Preparatevi a tirare fuori il mantello da supereroe e a fare un brindisi con la vostra pozione preferita, perché la notizia che arriva dalla Laguna di Venezia ha del miracoloso — e no, non è uno spin-off di Ghostbusters. L’isola di Poveglia, sì, proprio lei, la misteriosa, affascinante e (secondo molti) infestatissima isoletta a sud di Venezia, non sarà svenduta al miglior offerente né trasformata in un resort esclusivo per miliardari annoiati. Contro ogni aspettativa e con un epico sforzo collettivo degno di un film Marvel, i cittadini hanno vinto. Poveglia diventerà un parco urbano, uno spazio verde pubblico, accessibile e condiviso, sottratto per sempre alla speculazione privata. È la fine di un’era… e l’inizio di una leggenda nuova di zecca.
Per chi non lo sapesse — ma davvero, non lo sapete? — Poveglia è un piccolo lembo di terra incastonato tra il Lido e Malamocco, in una zona della laguna che già di per sé trasuda fascino e mistero. Ma Poveglia è un caso a parte, un mix perfetto tra lo scenario di un videogioco survival horror e l’ambientazione di una miniserie su Netflix che finisce inevitabilmente con l’avvertimento: “ispirato a fatti realmente accaduti”.
Già abitata in epoca romana, Poveglia prosperò nel Medioevo fino alla guerra di Chioggia nel XIV secolo, che la ridusse in macerie. Da lì in poi, l’isola cambiò volto più volte, ma sempre con sfumature più cupe: diventò un avamposto militare, poi un lazzaretto. Quando la peste flagellava Venezia, Poveglia era il luogo dove uomini, merci e speranze andavano a morire. I cadaveri venivano bruciati e sepolti direttamente sull’isola, trasformando la sua terra in un cimitero a cielo aperto, tanto che ancora oggi si dice che il suolo contenga una percentuale inquietante di resti umani.
Ma la storia non si ferma qui, anzi. Nel 1922 viene costruita una struttura ospedaliera che, ufficialmente, sarebbe dovuta essere una casa di riposo per anziani. Eppure, documenti e testimonianze parlano di tutt’altro: reparti psichiatrici, pazienti dimenticati, pratiche mediche al limite del sopportabile. Una scritta incisa su una pietra, “reparto psichiatria”, fa da unico testimone silenzioso di quella che molti considerano una pagina oscura della sanità veneziana.
Come ogni buona leggenda horror, non manca il villain tragico: il direttore del reparto di psichiatria, secondo il racconto popolare, sarebbe impazzito per via delle presenze che infestavano l’isola, perseguitato dagli spiriti delle anime tormentate. La sua fine è da manuale gotico: si getta dal campanile dell’antica chiesa di San Vitale, ma una nebbia misteriosa lo avvolge prima che tocchi terra, soffocandolo come in un film di Guillermo del Toro. Paranormale? Forse. Narrativamente irresistibile? Sicuramente.
Nonostante sia chiusa al pubblico dal 1968, Poveglia ha continuato a esercitare un’attrazione magnetica su curiosi, esploratori urbani e appassionati del brivido. Alcuni giurano di aver visto sagome tra le finestre delle rovine, altri di aver udito voci flebili tra le stanze diroccate. Nel 2016, un gruppo di turisti americani si spinse a visitarla di notte. La loro escursione durò poco: fuggirono terrorizzati e furono recuperati dai Vigili del Fuoco. E no, non è la trama di The Haunting of Venice.
Ma il vero colpo di scena arriva nel 2014, quando l’Agenzia del Demanio decide che Poveglia può diventare una succulenta occasione di business. La mette all’asta per una concessione di ben 99 anni. Una manovra che avrebbe potuto consegnare l’isola al mercato immobiliare di lusso, trasformandola in un’ennesima vittima del turismo predatorio. Ma qui entra in scena il nostro gruppo di eroi: cittadini comuni, nerd della sostenibilità, attivisti romantici, appassionati di storia e cultura. Gente che, invece di arrendersi, ha risposto con un crowdfunding. L’associazione “Poveglia per tutti” ha raccolto in tempi record 460 mila euro. Non abbastanza per vincere l’asta, che andò inizialmente a una società privata, ma abbastanza per lanciare un messaggio chiaro e fortissimo: Poveglia non si vende.
E da quel momento, è iniziata una lunga battaglia fatta di presidi, interventi di pulizia, manutenzione straordinaria e ordinaria, sopralluoghi con mezzi privati, perché l’isola non ha servizi né pontili pubblici. Tutto autofinanziato, con una determinazione che ha poco da invidiare agli X-Men o alla Compagnia dell’Anello. E infatti, “Poveglia per tutti” non è mai stata sola: nel tempo, altre 40 associazioni si sono unite alla causa, creando una vera e propria Justice League del bene comune. Una squadra civica con un obiettivo preciso: trasformare l’isola da simbolo del passato oscuro a faro di un futuro partecipato e sostenibile.
Ed eccoci al 2025: l’associazione ha finalmente ottenuto la concessione per sei anni dell’area nord dell’isola, circa sette ettari di terra che diventeranno un parco urbano pubblico. Non un parco qualunque, ma un esperimento vivo di democrazia partecipata, un laboratorio di sostenibilità che punta a sfuggire al modello Venezia = Disneyland. Si parte con la costruzione di un pontile per rendere l’isola finalmente accessibile, ma il progetto è già pronto per evolversi in qualcosa di ancora più ambizioso.
L’Università di Verona, attraverso il suo Dipartimento di Scienze Umane, seguirà passo dopo passo lo sviluppo dell’iniziativa, monitorando gli impatti sociali, culturali, ambientali ed economici di una gestione condivisa. È un esperimento sociopolitico in piena regola, uno di quelli che possono fare scuola in tutta Europa. E attenzione, perché “Poveglia per tutti” ha già puntato lo sguardo sull’isola Sud, dove intende replicare il modello e impedire futuri tentativi di privatizzazione.
Insomma, in un mondo dove spesso vincono i soliti noti, questa è una storia che ci fa tornare a credere nel potere delle persone, della comunità e dell’impegno civico. Una storia che sembra uscita da un graphic novel indipendente o da una serie Amazon Prime prodotta da Neil Gaiman, ma che invece è terribilmente, meravigliosamente reale.
E allora, cari nerd, sognatori e difensori del bene comune: condividete questa storia, parlatene, fate girare la voce. Poveglia è viva, e stavolta non per via dei fantasmi. Ma grazie a chi ha creduto che anche un’isola dimenticata potesse rinascere. E magari, un giorno, diventare il set perfetto per una nuova avventura… firmata da tutti noi.
Che ne pensate? La visitereste un giorno? Vi piacerebbe vederla in un film o in un fumetto? Raccontateci la vostra nei commenti e condividete l’articolo sui vostri social: il futuro di Poveglia lo scriviamo insieme!











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