Citadel: Diana, la nuova serie televisiva italiana che si inserisce nello Spyverse del franchise globale Citadel, è arrivata su Prime Video il 10 ottobre 2024 con grandi aspettative. Ideata dai fratelli Anthony e Joe Russo, questa produzione rappresenta il primo spin-off del progetto originale, promettendo di espandere l’universo narrativo con una storia ricca di azione e intrighi. Tuttavia, non tutto è oro quel che luccica.
Ambientata nella Milano del 2030, la serie segue le vicende di Diana Cavalieri, interpretata da una straordinaria Matilda De Angelis. Dopo la distruzione di Citadel otto anni prima, Diana, un’agente segreta astuta e determinata, è costretta a infiltrarsi come talpa nell’organizzazione nemica Manticore. In questa missione pericolosa, deve collaborare con Edo Zani (Lorenzo Cervasio), l’enigmatico erede di Manticore Italia, in un gioco di doppi giochi, tradimenti e rivelazioni sconvolgenti. La premessa è ricca di potenziale, ma la sua realizzazione lascia alquanto a desiderare.
Il cast è composto da nomi di rilievo come Maurizio Lombardi, Julia Piaton, Thekla Reuten, Daniele Paoloni, Bernhard Schütz e Filippo Nigro. La serie tenta di amalgamare intrighi internazionali, tensione emotiva e azione adrenalinica, ma è proprio nella fusione di questi elementi che Citadel: Diana vacilla. Le sequenze d’azione, coreografate in modo approssimativo, faticano a convincere, mentre la trama, nonostante i numerosi colpi di scena, spesso risulta prevedibile e poco coinvolgente.
Uno degli aspetti più discussi della serie è la sua ambientazione futuristica. Milano, resa quasi irriconoscibile da un design distopico, offre uno sfondo intrigante ma scarsamente sfruttato. Sebbene l’attenzione ai dettagli visivi sia evidente, non riesce a colmare le lacune narrative. Anche i dialoghi, spesso carichi di cliché, mancano della profondità necessaria per rendere credibili le dinamiche tra i personaggi.
Matilda De Angelis è senza dubbio il cuore pulsante della serie. La sua interpretazione di Diana è intensa e carismatica, trasmettendo sia la vulnerabilità che la forza del personaggio. Tuttavia, il resto del cast, nonostante il talento indiscutibile, non riesce a brillare allo stesso modo, complice una sceneggiatura che non valorizza appieno le loro capacità.
Dietro le quinte, la serie è stata sviluppata da Alessandro Fabbri, che ha anche ricoperto il ruolo di head writer, collaborando con Ilaria Bernardini, Laura Colella, Gianluca Bernardini e Giordana Mari. La regia di Arnaldo Catinari, nonostante l’impegno, fatica a imprimere un ritmo convincente alla narrazione. Nonostante le significative risorse messe a disposizione da Cattleya in collaborazione con AGBO e altri colossi del settore, il risultato finale non riesce a soddisfare le elevate aspettative.
Un altro elemento che ha suscitato dibattito è il tentativo di aggiungere sensualità alla narrazione. Scene audaci, come il topless finale della protagonista, sembrano più finalizzate a generare clamore che a servire la storia. Questo approccio ha diviso il pubblico, evidenziando ancora una volta le difficoltà della serie nel bilanciare intrattenimento e sostanza.
Nonostante le critiche, Citadel: Diana rappresenta un esperimento audace nel panorama televisivo italiano. La volontà di inserirsi in un progetto internazionale come lo Spyverse è ammirevole, ma l’esecuzione non riesce a tenere il passo con le ambizioni. La serie potrebbe comunque trovare il suo pubblico tra gli amanti del genere spionistico, ma è difficile che riesca a conquistare i fan più esigenti.
Con tutti gli episodi disponibili su Prime Video, Citadel: Diana è una visione che suscita opinioni contrastanti. Da un lato, la performance di Matilda De Angelis e l’affascinante ambientazione futuristica offrono spunti interessanti. Dall’altro, le carenze nella sceneggiatura e nella regia rendono difficile ignorare i difetti. Resta da vedere se il franchise riuscirà a riscattarsi nei futuri capitoli dello Spyverse. Per ora, Citadel: Diana è una promessa non pienamente mantenuta.











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