliendo quasi 50 locandine originali a grandezza naturale, pronte per essere staccate, incorniciate e conservate.

Questo volume si distingue non solo per la qualità della proposta, ma anche per la varietà e l’importanza delle opere che raccoglie. Tra le locandine, infatti, non mancano i capolavori di Hayao Miyazaki, come Il mio vicino Totoro e La città incantata, che sono diventati veri e propri simboli della cultura popolare giapponese. Accanto a questi, ci sono anche i grandi classici di Leiji Matsumoto, come Capitan Harlock e Galaxy Express 999, che hanno segnato un’epoca e influenzato generazioni di appassionati.

Ma cosa rende questo volume così speciale? Innanzitutto, le locandine presenti non sono semplici riproduzioni, ma veri e propri chirashi a grandezza naturale. I chirashi sono dei piccoli poster distribuiti gratuitamente durante le campagne promozionali dei film o agli eventi, e rappresentano una forma unica di arte pubblicitaria. Questi piccoli gioielli, che spesso riproducono l’immagine del poster del film sul lato anteriore e contengono informazioni varie sul retro, sono una parte fondamentale della cultura giapponese. La loro dimensione ridotta e il loro carattere effimero li hanno resi oggetti da collezione molto ricercati, e il volume di Sprea Edizioni offre ai lettori l’opportunità di ammirarli nella loro forma originale, a grandezza naturale.

La scelta di celebrare le locandine di anime non è casuale: queste opere d’arte hanno avuto un impatto significativo nel definire l’immaginario collettivo legato agli anime. Ogni locandina racconta una storia visiva che, pur nella sua immediatezza, racchiude tutta la magia, l’emozione e la potenza visiva che caratterizzano i film d’animazione giapponesi. Non è solo un oggetto da appendere alla parete, ma una finestra su un mondo ricco di emozioni e di estetica senza tempo.

Questa edizione speciale è disponibile sia in formato cartaceo che digitale, offrendo così a tutti gli appassionati, ovunque si trovino, la possibilità di collezionare e apprezzare queste straordinarie locandine. Con il volume che arriva a febbraio 2025, Anime Cult Speciale: Locandine degli Anime si prepara a diventare un must per ogni amante dell’animazione giapponese e per chiunque voglia approfondire la propria passione per l’arte che ha fatto la storia di tanti titoli leggendari.

In definitiva, il quinto volume di Anime Cult Speciale non solo celebra l’arte delle locandine giapponesi, ma porta con sé un pezzo di storia che ogni vero fan non vorrà lasciarsi sfuggire. Con la possibilità di staccare, incorniciare e conservare queste magnifiche opere, questo volume si propone come un tributo all’iconicità che ha reso immortali i titoli anime che amiamo. Non resta che aspettare l’uscita e prepararsi a rivivere la magia delle locandine degli anime!

No. 6 Saikai (Reunion): Il ritorno di una serie cult dopo oltre dieci anni di attesa

A volte, l’attesa può sembrare interminabile, eppure nulla riesce a eguagliarla in termini di emozioni quando finalmente arriva ciò che abbiamo desiderato per tanto tempo. È proprio questa la sensazione che pervade i fan di No. 6, la serie distopica che ha conquistato i cuori di tanti lettori e spettatori in tutto il mondo, quando hanno appreso la notizia che Atsuko Asano, l’autrice della saga, ha annunciato il tanto atteso sequel: No. 6 Saikai (Reunion), previsto per il 28 maggio 2025. Un lasso di tempo che ha superato i dieci anni, ma che finalmente ci regalerà un nuovo capitolo delle avventure dei nostri protagonisti Shion e Nezumi, due anni dopo la conclusione del volume originale.

La serie No. 6 ha fatto il suo esordio nel 2003 come romanzo, pubblicato dalla Kōdansha, e ha visto la sua conclusione nel 2011. Con un totale di nove volumi, la saga ha suscitato un notevole interesse per la sua trama ricca di elementi distopici e riflessioni profonde su tematiche sociali, politiche e morali. La storia ha ricevuto una trasposizione manga nel 2011, grazie ai disegni di Hinoki Kino, e successivamente un adattamento anime che ha visto la luce nel 2011, trasmesso nel contenitore noitaminA di Fuji TV. L’anime, purtroppo breve con soli 11 episodi, ha saputo conquistare il pubblico internazionale, facendo appassionare i fan grazie anche alla sua disponibilità su piattaforme di streaming come Crunchyroll.

La trama di No. 6 ci proietta in un futuro distopico, nel 2013, dove il mondo è stato devastato dalla guerra e l’umanità è costretta a rifugiarsi in sei grandi città-stato. La storia ruota attorno a Shion, un ragazzo che vive a No. 6, una città apparentemente perfetta, dove il governo esercita un controllo assoluto sulla vita dei suoi abitanti. Cresciuto in una famiglia privilegiata grazie ai suoi risultati scolastici straordinari, Shion ha una vita protetta e senza particolari preoccupazioni. Tuttavia, tutto cambia il giorno del suo dodicesimo compleanno, quando accoglie un misterioso fuggitivo, Nezumi, che sta scappando da un laboratorio di ricerca. Nonostante il pericolo, Shion decide di nasconderlo, ma al mattino Nezumi è già svanito, lasciando dietro di sé solo il mistero.

Le ripercussioni di questa sua scelta saranno devastanti: Shion e la sua famiglia vengono privati di ogni privilegio, e la sua vita, da quel momento, si trasforma radicalmente. Quattro anni dopo, un caso di infezione misteriosa, che causa l’invecchiamento rapido delle vittime a causa di strane api parassite, porta Shion a essere accusato di omicidio e arrestato. Sarà Nezumi a tornare in suo aiuto, e insieme inizieranno a svelare i segreti più oscuri che si celano dietro la facciata di perfezione di No. 6.

Ciò che rende No. 6 una serie così affascinante è la profondità psicologica dei suoi personaggi. Shion è un ragazzo idealista, che cresce attraverso un percorso di consapevolezza e lotta contro l’oscurità che avvolge il mondo che conosce. Nezumi, invece, è il ragazzo misterioso e cinico, segnato da un passato doloroso che riguarda la distruzione del suo villaggio e il genocidio del suo popolo. Nonostante il suo atteggiamento distante, Nezumi sviluppa un legame profondo con Shion, che lo porta a mettersi in discussione e a cambiare. Ma No. 6 non è solo la storia di questi due protagonisti: Inukashi, un’abitante del West Block, e Safu, l’amica d’infanzia di Shion, sono altre figure che contribuiscono a tessere una trama ricca di sfumature.

Gli interrogativi che la serie solleva sono potenti: la sorveglianza, la manipolazione della verità, il controllo da parte delle istituzioni, la libertà individuale e la resistenza a un sistema oppressivo. Questi temi, così vicini alla realtà contemporanea, sono stati la chiave del successo di No. 6, che ha saputo dare voce a un’umanità in lotta contro un destino imposto. La combinazione di una trama avvincente, personaggi complessi e riflessioni sulla condizione umana ha fatto sì che No. 6 diventasse un’opera di culto, amata sia dai lettori dei romanzi che dagli appassionati dell’anime.

Ed è proprio grazie a queste stesse tematiche che No. 6 Saikai (Reunion) ha creato un’attesa carica di emozione. Cosa succederà a Shion, Nezumi e agli altri protagonisti due anni dopo gli eventi del volume conclusivo? Quali nuovi segreti verranno svelati e quali sfide i protagonisti dovranno affrontare? La promessa di un ritorno alle atmosfere intense e misteriose che hanno segnato la serie originale è quanto mai allettante, e i fan non vedono l’ora di immergersi di nuovo in quel mondo tanto affascinante quanto inquietante.

È curioso pensare come No. 6 abbia saputo resistere al passare degli anni, rimanendo nell’immaginario collettivo dei fan e diventando un’opera di culto. La sua capacità di affrontare temi universali, la profondità dei suoi personaggi e il modo in cui riesce a coniugare il genere distopico con la drammaticità dei sentimenti umani hanno contribuito a consolidare il suo posto tra le serie più amate. Purtroppo, nonostante il successo, No. 6 non è mai arrivato ufficialmente in Italia, lasciando un vuoto nei cuori di tanti appassionati, che però non si sono mai arresi nel cercare di conoscere questa storia.

Con l’annuncio di No. 6 Saikai (Reunion), Atsuko Asano ha finalmente risposto alla richiesta dei lettori, offrendo loro la possibilità di proseguire la storia che ha tanto amato. Questo sequel, oltre a soddisfare i fan di vecchia data, rappresenta anche un’occasione imperdibile per chi non ha ancora avuto la fortuna di scoprire No. 6. La bellezza della saga sta nel fatto che la lotta contro un regime oppressivo e la riflessione sul significato della libertà e della giustizia sono temi che restano sempre attuali, facendo di No. 6 un’opera che riesce a parlare anche al nostro presente.

Non resta che aspettare con ansia il 28 maggio 2025, quando finalmente scopriremo cosa accadrà ai nostri amati protagonisti e quali nuove verità verranno alla luce in questo attesissimo sequel. No. 6 Saikai (Reunion) si preannuncia come una delle uscite più emozionanti per tutti gli appassionati di narrativa distopica e anime, e sicuramente non deluderà le aspettative di chi ha seguito con passione la storia di Shion e Nezumi.

Kino no Tabi: The Beautiful World – Un Classico dell’Anime su Netflix

Netflix ci ha sorpresi di nuovo, portando nel suo catalogo uno dei capolavori più raffinati e filosofici dell’animazione giapponese dei primi anni 2000: Kino no Tabi – The Beautiful World. Uscita nel 2003, questa serie animata di 13 episodi è il frutto della visione di Ryūtarō Nakamura, già noto per il leggendario Serial Experiments Lain, e della penna di Sadayuki Murai, sceneggiatore di titoli cult come Perfect Blue e Boogiepop Phantom. Nonostante siano passati vent’anni dalla sua uscita, Kino no Tabi mantiene intatta la sua aura di fascino e profondità, unendosi a pietre miliari come Haibane Renmei e Texhnolyze.

Un viaggio che è fine a se stesso

Kino no Tabi – The Beautiful World nasce dall’adattamento di una serie di light novel scritte da Keiichi Sigsawa e illustrate da Kohaku Kuroboshi. Con oltre 23 volumi pubblicati e 8,2 milioni di copie vendute (dati aggiornati al 2017), l’opera è diventata una delle più amate del suo genere in Giappone.

L’anime racconta il viaggio di Kino, un enigmatico viaggiatore, e della sua motocicletta parlante, Hermes. Insieme attraversano un mondo sorprendentemente vario, fatto di città e paesi che incarnano culture, tecnologie e dilemmi etici unici. La regola di Kino è semplice: mai fermarsi per più di tre giorni in un luogo. Ogni episodio è una tappa a sé stante, autoconclusiva, che esplora tematiche profonde con un approccio poetico e spesso spietato.

Ma il viaggio di Kino non è una ricerca di una meta o di un traguardo. Come l’Ulisse dantesco, il suo scopo non è “giungere”, ma viaggiare. Ogni episodio si presenta come una riflessione autonoma, senza un “finale” nel senso tradizionale del termine. L’ultimo episodio è semplicemente un’altra tappa, perché il viaggio di Kino è infinito, proprio come le domande filosofiche che suscita.

Una metafora della vita e delle sue contraddizioni

Kino no Tabi non è solo un racconto di avventure; è un’opera che si interroga sul senso stesso del viaggio e, per estensione, sulla vita. Kino vaga senza meta, e proprio in questa assenza di scopo il suo viaggio diventa una rappresentazione dell’esistenza: un pellegrinaggio incerto in un mondo indifferente, dove ogni destinazione è una promessa illusoria.

Ogni luogo visitato da Kino è una metafora di sistemi sociali e dilemmi morali. La prospettiva della protagonista, sempre esterna alle istituzioni e alle comunità che incontra, le permette di osservare le assurdità del mondo con un occhio disincantato e filosofico. Come specchio dell’umanità, Kino riflette l’irrazionalità del mondo, ma anche la sua inesorabile bellezza.

Un esempio emblematico è l’episodio in cui Kino osserva lavoratori impegnati a costruire rotaie che non portano da nessuna parte. Incapaci di vedere l’inutilità del loro operato, questi uomini si limitano a seguire un ordine senza senso. Solo Kino, estranea alla loro realtà, può cogliere l’assurdità della situazione, offrendo allo spettatore un punto di vista che stimola riflessioni profonde.

Tra allegoria e poesia

Visivamente e narrativamente, Kino no Tabi si muove su un filo sottile tra il fiabesco e il reale. Le città che Kino visita non sono semplici sfondi, ma veri e propri personaggi che raccontano storie uniche, intrise di simbolismi e significati nascosti. Ogni episodio è una lezione di filosofia in forma di racconto, capace di toccare temi come la libertà, la giustizia, l’indifferenza e il sacrificio.

La serie si distingue per il suo tono contemplativo e allegorico, che invita lo spettatore a mettere in discussione le proprie certezze. Il viaggio di Kino non è solo fisico, ma diventa un percorso interiore, un invito a esplorare il significato della vita stessa.

Un’eredità che continua a ispirare

L’impatto di Kino no Tabi non si è fermato al 2003. La serie ha dato vita a due film (Life Goes On e For You) e a un episodio speciale, oltre a un reboot del 2017, Kino’s Journey – The Beautiful World: The Animated Series, che ha riportato l’opera all’attenzione del pubblico moderno. Tuttavia, l’adattamento originale rimane insuperabile nella sua capacità di combinare profondità narrativa e uno stile visivo unico.

Con l’arrivo su Netflix, Kino no Tabi – The Beautiful World si prepara a conquistare una nuova generazione di spettatori. Se cercate un anime che vada oltre l’intrattenimento, sfidandovi a riflettere sul mondo e sulla vita, allora è il momento di salire in sella con Kino e Hermes.

Dorohedoro: la seconda stagione dell’anime cult arriverà nel 2025

Il 2025 si prospetta un anno emozionante per gli amanti degli anime, grazie al ritorno di una delle serie più originali e apprezzate degli ultimi tempi: Dorohedoro. Dopo cinque anni di attesa, l’annuncio della seconda stagione ha acceso l’entusiasmo dei fan di tutto il mondo, pronti a immergersi nuovamente in un universo che mescola sapientemente grottesco, umorismo nero e magia. La conferma dell’uscita della seconda stagione è arrivata sul sito ufficiale dell’anime, accompagnata da un teaser visivo che ha subito stuzzicato la curiosità degli appassionati. Previsto per il 2025, il progetto vede il ritorno del team creativo originale, una garanzia di qualità e fedeltà allo spirito della serie.

Yuichiro Hayashi, regista della prima stagione, è di nuovo alla guida, mentre lo studio MAPPA, ormai sinonimo di eccellenza nell’animazione grazie a titoli come Jujutsu Kaisen e Attack on Titan, si occuperà della produzione. Anche Hiroshi Seko, mente dietro successi come Vinland Saga e Mob Psycho 100, torna a scrivere la sceneggiatura, affiancato da Tomohiro Kishi, responsabile del character design. La colonna sonora, affidata ancora una volta a [K]NoW_NAME, promette di mantenere quell’atmosfera unica che ha caratterizzato la prima stagione.

Per chi non conoscesse ancora l’opera, Dorohedoro è tratto dal manga di Q Hayashida, pubblicato dal 2003 al 2018. La storia si svolge in un mondo distopico diviso in tre reami: Hole, una città cupa e pericolosa; il mondo degli stregoni, dominato dalla magia; e l’Inferno, dimora dei demoni. Al centro della trama troviamo Cayman, un uomo con la testa di rettile e un’amnesia, impegnato a scoprire la verità sul suo passato e sullo stregone che lo ha trasformato.

L’ambientazione di Dorohedoro è tanto affascinante quanto inquietante. La magia degli stregoni, generata da un fumo speciale, spesso si traduce in effetti devastanti per gli abitanti di Hole, che si trovano a fare i conti con zombie, piogge tossiche e un costante degrado. Tuttavia, tra momenti di puro caos e violenza, la serie riesce a inserire un umorismo nero irresistibile, rendendola un’esperienza unica.

La prima stagione, rilasciata nel 2020 e distribuita a livello globale su Netflix, ha adattato i primi sette volumi del manga in 12 episodi e 6 OVA. L’accoglienza è stata entusiastica, grazie a un’animazione che mescola tecniche 2D e 3D, creando un’estetica originale e coinvolgente. La colonna sonora, tanto ipnotica quanto eccentrica, è diventata un marchio di fabbrica dell’anime. L’approdo su Netflix ha inoltre permesso alla serie di raggiungere un pubblico vasto e internazionale, con doppiaggi in diverse lingue, tra cui l’italiano. Gli OVA, basati su storie extra del manga, hanno arricchito ulteriormente il lore dell’opera, consolidando il suo status di cult tra i fan.

L’autrice del manga, Q Hayashida, ha espresso tutto il suo entusiasmo per il ritorno dell’anime. “Sono felicissima per questa continuazione. La produzione è stata lunga e impegnativa, ma il risultato promette di essere incredibile. Non vedo l’ora di vedere la seconda stagione!” ha dichiarato.Queste parole non fanno che aumentare l’hype per i nuovi episodi, che promettono di esplorare ulteriormente la trama e i personaggi complessi che hanno reso Dorohedoro un fenomeno unico.

Il ritorno di Dorohedoro rappresenta non solo un evento imperdibile per i fan di lunga data, ma anche un’occasione perfetta per i nuovi spettatori di scoprire un’opera che sfida ogni convenzione. Prepariamoci a tornare nel grottesco e affascinante mondo di Cayman, dove ogni episodio promette di essere un viaggio indimenticabile.

La Leggenda dell’Arcadia: Costruisci la Nave Pirata di Capitan Harlock

Un pezzo della storia dell’animazione giapponese prende vita con un progetto ambizioso: Centauria porta in Italia la straordinaria collezione “Costruisci la leggendaria nave pirata di Capitan Harlock”. Dopo il successo ottenuto in Giappone, questo capolavoro del modellismo è pronto a conquistare le edicole italiane, suscitando entusiasmo tra i fan di anime, manga e modellismo.

La protagonista assoluta è l’Arcadia, l’iconica astronave del visionario Leiji Matsumoto, che ha attraversato mille battaglie e viaggi straordinari sotto il comando del coraggioso Capitan Harlock. Con il suo design inconfondibile e il ruolo centrale nella saga, l’Arcadia non è solo un veicolo: è un simbolo di libertà, indipendenza e resistenza contro le ingiustizie.

L’Arcadia: Un’Opera d’Arte da Costruire

Questo modello da collezione rappresenta la versione definitiva dell’Arcadia, con dettagli straordinari che la rendono fedele all’originale animato. Lunga ben 92 centimetri, la nave dispone di luci attivabili tramite comandi touch e di aree esplorabili come la cabina di Harlock e il ponte di comando. Ogni pezzo racconta una storia, trasformando il processo di costruzione in un viaggio emozionante nell’universo di Matsumoto.

L’Arcadia ha avuto due versioni principali nell’immaginario del maestro Matsumoto:

La versione Blu (quella proposta in questo modellino da collezione), protagonista della serie televisiva classica, con una prua affusolata e decorazioni elaborate che richiamano gli antichi velieri e la versione Verde, introdotta successivamente, con un design più aggressivo e futuristico. In entrambe le incarnazioni, l’Arcadia è stata progettata da Tochiro Oyama, geniale ingegnere e grande amico di Harlock, e rappresenta molto più di una semplice nave spaziale: è un personaggio a sé stante, una fortezza volante, e un luogo sicuro per i membri del suo equipaggio.

La collezione di Centauria

La collezione prevede 110 uscite settimanali, con ogni fascicolo che include parti del modello, istruzioni dettagliate e curiosità sul mondo di Harlock. Il primo numero sarà disponibile il 3 gennaio 2025 al prezzo speciale di 1 euro, mentre i successivi avranno un costo di 11,99 euro ciascuno (ad eccezione delle prime due uscite, che avranno prezzi ridotti).

I collezionisti possono abbonarsi per ricevere comodamente i fascicoli a casa, beneficiando di vantaggi esclusivi:

  • Spese di spedizione gratuite per pagamenti tramite carta di credito o PayPal.
  • Sostituzione gratuita in caso di pezzi danneggiati.
  • Diritto di recesso entro 15 giorni dal ricevimento del pacco.

Inoltre, sottoscrivendo l’offerta Premium, con un’aggiunta di soli 1,90 euro a uscita (a partire dal numero 13), sarà possibile ottenere una teca in plexiglass di grandi dimensioni (111 x 51 x 49 cm) per custodire il modello finito.

La Magia di Costruire un Sogno

Costruire l’Arcadia non è solo un passatempo per modellisti esperti, ma un’opportunità per immergersi nel mondo di Capitan Harlock, rivivendo le avventure del capitano e del suo straordinario equipaggio. Ogni elemento, dalla fusoliera ai dettagli delle torrette, è pensato per rendere il modello un capolavoro da esporre con orgoglio.

Per i fan italiani, questo progetto rappresenta un’occasione imperdibile per celebrare uno dei capolavori più amati dell’animazione giapponese. Il richiamo dell’Arcadia è forte, e con questa collezione, ognuno può diventare parte di una leggenda che continua a ispirare generazioni.

Preparati al viaggio: la leggendaria nave pirata ti aspetta. Lunga vita ad Harlock!

Godannar compie 20 anni!! Un Anime Mecha che ha Fatto Storia

Vent’anni fa, il 1º ottobre 2003, debuttava “Godannar!! Divina Unione Spirituale”, un anime mecha che ha saputo conquistare i cuori di molti appassionati, nonostante una trama relativamente semplice e una generosa dose di fanservice. Ideato e diretto da Yasuchika Nagaoka, “Godannar” ha saputo mescolare con successo azione, dramma e umorismo, creando una proposta dinamica che è riuscita a coinvolgere il pubblico dal primo episodio. La serie si è conclusa il 29 giugno 2004, con un totale di ventisei episodi, ma la sua eredità nel panorama degli anime mecha è rimasta viva.

Ambientato nel 2042, “Godannar” inizia con una Terra minacciata dai Mimesis, una razza aliena che ha quasi estinto la popolazione umana. I protagonisti, Go Saruwatari e la sua fidanzata Mira, si lanciano in battaglia a bordo di due imponenti mecha, il Dannar e il Neo Okusaer, che combinandosi formano il super robot Godannar Twin Drive. Ma durante uno degli scontri più intensi, Mira perde la vita, lasciando Go con il peso di un doloroso ricordo. Questo inizio tragico non fa altro che intensificare il legame emotivo tra i protagonisti e getta le basi per una serie di eventi che metteranno alla prova la loro forza e determinazione.

Cinque anni dopo la fine della guerra, Go sta per sposarsi con Anna Aoi, una giovane ragazza che ha conosciuto durante il conflitto. Ma proprio nel giorno del suo matrimonio, una nuova minaccia aliena riporta Go in battaglia. Nonostante le proteste di Anna, Go decide di affrontare nuovamente i Mimesis, ma Anna, determinata a non lasciarlo solo, si arruola come pilota e si lancia nell’azione a bordo del Neo Okusaer. Un aspetto interessante della trama è la rivelazione che gli alieni stanno diffondendo un virus, l’“insania”, capace di trasformare le persone in mostri Mimesis, con particolare impatto sui piloti di mecha, che sono i più esposti ai contatti diretti con gli alieni.

La ricerca di un antidoto per questa malattia porta i protagonisti in una corsa contro il tempo, ma la vera sorpresa arriva quando si scopre che l’insania può essere curata grazie al sangue di Mira, creduta morta ma in realtà sopravvissuta come parte di un Mimesis. Questo sviluppo aggiunge una complessità emotiva alla serie, intrecciando conflitti interni e sentimentali con la lotta per la sopravvivenza.

Nonostante una trama che non si spinge mai oltre i confini dell’originalità, “Godannar” riesce comunque a emozionare, soprattutto grazie al mix di azione spettacolare, tematiche intime e personaggi ben caratterizzati. Tra i più apprezzati ci sono Go e Anna, il cui amore si sviluppa in modo profondo e genuino, superando le difficoltà e i pericoli. Il loro rapporto non è solo romantico, ma anche quotidiano e umoristico, creando una narrazione che bilancia momenti di alta tensione con scene più leggere. Il cast di personaggi è variegato e ognuno ha le proprie motivazioni e storie: Mira, l’ex fidanzata di Go che ritorna in scena in modo misterioso, Shizuru, la collega di Go che nutre sentimenti non corrisposti, e Lou Roux, una bambina prodigio che cerca vendetta contro i Mimesis.

La serie, tuttavia, non è priva di difetti. La ripetitività di alcune situazioni, la scarsa originalità di alcuni elementi e l’eccessivo fanservice sono punti che possono infastidire i puristi. La qualità dell’animazione e del disegno, purtroppo, non sempre è all’altezza delle aspettative, con alcune scene poco dettagliate o sgranate, ma nonostante ciò, il divertimento e l’emozione trasmessi dalla serie rimangono inalterati, grazie anche a una colonna sonora energica e a doppiatori che riescono a dar vita ai personaggi in modo appassionato.

“Godannar” non si prende mai troppo sul serio, ma sa alternare momenti di azione e dramma con scene comiche e di fanservice, creando un mix che si rivela interessante e coinvolgente. Chi cerca un anime mecha con forti tematiche romantiche e un buon equilibrio tra azione e riflessione emotiva troverà in questa serie una proposta di valore. Nonostante le sue imperfezioni, “Godannar” ha saputo conquistare un pubblico fedele, che non dimentica facilmente la storia di Go, Anna e dei loro compagni di battaglia.

Tuttavia, la serie presenta anche un finale che lascia alcuni fili narrativi irrisolti, con un cliffhanger che potrebbe frustrare i fan in cerca di una conclusione più soddisfacente. La seconda stagione, che si distacca dalla prima per una narrazione più dispersiva, non riesce a mantenere la stessa energia, con una trama che si concentra troppo su storie d’amore secondarie, trascurando gli elementi più interessanti come la Rabid Syndrome e le Mimetic Beast. L’animazione della seconda stagione non riesce a innovare come nella prima, riciclando alcune sequenze e perdendo parte dell’impulso visivo che aveva reso il primo ciclo così entusiasta.

In Italia, “Godannar” ha trovato una seconda vita grazie alla distribuzione su YouTube da parte di Yamato Video, che ha reso possibile la visione delle due stagioni in versione sottotitolata, un’opportunità che ha finalmente permesso anche agli spettatori italiani di apprezzare questa serie. Nonostante la sua distribuzione iniziale da parte di Fool Frame, la serie è rimasta inedita per molto tempo a causa del fallimento dell’azienda, ma oggi è possibile riscoprirla grazie agli appassionati e alla sua distribuzione digitale.

In conclusione, “Godannar!! Divina Unione Spirituale” rimane un anime mecha che ha lasciato un segno indelebile, grazie alla sua miscela di azione, emozioni e fanservice. Pur con i suoi difetti, è una serie che sa divertire e coinvolgere, conquistando sia gli appassionati del genere che chi cerca una storia d’amore appassionata e drammatica. Anche se la sua trama non è rivoluzionaria, “Godannar” è un’opera che vale la pena scoprire e che rimarrà nella memoria degli spettatori per la sua capacità di unire emozioni forti e battaglie spettacolari.