Nel 1996, il mondo scientifico fu scosso da una notizia sensazionale: in Scozia era nata Dolly, la prima pecora clonata da una cellula adulta. Era la prima volta che si otteneva un clone di un mammifero con la tecnica del trasferimento nucleare di cellule somatiche, la stessa che aveva permesso di clonare anfibi e pesci in passato. Questa tecnica consiste nel prelevare il nucleo di una cellula qualsiasi di un individuo (nel caso di Dolly, una cellula della ghiandola mammaria) e inserirlo in un ovulo privato del suo nucleo. L’ovulo così modificato viene poi stimolato a dividersi e a formare un embrione, che viene impiantato in una madre surrogata. L’animale che nasce è geneticamente identico all’individuo donatore della cellula.
Dolly divenne presto un simbolo di progresso scientifico, ma anche di controversia etica. Molti si chiesero se fosse giusto manipolare la vita in questo modo, e se ci fossero dei rischi per la salute e il benessere degli animali clonati. Alcuni temettero anche che la clonazione potesse essere applicata agli esseri umani, violando la loro dignità e identità.
Nonostante fosse stata sottoposta a numerosi esami e analisi, Dolly visse come una pecora normale, pascolando nel recinto del Roslin Institute dove era nata. Ebbe sei agnelli con un maschio normale, dimostrando di essere fertile. Tuttavia, soffrì di vari problemi di salute, tra cui l’artrite e una malattia polmonare causata da un virus comune nelle pecore. Questi disturbi fecero sospettare che Dolly fosse invecchiata precocemente a causa della clonazione. Infatti, si pensava che i telomeri, le estremità dei cromosomi che si accorciano ad ogni divisione cellulare, fossero più corti nelle cellule di Dolly rispetto a quelle di una pecora normale della sua età. Dolly morì nel 2003, all’età di sei anni e mezzo, molto meno della media delle pecore della sua razza. Fu soppressa per evitare ulteriori sofferenze e il suo corpo fu imbalsamato e esposto al National Museum of Scotland.
Tuttavia, le ricerche successive dimostrarono che non tutti i cloni erano destinati a una vita breve e malaticcia. Dopo Dolly, infatti, furono prodotti altri 13 cloni di pecore con lo stesso metodo, quattro dei quali (Denise, Dianna, Daisy e Debbie) erano copie esatte di Dolly, derivati dalla stessa cellula donatrice. Questi cloni vissero più a lungo di Dolly e non mostrarono segni di invecchiamento precoce. Alcuni svilupparono artrite, ma in misura simile alle pecore normali. Questi risultati suggerirono che la clonazione, se fatta con cura e precisione, poteva dare origine a animali sani e longevi.
La storia di Dolly e dei suoi cloni rimane un capitolo fondamentale nella storia della scienza. Grazie alla clonazione, infatti, è possibile produrre animali geneticamente identici da usare come modelli per lo studio di malattie umane, come il cancro o il morbo di Alzheimer. Inoltre, la clonazione può essere utile per preservare specie animali in via d’estinzione o per migliorare le caratteristiche degli animali domestici.
Nel frattempo, la scienza della clonazione ha fatto passi da gigante anche con altre specie animali. In Cina, nel 2018, sono nate due scimmie gemelle (Hua Hua e Zhong Zhong) clonate da una cellula fetale con lo stesso metodo usato per Dolly. Si tratta delle prime scimmie clonate con questa tecnica, che apre nuove possibilità di ricerca sulle malattie neurologiche e sullo sviluppo cerebrale. Il team di ricercatori cinesi ha anche clonato cinque scimmie da una cellula adulta modificata geneticamente per indurre una forma di disturbo mentale. L’obiettivo è quello di creare una popolazione di scimmie omogenee per testare farmaci e terapie per le malattie psichiatriche.
Questi esperimenti, tuttavia, hanno sollevato nuove questioni etiche sulla clonazione, soprattutto riguardo alle scimmie, che sono geneticamente molto vicine agli esseri umani. Molti si chiedono se sia giusto sottoporre questi animali a procedure invasive e dolorose, e se ci sia il rischio di arrivare alla clonazione umana. La Chiesa cattolica, in particolare, ha espresso la sua netta condanna della clonazione animale e umana, considerandola una minaccia per il futuro dell’umanità e una violazione della dignità e del disegno divino. Altri, invece, ritengono che la clonazione possa essere accettata se fatta con criteri rigorosi e finalità benefiche.
Aggiungi commento