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Repulsione (Repulsion) di Roman Polanski

Repulsione (Repulsion) del 1965 è il primo film di Roman Polanski che affronta decisamente lo psicologismo orrifico, cronaca agghiacciante di un processo di dissociazione psichica, al tempo stesso delirante proclama del pessimismo demoniaco di Polanski, ateo decadente più che mai convinto del trionfo del Male.

La protagonista (Catherine Deneuve) vive con l’autoritaria sorella e con il suo amante, vergine complessata emigrata da una cittadina belga nella caotica metropoli londinese. Nell’appartamento, dove è rimasta sola dopo che i due amanti sono partiti per una vacanza, l’angoscia claustrofobica e la solitudine paranoica preparano la crisi, che esplode quando uno spasimante sfonda la porta in un impeto amoroso e lei lo uccide; stesso esito ha un’intrusione del padrone di casa; la nevrosi sessuale della bella giovane (o meglio la repulsione sessuale) è al culmine: si stende in terra e si lascia morire di inedia.Primo piano di un occhio. Primo piano di una mano che stringe un dito. Deneuve e’ assorta, seduta sotto una vecchia grassa il cui volto e’ imbrattato. Le tiene la mano. E’ la sua manicure in un istituto di bellezza. Sulla via di casa un operaio le fa degli apprezzamenti volgari e un giovane di buone maniere la rincorre. Il giovane la segue fino al ristorante. Lei e’ timida, impacciata, ma finisce per accettare un invito a cena per la sera dopo. A casa la sera: si spoglia, vede le suore che giocano allegramente nel cortile del vicino convento, si lava i piedi nel lavandino, nota uno spazzolino che non e’ suo. Protesta con la sorella che il suo uomo e’ invadente. Arriva lui. D e’ scontrosa. Lui porta fuori la sorella a cena e la lasciano sola in casa, a spiare l’anziana vicina e le suore. La notte D nel suo lettino ascolta la sorella e l’uomo che fanno l’amore: il lampadario oscilla, dal camino arrivano i gemiti della sorella. Non riesce a dormire, si rigira nel letto, osserva gli oggetti della stanza: i giocattoli, la foto di famiglia… La mattina trova l’uomo in bagno che si sta facendo la barba e fugge terrorizzata. Il padrone di casa telefona che vuole l’affitto. La sorella promette di pagare l’indomani e dice che lasciera’ i soldi a D, perche’ lei va in vacanza. Al lavoro l’amica di D piange perche’ e’ stata abbandonata da un altro uomo, si sente cosi’ stupida. All’uscita D si avvia verso il ristorante dove ha appuntamento con il bel giovane, ma per strada rimane assorta a guardare una crepa nel pavimento. Il giovane la trova cosi’. La rimprovera per essere in ritardo, poi la riaccompagna a casa temendo che non stia bene. Cerca di baciarla quando scende dall’auto, ma lei scappa via. Appena in casa si lava i denti schifata. Si getta sul letto e piange. Non dorme, sente le campane del convento e la sorella che fa di nuovo l’amore. Il giorno dopo la sorella e l’uomo partono per una vacanza. La sorella lascia i soldi per l’affitto sotto il telefono. D va al lavoro e accudisce la vecchia petulante, ma rimane assorta, non risponde a nessuno. La padrona pensa che stia male e la manda a casa. A casa sola apre il frigo e trova un coniglio che la sorella non aveva finito di cucinare. Lo tira fuori e lo lascia su un tavolino. Squilla il telefono, ma non risponde nessuno. La busta dei soldi e’ li’ vicino al telefono. Le suore giocano in cortile. D e’ affascinata dal rasoio lasciato dall’uomo in bagno. Annusa una maglia dell’uomo rimasta per terra: schifata, scappa via.

La ripugna tutto cio’ che e’ maschile. Nella camera della sorella apre un armadio e per un secondo le sembra di vedere riflesso nello specchio un uomo.. E’ la prima allucinazione. A letto non riesce a dormire e sente dei passi che si avvicinano… Il mattino dopo si dimentica l’acqua della vasca da bagno aperta. Il coniglio e’ sempre sul tavolino, comincia a decomporsi. Si chiude in camera, va a letto, sente i passi, porte che si aprono, il pavimento che scricchiola… un uomo (l’operaio) sventra la parete e si avventa su di lei… La mattina dopo squilla il telefono: e’ il ragazzo che si sta preoccupando per lei. Lei riattacca senza rispondergli. Torna al lavoro, sempre piu’ stranita. E’ stata assente tre giorni senza giustificazione. Rimane assorta mentre sta lavorando al solito dito della solita vecchia. L’amica cerca di sollevare il suo morale, ma trova nella sua borsetta la testa fatiscente del coniglio… Fuori il ragazzo la sta cercando, l’ama davvero, e’ sempre piu’ preoccupato. Lei cammina in trance davanti a un incidente. A casa. Il coniglio divorato dalle mosche, il rasoio riverso sul piatto. Lei in sottoveste guarda la televisione. In cucina le patate hanno messo radici. Sente il rumore della crepa nella parete che si allarga… Scappa, si appoggia alla parete, nella parete rimangono le impronte delle sue mani… Squilla il campanello: e’ il ragazzo, che vuole assolutamente vederla. Lei non risponde. Lui sfonda la porta. La trova in sottoveste terrorizzata. Si scusa. La vecchia vicina li osserva per un po’. Quando lui si volta per chiuedere la porta, D lo colpisce con un candelabro. Lui cade stordito, lei si accanisce sul suo corpo. Poi barrica la porta e trascina il cadavere nella vasca da bagno. Poi si mette tranquillamente a cucire, con la carogna del coniglio sempre piu’ decomposta e le radici sempre piu’ lunghe delle patate. Va a letto, apre le lenzuola e… vi trova l’operaio che la violenta. Squilla il campanello. E’ il postino che infila una cartolina della sorella sotto la porta. D si aggira per la casa come in un incubo. Delle mani la afferrano dalle pareti. Squilla il telefono, e’ una donna che la insulta. D taglia il filo del telefono con il rasosio. Tre musicisti di strada passano sotto la finestra. Squilla il campanello: e’ il padrone di casa che vuole l’affitto. Lei non apre. Lui forza la porta. D gli offre la busta con i soldi. Lui li conta ed e’ soddisfatto. Ma lei e’ discinta e lui ne e’ attratto. Si offre di prenderle un bicchiere d’acqua. Lei non parla, stringe il rasoio. Lui le salta addosso, lei si divincola e apre il rasoio. Lui la abbraccia di nuovo e lei gli taglia il collo. Mentre lui si tocca stupefatto la ferita, lei lo colpisce di nuovo e continua a colpirlo finche’ smette di muoversi. Poi lo lascia per terra in salotto e va a truccarsi. Va a letto tutta truccata. Sente le campane delle suore, compare il maniaco che la violenta. La casa e’ adesso un disastro. Lei si muove come un automa, soggetta ad allucinazioni sempre piu’ forti. Piove. Arrivano la sorella e l’uomo. La sorella entra in casa e trova il corpo nella vasca da bagno. L’uomo corre a chiamare soccorsi. Arrivano i vicini incuriositi. Trovano D sotto il letto della sorella, apparentemente svenuta. Nessuno osa toccarla. L’uomo ritorna e la prende in braccio: lei apre gli occhi. Primo piano di diversi dettagli, compresa la foto di famiglia in cui lei era bambina. L’amore del ragazzo e la libidine del padrone di casa la costringono a pensare al sesso, che e’ la cosa a cui non vuole pensare. L’unico modo per liberarsene e’ di ucciderli. D e’affascinata dalle crepe, probabilmente un’allegoria della deflorazione. E’ terrorizzata dal pensiero che ogni crepa si allarga un po’ alla volta, un po’ alla volta… Roman Polanski non tenta pero’ di compiere un’analisi psicanalitica, ma usa il suo disturbo per costruire un thriller. E’ la suspence ad interessarlo, e il fatto che lei abbia le allucinazioni gli serve ad aumentare la suspence. Proprio il dilagare delle allucinazioni crea gran parte del terrore, il passaggio dal reale all’immaginario, il fatto che questo secondo prende poco a poco il sopravvento. Il fatto che lei sia una psicotica e’ un dettaglio: ai fini del thriller lei gioca il ruolo del “mostro”. Il film e’ girato quasi interamente in interni, come una commedia.

Roman Polanski visita la catastrofe mentale della donna attraverso gli oggetti che la circondano, fotografati in maniera maniacale, ciascuno di essi incubo e delirio in embrione, amplificando le poetiche degli oggetti proprie dell’angoscia espressionista e della suspence hitchcockiana. Psycho e gli orrori virginali di Bunuel soppiantano del tutto l’apologo beckettiano, recidendo gli ultimi legami con la cultura teatrale polacca, lanciando al tempo stesso una nuova era della truculenta cultura anti-borghese polacca.

Redazione

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