Nel 2022 Mazinga Z, il capostipite dei super robot giapponesi creato dal genio di Go Nagaim ha celebrato il suo cinquantesimo anniversario, una pietra miliare per una delle icone più rappresentative della cultura pop giapponese e mondiale. Questo storico traguardo arriva a due anni dalla celebrazione del quarantesimo compleanno di Mazinga Z, dimostrando come questo celebre robot continui a essere un simbolo intramontabile. L’idea di un robot gigante pilotato dall’interno nacque proprio da un’intuizione di Nagai, bloccato nel traffico di Tokyo. Immaginò come sarebbe stato comodo se la sua auto si fosse trasformata in un robot capace di scavalcare le macchine. Da questo spunto nacque Mazinga, un robot innovativo, capace di fondere mitologia e tecnologia. Il nome stesso, Mazinger, racchiude il concetto di “demone” (Ma) e “dio” (Jin), simbolizzando il potere straordinario che chiunque lo pilotasse avrebbe potuto ottenere.
La trama di Mazinga Z ruota attorno a Koji Kabuto, un giovane che eredita dal nonno scienziato il potente robot per difendere la Terra dal malvagio Dottor Hell, deciso a conquistare il mondo con il suo esercito di mostri meccanici. Con l’aiuto di Sayaka Yumi, pilota del robot Afrodite A, e di Boss, un personaggio comico e pasticcione, Koji affronta una serie di battaglie che hanno alimentato i sogni di generazioni di bambini, catapultandoli in un mondo in cui potevano combattere il male a bordo di un imponente automa.
L’evoluzione di Mazinga Z e il suo lascito culturale
Mazinga Z è un’opera fondamentale. La serie, composta da 92 episodi, ha mostrato un’evoluzione continua del robot, che ha acquisito nuove armi e poteri nel corso delle puntate. Tuttavia, molti degli episodi più significativi non vennero trasmessi in Italia, tra cui quelli che vedevano la comparsa di nemici importanti come il Duca Gorgon o l’introduzione di Diane A, un robot femminile successore di Afrodite A. Mazinga Z non è solo il primo super robot guidato dall’interno, ma ha anche gettato le basi per numerosi topoi che avrebbero caratterizzato il genere mecha negli anni successivi. L’idea che il pilota fosse fisicamente collegato al robot, che ogni colpo ricevuto dal mecha si riflettesse sul corpo del pilota, e l’introduzione di un arsenale di super armi con nomi distintivi, sono tutti elementi che hanno influenzato profondamente l’immaginario collettivo e ispirato decine di altre serie animate. Un altro aspetto rivoluzionario fu l’uso di una colonna sonora specifica per sottolineare i momenti topici delle battaglie e delle trasformazioni del robot. Questo stile musicale venne poi replicato in molti altri anime, creando una vera e propria tradizione sonora che avrebbe segnato profondamente l’animazione giapponese. Le musiche di Mazinga Z si ispiravano chiaramente ai film di kaiju come Godzilla, rafforzando quel legame tra robot giganti e mostri meccanici che avrebbe dominato il genere per decenni.
Il confronto con Goldrake e il Grande Mazinga
Il fenomeno delle serie robotiche in Italia prese piede nel 1978, quando su Rete Due venne trasmesso Ufo Robot Goldrake, un anime giapponese che divenne rapidamente un cult tra i giovani. Sull’onda di questo successo, l’avventura di Mazinga Z iniziò solo il 7 gennaio 1980, nonostante l’anime fosse antecedente a Goldrake, rappresentando di fatto il “primo capitolo” della saga di Go Nagai. Il robottone arrivò in Italia dopo il trionfo di altre serie robotiche, creando un rapporto particolare e frammentato con il pubblico. In particolare, Mazinga Z dovette affrontare una concorrenza singolare. Il suo successo fu infatti oscurato dall’enorme impatto di Ufo Robot Goldrake, il primo anime robotico trasmesso in Italia. Inoltre, Il Grande Mazinga, serie successiva, ottenne una popolarità maggiore rispetto al suo predecessore, grazie a una trama più articolata e al già consolidato amore del pubblico per gli anime giapponesi. Tuttavia, è importante ricordare che in Giappone queste tre serie formavano una trilogia strettamente connessa. Mazinga Z, Il Grande Mazinga e Goldrake erano legati dalla figura centrale di Koji Kabuto, che, pur assumendo ruoli secondari nelle serie successive, rimaneva un personaggio chiave nella narrazione. Mentre in Giappone Koji ha mantenuto un ruolo coerente e centrale in tutte e tre le serie, in Italia la sua identità si è frammentata. Il pubblico italiano ha conosciuto Koji con nomi e ruoli diversi: Koji in Mazinga Z, Alcor in Goldrake e persino Ryo ne Il Grande Mazinga. Questa sovrapposizione ha creato una percezione confusa e a tratti incoerente del personaggio, diversa da quella dei fan giapponesi, per i quali Koji rimaneva sempre lo stesso, evoluto e trasformato nel corso del tempo. Solo col passare degli anni il pubblico italiano ha riscoperto e apprezzato il vero valore di Mazinga Z, riconoscendolo come il primo capitolo di una narrazione più ampia e complessa. Il suo arrivo tardivo, insieme alla popolarità delle serie successive, ha fatto sì che la scoperta di Mazinga Z rappresentasse per molti fan un vero e proprio “ritorno alle origini”. Nonostante le iniziali incomprensioni, Mazinga Z ha saputo conquistarsi un posto nell’immaginario collettivo, entrando a far parte della lunga storia di anime robotici che ha affascinato generazioni di spettatori.
Mazinga Z oggi: un’eredità senza tempo
A cinquant’anni dalla sua nascita, Mazinga Z continua a essere un punto di riferimento per gli appassionati di anime e robotica. Le sue innovazioni, il suo design iconico e le sue battaglie epiche hanno segnato un’epoca e ispirato una nuova generazione di autori e artisti. Se Goldrake ha conquistato il cuore degli italiani, Mazinga Z rimane il fondatore di un genere che ha cambiato per sempre il mondo dell’animazione. Un vero e proprio titano dell’immaginario collettivo, un simbolo di potenza e speranza che ha segnato un’epoca e che, ancora oggi, riesce a incantare chi si avvicina per la prima volta a questo mondo straordinario.
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