L’ultima trasgressione del Sol Levante porta il nome, infantile e terrificante insieme, delle Loligoth. Il Gothic Lolita è una moda adolescenziale, nata in Giappone fine anni ’90 grazie a Mana, ex leader del gruppo Malice Mazer, una rock band che si oppone alla cultura Kogal (di cui parleremo dopo), più conformista. Mana è anche il creatore di Moi-même-Moitiè, la prima e fondamentale fashion label per le gosurori, l’originale nome giapponese del fenomeno loligoth. Si tratta di ragazzine dai 14 ai 21 anni, agghindate come se venissero fuori da una stampa della Londra vittoriana.
Estete e poco comunicative.
Barocche e inquietanti, con la loro pelle di porcellana, gli occhi bistrati, i merletti e le crinoline. Si portano dietro infantili feticci horror come piccole bare, pipistrelli, cappelli a cilindro o bamboline deformi. Sono le rappresentanti di una sottocultura che marcia sempre piu numerosa a Tokyo, tra i quartieri di Shibuya e Harajuku, così come a Osaka. Una sottocultura che ruba a piene mani dai fumetti manga, e che conta già su una rivista dedicata, “Gothic & Lolita Bilble”. E Tetsuya Nakashima ha già dedicato loro un film, la commedia “Kamikaze girls”. Negozio di riferimento di questa tribù è il Marui Young, nel quartiere di Shibuya, dove si possono trovare le linee disegnate da Mana: Egl (Elegant gothic lolita) e l’unisex Ega (Elegant gothic aristocrat). Le gothic lolita non hanno nulla a che vedere con la cultura dark, né tantomeno con l’immagine delle lolita trasmessa dal romanzo di Nabokov. Sono le portavoci di una pubertà elitaria ch oggi viene raccontata dal volume “Gothic & Lolita” di Masayuki Yoshinaga e Katsuiko Ishikawa, di prossima pubblicazione per Phaidon.
Un fenomeno per nulla rinchiuso nei confini del Sol Levante, se pensiamo ai numerosi epigoni occidentali: Tokyo Hotel, 30 Seconds to Mars, Good Charlotte. Rock band, molto manga e molto emo, formate da poco più che adolescenti, adorate da poco più che adolescenti. I più esemplari sono i Tokyo Hotel, gruppo pop rock tedesco formato da quattro teen agers, tutti nati tra il 1988 e il 1989, che spopolano tra gli adolescenti di tutta Europa. Si ispirano nello stile tanto alla cultura emo, nata nell’ambito musicale negli anni ’80 come estrema frangia dell’hardcore, quanto a quella delle loligoth giapponesi. Non a caso, il cantante è caratterizzato da una forte ambiguità sessuale. Inizialmente si pensava fosse una ragazza, per poi scoprire che è un ragazzo, magrissimo, truccato e con i capelli altissimi, tanto da sembrare un personaggio di Dragon Ball o di Final Fantasy.
Il termine emo si riferisce ad un genere musicale inizialmente compreso all’interno del punk rock. Tuttavia, nelle sue forme più moderne, il genere include anche sonorità di origine più melodica ed indie rock. Si comincia a parlare di “emo” intorno al 1984. Di fondamentale importanza per la genesi dello stile furono gli Hüsker Dü con il loro album Zen Arcade, pubblicato, nel 1984 e i Naked Raygun con Throb Throb, nel 1985. Questi lavori, sebbene siano comunque per la gran parte etichettabili come hardcore punk, furono infatti diversi dal sound hardcore più grezzo e violento visto sino ad allora, e contenevano una maggiore attenzione sia ai testi che alla tecnica musicale, tanto da influenzare moltissimo la scena musicale di Washington DC tanto che fu proprio in questa zona che venne usato per la prima volta il termine emo per definire band in sostanza sempre hardcore ma con sonorità più melodiche e ricche. I nomi più significativi sono Rites of Spring, Embrace (il gruppo di Ian MacKaye precedentemente leader dei Minor Threat che dopo fonderà insieme al cantante dei Rites of Spring i Fugazi, band anch’essa di grande importanza per l’emo nel finire degli anni ottanta), One Last Wish, Gray Matter, Fire Party e leggermente dopo Moss Icon e i The Hated. La prima ondata emo iniziò a scemare con lo scioglimento nei primi anni ’90 di molte delle band citate.
Come fecero le ultime band indie-emo, anche le nuove leve strizzarono l’occhio al mainstream, creando uno stile musicale che ha introdotto il termine emo nella cultura popolare. Se in passato il termine emo era usato per descrivere una grande varietà di band, ai giorni nostri il termine ha assunto un significato ancora più ampio, non necessariamente indicativo di un preciso genere musicale.
Attualmente più che in passato l’emo è arrivato a comprendere una moltitudine di bands, molte delle quali hanno poco in comune col genere, o quantomeno con la sua prima ondata. Il termine ha assunto un significato così ampio che è diventato difficile descrivere cosa effettivamente intenda. Si tende quindi a definire emo i gruppi e gli stili musicali che sono influenzati solo in parte da quest’ultimo, nella sua versione piu recente e melodica, e che quindi si distacca dall’emo originale. Il sound che oggigiorno viene definiti emo presenta decise influenze pop punk ed anche alternative rock. Il termine emo è attualmente associato a gruppi come 30 Seconds to Mars, My Chemical Romance, Fall Out Boy, Good Charlotte.
L’emo è spesso associato ad un certo tipo di moda relativa all’abbigliamento skate.
Attualmente, sia i ragazzi che le ragazze usano spesso jeans stretti ed aderenti, hanno una lunga frangia asimmetrica in testa e gli occhi truccati di nero. Sono frequenti t-shirt aderenti raffiguranti le band preferite, cintura con le borchie colorate con tonalità accese, scarpe da skater o in generale scarpe nere, converse o vans.
L’abbigliamento emo trae le sue radici dalla scena hardcore punk americana degli anni 80 (proprio dove l’emo in origine era incluso), dove i suoi intepreti seguivano l’abbigliamento skater in stile anni 80, che differentemente da quello più recente, si basava su indumenti tendenzialmente stretti ed aderenti, tatuaggi, magliette corte e capelli corti o rasati, e anzi non vi era traccia della caratteristica frangia. Lo stile emo oggi si è distinto dall’originale sia nel look che nello stile musicale.
La recente moda dei “nuovi” emo ha condizionato le tendenze generali dove oggi questi indumenti sono largamente utilizzati e reperibili nei negozi. Il primo look emo, è quindi riconducibile alla scena hardcore punk/post-hardcore e straight edge anni 80, diversamente da quello più recente, che seppur presenti diversi elementi in comune, ha più affinità con la scena pop punk e melodic hardcore americana riconducibile agli anni 90/00. Più che al punk è riconducibile all’hardcore.
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