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Abitare a Roma … Imperiale

Avere una casa nel centro di Roma non è mai stato facile, nemmeno nell’antichità, e solo i più ricchi potevano permettersi una casa di proprietà. La maggior parte dei romani viveva in affitto nelle insulae, soluzioni abitative simili ai nostri condomini, in media di quattro piani, dove il costo e la qualità degli alloggi scendeva più si saliva di piano.

Quelli che noi oggi chiamiamo attici erano gli spazi peggiori, riservati ai più poveri. Salire fino all’ultimo piano significava dover fare le scale e, soprattutto, rischiare la vita: in caso di incendio era quasi impossibile salvarsi. E gli incendi non erano eventi rari: gli alloggi erano bui e mal ventilati, e all’interno si usavano bracieri e lucerne facilmente infiammabili.

L’edilizia era spesso scadente. In molti casi era gestita da imprenditori privi di scrupoli che costruivano case senza rispettare le minime norme di sicurezza. L’imperatore stabiliva sì regole ufficiali (ad esempio l’altezza massima di una insula), ma nessuno controllava che venissero rispettate.

Si calcola che l’affitto medio al tempo dei Cesari fosse di 2.000 sesterzi l’anno, circa 166 al mese (ma il canone si riscuoteva ogni sei mesi)…immaginate quando quanto poteva essere difficile per un manovale essere puntuale con i pagamenti, visto che poteva guadagnare 5 sesterzi per giornata lavorata e un legionario ancora meno, 2,5 sesterzi al giorno (ma compensava con i bottini di guerra), e una misura di grano costava 3-4 sesterzi, ecco perché nella stragrande maggioranza la gente in molti casi, per “starci dentro”, subaffittava gli spazi inutilizzati.

A gestire l’insula era un amministratore, su incarico del proprietario – che di solito possedeva l’intero complesso. Tra i due si siglava un accordo: il proprietario dava in affitto tutti i piani all’amministratore per 5 anni e in cambio chiedeva il canone dell’appartamento al piano terreno (il più pregiato), che spesso costava attorno a 3.000 sesterzi l’anno.

Al piano basso delle insulae viveva infatti l’aristocrazia urbana: imprenditori, commercianti di successo, costruttori, membri del governo municipale o più in generale chi lavorava a contatto con il potere.

Chi era ancora più ricco e apparteneva al patriziato, l’èlite della società, si costruiva invece una domus (casa autonoma) o una villa di campagna, spesso facendosi aiutare da architetti famosi, in grado di progettare e decorare le loro lussuose abitazioni.

di Annarita Sanna

Redazione

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